Читать книгу Un Amore Come Il Vostro - Sophie Love, Софи Лав - Страница 8
CAPITOLO SEI
ОглавлениеIl resto della giornata di Keira passò nella confusione più totale. Tra la pratica per le interviste con Rick e Sally (che le sembrò più un interrogatorio), le presentazioni con il nuovo e impavido team editoriale i cui nomi si dimenticò subito dopo averli sentiti, e la sfilza di riunioni, non riuscì nemmeno a fare una pausa per pranzo, né ebbe occasione di parlare con Nina.
Non appena arrivarono le cinque, uscì dall'ufficio e si mise in viaggio verso casa. Non riusciva ancora a credere a quello che stava succedendo e aveva una gran caos nella testa. Mai nella sua vita aveva pensato che la sua carriera da scrittrice potesse prendere una simile piega. In metropolitana, diretta verso il suo nuovo appartamento, fu con una certa ironia che si rese conto che non aveva scritto una singola parola per tutta la giornata.
Solo una volta che fu tornata nella sua casa vuota ebbe il tempo per riprendere fiato. Persino l’oscurità causare dalla completa mancanza di lampade era un sollievo, attenuando il mal di testa martellante provocato dalla dura giornata di lavoro.
Si sfilò le scarpe e si strofinò le caviglie doloranti, poi chiuse la porta d’ingresso e vi appoggiò contro la testa. Lasciò che gli occhi le si chiudessero e scivolò in uno stato di dormiveglia indotto dalla stanchezza.
Era ancora premuta contro il legno quando il campanello accanto a lei squillò. Si riscosse con uno scatto, ricordando che aveva in programma di vedersi con la sorella. In passato i piani dopo il lavoro non erano mai stati un problema, ma il suo corpo era esausto e pesante dopo la lunga giornata e si maledisse per aver già preso accordi con Bryn.
Si voltò e lasciò entrare la sorella. La donna aveva tra le mani una pianta in vaso.
“Un regalo per la nuova casa!” esclamò.
Keira sorrise. “Accomodati,” la invitò con un gesto.
Era la prima volta che Bryn vedeva il suo appartamento. Avanzò e si guardò attorno con una certa esitazione.
“Oh, è molto… carino,” commentò, appoggiando la pianta su un ripiano.
La scrittrice sapeva che si stava trattenendo dal dire minuscolo, ma che Bryn tenesse a freno la lingua era un passo nella giusta direzione. Conoscendola, probabilmente pensava che fosse una catapecchia. Stava cercando di essere gentile, che, in sé, era un gesto importante!
“Wow, le finestre danno su Central Park,” aggiunse poi, avvicinandosi ai vetri e guardando fuori.
“Più o meno,” rispose lei.
“È un bel panorama,” commentò con un cenno del capo.
Almeno questo era sincero, pensò Keira.
Poi Bryn si voltò dalla finestra. “Va bene, sarà meglio cominciare a darsi da fare,” disse. Lasciò cadere la borsa a terra, si chinò e vi frugò dentro fino a quando non trovò un metro a nastro. Lo tirò fuori e lo brandì. “Dobbiamo prendere le misure di tutto. Pareti. Finestre. Tutto quanto.”
Keira sollevò un sopracciglio. “Sei molto precisa, non credi?”
“Ma è ovvio,” rispose lei. “Voglio che questo posto sia più perfetto possibile. Ho già una visione. Lo sai quanto mi piace arredare.”
La giovane donna scoppiò a ridere. “Va bene. Ma ricorda che è il mio appartamento, quindi non esagerare.”
Ma Bryn non ascoltava. Era già partita con il metro a nastro, canticchiando tra sé e sé, una donna con una missione.
*
Non appena Bryn ebbe finito di misurare fino all’ultimo spigolo, uscirono per prendere la sua auto e andare al negozio di mobili. La donna entrò nel centro commerciale con passo leggero seguita da Keira, e prese subito ad analizzare le corsie. Iniziarono dalla zona della sala da pranzo.
“Mi sono dimenticata di chiederti,” disse mentre avanzavano tra le file di tavoli e i set di sedie. “Che budget hai per la casa nuova?”
Keira ripensò all’assegno di Elliot, che era ancora nella sua tasca. Se il capo era serio quando le aveva assicurato che ne sarebbero arrivati altri, in teoria avrebbe potuto usarlo tutto. Ma era troppo prudente per farlo. Oltretutto, era così abituata a ritrovarsi senza la terra sotto i piedi all’improvviso che non riusciva a permettersi di mettersi comoda. L’ultima volta che aveva ricevuto una grossa somma di denaro l’aveva sprecata tutta per il viaggio cancellato di Shane a New York.
“Uhm, ho qualche risparmio,” rispose, scegliendo una mezza verità. “Ma preferirei non usarli tutti. Non esageriamo.”
“Certo,” disse la sorella distrattamente, già concentrata su un elegante tavolino in vetro da bistrot e due sedie abbinate in vetro e metallo. Era ovvio che non fosse davvero interessata al suo budget.
“Non è splendido?” chiese, girandosi verso Keira con un sorrisone. “Ed è delle dimensioni perfette per la tua finestra. Immagina di sederti con un bicchiere di vino in mano e di affacciarti su Central Park.”
Keira tirò fuori la lingua facendo una smorfia. “Sembra più adatto a te che a me. È un po’ troppo moderno per i miei gusti. Lo sai che a me piace lo stile vintage.”
“Pensa solo che un giorno questo sarà vintage,” cercò di convincerla Bryn. “Tra un sacco di tempo.”
Lei ridacchiò. “Non è così che funziona e lo sai. Davanti alla finestra preferirei una sedia con un poggiapiedi, una coperta a quadri e dei cuscini floreali spaiati. Un posto dove possa mettermi a sedere e a leggere, non dove darmi all’alcol.”
A quella dichiarazione fu Bryn a fare una smorfia. “Ed è per questo che arrederò io casa tua. Lasciata a te stessa, probabilmente copriresti le pareti di stoffa, spargeresti cuscini ovunque per terra e ti riterresti già soddisfatta.”
Keira roteò gli occhi per l’esagerazione della sorella.
“Andiamo, sorellina. Ho pianificato tutto,” continuò lei. “E questo tavolo è perfetto per la mia visione.” Appoggiò le mani sul ripiano di vetro. “Mi parla. Devi prenderlo.”
La giovane scrittrice scosse la testa e sospirò. Fare shopping con Bryn sarebbe stato molto più difficile del previsto.
Proprio allora, una donna dall’altro capo della corsia si avvicinò a loro. Aveva un’espressione emozionata sul volto. Il primo istinto di Keira le disse che era una commessa pagata su commissione, e che stava per farle una proposta fantastica che non poteva perdersi. Ma poi la sconosciuta disse qualcosa che la destabilizzò.
“Scusate se vi interrompo, ma tu sei Keira del Viatorum?” domandò.
Keira la fissò, stupefatta. Anche se era già stata riconosciuta in pubblico, in passato le era successo all’estero. Che le stesse capitando nel suo quartiere, mentre stava facendo qualcosa di tanto banale come lo shopping, lo rese ancora più scioccante.
“Sì, sono io,” rispose, sentendo le guance che si coloravano di rosso.
“Sono una tua grande fan,” esclamò la donna. “Non è che possiamo fare una foto?”
Keira guardò Bryn, che stava sorridendo entusiasta. Alla fine scrollò le spalle. “Immagino di sì. Certo.”
“Faccio io,” si offrì la sorella senza perdere un istante. “Così puoi esserci anche tu.”
La donna la ringraziò, poi mise un braccio attorno alle spalle di Keira e premette una guancia contro la sua per lo scatto. Era troppo vicina e familiare per i suoi gusti e lei si sentì a disagio.
“Puoi firmare la mia copia del Viatorum?” aggiunse la fan. “Ho la prima stampa, quella prima che cambiassero la copertina.”
Keira fece del suo meglio per nascondere una smorfia, ma la feriva sempre trovarsi di fronte quell’immagine di lei e Cristiano, in bianco e nero come stelle del cinema, che si baciavano sui tetti di Parigi.
In fretta, scarabocchiò il proprio nome sulla rivista, nascondendo con le lettere parte dei lineamenti della Keira fotografica.
“Fantastico, grazie mille,” disse la donna. “Ero venuta qui solo per prendere dei nuovi teli da bagno. I miei amici saranno così invidiosi!”
Corse via, lasciando Keira imbarazzata e sola con la sorella.
“Oh. Mio. Dio,” esclamò Bryn. “Sei diventata letteralmente una superstar.”
Lei roteò gli occhi. “Non credo proprio. Qualcuno mi riconosce, ecco tutto.” Pensò alla sua apparizione televisiva prevista per il mattino seguente. Dopo quella molta altra gente avrebbe saputo chi era. Se era diventata tanto nota solo per l’immagine in bianco e nero sulla copertina, la situazione sarebbe solo peggiorata una volta che fosse apparsa a colori in un programma televisivo durante l’ora della colazione.
“Sembri preoccupata,” notò Bryn, prendendola per un braccio. Ripresero a camminare tra le corsie.
“È solo che stanno cambiando molte case al lavoro,” rispose lei. “La mia carriera non va come pensavo.”
“Perché potrai apparire in televisione?” chiese incredula la sorella.
“Non ho mai detto che sta andando male,” la corresse. “Solo in maniera diversa. Voglio dire, io sono quella silenziosa e fissata con i libri. Tu sei sicura di te e rumorosa. Se una di noi deve finire in tv, dovresti essere tu.”
Bryn sbuffò. “Sei ridicola. Segui il ritmo, sorellina. Goditi il viaggio.”
Voltarono nella zona adibita all’arredamento del soggiorno, dove le corsie erano piene di divani.
“Sto cercando,” disse lei. “Lo sai quanto mi stresso e quanto mi irrigidisco. Per me non è facile rilassarmi.”
“Ti sarebbe molto più facile se comprassi questo delizioso divano a due posti,” esclamò Bryn, indicando un sofà in velluto rosso acceso.
Keira scoppiò a ridere. “Assolutamente no!”
La sorella sospirò. “Non capisci la mia visione,” replicò con tono drammatico.
Riprese Keira sottobraccio e continuarono ad avanzare.
“Credi davvero alle cose che hai scritto?” le chiese nel cammino. “La tua teoria sull’amore senza legami? L’indipendenza?”
Keira si chiese se lo stesse domandando per via del suo recente fidanzamento. Proprio mentre lei aveva capito che l’amore non doveva significare necessariamente l’unione di due vite in una sola entità, Bryn aveva ribaltato le sue abitudini per mettere su famiglia.
“Lo credevi anche tu,” le ricordò.
Bryn scrollò le spalle. “Lo so. Ma è un modo solitario di vivere. Ho sempre invidiato quello che avevi con Zach.”
Quella era una novità per Keira.
“Davvero?” domandò. “Ma mi prendevi in giro in continuazione. Dicevi che ero vecchia prima del tempo.”
“Credevo di avere tutte le risposte,” spiegò la sorella. “Ma in realtà avevo solo paura di impegnarmi. Per quanto detesti ammetterlo, la mamma aveva ragione quando ha detto che il suo divorzio mi ha spinta ad avere paura del matrimonio. Non volevo fidarmi di nessuno perché ho visto quello che era successo a lei. Ma ora capisco quanto è bello avere un uomo vicino, qualcuno da cui tornare a casa, e a cui appoggiarsi. Questa moda scandinava che hai iniziato mi sembra così triste. Troppo casuale. Quello che voglio dire è: dove è la sicurezza?”
Keira fu sorpresa di sentire Bryn così pensierosa. Sua sorella era più una donna d’azione che di pensiero, e la sconvolgeva imparare quanto a fondo aveva riflettuto sull’argomento.
Arrivarono alla zona dell’illuminazione. Bryn tese una mano verso un candeliere di cristallo, e la luce le fece scintillare l’anello.
“Vorrei che anche tu provassi quest’emozione,” le disse. “Sono tanto felice.”
Il pensiero iniziale di Keira fu: Chi è questa donna? Sua sorella era cambiata moltissimo in un arco di tempo troppo breve, tanto da farle venire mal di testa. Ma in generale era grata di vederla soddisfatta.
“E io sono felice per te,” rispose. “Stiamo solo seguendo percorsi diversi. Se fossi rimasta insieme a Zach, non avrei mai avuto quello che ho condiviso con Shane. Senza Shane, non ci sarebbero stati né Cristiano né Milo. Tutte queste relazioni sono state importanti per me. Mi sarebbe dispiaciuto perderne anche solo una.”
Ma persino mentre lo spiegava, non poté fare a meno di pensare all’anello che Cristiano le aveva mostrato quando le aveva chiesto di sposarlo. Un senso di solitudine si abbatté su di lei. Sarebbe stato così semplice sistemarsi con lui. Avrebbe potuto sceglierlo senza pensieri. Ma poi cosa sarebbe successo? Non avrebbe mai incontrato Milo e non avrebbe mai scritto l’articolo sulla Scandinavia che stava per cambiare la sua vita. Tutto succedeva per una ragione. Lo credeva fermamente. Se uno degli uomini con cui era stata fino a quel momento fosse stato quello con cui era destinata a rimanere per sempre, l’universo le avrebbe mandato un segnale.
“Okay, sorellina, ce l’ho!” esclamò Bryn, interrompendo il filo dei suoi pensieri.
Keira alzò lo sguardo e vide la sorella di fianco a un bellissimo scrittoio con uno sgabello. Sopra c’era una lampada da banchiere, e una mensolina per i libri. Aveva persino un piccolo cassetto per le penne. Per una volta, Bryn ci aveva visto giusto.
“È perfetto,” dichiarò entusiasta.
Corse dalla sorella e sfiorò il magnifico tavolino con le punte delle dita.
“Vedi?” le disse l’altra donna. “Te l’avevo detto. Io ho una visione. Tu devi solo fidarti di me.”
Keira scoppiò a ridere. “Va bene. Mi arrendo anima e corpo al trattamento-Bryn. Fai del tuo peggio!”