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INTRODUZIONE

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Nella mia giovanezza ho navigato

lungo le coste dalmate. Isolotti

a fior d’onda emergevano, ove raro

un uccello sostava intento a prede,

coperti d’alghe, scivolosi, al sole

belli come smeraldi. […]

[…] Oggi il mio regno

è quella terra di nessuno. Il porto

accende ad altri i suoi lumi; me al largo

sospinge ancora il non domato spirito,

e della vita il doloroso amore.1

Oggi, nella quinta età della comunicazione, si parla di “uomo planetario”. E oggi si viaggia indiscutibilmente di più, senz’altro più agevolmente, spesso a minor prezzo rispetto al passato… anche prossimo; mentre ci appare remota l’esperienza biografica dei nostri nonni che, quando non ricchi né benestanti, in alcuni casi – e nel caso dei loro avoli spesso – non uscivano dai confini della propria regione di nascita nell’arco dell’intera esistenza.

La maggiore accessibilità della prova fisica del viaggio, non più così rara e complessa da realizzare, non la rende però un evento meno prezioso; al contrario, sono proprio il coinvolgimento, il lavoro attento presupposto e la dinamicità che essa prevede e insieme genera, uniti ai molteplici e variegati pensieri che scandiscono le tappe del cammino, a farne per chi la compie un momento esclusivo ed irripetibile. Premiato, al suo termine, dalla soddisfazione della conquista dello spazio, dall’incanto del primo cauto approccio alla nuova realtà che ci brilla intorno, e dalla consapevolezza, destinata a farsi col tempo sempre più chiara e nitida, della maturità che si è raggiunta. Perché, da questo scaturisce tutto, la brama della conoscenza del lontano che spesso implica, o ha come suo fine, l’incontro con l’altro lontano, oppure, o anche, il ricongiungimento con una parte di sé che si senta momentaneamente smarrita è un impulso naturale vivo e potente che l’uomo, quando ne ha la possibilità e l’energia richiesta dall’iniziativa, è molto contento di poter appagare.

C’è poi un’altra strada possibile per vivere la scoperta di luoghi e persone senza assumere su di sé la prova fisica del viaggio, ma percependone comunque gli effetti: è quella della partecipazione, attraverso la ricezione del racconto, a ciò che altri hanno compiuto. E, solo un passo oltre, la via, diciamo quasi parallela, che ci viene aperta dalla lettura delle storie che altri hanno fissato sulla carta per noi, per il diletto e per il benessere comune. Si può infatti viaggiare attraverso le parole degli autori, percorrendo le vicende e le sensazioni dei personaggi in movimento per assimilarle, in qualche modo, alla nostra propria esperienza, incorporandole nello spazio, per definizione infinito, del nostro vissuto possibile.

È un’impresa doppiamente straordinaria. Come compagni fedeli di chi scrive, e se la penna col suo tratto ci incatena perfino inebriati, ci troviamo calati nell’emozionante attesa di una meta sulla cui scelta non possiamo vantare alcuna influenza, ma della quale, per tutto il tempo, non cessiamo mai di percepirci eletti e illuminati destinatari. Inoltre, attraverso l’identificazione con gli eroi delle storie che si innesca (partendo dal presupposto di un testo sicuramente efficace), si condivide con essi l’imprevedibilità delle vicende, scisse dall’ambiente e dallo spazio familiari che appartengono al personaggio controllandolo ed influenzandone, addirittura inibendone l’azione.

A determinare il forte e costante coinvolgimento del lettore, e la ricchezza stessa di questa costruzione letteraria, sono alcuni importanti elementi.

Innanzitutto vi è il volume delle aspettative che prepara e sostiene l’impresa – dall’inizio fino al raggiungimento della meta – particolarmente significativo nel caso specifico in cui un obiettivo del cammino intrapreso sia l’incontro con il sé più autentico, tramite il dipanarsi della matassa psicologica e dei sentimenti. In secondo luogo, essa diventa solitamente luogo di scoperta – a volte, si vedrà, “serendipitosa”, ossia casualmente fortunata – opportunità di penetrare l’ignoto, di costruire contatti, di instaurare rapporti. In altre parole, si fa arricchimento della vita.

E se, in relazione al suo svolgimento, possiamo definire la vita attraverso la suggestiva metafora del viaggio, fuor di metafora, in alcuni casi limite, per la forma di dipendenza che si crea tra i due elementi, l’esistenza può arrivare ad identificarsi con il viaggio stesso. È quanto ci insegna Ulisse, archetipo del viaggiatore, con l’ansia di conoscenza che lo caratterizza e che, nello spazio del giudizio dantesco, lo condurrà alla morte per affronto al volere divino; ed è quanto confermano, anche se in forma meno estrema, alcuni protagonisti dei testi di cui si parlerà.

Inoltre, all’inestimabile opportunità della scoperta si connette un’ulteriore risorsa del “trasferimento” del personaggio: presupponendo un distacco dal suo spazio confortante e al contempo condizionante, e dunque garantendo una maggiore libertà di azione e pensiero, esso consente di esprimere qualità e potenzialità dell’individuo impensate, stupefacenti almeno quanto l’ignoto che le risveglia, aspetti latenti che, per emergere, necessitano proprio dell’allontanamento e della distanza che con esso si conquista. Perciò non deve stupire come in questa circostanza si possa assistere al vero e proprio prodigio della rivelazione del personaggio. Un miracolo prezioso non solo se è un esito desiderato, e dunque in primo piano, nel contesto di un viaggio compiuto col preciso intento della penetrazione nella propria realtà interiore, per ricavarne una forma di rafforzamento psicologico, ma anche quando si verifica all’interno di un viaggio che sia un momento funzionale alle vicende narrate. È quanto avviene, ad esempio, nell’ambito delle storie qui presentate con un innocente spoiler per cui si chiede venia nel caso di un’inquietante luna di miele, dell’inseguimento dell’amato scomparso, dell’avventura di due amanti sull’Oceano.

A partire da queste premesse, con la seducente prospettiva di un grande spettacolo aperto a tutti, si è scelto di entrare nell’universo della creazione artistica attraverso opere attinte dallo straordinario e ricco serbatoio della letteratura italiana dei primi decenni del secolo scorso, per ascoltare le voci di scrittrici e scrittori celebri, meno noti, o oggi quasi sconosciuti. Così ha preso forma il progetto di un’antologia tematica commentata, pensata per favorire una lettura stimolante e interattiva, destinata a tutti gli appassionati di letteratura italiana; e come accade per chi scrive, spesso è di autentico amore che si tratta… Un testo divulgativo, senza pretese critiche, basato su una selezione di brani in prosa di vario genere letterario, sia racconti che estratti da romanzi, o da scritti autobiografici, accompagnati da un ampio quadro dell’opera da cui sono tratti, per orientare chi legge, e da considerazioni sul significato dell’esperienza del viaggio nel contesto delle vicende. La raccolta contiene brani innanzitutto di piacevole lettura, avvincenti per il contenuto e stimolanti per la lingua e lo stile utilizzati, ed è stata concepita per fare avvicinare ad opere, talvolta ingiustamente dimenticate, che ancora oggi, grazie alle riflessioni che possono indurre nel lettore “planetario”, non hanno perso la loro attualità.

Il viaggio, per terra o per mare, compiuto con mezzi diversi ma immancabilmente a stretto contatto col territorio, è perfetta occasione per approcciare e affrontare persone, luoghi e situazioni imprevisti, teatro dell’interazione umana, territorio privilegiato in cui le relazioni appaiono più libere, perché meno vincolate alle regole della quotidianità, e non di rado si esasperano, per ripercuotersi poi sul mondo interiore prima che sulle vicende dei protagonisti. In sintesi, è chance per lo studio di realtà inattese, dei rapporti interpersonali, e per la lettura di sé.

La destinazione del personaggio può essere vicina nello spazio, eppure accessibile solo attraverso un itinerario profondamente formativo, può essere remota ed esotica, o anche quasi irrilevante, in riferimento al percorso di autoconoscenza che si compie.

L’analisi è quadripartita, per rispettare quattro differenti intenti, e insieme quattro esiti, che si sono individuati nelle opere: abbiamo il viaggio come ricerca di sé e dell’uomo; come braccio della fortuna che permette di compiere scoperte, di assistere a vere e proprie rivelazioni; come risposta a lungo attesa a domande altrimenti destinate a restare irrimediabilmente insoddisfatte; e infine, quello in cui il viaggiatore ci prende per mano con orgoglio e competenza, rendendoci suoi affiatati compagni nell’affrontare un test a cui si è preparato con cura e passione.

Tanto per accendere la curiosità… ad introdurre la raccolta è un entusiastico inno al viaggio in una breve, unica visita alla letteratura dell’Ottocento.

E ora la parola alle autrici e gli autori.

1 U. Saba, Ulisse, in Il canzoniere Mediterranee.

Cammin facendo: dieci storie di incontro e di scoperta

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