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Capitolo 3 “I ragazzi del liceo sono tutti ormoni”

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Kyoko si era sentita frustrata per tutta la mattina, nella ricerca di qualcosa di bello da mettersi. Non è che avesse tanta scelta, visto che al college doveva indossare sempre la stessa divisa. Per fortuna alla fine era riuscita a trovare qualcosa che desse un tocco di colore a quell’abbigliamento noioso.

Una delle ragazze le aveva regalato per Natale un bel maglioncino. Era verde smeraldo, corto e con delle frange. Le era sempre piaciuto, ma non aveva mai avuto l’occasione di indossarlo. Ma ora, con sotto la gonna nera della divisa della scuola, si sentiva quasi eccitata all'idea di andare a fare shopping nel pomeriggio, per rinnovare il proprio guardaroba.

Il signor Sennin, il giorno prima, in aereo, le aveva consegnato una carta di credito e degli appunti con tutte le informazioni sui soldi che aveva sul conto. Kyoko stava per gridare di gioia, quando aveva visto a quanto ammontasse il suo saldo. Per fortuna si era trattenuta, perché quella cifra si riferiva alle piccole spese. IL grosso dei soldi stava su ben altro conto.

Ora però doveva risolvere un altro problema: come arrivare a scuola. Al suo vecchio college non permettevano alle ragazze di prendere la patente di guida e lei non aveva la più pallida idea se il bus della scuola sarebbe passato nei dintorni di casa sua... o se l’autista fosse stato avvisato di allungarsi fin lì. Fu quindi felicemente sorpresa quando sentì il clacson di un taxi sotto casa.

Mentre si precipitava fuori e faceva cenno all’autista di aspettarla, pensò: “Grazie, signor Sennin!” e sorrise, poi salì sull’auto. "Bene, problema risolto."

Nel frattempo, Shinbe si stava accomodando sul sedile passeggero della jeep di Toya, mentre Kyou e Kamui si dirigevano verso l'elegante mustang nera.

"Spero solo che l'incantesimo barriera che le ho lanciato la scorsa notte possa impedire ai demoni di fiutarla e di fare irruzione al college." esclamò.

Toya strinse i denti per la rabbia, al pensiero che non solo tutti i guardiani erano stati nella camera da letto di Kyoko, quella notte, ma che Shinbe doveva esserle stato a un palmo, per lanciarle quell’incantesimo; e questo lo rendeva ancor più furioso.

Kotaro si mise gli occhiali da sole e salì a cavalcioni sulla sua motocicletta. "L'ultimo paga pegno!” gridò.

*****

Morendo dalla voglia di vedere sua sorella di persona, Tama si sedette sul muro di mattoni alto circa un metro di fronte al liceo. Lanciò un'occhiata a Hyakuhei, che era appoggiato al muro proprio accanto a lui, anche se Tama sapeva che nessun altro poteva vederlo, dato che era un'ombra. Finora era rimasto in silenzio a guardare gli studenti entrare nell’Istituto.

Con il suo taglio di capelli da skater e dei vestiti nuovi, Tama sembrava uno studente qualsiasi, mentre osservava e aspettava. Nei suoi occhi verde smeraldo scivolò un’ombra, quando percepì la presenza dei guardiani nei pressi della scuola. Ma cercò di non guardarli, per evitare che l’odio che provava per loro lo facesse scoprire.

La scorsa notte aveva mandato uno dei suoi demoni a sorvegliare la casa di Kyoko, ordinandogli di avvisarlo quando la sorella fosse uscita. Ma, poco prima dell’alba, uno dei guardiani si era accorto della sua presenza e lo aveva ucciso. Tama lo aveva percepito nel preciso istante in cui il demone era morto, visto che era uno dei suoi schiavi. Ma non provò alcuna emozione: per lui quei demoni contavano molto meno dei cani, e non gliene fregava niente se venivano uccisi. Anzi, a volte provava un desiderio selvaggio di ucciderli con le sue stesse mani, quando quegli stronzi sfuggivano al suo controllo e ferivano un essere umano…o peggio.

Sentendo un’ondata di energia intorno a lui, voltò la testa e vide una ragazza che scendeva da un taxi che si era fermato davanti alla scuola. Tama sorrise, quando capì che quella era Kyoko. Aveva lunghi capelli ramati a boccoli larghi e morbidi che le rimbalzavano lievemente sulle spalle, mentre camminava. Una parte era acconciata in una coda di cavallo molto alta, mentre il resto della chioma era libero e fluente. Lei lo guardò distrattamente, con i suoi luminosi occhi color smeraldo, poi distolse rapidamente lo sguardo come se fosse nervosa.

Hyakuhei si mantenne nascosto mentre si avvicinava a loro. Il solo rivederla gli faceva battere pazzamente il cuore e di colpo la desiderò disperatamente. Sentì che anche il cuore di Tama aveva preso a battere con furia, non appena l’aveva riconosciuta, e la voce del ragazzo che gli chiedeva telepaticamente: “E’ lei, vero?”

“Sì.” rispose lui in un sussurro, mentre i vecchi ricordi gli affollavano la mente, riprendendo a tormentarlo.

“È ora di dare il nostro Benvenuto ai guardiani.”

Tama sorrise con malvagità, poi allungò una mano dietro le spalle e ne tirò fuori una vedova nera che appoggio sul muro accanto a lui. Guardò Hyakuhei carezzare quasi con tenerezza quel pericolosissimo aracnide velenoso, come se non fosse un portatore di morte ma un cucciolo indifeso. Quando la luce del sole proiettò sul muro l’ombra del ragno, i suoi occhi si fecero rosso sangue.

*****

Kyoko era macerata dall’ansia, mentre entrava nell’Istituto. Aveva la pessima sensazione che qualcuno la stesse osservando, e le si drizzarono i peli sulle braccia. Quel posto non assomigliava per niente alla scuola che aveva frequentato fino a quel momento. I ragazzi sembravano liberi di fare tutto quello che gli pareva, fumare, pomiciare…e proprio davanti alla scuola. Inoltre, i vestiti che indossava la facevano sentire…una provinciale.

Al culmine del nervosismo appoggiò la mano sul portone, combattendo contro la forte tentazione di fuggire di corsa da lì. Lanciò un’occhiata agli alunni che si affollavano all’entrata, e il suo sguardo si posò sul ragazzo solitario che aveva già notato scendendo dal taxi. I loro sguardi si erano incrociati, e a quanto pare lui non aveva smesso di fissarla. Era più alto di lei, ma doveva avere più o meno la sua stessa età, e aveva un fisico mozzafiato che i vestiti orrendi da skater che indossava non riuscivano a mortificare.

Ebbe la sensazione che fosse bello e tenebroso, quindi da evitare, eppure…le piaceva da matti. Ora che il sole si rifletteva nei suoi occhi le sembrò che i suoi occhi, prima neri, fossero diventati improvvisamente verde smeraldo. Pensando che si trattasse di uno scherzo della sua immaginazione, Kyoko voltò lo sguardo e sospirò, perché era ormai ora di entrare.

A occhi bassi, per non dare retta a nessuno, si precipitò verso l’ufficio con le porte a vetri con su scritto SEGRETERIA. Con la coda dell’occhio, notò un drappello di ragazze che scrutava dentro, eccitata, e ogni tanto qualcuna esclamava: “Ehi, è proprio bono!” oppure: “Mamma, che culo!” e via dicendo.

Kyoko entrò nella stanza e, tra lo scontento generale, si richiuse le porte alle spalle. Tra gli impiegati, gli studenti in fila che aspettavano e i fax, là dentro c’era più chiasso che fuori. Si mise pazientemente in fila anche lei, e capitò dietro a un tizio, che sembrava molto nervoso.

Arrivato il suo turno il ragazzo si mise a questionare con la segretaria, una mezza arpia, che a un certo punto gli sibilò, con noia: “Senti, non ho ancora avuto il tempo di controllare i fax, quindi siediti da qualche parte e aspetta fino a che non ti chiamo.”

“So con sicurezza che i documenti e i programmi sono già arrivati, quindi basta solo andare a prenderli.” rispose Kyou, infastidito. Se quella megera avesse capito con chi stava parlando, sarebbe subito schizzata dalla sedia per accontentarlo. Invece, con riluttanza, la donna si mise lentamente a controllare i fax, e con lentezza ancora maggiore prese a stamparli.

Kyoko fissò il ragazzo con curiosità e…non appena ebbe posato lo sguardo su di lui rimase a bocca aperta per lo stupore: cavolo, ecco perché quella folla di ragazze faceva capannello alla porta della segreteria! Aveva i capelli più lunghi che avesse mai visto su un ragazzo, ed erano bianco-argentei ... ma non come quelli di un vecchio, anzi, erano morbidi e vibranti! Indossava abiti di ottima fattura e dava l’impressione di essere un tipo con parecchi soldi, abituato a essere servito. Il sorriso che lanciò alla segretaria era assolutamente sprezzante, eppure sulla sua bocca appariva…incredibilmente sexy.

Sembrava uno di quei modelli che faceva la pubblicità alla biancheria intima di Calvin Klein. Kyoko arrossì quando lui, presi i suoi documenti, si voltò e il suo sguardo si addolcì, come se avesse ascoltato i suoi pensieri. Lei fece un passo indietro, imbarazzata, e abbassò lo sguardo, quasi la moquette fosse più interessante di quel bonazzo. Poi si avvicinò alla segretaria.

"Sei Kyoko Hogo?" quasi urlò la megera, non appena Kyoko le ebbe passato i suoi documenti.

Kyoko arrossì, odiando sentirsi al centro dell’attenzione.

"Ecco il tuo programma. - disse la donna porgendole dei fogli, ma con lo sguardo ancora puntato sul ragazzo di prima. - Per fortuna il tuo avvocato ci ha fornito i dati per il trasferimento una settimana fa, e non all’ultimo momento, come certa gente.” aggiunse con sarcasmo, e Kyoko capì immediatamente che la frecciatina era indirizzata al tipo che prima le stava davanti.

"Auguri per la tua prima lezione, cara." le disse la donna con voce mielosa, indicandole precisamente dove andare - Diamine, non ci posso credere! Sei nuovi trasferimenti in un solo giorno!” la sentì poi brontolare Kyoko, mentre si avviava alla porta.

Rimase stranita, quando si accorse che qualcuno si era precipitato alla porta, e l’aveva aperta per lei. Non ebbe nemmeno il coraggio di guardare in faccia chi le aveva usato quella gentilezza, mormorò semplicemente un “Grazie.” e fuggì via.

Tornò nel corridoio e ci vollero parecchi minuti e diversi metri di distanza dalla folla di ragazze eccitate, prima di riprendere il controllo. Diede un’occhiata al biglietto con il numero della sua aula e si trovò ad una biforcazione del corridoio: “Perfetto! E ora da che parte devo andare per trovare l’aula 101?” pensò.

"Su per le scale, la prima porta a sinistra." rispose Tasuki, allungando il collo alle sue spalle e lanciando un’occhiata ai fogli che Kyoko aveva in mano. "Hey! Siamo nella stessa classe!” esultò lui, con un sorrisetto innocente. Poi passò all’assalto: “Ciao, sei nuova? Sai, ti ho vista in segreteria e ho pensato che ti servisse una mano…” Le tese la mano: “Io sono Tasuki, e tu?”

Kyoko non poté fare a meno do sorridergli, mentre gli stringeva quella mano calda e forte. Ebbe la strana sensazione di conoscerlo già, poi sbatté le palpebre e scrollò le spalle: era impossibile. Era più che sicura di non averlo mai visto prima.

Quel tizio aveva una massa di capelli corvini che a tratti assumevano un particolare riflesso blu, prima di cascargli morbidi sulle spalle. Kyoko notò che a un orecchio portava un pendaglio a forma di croce, nello stile di una rock band anni '80. Alla sua vecchia scuola una sua compagna di classe aveva avuto parecchi guai, solo perché aveva affisso ai muri un volantino di una band live.

"Ciao, io mi chiamo Kyoko."

"E io sono lo sbadato della scuola! - ridacchiò Tasuki, mentre la guidava per le scale - Ma oggi sfateremo questa cosa e dimostrerò a tutti che non ti ho persa!”

Kyoko non poté fare a meno di sorridere, mentre lui continuava a parlarle dei professori, e di come si svolgevano le lezioni, e dei compiti da fare. Quando entrarono nell’aula di Scienze, Kyoko notò che i banchi era a doppio posto.

"Sì, - le disse Tasuki, seguendo il suo sguardo - qui tutti hanno un compagno. Per l’Istituto questo si chiama socializzare.” Scrollò le spalle. “Io sono l’unico da solo, qui.”

Vedendola entrare, l’insegnante le rivolse un sorriso ma non disse nulla, cosa di cui Kyoko fu profondamente grata. Tirò fuori dalla borsa il libro di scienze e si sedette a un banco, mentre gli altri alunni continuavano ad entrare. Tasuki non sembrava intenzionato a mollarla, e stava in piedi accanto al suo banco con la scusa di farle vedere fino a dove erano arrivati col programma.

"Tasuki ... smettila di dare fastidio alla nuova arrivata e vatti a sedere al tuo banco.” esclamò la profonda voce maschile del professore, e Kyoko arrossì di nuovo dalla testa ai piedi, quando gli occhi di tutti si puntarono su di lei. "Sarà nuova, ma vi assicuro che dai voti che vedo qui non ha bisogno di aiuto.”

"Beh, ma è scortese lasciarla seduta lì sola soletta..." esclamò ridacchiando Shinbe, entrando in classe proprio in quel momento - Mi offro io volontario a tenerle compagnia!”

Consegnò uno strano foglio all’insegnante e andò a sedersi accanto a Kyoko.

Mentre il professore dava un’occhiata al foglio, Shinbe piazzò la sua roba sul banco. Lei gli lanciò un’occhiata e vide che lui e Tasuki si assomigliavano…anche se gli occhi di quel tizio non erano marroni ma sembravano…sì, ametista. Inoltre, era proprio rock dentro, non cercava solo di darsi un tono come Tasuki.

"Ti spiace se lo usiamo in due?” le sussurrò Shinbe, strizzandole l’occhio. Kyoko sembrò cadere dalle nuvole: “Eh? Come?” Diamine, perché improvvisamente mi sento salire la febbre?

"Il tuo libro. - sorrise Shinbe, fisando lo sguardo su di lei - Io non l’ho ancora comprato."

"Ah…certo!” mormorò Kyoko mettendo il libro in mezzo. Shinbe le si fece più vicino e lei arrossì, per l’ennesima volta quel giorno. Cavolo, è una nuova regola: Fai arrossire la nuova arrivata tutto il giorno? pensò Kyoko, con sarcasmo.

Lanciò un’occhiata a Tasuki, che stava al banco vicino, e notò che il suo bel sorriso era svanito e che ora lui stava tamburellando nervosamente con la matita, guardando Shinbe con odio. Beh, non era l’unico a guardarlo: anche tutte le ragazze della classelo stavano fissando…ma con intenzioni del tutto diverse.

Shinbe appoggiò un gomito sulla scrivania e si mise in modo da nascondere Tasuki alla sua vista “Beh, a quanto pare avrai un compagno di banco. - le disse, per attirare la sua attenzione - Io mi chiamo Shinbe.”

Quando l’ora di Scienze finì a Kyoko quasi dispiacque. Shinbe era un compagno di banco davvero divertente, ed era stato spassoso vederlo all’opera con l’esperimento di chimica. Solo a loro e a Tasuki era riuscito bene.

Mentre si alzavano per cambiare aula, Shinbe sporse la mano per afferrare il libro e, nel farlo, sfiorò intenzionalmente la mano di Kyoko. “Se non ti dispiace, lo tengo io oggi.” le sussurrò. Lei lo guardò con i suoi meravigliosi occhi color smeraldo e per poco non arrossì di nuovo. ”Tanto, non ci sono compiti da fare…” aggiunse lui. E le carezzò il dorso della mano. Kyoko sentì il cuore batterle a mille e le gambe farsi molli, ma si costrinse con riluttanza a tirare via la mano. C’era qualcosa, in quel ragazzo, che le faceva venire la voglia di tuffarsi tra le sue braccia, e questo era davvero inquietante.

Si abbassò per raccattare lo zaino, ma qualcuno la precedette. Era Tasuki, che le porse galantemente la borsa e le sussurrò: “Pronta per la lezione di matematica?”

Kyoko annuì e si mise a ridere. “Non sarò mai pronta!” scherzò. Tasuki non capì subito la battuta. Poi, vedendo che lei continuava a ridere, afferrò e alzò gli occhi al cielo, gemendo per finta: “Oh, a chi lo dici! Non faccio in tempo a pensare di aver capito tutto, che il Professore se ne esce con qualcosa di nuovo e devo ricominciare tutto daccapo!”

Afferrò Kyoko per mano e la tirò verso il corridoio: “Dai, che ti mostro la porta dell’inferno!”

Shinbe strinse gli occhi, quando vide Tasuki schizzare via con Kyoko, stringendola con fare possessivo. “Ma cosa crede di fare? - mormorò tra sé - Ora gliela faccio vedere io!” E scrocchiò le dita, con l’impulso irrefrenabile di mollare un pugno sulla faccia di quel bellimbusto.

Chiuse gli occhi, e lanciò intorno a sé un’ondata di energia, per verificare che l’area fosse libera dai demoni. Quando l’onda di potere investì Kyoko e raggiunse Tasuki, Shinbe si accigliò. Quel tipo non era un demone ma…quell’aura gli era stranamente familiare.

Quando entrarono nell’aula di matematica, Tasuki la spinse subito verso il banco vuoto…ma Kyoko si fermò di botto: davanti a lei c’era proprio il ragazzo con i capelli argentati che aveva visto in segreteria! Malgrado le stesse di spalle, lui sembrò percepire la presenza di Kyoko e subito si voltò verso di lei, fissandola con i suoi bellissimi occhi dorati. Era così bello che Kyoko non riuscì a staccargli lo sguardo di dosso ma rimase lì a fissarlo, come inebetita.

“Quanti ragazzi nuovi sono arrivati, oggi?” esclamò Tasuki ad alta voce, non rivolgendosi a nessuno in particolare.

“Sei…” gli rispose Kyoko con aria sognante, ricordando le parole che aveva borbottato la segretaria.

"Beh…il mio posto è questo…” mugugnò Tasuki, andandosi a sedere.

Kyoko provò un senso di déjà vu quando notò un libro di matematica aperto sul banco del ragazzo dai capelli argentati, come se lui la stesse aspettando. Si scrollò di dosso quella sensazione, nella convinzione che fosse stato l’insegnante a deciderlo, visto che lei era nuova. Ma più si avvicinava a lui, più si sentiva turbata. Era come se ogni ormone nel suo corpo si fosse risvegliato di colpo.

Quando si sedette al banco e lui le si avvicinò, sentì il sangue arrivarle alla testa. Girò lo guardo, e notò la faccia livida di alcune compagne, che la stavano fissando. Intuendo che quella sarebbe stata l’ora più lunga della sua vita, Kyoko abbassò gli occhi e si massaggiò le tempie.

Quando il compito in classe ebbe inizio, Kyoko si rese conto che aveva dimenticato tutto, anche se si trattava di una materia che lei conosceva molto bene. Kyou invece andava avanti spedito, come se il compito fosse una cosa da nulla, e lei, che si era bloccata già alla seconda operazione, sospirò di frustrazione.

La professoressa stava andando in giro per i banchi e, quando notò che Kyou aveva quasi finito, gli disse: “Bene Kyou, visto che sei a buon punto perché non dai una mano a Kyoko?” e poi andò avanti a controllare gli altri, lasciando Kyoko nel pieno imbarazzo.

Kyou si girò subito verso di lei, e una ciocca dei suoi lunghi capelli le sfiorò la mano. A quel tocco morbido Kyoko sussultò: eh sì… quell’anno avrebbe avuto molto bisogno dell’aiuto del suo compagno di banco!

Lui le sorrise, come se le avesse lento nella mente. La guardò fisso negli occhi, le prese una mano e poi le sussurrò: “Dai qua, ti aiuto io.”

Alla fine della lezione, Kyoko aveva ritrovato la memoria su come risolvere quel problemino di matematica. Nel pomeriggio lei e Kyou avevano anche finito i compiti per l’indomani. Quando le due ore di matematica terminarono, anche Kyou le chiese se poteva tenersi il libro per quel giorno, proprio come aveva fatto Tasuki. E, parlando del diavolo…ecco Tasuki che l’aspettava davanti alla porta dell’aula di Economia domestica…

"Davvero hai questo corso?" gli chiese Kyoko, strizzando l’occhio a Kyou.

"Scherzi? Non ci crederai, ma quest’anno si sono iscritti più maschi che femmine! - esclamò lui, con uno strano scintillio negli occhi - A noi ragazzi piace imparare a cucinare per le persone che amiamo!”

Poi Tasuki la prese sottobraccio. "Inoltre, gli alunni si mangiano quello che cucinano, quindi risparmiamo sul pranzo!”

"Ah! Ecco la verità! - ridacchiò Kyoko - Ecco perché ti sei iscritto a questo corso!” Kyoko gli fece un sorriso malizioso, ben sapendo di essere una vera frana in cucina. Fino alla sera prima non si era mai avvicinata ai fornelli e quindi temeva che i suoi compagni di corso l’avrebbero presa in giro. Adesso…beh, o imparava a cucinare o avrebbe passato a latte e Cheerios tutta la vita!

Quell’aula era molto diversa dalle altre. Invece dei banchi e della cattedra c’erano fornelli e tavoli da lavoro. Sembrava più il retro di un ristorante che una classe.

"Qui, postazioni libere!” esclamò Tasuki, portandola rapidamente in fondo all’aula, proprio davanti ai fornelli e al pentolame. Kyoko lanciò un’occhiata in giro e si accorse che nella sala c'erano ben cinque fornelli, attrezzati di tutto. Chissà se i ragazzi avrebbero cucinati da soli o in gruppo.

Altri due ragazzi si unirono a loro, e Tasuki presentò Kyoko a Yohji, che sembrava il prototipo dell’ atleta americano. L’altro ragazzo invece era nuovo, e ancora una volta Kyoko si sentì incredibilmente attratta, com’era già successo con Shinbe e Kyou.

"Ciao." gli disse, mentre l’altro le sorrideva. Era stupendo quanto gli altri due! Bellissimi capelli…un po’ chiari e un po’ scuri, con incredibili riflessi ametista. Erano lunghi fino alle spalle e gli conferivano un aspetto selvaggio, come se fossero stati scompigliati dal vento, e i suoi occhi ... non erano di un colore preciso ... ma sembravano racchiudere tutti i colori del mondo. Le sembrava perfino…magico.

Lui la fissò intensamente. Quando Kyoko alzò lo sguardo su di lui, Kamui le rivolse un sorriso incantevole, che avrebbe ammaliato il diavolo in persona.

"Ehi, voi due, volete prenotare una stanza?” esclamò sarcastico Yohji, facendo ringhiare Tasuki e scoppiare a ridere Kamui.

"Solo se ti possiamo chiudere dentro!” rispose Kamui, ridendo. Yohji invece lo guardò con così tanto odio che Kamui sospettò che l’atleta fosse addirittura…claustrofobico! Trattenne un sorrisetto e gli disse: “Stavo solo facendo amicizia con la mia compagna di classe. Che c’è, sei geloso? Vuoi fare tu coppia con me?” E giù, tutti a ridere.

Yohji decise di stare al gioco. Si strinse nelle spalle e disse, imitando una voce femminile: “Solo se ti fa piacere, tesoro!”

Tasuki se ne stava accanto al muro, a fissare torvo il nuovo arrivato. Yohji non era l’unico a sentirsi morso dalla gelosia. Forse era giunto il momento di sbaragliare la concorrenza. Scrutò con rabbia il volto estasiato di Kyoko e decise che era meglio darci un taglio.

"Oggi prepareremo i dolcetti di Halloween." annunciò l'insegnante, mentre distribuiva i fogli con la ricetta.

"Poi possiamo mangiare le teste dei mostri di zucchero?” chiese Kamui, felice come se avesse appena vinto alla lotteria. Quando Kyoko lo guardò con calore e rise alla sua battuta, sentì il sangue riscaldarsi e il desiderio ardente di baciarla. Cavolo, anche i suoi fratelli stavano combattendo contro la stessa cosa?

Tutti scelsero un diverso stampino per biscotti a tema Halloween e cominciarono a prepararne una decina ciascuno, poi li misero in una grande teglia da forno. A cottura ultimata, Kamui li tirò fuori. Notò subito che quelli a forma di zucca fatti da Kyoko erano tutti bruciacchiati e deformati; così, di nascosto, pronunciò una formula magica in un antico linguaggio e i biscotti diventarono subito perfetti.

"Com’ è possibile?" chiese Kyoko, con gli occhi spalancati, mentre Kamui metteva i biscotti in un bel piatto da portata. Quelli che aveva fatto lei erano fantastici, mentre quelli degli altri…sembravano degli sgorbi fatti da un bambino di cinque anni!

"E’ per questo che la maggior parte dei ragazzi frequenta questo corso." sorrise Kamui, addentando uno dei meravigliosi biscotti di Kyoko, poi sussultò quando sentì Tasuki ringhiargli alle spalle. Si voltò e, al guardare la sua faccia livida da boyfriend tradito, si disse che presto sarebbero arrivati i guai.

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