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Capitolo 5 “Il fantasma dell’Opera”

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Toya sentì le serrature delle intorno a lui scattare, e percepì i suoi fratelli avvicinarsi velocemente. Quando la stanza si illuminò di una luce multicolore aguzzò lo sguardo per cercare Kamui, sapendo che era opera sua quella magnificenza. Quando vide i quattro fratelli avvicinarsi tutti insieme a gran velocità si allarmò.

"Avete idea di che tipo di demone sia?" Fece un balzo verso i suoi fratelli, quando il pesante sipario si staccò dai ganci che lo sostenevano e cadde ai suoi piedi, mancandolo di un soffio.

"Qualcuno che ambisce a diventare il fantasma dell'opera.” disse Shinbe, poi i guardiani sentirono una specie di picchiettio sulle assi di legno del palco, come se qualcuno ci stesse ballando il tip tap. Il ritmo era così frenetico che riuscirono a malapena a percepire un’ombra passare.

"Vieni fuori, chiunque tu sia!” gridò Kotaro a gran voce, che echeggiò per l’intero teatro.

"Bell’idea. - ridacchiò Kyou - Perché non gli offri anche un biscottino? Ora vogliamo smetterla di fare i bambini e ci leviamo dai piedi questo mostro una volta per tutte?”

Toya fece cenno con la testa verso la zona più nascosta del palcoscenico. C’era un’ombra che si allungava e si stendeva sulle pareti, quasi strisciasse su di esse. Alla fine l’ombra prese una forma, e due occhi rosso sangue si spalancarono nel buio: non era proprio un demone, ma un disgustoso incrocio tra un ragno gigante e un umanoide. Il volto era quasi umano, ma le membra che ora sbucavano dall’ombra erano otto, lunghe e pelose come quelle di un aracnide gigante. Quando aprì la bocca ne uscì prima un muco schiumoso e puzzolente come formaggio fuso, e poi un grido acuto. Il mostro si arrampicò sul soffitto e cominciò a percorrerlo tutto ad una velocità impressionante.

"Beh, per fortuna è Halloween o avremmo difficoltà a spiegare quel suono agghiacciante agli studenti che lo hanno sentito.” disse Kamui, che aveva ancora i brividi dopo quell’urlo inquietante. Suonò la campanella di fine ora e, a quel suono, la creatura gridò di nuovo, poi artigliò con le zampe l’altoparlante appeso al muro e lo scagliò con tutte le sue forze sui guardiani.

"Bene ... niente testimoni." disse Kotaro, guardando stancamente la creatura che si preparava a saltargli addosso.

"Questo stronzo mi sta già facendo girare le palle!” ringhiò Toya, prima che il ragno lo sbattesse contro la prima fila di sedili alle sue spalle. Estrasse velocemente il suo pugnale d'argento dalla vita e fece oscillare il braccio di lato, dirigendo la lama verso ciò che forse era lo stomaco del demone.

Ma la creatura non ne ricevette alcun danno, anzi, mentre Kotaro si gettava su di lui per evitare che ghermisse Toya, una lunga serie di tentacoli sbucarono dalla sua schiena, fendendo pericolosamente l’aria. I tentacoli afferrarono Kotaro e, come una catapulta, lo scaraventarono con forza sulla parete in fondo al teatro.

Toya vide un’ombra gigantesca salire a cavalcioni del ragno e chinarsi verso di lui, poi un vento fetido gli fu sputato addosso: il ragno umano ora aveva la bocca spalancata e si preparava ad inghiottirlo in un sol boccone.

"Accidenti! Deve aver sentito l’odore di Kyoko su di me!” pensò Toya, che stava ancora per terra con le braccia piegate sotto, in posizione di netto svantaggio rispetto al mostro.

Kyou alzò la mano e lanciò un’enorme sfera di potere contro il mostro. Poi inclinò leggermente il polso e la sfera divenne simile ad un’enorme frusta, che si diresse contro la testa del demone, allontanandolo da Toya. La frusta di potere continuò a dominarlo, per tenerlo il più possibile lontano da Toya che, evidentemente, era la vittima prescelta.

"Perché diavolo ce l’ha con Toya?" mugugnò Kamui. Alzò le mani verso l’alto e si concentrò, poi pronunciò una formula magica molto potente e lanciò un incantesimo contro il ragno. Il demone venne investito da una colossale ondata di energia, che cercò di schivare muovendosi velocemente su ogni lato, ma Kamui riuscì a tenere ferma la sfera di energia sulla sua testa. Alla fine pronunciò l’ultima frase dell’incantesimo e il demone andò a schiantarsi con forza inaudita contro le assi del palcoscenico.

La creatura emise un urlo terrificante, ma cercò ancora di lottare e di proteggersi dall’esplosione di energia: piegò con forza le zampe e poi le stese con violenza, scattando in su come una molla micidiale, cercando di piombare sui guardiani per schiacciarli.

Ma, prima che potesse farlo, Shinbe gli si piazzò davanti e lanciò l’incantesimo finale, che incollò il demone ai fondali di cartongesso. Come un sol uomo i cinque guardiani gli saltarono addosso, gli afferrarono gli arti pelosi e li strapparono via dal suo corpo con tutte le loro forze. Il demone gemette di dolore ma non so arrese: con gli arti rimasti e i moncherini penzolanti cercò di sfuggire all’ira dei guardiani, arrampicandosi su per il soffitto.

Ma i cinque fratelli gli scagliarono addosso contemporaneamente una bolla di energia, che lo imprigionò come in una gabbia. "Hey bello, dove credi di andare?" ringhiò Shinbe, al di là della barriera blu di energia, simile ad una mezza cupola. Il ragno cercò disperatamente di scappare ma ormai era fatta: l’ondata di energia lo frantumò da dentro e il mostro cadde sul pavimento, completamente liquefatto.

"Ehi, non vorrai mica lasciarlo lì!” esclamò Kamui, indicando con disgusto quella specie di sacchetto gelatinoso con al centro delle uova fetide e trasparenti.

"Taci, uomo di poca fede! - ridacchiò Shinbe, mentre il ragno si dissolveva lentamente - Quando avrà finito di sciogliersi ci vorrà un microscopio per trovarlo. Ma adesso ... “ Si voltò come una furia e saltò addosso a Toya. Poi lo annusò con cura.

Toya gli lanciò uno sguardo d’odio, che Shinbe ignorò del tutto. Così Toya lo afferrò per la collottola e lo sollevò a parecchi centimetri da terra, scuotendolo come un panno di bucato. “Non farlo mai più!” gli sibilò. Poi lo lasciò cadere con una smorfia di disgusto.

Shinbe si alzò dal pavimento con un sorrisetto malizioso. “E tu chiami me pervertito. Non c'è da stupirsi che Spiderman si fosse invaghito di te. Profumi di Kyoko lontano un miglio!” I suoi occhi color ametista saettarono di rabbia. “Come mai?”

Ma Kyou interruppe il litigio. “Ehi! - esclamò con la sua profonda voce da baritono - Ma se siamo tutti qui a fare cazzotti tra di noi…chi sta proteggendo Kyoko?”

*****

Quando Kyoko aveva chiesto a Tasuki se poteva usare il suo cellulare per chiamare un taxi, lui le aveva subito offerto un passaggio ovunque lei volesse andare. Kyoko accettò con gratitudine, perché aveva un po’ paura ad avventurarsi da sola in una città che ancora non conosceva.

"Vuoi andare al centro commerciale? Nessun problema! Ehi, se vuoi, posso aiutarti a scegliere un costume per il ballo in maschera." disse Tasuki, già pregustando i vari costumi che le avrebbe fatto provare. Ma poi tornò in sé, pensando che, se le avesse consigliato dei costumi discinti, come aveva in mente di fare…anche gli altri studenti della scuola l’avrebbero vista così abbigliata. “Immagino che tu voglia andarci per comprarti il costume, no?”"

Kyoko sospirò e guardò fuori dal finestrino della macchina, incerta se dirgli o no la verità. Mentre erano imbottigliati nel traffico vide davanti ai cancelli della scuola lo stesso ragazzo solitario della mattina. Era ancora lì? A far che? E perché attirava tanto la sua attenzione?

Scrutandolo meglio, si accorse che il giovane si manteneva perfettamente immobile in mezzo al caos cittadino, proprio come se fosse una statua, e i suoi occhi…sì, ora non poteva sbagliare: erano neri come la notte, non verde smeraldo come le era sembrato quella mattina.

Lo fissò finché l’auto non fu troppo lontana per distinguerlo bene. Ma sentiva che lui la stava ancora guardando: lo sentiva dentro, come una fame rabbiosa e inestinguibile. Aguzzò lo sguardo e, incredibilmente, gli parve di vedere in quella figura ormai lontanissima un movimento delle labbra. Ma…era impossibile!

“Cosa?” pensò, sforzandosi di comprendere cosa stesse dicendo il ragazzo misterioso. Ma Tasuki la scrollò da quella specie di suggestione.

"Lo conosci?" le chiese, fissando lo specchietto retrovisore. Qualcosa in quel ragazzo lo turbava. Conosceva tutti, a scuola, ma di sicuro quello non lo aveva mai visto prima. “Non è uno studente.” si disse.

Kyoko si appoggiò allo schienale, ma poi non riuscì a trattenersi e si voltò di nuovo. Per fortuna Tasuki aveva girato l’angolo e il ragazzo non si vedeva più. Solo allora Kyoko parve risvegliarsi da quella specie di trance. “No, non lo conosco.” mormorò. Poi cercò di cambiare argomento. “Scusa Tasuki, ma sono un po’ nervosa. Sai, è stato il mio primo giorno di suola qui, e devo ancora raccapezzarmi. E poi…non sono mai stata in un centro commerciale…o in un qualsiasi negozio.”

"Cosa? - esclamò Tasuki, sorpreso - Mi prendi in giro?”

"Per niente.” Kyoko lo guardò fisso. “Sai tenere un segreto?”

Tasuki annuì, e strinse con forza il volante "Non ti tradirei mai, Kyoko. Anche se ci siamo appena conosciuti mi sono già affezionato a te. Puoi fidarti.”

"Grazie." Kyoko si sistemò per bene sul sedile, fissò il vuoto davanti a sé e, lentamente, cominciò a raccontargli tutto…ma proprio tutto della sua vita. “A questo punto capirai perché ho bisogno di rifarmi il guardaroba.” concluse.

Erano dieci minuti che Tasuki aveva parcheggiato l’auto davanti al centro commerciale, mentre lei continuava a parlare. Quello era il racconto più triste che avesse mai sentito. "Vuoi dire che nessuno ti ha mai baciata?” sussurrò. Lei lo guardò stranita, e lui sorrise. Poi Tasuki si avvicinò a lei, la prese tra le braccia…e la baciò.

Non fu un bacio di passione, ma uno scambio d’affetto, un tentativo casto di penetrarle il cuore. Kyoko spalancò gli occhi e lo lasciò fare. Quando Tasuki si staccò da lei emise un profondo respiro e rimase un attimo in silenzio, godendosi la meraviglia del suo primo bacio. Tasuki era in ansia, la guardava fisso, chiedendosi se non fosse stato un errore, se non avesse osato troppo, la prima volta che uscivano insieme. Ma si rasserenò, quando Kyoko si voltò verso di lui e gli sorrise. Allora…le era piaciuto!

Pazzo di gioia, Tasuki le indicò il centro commerciale che avevano davanti. “Sai una cosa, Kyoko? Oggi inauguriamo la frase: “Spendi pazzamente, dei soldi non me ne frega niente”!” esclamò.

*****

Tama era sulla soglia della palestra abbandonata e fissava con odio i cinque guardiani che uscivano dal retro dell’Istituto. Avevano appena ucciso il demone ragno che loro gli avevano inviato contro, proprio come preventivato. Quel mostro era stato solo un banale esperimento, e pazienza se era stato sconfitto.

"I guardiani sono troppo sicuri di se stessi e si distraggono facilmente. Pensano di tenerla al sicuro.” mormorò Hyakuhei. Non gliene fregava nulla della perdita del demone. Prima di reincarnarsi in quella dimensione ne aveva nascosti di ben più temibili...nell’oscurità della sua anima, dove nessuno avrebbe mai potuto trovarli. Per ora avrebbe usato i demoni inferiori come esca, in modo che i guardiani si sentissero sempre più invincibili. “Lascia che si convincano di proteggerla per bene.”

“Posso andare da lei, adesso?” disse Tama, guardando torvo Toya che gli stava passando davanti proprio in quel momento. Mentre si stava svolgendo la battaglia infernale tra il demone ragno e i guardiani, Hyakuhei si era collegato mentalmente con loro e aveva permesso anche a Tama di godersi la scena. Lui aveva subito notato che il mostro era attirato dall’odore di Kyoko che Toya si portava addosso, e per questo Tama ora lo odiava ancora di più. Era geloso…geloso di quel guardiano, e non poteva che tormentarsi inutilmente.

"Solo gli sciocchi agiscono senza riflettere, ragazzo." lo avvertì Hyakuhei. Sapeva che Tama non sopportava di dividere la sorella con i guardiani, ma ciò che ignorava era…che anche i guardiani detestavano di dividerla tra loro. Più si affezionavano a lei più sarebbe cresciuto in loro il senso di possesso, e ciò li avrebbe infine separati. Non ci sarebbe voluto molto prima che si scannassero tra loro…per lei. In fondo, non erano così diversi dai gemelli vampiri, Hyakuhei e Tadamichi. Anche se erano convinti di agire a servizio del Bene.

“Ma potrò almeno vederla?” insistette Tama, ricordando come lei l’aveva guardato famelica dal finestrino dell’auto. “Anche lei lo vuole.”

“La sua anima è attirata da te ... sa che sei suo fratello, anche se Kyoko ancora non ricorda. È questo che la lega a noi.” Anche Hyakuhei, come Tama, fremeva dalla voglia di riaverla. “Presto Tama ... molto presto. Riavrai tua sorella."

*****

Hyakuhei era in cima alla scala mobile del centro commerciale e fissava Kyoko che si guardava intorno a bocca aperta.Era sewmpre stata una fanciulla ingenua, e in questa nuova reincarnazione non era da meno. Un piccolo sorriso gli spuntò all'angolo delle labbra.

“Vieni da me…” sussurrò nella sua mente, sapendo che lei avrebbe sentito la sua chiamata senza capire.

Kyoko lanciò un'occhiata al secondo piano e poi guardò la scala mobile come se fosse una giostra della fiera. "Possiamo?" chiese con entusiasmo a Tasuki indicandogliela.

"Certo!” rispose Tasuki we sorrise, quando lei gli chiese di salire per primo. “Va bene, mi sacrificherò per te!” disse per celia. Poi si aggrappò al corrimano della scala e fece una faccia terrorizzata, come se stesse per cadere.

Kyoko gli fece la linguaccia e si afferrò al corrimano dietro di lui. "Smettila di tenermi d’occhio, non ho nessuna intenzione di correre giù come un coniglio impaurito!” ridacchiò, quando la vide fissarla con la oda dell’occhio. Alzò lo sguardo verso il piano superiore ma, di botto, i suoi occhi incrociarono quelli dell'uomo che se ne stava immobile a guardarla, e il fiato le si bloccò in gola.

Lunghi capelli scuri incorniciavano il viso più bello che avesse mai visto. Era ancora più attraente e stupendo dei ragazzi che aveva conosciuto quel giorno a scuola! Le sue labbra erano chiuse, ma lei poteva quasi avvertirle sulle sue mentre la baciava con passione. I suoi luminosi occhi scuri erano incorniciati da folte ciglia scure.

Mentre la scala mobile saliva verso di lui il cuore di Kyoko prese a battere all’impazzata. Sentiva che lui la desiderava…e anche lei lo voleva. La sua mano si spostò quasi involontariamente verso quella dell’uomo e, quando fu al piano e le due mani si toccarono, fu come se il tempo si fosse fermato e lei rimase quasi paralizzata in cima al pianerottolo.

Poi lei si voltò e lo cercò con gli occhi, e quale non fu la sua delusione quando non lo vide più…come se fosse scomparso.

*****

"È a casa!" gridò Kamui dalla veranda, poi sussultò quando i suoi fratelli lo raggiunsero così velocemente che non li aveva nemmeno visti arrivare. "E guardate chi c’è con lei."

"Tasuki." disse Toya con una voce piatta che contrastava con il furore del suo sguardo.

"Sembra che sia andata a fare shopping.” aggiunse Kotaro.

"Mi sarebbe piaciuto stare dietro a quella minigonna!” sospirò Shinbe, con desiderio.

"Ti sarebbe piaciuto, eh?” mormorò Kyou con sguardo glaciale, tanto che Shinbe pensò bene di spostarsi verso Kamui un metro più in là…per sicurezza.

"Non può andarsene in giro di qua e di là!” esclamò Toya incrociando le braccia sul petto, e chiedendosi perché mai Tasuki impiegasse così tanto tempo a parcheggiare quella maledetta macchina.

"Ma lei non lo sa. - gli fece notare pazientemente Kamui - Comunque, è tornata a casa in un orario decente."

"Un orario decente sarebbe stato prima del buio!" disse Kyou, con tono piatto.

Toya fece per avviarsi alla casa, ma Kyou allungò la mano e gli mise saldamente la mano sulla spalla. "Tasuki sta ancora portando dentro le sue borse. Ha quasi finito." gli disse mentalmente.

"Ti ho detto più volte di non entrarmi in testa! - sibilò Toya, freddando Kyou con lo sguardo - Un giorno non ti piacerà quello che ci troverai, lì dentro.” E scrollò le spalle, per costringere Kyou a mollarlo. L'ultima cosa che ci voleva era che Kyou frugasse tra i suoi pensieri! Avere una parte di Tadamichi dentro era già abbastanza inquietante. Alzò uno scudo mentale e poi tornò a concentrarsi sull’andirivieni di Tasuki dalla casa di Kyoko.

"Mi chiedo se l’abbia già invitata a cena.” mormorò Toya, pensando ad alta voce.

"Perché avrebbe dovuto?" chiese Kyou con curiosità, sapendo che Toya non era il tipo che diceva cose a caso.

“Oggi è quasi svenuta durante la lezione di recitazione. L'ho sentita dire a Tasuki che non aveva mangiato a causa del trasloco. Inoltre Tasuki le ha anche chiesto se poteva accompagnarla alla festa in maschera di venerdì sera."

Kotaro strinse le labbra e, casualmente, tirò fuori dalla tasca un lungo pugnale che iniziò a carezzare tra le dita, come se fosse un bastone. "Credo che Tasuki abbia intenzione di corteggiarla.” mormorò.

"Se non sta attento, sarà un corteggiatore defunto." tuonò Toya. Poi aggiunse rapidamente: "Sarà un bersaglio inerme per i demoni, se starà sempre a ronzarle attorno."

"Siamo in cinque ... penso che non dovremmo temerlo.” sorrise Shinbe.

"Oggi però abbiamo fallito." La voce di Kyou non aveva alcuna emozione, ma l’ombra nei suoi occhi dorati parlava da sola. “Siamo i suoi guardiani e lei è solo una ragazza umana, anche più fragile delle altre. Se continua a mettersi in pericolo andandosene in giro senza controllo, non avremo altra scelta che rivelarci per quello che siamo ... e dirle la verità.”

"Cioè?” Kamui scosse la testa. "Non è ancora pronta…lo sai. La nostra sacerdotessa non mangia perché la sua vita è cambiata di colpo. Diamole il tempo di abituarsi Nel frattempo, forse dovremmo trovare il modo di frequentarla e farle capire piano piano come stanno le cose…altrimenti alla fine non ci crederà e ci prenderà per matti. O, peggio, se useremo i nostri poteri avrà paura perché penserà che siamo marziani e farà di tutto per sfuggirci.”

“Secondo me ti sbagli. Può trovarsi in pericolo da un momento all’altro e gli unici che possiamo salvarla siamo noi. Per ora ha già preso una cattiva strada: se avesse bisogno di aiuto si tufferebbe tra le braccia di Shinbe che, a quanto pare, è quello tra noi che le è piaciuto di più.” mugugnò Toya.

"Ehi, a me non dispiace!” ridacchiò Shinbe.

“No, davvero?” gli sibilò Kamui, dandogli una gomitata nello stomaco.

Toya girò lo sguardo, ricordando con piacere quanto lei si fosse sciolta tra le sue braccia. "È la nostra sacerdotessa. Siamo attratti da lei e penso che la cosa sia reciproca. Ma non per questo ci cadrà ai piedi, come tutti voi sperate.”

"Facciamo un patto. - disse Kyou - Nel caso in cui qualcosa dovesse andare storto ... allora le diremo tutto alla svelta.”

"Per me va bene.” disse Toya.

"Ma adesso... ha bisogno di mangiare." E Kyou tirò fuori il cellulare dalla tasca.

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