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CAPITOLO IV

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»Un vecchio, il vedi, può giovar talora.»


Shakespeare.

Or ne è mestieri far ritorno al castello di Tillietudlem che la partenza del reggimento guardie lasciò immerso nella taciturnità e nella inquietezza.

Le assicurazioni fattele da lord Evandale non aveano del tutto calmati i timori di Editta. Ella il conoscea bensì generoso e incapace di violare una data promessa, ma non le era meno ignoto com'ei sospettasse un rivale, ed un felice rivale, in Enrico. Non era forse un aspettarsi da lui tal prodigio, ch'era al di sopra della natura umana, il supporre ch'ei vegghierebbe incessante alla salvezza di Morton contra tutti i rischi cui lo commettevano e lo stato suo di cattività e le cattive impressioni surte a danno d'esso in Claverhouse? Ella si abbandonava quindi a molestissime agitazioni, che la faceano sin sorda ai motivi di conforto che Jenny Dennison andava suggerendo un dopo l'altro a guisa di perito generale, che invia successivamente, e non tutti insieme, i rinforzi ad uno squadrone avventuratosi col nemico.

Ella presentava primieramente agli occhi della sua padrona una morale certezza che nulla di sinistro poteva accadere ad Enrico, »comunque, aggiugnea, non possiate ignorare, che andando anche alla peggio le cose, rimarrebbe lord Evandale, partito da non disdegnarsi.» Poi chi potea farsi mallevadore intorno l'esito d'una battaglia? Se dei Presbiteriani fosse stato il vantaggio, a questi sarebbono uniti e Morton e Cuddy, e trasferendosi tosto al castello ne avrebbon di viva forza sottratte la giovin padrona e l'ancella. »Perchè ho dimenticato dirvi, continuava piangendo Jenny, che anche il povero Cuddy trovasi in poter de' dragoni. Stamattina l'hanno condotto qui prigioniero; e mi son veduta alla necessità di dare buone parole ad Holliday per ottenerne la permissione di parlare all'amante, che di ciò per altro non mi ha mostrata quanto dovea gratitudine. Ma non ci pensiamo! (soggiunse indi cambiando improvvisamente di tuono, e rimettendo il fazzoletto in saccoccia.) Non ho bisogno di far rossi gli occhi piangendo. Se i dragoni avessero condotta via la metà de' giovani della contea, vi resta di che confortarsi nell'altra metà.»

Nè più tranquilli, nè meno scontenti erano gli altri abitanti di questo castello. Lady Margherita stava sempre pensando al poco riguardo che nel negare la grazia di Morton il colonnello aveva usato al grado di una matrona interceditrice; poi le soccorrea alla mente che Claverhouse avea persino violati i diritti di lei baronali, col pretendere che i dominj di Tillietudlem divenissero teatro d'una militare esecuzione.

»Claverhouse avrebbe dovuto ricordarsi, o mio fratello, ella diceva, che questa baronia ha sempre goduto il diritto di alta e media giustizia; e quand'anche il colpevole avesse dovuto essere giustiziato sulle mie terre (cosa a mio parere inurbana, perchè questo castello è abitato da sole donne, che non si dilettano di sì fatte tragedie…) Ma quand'anche ciò fosse stato indispensabile, dovea rimetterlo nelle mani del mio sindaco qual presidente per diritto alle esecuzioni che seguono in questi luoghi. Sono ben persuasa, che il re medesimo, quando venne qui a far col…»

»Sorella mia, a parte la colezione del re! La legge marziale fa tacer tutte l'altre. – Però sono con voi nel dire che il colonnello non s'è mostrato cortese quanto conveniva per riguardo all'inchiesta vostra, e non son molto contento io medesimo che abbia ricusato ad un vecchio servitore del re, qual mi son io, una grazia, poi conceduta al giovane Evandale, per ciò solo, nè v'è a dubitarne, che questi è milord ed ha grande prevalenza nel Consiglio privato. Ma purchè sia salva la vita di questo povero sfortunato, poco mi cruccio del rimanente. – A proposito, sorella! oggi rimango con voi. Sono impaziente di notizie su questo affare di Loudon-Hill, benchè non sappia io darmi a credere, che un attruppamento di contadini possa far fronte ad un ragguardevole corpo di soldati, qual si è il reggimento da noi veduto stamane. – Oh! è stato un tempo, che non avrei potuto rimanermi pacificamente assiso su d'un seggiolone, sapendo che dieci miglia lontano da me si veniva alle mani. Ah vecchiaia! vecchiaia!»

»Avrò il massimo contento, fratello mio, se resterete con me; solamente permettetemi … capisco bene che non è troppa cortesia il lasciarvi solo; ma voi vedete che la numerosa compagnia da me ricevuta, ore sono, entro il castello non può avervi portato molto ordine. Permettetemi adunque d'invigilare in persona al raggiustamento di tutte le cose.»

»Servitevi. Odio, il sapete, le cerimonie, come un cavallo che inciampa. – Ma ov'è la mia nipotina?»

»Nella sua stanza. Non si sente troppo bene in salute, e credo anzi siasi coricata. Appena si sveglia, le farò prendere alcune goccie di…»

»Eh! che non è il mal delle goccie! la interruppe il maggiore. So io quel che le duole. Poverina! Non è accostumata a vedere un giovine di sua conoscenza condotto via per essere moschettato; poi un altro partir d'improvviso e coll'incertezza per noi di rivederlo. Ma se torna ad accendersi la guerra civile, converrà bene che si avvezzi a simili guai.»

»Dio non voglia, fratello mio!»

»Dio nol voglia, certo, sorella! avete ragione. – Ma si chiami Harrison. Farò una partita di tavola reale con lui.»

Postisi i servi in traccia dell'intendente, venne Gudyil annunziando che egli era uscito a cavallo per sapere le notizie della battaglia.

»Al diavolo la battaglia! sclamò il maggiore. Ha portato lo scompiglio in tutto il castello. Direbbesi che non se ne fossero mai vedute fra noi. – Per altro, Gudyil, ci ricordiamo della giornata di Kilsythe».

»E dell'altra di Tippermur, signor maggiore. Allora io mi batteva a fianco del mio padrone.»

»E dell'altra d'Alford, Gudyil, dove io comandava la cavalleria, e di quella d'Innerlochy, quando io era aiutante di campo del gran marchese.»

Intavolato ch'ebbero l'argomento dei loro fatti campali, il maggiore e Gudyil poterono dar per lungo tempo divagamenti a quel nemico formidabile chiamato il tempo, con cui soprattutto sono in istato di perpetuo osteggiare i soldati veterani nel durar dei pochi giorni tranquilli che lor rimangono al compimento della vitale carriera.

Ell'è un'osservazione fatta spesse volte che le vociferazioni degli avvenimenti importanti si diffondono con incredibile celerità, e che le relazioni autentiche sono per lo più precedute da notizie esatte nella sostanza, benchè confuse in quanto spetta alle particolarità delle cose, talchè direbbesi che gli augelli le avessero portate per le strade dell'aria. Harrison non erasi per anche allontanato quattro o cinque miglia da Tillietudlem, allorchè si trovò ad un villaggio ove divulgavasi da tutte le bande la vittoria riportata dai Puritani; quindi dopo avere ascoltate in fretta le circostanze che potè raccogliere, volse la briglia del cavallo e tornò di gran galoppo al castello.

Sua prima cura fu di rintracciare il maggiore che stava tuttavia ne' parlari suoi con Gudyil. »Voi rammenterete che all'assedio di Dundee, ov'io…»

»Voglia il cielo, sig. maggiore, sclamò Harrison, che non vediam domani quello di Tillietudlem!»

»Che c'entra questo augurio? gridò sorpreso il maggiore, che diavolo v'intendete ora di dire?»

»Sull'onor mio, sig. maggiore, la voce generale, e che par troppo vera, dà per battuto il colonnello Claverhouse; v'è persino chi lo asserisce ucciso: si aggiugne che il reggimento è in piena rotta, e che i ribelli s'inoltrano da questa banda mettendo a ferro ed a fuoco tutte le terre di chi non parteggia per essi.»

»Non ne credo nulla, rispose alzandosi impetuosamente il maggiore. Nessuno potrà mai farmi entrare in capo che il reggimento guardie abbia dato addietro in faccia ai ribelli. – Però … ho torto parlando così. Di questi casi ne ho veduto accadere io medesimo. – Pique! Pique! – Su dunque, Pique! montate a cavallo e correte verso Loudon-Hill, e correte tanto finchè abbiate sicure notizie sulle cose accadute. – Ma figuriamoci anche la peggio, o Gudyil. Mi pare che questo castello sarebbe in istato di tenere addietro per lungo tempo i ribelli, semprechè avesse vettovaglie, munizioni e una guarnigione. Il sito ove giace è ragguardevole. Domina il tragitto dalla parte alta alla pianura del paese. – Ella è una fortuna ch'io mi trovi qui! – Harrison, fate prender le armi a quanti uomini son nel castello. Gudyil fate il conto delle vettovaglie che avete e di quelle che ci possiam procacciare. Che entri tosto nelle scuderie del castello tutto il bestiame della cascina. – Il pozzo non s'asciuga mai. Sulla vecchia torre abbiamo anche alcuni pezzi di cannone. Ci mancano munizioni.»

»I soldati, soggiunse Harrison ne hanno lasciato stamane alcuni cassoni nelle stanze terrene della cascina, serbandosi a ritrarneli nel ritorno.»

»Ottimamente! ripigliò a dire il maggiore. Subito s'introducano nel castello, e radunate tutte l'armi che potete procurarvi; archibusi, pistole, spade, sciabole, picche; non lasciate addietro un punteruolo ch'è un punteruolo. – Ella è una fortuna ch'io mi trovi qui! – Ma conviene immediatamente ch'io parli con mia sorella.»

Lady Margherita rimase sopraffatta da tale annunzio inaspettato quanto spaventoso; e come quella che aveva creduto il reggimento, alloggiato dianzi nel suo castello, sì poderoso da sperdere tutti i ribelli della Scozia, cominciò allora per prima cosa a scorgere l'impossibilità di resistere ad una forza che aveva trionfato del reggimento di Claverhouse.

»Che disgrazia, fratello mio! che disgrazia! ella esclamò. A che gioverà tutto quanto noi potessimo opporre contro costoro! distruggeranno il mio castello da cima a fondo. Uccideranno Editta; chè quanto a me, lo sa Dio, la conservazione della mia vita è l'ultimo de' miei pensieri. Però non sarebbe miglior partito quello di cedere?»

»Non vi spaventate, sorella mia, rispose il maggiore, la piazza è forte, il nemico mal pratico e mal'armato. La casa dei Bellenden non diverrà un covazzo di masnadieri e ribelli insin che viva il vecchio Miles Bellenden. Il mio braccio è più debole che nol fu altra volta, ma ne sian grazie a questi grigi capelli, ho qualche sperienza di guerra, e potrò… Ma ecco Pique, che ci porterà più sicure notizie! Ebbene! Pique, che cose avete sapute?»

»Ebbene! rispose Pique colla massima calma, compiuta rotta.»

»Chi avete veduto? gli chiese tosto il maggiore. Da chi riceveste una tale notizia?»

»Da una mezza dozzina di dragoni, che fuggono verso Hamilton, e par facciano a gara chi più presto vi arriverà. Egli è in questo modo che guadagnan terreno. Guadagna poi chi la potrà la battaglia!»

»Continuate sempre i vostri apparecchi Harrison. Gudyil, fate accoppare buoi a proporzione della quantità di sale che avete per salarli. Mandate alla città per ritrarne farine, e l'altre cose indispensabili. Non perdete un istante. – Sorella, il meglio per voi sarebbe ritirarvi con mia nipote a Charnwood, e acquistar tempo finchè i sentieri son liberi.»

»No, caro fratello: poichè giudicate che il mio vecchio castello possa reggere contro i ribelli; non me ne dipartirò certamente. Per casi simili l'ho abbandonato due volte in mia gioventù, e ritornando non vi ho più trovato i migliori fra quelli che lo difendevano. Vi rimarrò pertanto, dovessi trovar qui il fine della mia avanzata carriera.»

»Fate dunque come credete, e pensandoci di nuovo… chi sa non provvediate così meglio alla sicurezza vostra e di Editta? Questo scompiglio può divenire segnale di sommossa generale de' Puritani da Tillietudlem a Glascow. Allora forse vi presenterebbe più pericoli Charnwod, che non questa istessa dimora.»

»Fratello mio (soggiunse lady Margherita con gravità) essendo voi il parente più prossimo del defunto mio sposo, vi do con questo (e in dir ciò gli rimetteva la venerabile canna guernita di pomo d'oro, già appartenuta al padre di lei, il conte di Torwood) l'investitura del comando del castello di Tillietudlem, del diritto di usare in esso e nelle sue pertinenze l'alta e media giustizia, di comandare a' miei vassalli, di punirli, siccome potrei farlo io medesima, e vo' sperare che difenderete in guisa convenevole una piazza, entro la quale sua maestà il re Carlo II si è degnato…»

»Va bene, va bene, sorella mia! Ma in questo momento non abbiam tempo di parlare della colezione di sua maestà.»

E lasciò tosto la sorella, correndo colla vivacità che s'addirebbe ad un giovine di venticinque anni per passare in rassegna la sua guernigione, e studiare su i modi di difendere la piazza.

Il castello di Tillietudlem essendo situato sull'altura di una montagna, precipizi e discoscesi dirupi il rendevano inaccessibile da tre bande, e la sola d'onde vi si potesse avvicinare era circondata da grossissime muraglie, dopo le quali veniva un cortile chiuso esso pure da una cinta della stessa natura, e fiancheggiate inoltre da merlate torricelle. In mezzo al castello sorgeva una torre che signoreggiava tutti i dintorni, sul cui pianerottolo stavano pezzi di artiglieria, adoperati anche nell'ultime guerre civili.

Le quali circostanze di sito rendeano affatto sicuro chi vi abitava da una sorpresa; ma non così dalla fame, o dall'impeto di un assalto.

Il maggiore dopo avere dato il comando di caricare i cannoni, li fece collocar sì che dominassero la strada, d'onde innoltrare doveano i vincitori. Volle in oltre che si atterrassero diversi alberi, che avrebbero impacciato il giuoco delle sue artiglierie, e coi loro tronchi, e con altri materiali raccolti, vennero per suo comando istituiti più ordini di barricate a vari intervalli del viale che conduce al castello, oltre al far turare il portone del cortile, sì che una sola portella strettissima vi dava accesso.

La cosa ch'ei dovea più temere era la meschinità del numero de' difensori. Perchè tutti gli sforzi di Harrison non erano giunti a raunare più di nove uomini, compresovi lui e Gudyil. Aggiugnendo il maggiore e il fedele suo Pique, tutta questa guarnigione sommava ad undici uomini, gente vecchia la maggiore parte. Si potea farla arrivare sino a dodici, ma lady Margherita non sapendo dimenticare l'affronto, cui fu avventurata dalla goffaggine di Gibby il giorno della rassegna, impedì che gli fossero somministrate armi, protestando che avrebbe amato meglio vedere in poter de' nemici il castello, che saperlo salvo per l'opera di un cotal difensore. Fu adunque con un presidio d'undici uomini, contando il comandante fra questi, che il maggiore Bellenden risolvè difendere sino agli estremi la piazza.

Nè gli apparecchi di difesa andarono scevri da quello strepito che suole udirsi in simili circostanze. Le donne gridavano, i cani urlavano, gli uomini bestemmiavano, il cortile rintronava del fracasso fatto dai messi che andavano e tornavano ad ogni istante. Un carro di farina che veniva condotto dalla città, le mandrie grosse e picciole della cascina che s'introduceano nel castello, tutto ciò raddoppiava la confusione; onde la torre di Tillietudlem era divenuta la torre di Babele.

I Puritani di Scozia, vol. 2

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