Читать книгу Se Solo per Sempre - Sophie Love, Софи Лав - Страница 11

CAPITOLO SEI

Оглавление

Quando Emily aveva parlato per la prima volta a Daniel del suo desiderio di adottare Chantelle, avevano contattato il loro amico Richard Goldsmith, che era un avvocato specializzato nell’affidamento dei figli. Si erano visti per una chiacchierata informale, con caffè e dolce, alla locanda. Però questa volta l’incontro si sarebbe svolto nel suo ufficio in città. Questa volta si faceva sul serio.

Emily si stirò nervosamente la gonna mentre lei e Daniel entravano nello sfarzoso ufficio, che sembrava uscito da un libro, ubicato in un vecchio edificio di mattoni rossi coperto di edera rampicante. Emily non poteva fare a meno di provare apprensione. E se Richard avesse avuto brutte notizie? E se non avesse mai e poi mai potuto diventare la madre vera e legale di Chantelle – cosa che la ragazzina sembrava desiderare tanto quanto Emily?

La receptionist, una giovane dai capelli fieramente rossi, li accolse con un dolce sorriso rassicurante.

“Il signor Goldsmith vi riceverà presto,” disse senza che avessero neanche bisogno di presentarsi. “È stato trattenuto un attimo da un’altra cliente.”

Emily si agitò e si morse il labbro. Cliente. Le pareva strano pensarsi a quel modo. Ma era una cliente, e cliente doveva essere per raggiungere il suo obiettivo. Ottenere la custodia legale di Chantelle non era più roba da chiacchierate con un conoscente sul portico insieme a un buon caffè. Era roba che avrebbe coinvolto avvocati e tribunali, giudici e documentazione legale. Era reale, e lei doveva abituarcisi.

Emily si fece d’acciaio. Poteva farcela. Doveva farcela; voleva troppo bene a Chantelle per fallire, per cedere alla pressione. Ma c’era una parte di lei che ancora rimuginava sul fallimentare viaggio di sabato e sul modo in cui Daniel si era zittito al mero suggerimento di scegliere una stagione durante la quale celebrare il matrimonio. Se stava cambiando idea, doveva farsi coraggio e dirglielo prima che le cose si facessero serie, prima che venissero firmati contratti e che i sentimenti in gioco fossero troppi per poter tornare indietro. Le parole della sua famiglia e delle sue amiche le risuonavano ancora nella mente – Daniel la stava usando perché voleva qualcuno che crescesse Chantelle per lui, Emily gli aveva reso le cose troppo facili. L’aveva lasciato vivere nella sua proprietà senza fargli pagare l’affitto, aveva accolto sua figlia senza fare domande, e gli aveva perdonato velocemente le sei settimane di assenza durante le quali aveva dato la priorità alla bambina invece che a lei. Ma quello che loro non accettavano né capivano era quanto tutte queste cose glielo facessero amare ancora di più: le risorse e la resilienza di cui si era fatto forza durante gli anni in cui aveva vissuto nella rimessa, la cura che aveva mostrato per la proprietà nel lungo periodo in cui era rimasta vuota, tenendola in vita nel caso in cui Roy Mitchell fosse tonato, e il fatto che si fosse fatto avanti per Chantelle senza fare domande, provando di essere un vero uomo, il tipo di uomo che non si sottrae alle sue responsabilità, che mette i bisogni della figlia davanti ai suoi.

Improvvisamente la porta dell’ufficio di Richard si spalancò, facendola saltar fuori dai pensieri che l’avevano assorbita. Richard, sulla soglia, stringeva la mano a una minuta biondina che tirava su col naso in un fazzoletto. A Emily ricordò istantaneamente Sheila. Un’ondata di senso di colpa la colpì.

Emily non riusciva a sentire le parole sussurrate da Richard, ma colse il tono rassicurante che aveva. Poi lui salutò la donna e lei li superò trascinando i piedi, puntando confusa alla porta.

Una volta che se ne fu andata, Richard si rivolse a Emily e a Daniel. “Prego, entrate.”

“Sta bene?” chiese Emily seguendolo nell’ufficio.

Era preoccupata per la donna appena uscita, ma era anche curiosa di sapere perché piangesse. Forse era sul punto di iniziare una battaglia legale come loro, solo che lei magari si trovava dall’altra parte, dalla parte dove le era stata tolta la tutela legale. Era giusto? Aveva fatto qualcosa per meritarselo – droghe, abbandono? C’era qualcuno al mondo che se lo meritasse?

Ma poi si ricordò di Chantelle. No, non era giusto. Ma qui non si trattava di cosa è giusto e cosa non lo è – si trattava di cosa è corretto.

“Temo di non poterne parlare,” disse Richard mettendo fine al volo di fantasia di Emily. Si sistemò su una grande sedia in pelle e si aggiustò le gambe dei pantaloni grigi freschi di lavanderia. “Devo mostrare lo stesso livello di confidenzialità a tutti i miei clienti. Sono sicuro che mi capite.”

A Emily tornò bruscamente l’ansia nel sentire di nuovo quella parola. Cliente. Le ricordava quanto seria fosse la faccenda. Stavano pagando per quell’incontro, per l’esperienza di Richard e per il suo tempo. Si era fatto tutto improvvisamente molto formale. Emily si chiese se non avrebbe fatto meglio a indossare un completo elegante.

Daniel sembrava a disagio quanto lei, lì accanto. Lei lo capiva dal modo in cui continuava ad armeggiare con i bottoni della camicia. Erano entrambi decisamente al di fuori dalla loro comfort zone, in quello sfarzoso ufficio.

Richard si tolse gli occhiali e alzò lo sguardo dal loro documento. “Dunque, ci sono due opzioni da prendere in considerazione. In parte si tratta solo di semantica, ma ci sono delle differenze cruciali tra le due azioni che possiamo intraprendere.”

“Che sono…?” lo incitò a proseguire Emily.

“Custodia o adozione,” concluse Richard. “La custodia, di base, stabilirebbe semplicemente una relazione legale tra Chantelle ed Emily, ma non porrebbe fine alla relazione legale di Sheila con la figlia. D’altra parte, con l’adozione, tutti i diritti e i doveri di Sheila nei confronti di Chantelle cesserebbero, ed Emily da lì in avanti verrebbe considerata sua madre. In altre parole sarebbe una sostituta di Sheila in ogni senso legale. L’adozione è pensata per creare una casa permanente e stabile, quindi avremmo bisogno che Sheila rinunci ai suoi diritti su Chantelle, e che capisca che la cosa sarebbe irrevocabile.”

Emily annuì, assorbendo le parole. Pensò a Chantelle nella sua stanza che le chiedeva di prometterle che Sheila non sarebbe tornata mai più.

“Chantelle non vuole avere nessun rapporto con sua madre,” spiegò Emily.

“Però la custodia sarebbe molto più semplice da ottenere,” ribatté Richard incrociando le mani sulla scrivania. “Se Sheila non è pronta a rinunciare ai suoi diritti su Chantelle, cosa che da quel che mi avete detto di lei non vuol fare, dovremo provare non solo che Chantelle starebbe meglio con voi, ma che Sheila non è idonea a occuparsi di lei, e che permettere ogni genere di contatto tra madre e figlia danneggerebbe la figlia.”

“Mi ha detto più volte che vuole che sia io la sua vera mamma,” disse Emily. “Che non vuole più vedere Sheila.”

Daniel sembrava a disagio. “Non credo che sarebbe giusto tagliar fuori del tutto Sheila.”

Richard li ascoltò in silenzio. “Qui non si tratta di diritti di visita né di altro del genere. Se diventi la madre legale di Chantelle, toccherà a voi decidere se rivedrà mai Sheila. A meno che non stiate progettando di ottenere un ordine restrittivo. È solo una questione legale; si tratta di vedere chi prende le decisioni inerenti al suo bene.”

Era tutto troppo freddo. Come potevano la vita e il benessere di una bambina essere considerati solo una questione legale? Era del suo cuore che si parlava. Non c’era modo di staccarsi dalle sue emozioni. Era impossibile.

Emily toccò con leggerezza la mano di Daniel.

“Dev’essere per forza la piena adozione,” spiegò. “Altrimenti Sheila un giorno potrebbe togliercela. Chantelle la notte si sveglia urlando alla prospettiva. Mi ha chiesto più volte di proteggerla da Sheila. Mi ha chiesto se posso essere io sua madre. Lo so che ha solo sette anni, ma quella ragazzina sa cosa dice.”

Daniel alla fine cedette con un unico e triste cenno del capo. A Emily dispiaceva per lui, ma allo stesso tempo era sicura che quella fosse la cosa giusta da fare per il bene di Chantelle.

“Vogliamo l’adozione,” confermò Daniel.

Richard annuì. “Ogni Stato segue procedimenti diversi,” spiegò. “Però qui nel Maine abbiamo bisogno di una richiesta di rinuncia da parte di Sheila. I tribunali le forniranno i documenti, poi lei avrà diritto a un avvocato, ci sarà un incontro di mediazione di fronte a un magistrato del diritto di famiglia con lo scopo di giungere a una risoluzione pacifica. Alla fine verrà stabilita una data in cui un giudice prenderà una decisione. Certo, se Sheila dà il consenso le cose andranno più lisce. Se si oppone alla rinuncia ci vorrà più tempo, perché ci sarà bisogno di almeno tre udienze più una judicial review.”

“Di quanti soldi parliamo?” chiese Daniel.

“Un po’,” spiegò Richard. “Ma non tanti quanto vi aspettereste. Stiamo parlando di circa duecento dollari a incontro, quindi saranno meno di mille dollari in tutto.”

Mille dollari. Era tutto quello che serviva per fare di Chantelle la loro figlia. Mille dollari, più settimane e mesi di angoscia.

“Daniel,” disse allora Richard con una certa solennità, “Devo chiarire che la tua condanna non ci sarà favorevole.”

“Condanna?” balbettò Emily.

“Te l’ho detto,” disse Daniel con voce bassa e imbarazzata. “Quando ho difeso Sheila. Dal suo ex marito. Lo sai.”

“Sei andato in tribunale?” disse Emily. Non aveva capito che era una cosa così seria. Aveva presunto che Daniel si fosse preso un buffetto dalla polizia e che poi l’avessero lasciato stare.

Emily si spostò a disagio sulla sedia, a rimuginare.

Richard tossì e andò avanti. Non sembrava turbato. Probabilmente ne aveva viste di tutti i colori nel suo ufficio.

“Quello che davvero ti aiuterebbe, Daniel, è che dimostrassi di essere sotto contratto come dipendente.”

“Lo è,” disse Emily. “Lavora per me.”

“Non è sul tuo libro paga, però,” spiegò Richard. “Il lavoro a nero non è il massimo. Deve essere un impegno stabile. Un lavoro dalle nove alle cinque, preferibilmente.”

“Okay,” disse Daniel con tono risoluto. “Lo farò, se servirà.”

Emily si sentì improvvisamente apprensiva. Daniel era sempre stato disponibile per lei. La loro era una collaborazione cinquanta e cinquanta. Come avrebbe fatto se fosse stato fuori casa tutto il giorno? Sarebbe rimasta a badare a Chantelle da sola. Ma era stata lei a far pressione per la piena adozione. Se Daniel l’avesse avuta vinta, avrebbero preso la meno drammatica strada della custodia. Era tutta colpa sua.

Richard piegò il documento e si rimise gli occhiali sul naso. “Bene. I prossimi passi sono miei – devo preparare la documentazione legale e fare richiesta presso l’avvocato di Sheila. Poi vi contatterò con altre notizie. Devo avvertirvi, sul breve periodo tutto ciò accrescerà il sangue cattivo. Dovete prepararvi alle tragedie.”

Daniel strinse il braccio a Emily per rassicurarla.

“Possiamo sopportarlo,” disse Emily a Richard. “Per Chantelle possiamo sopportare qualunque cosa.”

Se Solo per Sempre

Подняться наверх