Читать книгу Caduto Dal Cielo - Susana Torres - Страница 4
ОглавлениеCapitolo II
Il sabato cominciò come qualsiasi altro giorno, Mar si svegliò, vide che il Sig. Duarte aveva mandato l’indirizzo di casa sua insieme al suo numero di telefono cellulare affinché la avvisasse quando fosse stata vicino o se si perdesse con le sue indicazioni.
Lei fece la sua colazione e decise di usare il tempo per preparare le domande da fare durante l’intervista. Tra le altre cose, indagò sul mercato finanziario per essere al corrente del bilancio delle imprese del Sig. Duarte, sulle imprese di cui faceva parte, la sua storia con loro.
Mar aveva intenzione di conoscere l’uomo attraverso il suo lavoro, supponeva che la chiave del suo successo fosse nascosta in alcune delle sue decisioni finanziarie. Era così che manteneva vivo l’amore per quello che faceva e quello che le piaceva; indagare era il suo, unire i puntini; analizzare, capire e scrivere.
Poco a poco, all’inizio della sua carriera, si rese conto che il suo talento valeva denaro, che non l’avrebbero presa in considerazione per un giornale di pettegolezzi o un notiziario qualsiasi che perdesse il suo tempo passando le notizie di ieri. Lei voleva apparire sul momento, ora, questo era il suo obiettivo.
Ebbe bisogno di tempo per ambientarsi tra gli articoli dell’ufficio, già non viveva in un mondo in cui veniva rifiutata per il fatto di essere donna, anzi, venne ricevuta a porte aperte, una novellina la cui unica conoscenza del tema era che i numeri si abbassavano e si alzavano, che molti avevano soldi a sufficienza per per comprare e distruggere una rivista qualsiasi. Carne fresca, erano decisi ad assumerla perchè un esperto poteva costargli di più.
E la sua vita con gli affari di borsa cominciò così. All’inizio si incaricò di trovare e parlare di diversi principianti che si erano fatti strada nel mondo della finanza, che avevano raggiunto il loro primo milione, che fu investito adeguatamente. A volte, loro stessi conoscevano la caduta del proprio impero, e allo stesso modo in cui tutte le strade portavano a Roma, qualsiasi cosa decidessero li avrebbe condotti a un solo posto, la bancarotta; lei era d’accordo con questa analogia.
D’altra parte, lentamente si rese conto della grandezza di coloro che continuavano a lavorare per la loro impresa. Molti, figli di genitori benestanti cresciuti in quel mondo, alcuni, persone intelligenti che capivano i numeri come nessun altro individuo comune potrebbe mai farlo. Altri, che sapevano manipolarli e approfittarsi delle debolezze di chiunque.
Mar, come molti, vedeva il mondo degli affari come un luogo miserabile di persone con vestito, lei non voleva nè numeri nè operazioni (anche se tecnicamente adesso era di quello che viveva), non voleva prendere misure per costruire case, non voleva imparare a cucinare per ristoranti importanti, prendersi cura o salvare malati. Il suo erano le parole, le indagini, seguire i fatti ed arrivare a una conclusione.
Provò in piccoli giornali che non la portarono subito dove voleva, quindi preferì iniziare a lavorare per qualcosa che potesse essere letto sia in internet che su carta senza che fosse uno qualunque. Ottenne un impiego in una rivista, quello che lei considerava un colpo di fortuna. E già che stava lì, crebbe a suo modo.
Si fece le ossa con diversi articoli, ricevette premi importanti, parlò del successo, del fallimento, scalò posizioni e si fece un suo nome. Conobbe l’amore, per poi scoprire che per lei non fu mai essenziale. Non si immaginava come una donna sposata perchè si innamorò del suo lavoro, l’unico grande amore che realmente conosceva.
Dopo la sua indagine esaustiva sul curriculum delle imprese e delle compagnie di cui faceva parte il Signor Duarte, vide come le sue decisioni riflettevano una personalità intuitiva, feroce e decisa. Un uomo che sapeva fare il suo lavoro sotto pressione, prendere decisioni difficili, senza andare a perdere con nessuna di esse.
Le parve interessante, molti si ritagliano un posto nel mondo del denaro e dei bilanci, molti si vedono importanti, persone buone. Allo stesso tempo, altri commettono frodi, solamente pochi sono geni, la gran maggioranza confessa, perde o mente al processo, però di questi pochi, a volte possono continuare, essere visti come impresari di intelletto, non essere consumati dal veleno del denaro e dei suoi numeri.
Per lei, il Signor Duarte non era diverso, sicuramente custodiva qualche segreto per vincere, magari si trattava solo di talento innato o una di queste capacità con la quale si risolvono i numeri nella testa. Mar, sapeva come gli impresari ambivano a posti alti, come CEO, come politici, burocrati, dominavano imprese riconosciute del marketing, degli alimenti, di qualsiasi ambito.
Dopo la sua analisi, si rese conto le sembrava aiutasse quelle imprese con cui aveva una partnership a continuare, che lui le aveva tenute a galla, e rese quello che erano oggi. Una volta raggiunto il suo obiettivo, si fermava, non disponeva di grandi somme, nè gli furono additati disastri o perdite immense.
Mar, dedusse le sue riposte. Come è arrivato dove è adesso? A cosa pensa quando prende una decisione difficile? Vorrebbe lasciarsi alle spalle il mondo dell’amministrazione di impresa o continuare senza che gli importi? Si considera un uomo di affari o è solo un titolo per Lei? Tra le altre cose, aveva la sua lista di domande, aveva fatto colazione e tuttavia non arrivava l’ora del pranzo. Lei sapeva quello che diceva, si prendeva cura di farlo molto bene. Allo stesso modo di quegli impresari importanti, sapeva destreggiarsi e aveva la sua chiave del successo.
Juan, come qualsiasi genitore, cominciò la giornata preparandosi mentalmente per servire suo figlio. Senza lamentarsi e allegro, gli preparò la colazione, si godette la mattina a fianco del suo primogenito, gli preparò l’essenziale per la giornata… sarebbe stato l’inizio di una settimana interessante, avrebbe passato un po’ di tempo con Samir, si sarebbe divertito con le varie attrazioni familiari e, a un certo punto, avrebbe fatto un’intervista per una rivista importante.
Finita la routine mattutina, uscirono a giocare sul patio, Samir, andava e veniva girando in bicicletta, mentre ciò avveniva, Juan pensò, Per sapere di più sul mio successo?
Quando tornò, suo figlio correva come se fosse stato inseguito, si teneva a un lato, affinchè Samir potesse fare un giro intero intorno al patio della casa, che non era molto diverso come dimensioni dalla casa.
Che avrò fatto per mettermi al centro degli affari?
Juan non era abituato al flash della camera, alle interviste, sapeva che lo richiedevano per lavorare in compagnie, un consulente importante con una impresa in crescita e ben assestata.
Con la quantità necessaria di contatti, risorse e conoscenze per arrivare alla presidenza di un paese di cui non faceva parte, perchè molti si immaginavano che potesse essere un politico importante nel suo.
Però lui non era così, la sua unica preoccupazione era poter vivere al massimo, godersi la vita con suo figlio, non essere un uomo consumato dal lavoro, ma questo non voleva dire che lo avrebbe lasciato, per questo lo sistemò in modo che fosse uno dei business con una buona posizione senza doverci stare attento tutto il tempo.
Sì, capitava che si trattenesse una sera ogni tanto per prendersi cura di cose importanti, però non trascurava mai suo figlio. I vantaggi di essere il capo di se stessi lo aiutavano a stare con suo figlio in ufficio o durante i viaggi di affari.
Molte volte il piccolo gli forniva idee, o lo aiutava con alcune domande a caso per entrare nel ragionamento, non si direbbe che la chiave del successo fosse l’aiuto che gli dava il figlio con i suoi ragionamenti immaginari sulla vita, però sì, lo faceva per lui, esattamente come la maggioranza delle sue decisioni, per non dire tutte, portavano il nome di suo figlio come titolo.
Riflettendoci molto bene, guardando come il suo piccolo faceva giri, rispose a una delle domande che pensava le avrebbe potuto fare la Signorina Gàlvez, A cosa deve il suo successo? Era sicuro che avrebbe risposto:
- A mio figlio.
Aveva ragione, gran parte del suo successo lo doveva a suo figlio, non solo alla sua capacità come leader o con i numeri, nè a quello che suo padre gli aveva insegnato sugli affari o una carriera o a studi importanti. Quello, era solo una piccola frazione di ciò che lo spingeva ad arrivare lontano, però suo figlio era quel vento potente che soffiava nelle sue vele.
Per lui, a volte si comportava come qualsiasi altro genitore premuroso che al mondo non faceva niente che non gli corrispondesse. Però si, si vedeva come un ottimo genitore agli occhi degli altri.
Il figlio di Juan, il suo unico figlio, era un ereditiero di molte cose, come suo padre, Samir, aveva una serie di successi importanti alle spalle, non aveva più di 9 anni, quindi la sua vita si concentrava in gran parte sullo studio e sul sapere quanto faceva male cadere in bicicletta, monopattino o qualsiasi altro mezzo di movimento che gli avessero comprato.
Si sentiva felice con suo padre, non conosceva la solitudine, stava sempre con lui o con i suoi amici, che, anche se non avevano tante risorse, disponevano di entrate accettabili che gli permettevano di godere della sua stessa qualità della vita. Era un bambino felice, autodidatta, intelligente e divertente. Conosceva abbastanza cose che imparava da Juan, che gli insegnava tutto quello che poteva affinché fosse preparato per il mondo e per quello che avrebbe fatto da grande.
Juan come sempre, si sentiva orgoglioso della sua maturità, però, più di tutto, di suo figlio. Non c’era niente al mondo che gli avrebbe fatto cambiare idea. Nessuno avrebbe tolto quello che sentiva per lui, ciò che aveva costruito. Era la persona più importante della sua vita, era l’unica che gli rimaneva.