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LE PRIME ACCOGLIENZE
XV.
Cure del Cardinal Federigo per mettere al sicuro Lucia

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Il Cardinale aveva risoluto di partire quella sera, di là97, per portarsi ad una parrocchia vicina; ma partiva col dispiacere di non avere ancora potuto provvedere Lucia d'un asilo; e quantunque tutto paresse ivi sicuro per essa, pure il cuore del buon vecchio non era abbastanza tranquillo. Per avere la certezza che desiderava, egli non si rivolse a Don Abbondio, perchè teneva per fermo (e nessuno dirà ch'egli giudicasse temerariamente) che Don Abbondio per rispondere Monsignor sì, o Monsignor no, avrebbe consultato piuttosto l'interesse e la sicurezza sua propria, che quella di Lucia. Commise egli adunque al suo cappellano crocifero di aggirarsi fra il popolo e di osservare lo stato delle cose, la disposizione degli animi, di vedere se v'era rimasta in paese gente di mala intenzione, se insomma si poteva partire col cuore quieto, lasciando Lucia nel luogo dove alcuni giorni prima non era stata sicura. Il cappellano fece ciò che gli era stato imposto; parlò al sagrestano, agli anziani, al console, e da tutti fu accertato che nulla v'era da temere. Anzi, appena si ebbe sentore dì questa inquietudine del Cardinale, in un momento, giovani e vecchj s'offersero di guardare la casa di Lucia, con quella risoluzione, con quell'ardore con cui si veggono offrire le alleanze ad un principe vittorioso. – Son qua io, diceva l'uno – tocca a me, diceva l'altro – io son cugino, gridava un terzo – io, io che non ho paura di brutti musi, schiamazzava il quarto, e così fino al centesimo. Non si sarebbe potuto credere che Lucia pochi giorni prima avesse dovuto fuggire segretamente da quello stesso paese. Perchè costoro non si presentavano quando v'era il bisogno? Eh! perchè v'era il bisogno.

Avuta questa sicurezza, il Cardinale partì, facendo ancora ripetere a Lucia ch'egli non si sarebbe scostato da quei contorni prima d'aver provveduto alla sua sorte. Infatti, egli andò sempre in quei giorni ripensando al modo di compire questa sua opera e ricercando in ogni persona, in ogni circostanza se poteva farne un mezzo al suo benefico intento. A forza di attendere e di ricercare, l'occasione si presentò. Visitando una di quelle parrocchie, ricevette Federigo fra le altre visite, che accorrevano da ogni parte, quella d'una famiglia potente di Milano, che villeggiava in quelle vicinanze98. Don Valeriano99, capo di casa, Donna Margherita100, sua moglie, Donna Ersilia, loro unica figlia, e Donna Beatrice, sorella del capo di casa, rimasta vedova nel primo anno di matrimonio e ritornata a vivere ritiratamente in casa. Dei primi tre il Cardinale non aveva conoscenza molto vicina: sapeva soltanto che la famiglia, benchè molto distinta, pure non faceva terrore, che Don Valeriano non aveva riputazione di soverchiante e di tiranno; e questo merito negativo bastava in quei tempi a conciliare ad una famiglia potente la stima e la fiducia dei più savj. Oltre di che, Donna Beatrice era nota a Federigo assai più da vicino; le abitudini di una vita tutta consecrata alla pietà e alla assistenza dei poveri, le avevano data, senza ch'ella se ne curasse, una riputazione di santità, e il Cardinale, in più occasioni, incontrandosi con essa nelle stesse intenzioni e nelle stesse occupazioni, aveva avuto campo di accertarsi che quella riputazione non era menzognera. Quando adunque questa visita gli fu annunziata, propose egli di trovare il modo che Lucia andasse in quella casa; ma non dovette studiar molto a condurre il discorso dov'egli desiderava: perchè l'affare di Lucia era stato tanto clamoroso, che Don Valeriano non mancò di parlarne, per fare un complimento al suo liberatore. Questi allora, dopo d'aver modestamente rifiutate le lodi, ch'egli sapeva di non meritare, raccontando semplicemente il fatto e togliendone tutto ciò che la fama vi aveva aggiunto in suo onore, aggiunse che però tutto non era finito, che quella povera giovane, uscita da un tanto pericolo, non era pure in sicuro, non aveva un asilo, e che certamente avrebbe compiuta una opera incominciata da Dio chi l'avesse raccolta. Don Valeriano guardò in faccia a Donna Margherita, la quale assenti con una occhiata: Donna Beatrice, non guardata da loro, gli guardò entrambi con ansietà per vedere se avevano inteso, se avrebbero fatto vista d'intendere: Donna Ersilia continuò a guardare la croce del Cardinale, la porpora, a seguire con l'occhio la mano, per osservare l'anello, che erano le cose per le quali s'era fatta una festa di venire a far quella visita. Don Valeriano offerse al Cardinale di prendere Lucia al servizio della casa, o come il Cardinale avrebbe desiderato. Il Cardinale accettò lietamente: fece avvertire Lucia ed Agnese, le quali vennero all'obbedienza: Lucia fu consegnata a Donna Margherita e posta ai servizj di Ersilia. Don Valeriano fu molto contento d'avere esercitata una protezione: Donna Margherita di avere in casa una persona, alla quale potè metter nome: quella giovane che mi è stata affidata dal signor Cardinale arcivescovo; Donna Beatrice, di vedere in sicuro una innocente, e di poterla soccorrere e consolare; Donna Ersilia, d'avere una donna al suo servizio con la quale potere parlare senza che le fosse dato sulla voce. Lucia pure fu contenta di avere una destinazione che la toglieva da quel contrasto doloroso tra il voto e il cuore; Agnese, di vedere la sua figlia in salvo e in casa di signori; e finalmente il Cardinale, di aver messa quella pecorella al sicuro dalle zanne del lupo101.

97

Dal paese di Lucia. (Ed.)

98

A cominciare dalle parole: Visitando una di quelle parrocchie, ecc. fino a quelle: dalle zanne del lupo, con cui ha fine questo tratto del Romanzo, il Manzoni diè di frego a ogni cosa, scrivendo in margine: «Invece di questa visita, ecc. sia Don Abbondio che avendo saputo come Donna Prassede cercava una donna di servizio, suggerisca ad Agnese di proporre Lucia; e lo faccia per mostrare interessamento, e per isbrigarsene nello stesso tempo. Agnese vada da Donna Prassede, che villeggia a qualche miglio di là e deve partire all'indomani per Milano. Lucia è accettata. Il Conte e le conseguenze si raccontino nel capitolo IX». (Ed.)

99

Lo ribattezzò poi col nome di Don Ferrante. Quello di Valeriano gli fu suggerito dal «gran Valeriano Castiglione», autore dello Statista regnante. (Ed.)

100

Divenne poi Donna Prassede. (Ed.)

101

È un brano anche questo del capitolo IV. (Ed.)

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