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Jake

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Stavo guardando il mare dal ponte della portaerei che mi stava riportando negli Stati Uniti. Il sole cominciava a tramontare e, mentre i raggi dorati si confondevano nell’immensità del cielo, la mia mente tornò a quei ricordi che avevo soffocato per così tanto tempo.

Negli ultimi venticinque anni mi ero sentito la metà di un intero, il cinquanta percento di una unità. Il riflesso di qualcuno identico a me, ma, allo stesso tempo, molto diverso. Sin da piccoli eravamo stati identificati con aggettivi come buono e cattivo, o giusto e sbagliato, come se questa ripartizione bastasse a definire chi eravamo. Tutto ciò finì quando decisi di accettare l’etichetta che mi era stata data e di abbracciare la canaglia che ero. In questo modo, ruppi il legame che mi univa alla persona che mi conosceva meglio di chiunque altro: mio fratello gemello.

Ma dovreste sapere che le cose non erano proprio così come apparivano. Nessuno è del tutto buono...né del tutto cattivo. Il problema è che tra gemelli non funziona esattamente così. Per lo meno, non nella mia famiglia.

Josh era più grande di me di due minuti e se n’era sempre vantato. Quei due minuti lo avevano reso il più sensibile dei due, l’eroe, il più responsabile, quello che non poteva mai sbagliare. E se pensate che tutto questo significava che io ero il suo opposto, beh, avete ragione. In realtà, Josh non era assolutamente la persona che gli altri credevano che fosse. Da piccolo era un piantagrane, da ragazzo uno spericolato e da adulto un irresponsabile. Il punto è che io avevo sempre avuto un instinto protettivo verso di lui da quando eravamo bambini: avevo sempre fatto il mio meglio per tirarlo fuori dai guai e, com’era prevededibile, ciò mi metteva in situazioni, diciamo, complicate. Generalmente finivo per prendermi la colpa delle bravate di Josh. Ma non mi seccava. Quel senso di protezione e il legame che ci univa erano molto più forti, anche quando Josh faceva certe cose in cui sembrava davvero volere che mi beccassero. Come quando vandalizzò il muro del Madison e lasciò il mio cappello dei Chicago Bull a terra, vicino al cancello. Io ero l’unico ragazzo dell’intera città ad avere quel cappello, poiché in estate ero andato a vedere una loro partita con lo zio Brandon. Il risultato? Passai la maggior parte delle vacanze a ridipingere il muro su cui lui aveva disegnato e a stare confinato in casa, mentre Josh usciva ogni sera e, in una di queste, perse la sua verginità.

Ma, come ho già detto, quelle cose non mi seccavano. Certo, anche io ero un ragazzo normale che voleva spassarsela proprio come faceva lui, ma, in fondo, sentivo il bisogno di proteggerlo dai pericoli del mondo.

Sì, ero un idiota.

Eravamo gemelli ma, nonostante questo, eravamo molto diversi. Una volta diventati adulti, le differenze fisiche, che inizialmente erano piuttosto lievi, cominciarono a definirsi. Avevamo entrambi un bel fisico, ma il mio allenamento permise al mio corpo di svilupparsi molto più del suo. Io avevo i capelli neri molto corti, quasi rasati, mentre quelli di Josh erano un po’ più lunghi e ondulati. Le sue mani erano morbide e curate come quelle di un bambino, invece le mie erano spesse e ruvide da vero lavoratore. Lui indossava completi italiani e scarpe fatte a mano, mentre io me ne andavo in giro sempre con un buon vecchio paio di jeans.

Avevo sempre chiuso un occhio sulle buffonate di Josh e cercavo di tenerlo lontano dai pericoli. Fino al giorno in cui incontrai Katherine. Il mio mondo venne sconvolto e il rapporto con colui che avrebbe dovuto essere il mio migliore amico, malgrado tutti i problemi che avevamo avuto, cambiò per sempre.

Vidi Katherine per la prima volta due anni prima, mentre mi trovavo a un ballo di beneficienza promosso dai Marines per i bambini rimasti orfani in Afghanistan. Ero arruolato già da sei anni ed ero appena stato promosso al grado di ufficiale. Josh frequentava la facoltà di legge e lavorava come tirocinante in un’azienda di proprietà di un amico di nostro padre. A ventitré anni pensavo solamente a uscire con le ragazze e spassarmela, ma, all’improvviso, vidi una bellissa ragazza bionda, con indosso un vestito blu che si abbinava perfettamente alla carnagione del suo viso. Mi rubò il cuore non appena mi sorrise. Per tutta la sera i nostri occhi si incrociarono, finché Josh, che era sempre l’anima della festa, la portò a ballare.

Mio fratello era sempre stato il più estroverso dei due. Josh era un vero adulatore, mentre io ero timido e a volte sembravo persino scontroso a causa della mia serietà e della mia prestanza fisica. Mia mamma diceva sempre che ero il soldato perfetto: forte, serio e centrato, e che, grazie ai Marines, ero passato dall’essere un irresponsabile all’essere un uomo rispettabile.

Che ingenuo!

Oltre alla timidezza, ero anche rispettoso del codice d’onore tra uomini e non ci avrei mai provato con le donne di altri, specialmente quelle che interessavano a mio fratello gemello, la mia altra metà. Quindi mi tirai indietro e feci del mio meglio per soffocare i sentimenti che Katherine aveva risvegliato in me: avidità, desiderio, passione e bramosia.

Invidia.

Il sentimento peggiore del mondo, che non avevo mai provato verso nessuno, men che meno verso mio fratello.

Giorno dopo giorno cercavo di fare i conti con il mio senso di colpa meglio che potevo. Josh cominciò a corteggiare Katherine, invitandola a cena, comprandole dei fiori e dei regali, mentre io facevo tutto il possibile per soffocare i miei sentimenti.

Due mesi dopo, Katherine si arrese e lei e Josh cominciarono a frequentarsi. Il mio cuore si ruppe in mille pezzi, che tentai di ricomporre buttandomi sull’alcol per diverse notti.

Una sera, in un pub generalmente frequantato da marines, sei mesi dopo il fatidico inizio della loro relazione, mi imbattei in Josh. Gli chiesi che cosa ci facesse lì, dato che non era il genere di locali che frequentava. Mi disse che aveva un appuntamento. Dopo aver descritto la bambola che si sarebbe fatto quella sera, parole sue, aggiunse che quel fine settimana avrebbe chiesto a Katherine di sposarlo. Quella fu la prima volta che litigammo, a tal punto che dovettero intervenire per dividerci, altrimenti avrei rischiato di ucciderlo. Come poteva fare una cosa simile a un angelo come Katherine? Come poteva pensare di sposarla e uscire con altre ragazze allo stesso tempo? Fu allora, o, almeno, così credevo io, che Josh si rese conto che i miei sentimenti per lei erano molto più forti e meno rispettosi di quelli che un ragazzo dovrebbe avere per la fidanzata di suo fratello. Così, si vendicò facendomi morire di invidia. Per prima cosa, cominciò a portarla costantemente a casa dei nostri genitori, dove vivevamo ancora. Poi, mi provocava dicendomi che Katherine a letto era una selvaggia, che avrebbe fatto di tutto per soddisfare i suoi desideri. Questa tortura continuò finché, alla fine, Josh mise al suo dito un maledetto anello di diamanti.

Pochi giorni dopo il fottuto fidanzamento, accettai l’incarico di guidare una mia truppa in una missione segreta e lasciai Raleigh verso una destinazione ignota nel Medio Oriente.

La gente dice che la guerra porta l’uomo a rivalutare la propria vita e le proprie relazioni. Ora, un anno dopo essere partito, tornavo a casa, determinato a recuperare il tempo perduto e pronto a sconfiggere il villano; ero il gemello cattivo che tornava a casa per riprendersi ciò che avrebbe dovuto essere suo sin dall’inizio: la fidanzata di suo fratello.

E l’avrei fatta mia.

Passione Proibita

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