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SCENA III.
ОглавлениеGUIDO e LANCIOTTO.
LANCIOTTO.
Fuggirmi forse è di tua figlia intento?
Senza ch'io'l sappia spera ella fuggirmi!
E tu a sue brame...
GUIDO.
È necessario!
LANCIOTTO.
Ah, rea
Dunque è tua figlia!
GUIDO.
No: tremendo fato
Noi tutti danna a interminabil pianto!
LANCIOTTO.
Rea non la chiami, e d'esecrando foco
Arde?
GUIDO.
Ma forte duol ne sente, e implora
Di fuggir da colui.—Ripigliò appena
I sensi, e pieno io di vergogna e d'ira
Dagli occhi tuoi la trassi: ed obbliando
Quasi d'esserle padre, a' piè d'un santo
Simulacro prostratala, snudai
Sul suo capo l'acciaro, ahi, minacciando
Di trucidarla e in un di maledirla,
Se il ver taceva. Fra singhiozzi orrendi
Favellò l'infelice.
LANCIOTTO.
E che ti disse?
GUIDO.
M'affoga il pianto. Ella è mia figlia...—Porse
La sua gola all'acciaro, e lagrimosi
Figgeva gli occhi negli asciutti miei.—
Sei tu colpevol? (le gridai) rispondi,
Sei tu colpevol?... pronunciar parola
Non poteva ella dall'angoscia... A forza
Mi si commosse il cor. Per non vederla
Torsi gli sguardi, e mi sentii le piante
Abbracciare, e lei, prono a terra il volto,
Sclamar con voce moribonda: Padre,
Sono innocente.—Giuralo.—Tel giuro!...
Ed io in silenzio m'asciugava il ciglio.—
Sono innocente, replicò tre volte...
Gettai l'acciar, l'alzai: la strinsi al seno...
Padre infelice e offeso son, ma padre.