Читать книгу Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1 - Bertini Giuseppe - Страница 4

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Aarone (Pietro) nacque in Firenze verso la fine del quindicesimo secolo, e fu religioso dell'ordine dei Portacroce di Firenze, e canonico di Rimini. Si applicò alla teoria musicale, e scrisse più opere in italiano, e latino, che fanno conoscere con molta esattezza lo stato di questa teoria all'epoca in cui vennero pubblicate: fra queste sono da rimarcarsi, I. quella che ha per titolo: De institutione harmonica, libri tres, Bonon. 1516, in 4º. II. Il Toscanello della musica, lib. tre, Vinegia 1525, 1529, 1539, in fol. In quest'opera si osserva un'idea, quale è anche reperibile in alcune delle opere de' suoi predecessori scrittori in musica, e che ha rapporto allo stato dell'autore, ed al cattivo gusto del suo secolo; essa consiste in presentare i principj della musica su delle tavole simili a quelle della legge, referendo tutte le regole musicali a' dieci precetti principali in onore dei 10 comandamenti di Dio, ed a sei altri precetti secondarj, che richiamano col loro numero l'idea de' 6 comandamenti della Chiesa. III. Trattato della natura, e cognizione di tutti gli tuoni di canto fermo e figurato, Vinegia 1525, in fol. IV. Lucidario di musica di alcune opinioni antiche e moderne, Vin. 1545, in 4º. Quest'opera è dotta, avvengachè vi siano de' sbaglj. V. Compendiolo di molti dubbj, o sentenze intorno al canto, Milano 1547, in 4º. Egli scrisse eziandio altre opere contro Franchino Gaffurio assai curiose per lo stato dell'arte in Italia al sedicesimo secolo, i titoli e le date delle quali trovansi nelle biblioteche di Haym e di Fontanini.

Abdulcadir, figliuolo di Gaibus di Magara. Vi ha di costui un manoscritto in lingua persiana con questo titolo: Præcepta compositionis musicæ et metri, cum fig. eo spectantibus. V. il catalogo di Leyde n. 1061.

Abel (Carlo Federico) figlio di un cel. sonatore di violoncello e minor fratello di Leopoldo Augusto. Abel maestro de' concerti del duca di Schwerin, nacque a Cœthen verso il 1724. Egli fu direttore della cappella della regina d'Inghilterra, coll'annuo stipendio di mille scudi; ed in questa qualità dirigeva al piano-forte i concerti che facevansi in corte. Era stato da prima membro della cappella reale di Dresda: una contesa insorta tra lui e Hasse, primo maestro di cappella di quella corte, fu motivo di fargliela lasciare nel 1760, e si rese a Londra, ove dimorò senza interruzione sino al 1783. La brama di riveder suo fratello e la patria il fè ritornare a quest'epoca in Germania. Nel corso di tal viaggio fu, che malgrado l'età sua avanzata, diede egli in Berlino e a Ludwigslust le più luminose prove de' suoi talenti. Una forte espressione, una maniera di sonare chiara dolce ed armoniosa, gli trassero l'ammirazion generale. Il re Federico Guglielmo, principe reale allora, dinanzi al quale fecesi sentire, gli diè in regalo una tabacchiera assai ricca e duecento pezzi d'oro. Di ritorno a Londra, quivi morì il dì 22 di giugno dell'anno 1787 dopo un sonno di tre giorni, senza che risentito avesse il menomo dolore. Le composizioni di Abel si distinguono mercè una nitida cantilena, e un'armonia dolce, avvengachè corretta e ben piena. Trovasi il catalogo di 27 opere ch'egli ha pubblicate dal 1760, sino al 1784, sì a Londra, che a Berlino, a Amsterdam e a Parigi, nel primo volume della Biblioteca del barone d'Eschentruth, esse consistono in overture, quartetti e trio per violini e flauto: vi si trovano ancora alcuni concerti in trio per il forte-piano assai pregiati dagli intendenti.

Abicht (Giov. Giorgio) teologo protestante, morto in Vittemberga li 5 di giugno 1749, diè al pubblico molte importanti opere, nelle quali ha proccurato di spiegare il canto e le note degl'Israeliti, per mezzo de' loro accenti. Le sue opere sono: I. Accentus Hebraici ex antiquissimo usu lectorio vel musico explicati, Lipsiæ 1715, in 8º. II. Dissertat. de Hebræorum accentuum genuino officio, nella prefazione di Frankio diacrit. sacr. 1710, in 4. III. Vindiciæ usus accentuum musici et oratorii, Joh. Frankio oppositæ, 1713, in 4º. Excerpta de lapsu murorum hierichuntinorum per tubarum sonitum. Quest'ultima opera si trova presso Ugolino Thes. ant. sacr., tom. 52, p. 837.

Abos, maestro nel Conservatorio della Pietà in Napoli verso il 1760, compose più opere sì per teatro che per chiesa, che danno a conoscere il suo talento.

Abunars-Muhammed, Arabo figliuolo di Farab, lasciò un trattato di Musica teorica e pratica, vocale ed instrumentale. V. il catal. di Leyde, n. 106.

Adamo di Fulda monaco della Franconia, ridusse in compendio nel 1490, un trattato di musica, che conservavasi manoscritto nella biblioteca di Strasburgo. M. Gerbert l'ha inserito nella sua collezione: Scriptores ecclesiastici potissimum de musicâ sacrâ 1784.

Adam (Luigi), nato circa all'anno 1760 a Miettersholtz nel Basso-Reno, prese alcuni mesi di lezione di piano-forte da un buon organista di Strasburgo, per nome Hepp, morto verso il 1800: ma egli dee principalmente la scienza e 'l talento, che lo han posto al primo rango tra' virtuosi e professori del suo istromento, allo studio che da se solo ha fatto, degli scritti di Emm. Bach, delle opere di Hendel, di Scarlatti, di Bach, di Schobert, e de' più recenti Mozart e Clementi: egli non dee ancora che a se stesso la scienza della composizione, appresa avendola negli scritti di Mattheson, di Fux, di Marpurg, e d'altri didattici tedeschi. All'età di 17 anni giunto a Parigi, per professarvi la musica vi si diè a conoscere da principio per due grandi sinfonie per arpa, e piano-forte con violini eseguite al concerto spirituale, che furon le prime che sentite si fossero in quel genere. Diessi quindi all'istruzione de' giovani e alla composizione. Nel 1797 fu nominato professore nel Conservatorio, ove egli ha formati degli illustri allievi, tra' quali i più rinomati sono Kalkbrenner, Chaulieu, Merland, Arrigo le Moine, e le damigelle Benk, Gasse, e d'Alen, che hanno successivamente riportati i premj di primo rango del Conservatorio. Le opere di Mr. Adam sono: un Metodo per ben usare delle dita sul piano-forte; un Metodo per ben suonare quest'istromento adottato dal conservatorio, ed in tutte le scuole di musica della Francia; undici opere di sonate per forte-piano, e più sonate a parte; più variazioni di alcune arie, in particolare quella del re Dagoberto; dei quartetti di Haydn e di Pleyel, disposti per il piano; una raccolta di romanzi; l'intera collezione delle delizie di Euterpe; ed il Giornale di canzonette italiane delle damigelle Erard.

Adam (D. Vincenzo) musico in Madrid, ove pubblicò nel 1786: Documentos para instruction de Musicos y afficionados, cioè Ammaestramenti per i musici e i Dilettanti, in fol. I primi quattro fogli sono in istampa per il testo, e diciannove di rami per le note: egli dà delle regole per comporre. V. Litteratur Zeitung del 1788, n. 283.

Adami (Ernesto-Daniele) maestro e quindi pastore a Pommeswitz nell'alta Silesia, nato a Idung nella Gran-Polonia, il 19 novembre 1716; fu da prima correttore di musica a Landshut e nel 1750 pubblicò a Liegniz un'opera col titolo di Riflessioni sul triplice eco esistente all'ingresso del bosco di Aderbach nel regno di Boemia, in lingua tedesca un vol. in 4º. Abbiamo ancora di lui Dissertazioni su le sublimi bellezze del canto nei cantici della liturgia, Lipsia 1755, in 8º, presentate da lui alla Società di Musica di Mizler, allorchè vi fu ricevuto.

Addison (Giuseppe) nato nel 1671 a Litchfield, morto in Londra nel 1719, dopo essersi dimesso della carica di secretario di stato da lui esercitata per più anni, è l'autore della prima opera in musica inglese propriamente detta. Questa fu la Rosemonda posta in note da Clayton sul gusto italiano nel 1701, la cui musica fu male accolta, piacendo più allora la francese a quella nazione. Nel 1730, il dottor Arne fecene una nuova, ed ebbe gran successo. Addison, nello Spettatore inglese, parla alle volte dello stato, in cui trovavasi allora la musica in Inghilterra; ma quel ch'egli dice intorno a questa materia dà a divedere abbastanza che ne era affatto digiuno.

Adelpold, dotto uomo della Frieslanda, morto il primo di dicembre del 1027. Tra le altre sue opere havvi un manoscritto de musica, inserita nella collezione del principe-abbate Gerbert.

Adlung (Giacomo), dell'accademia delle scienze di Erfurt, professore del ginnasio ed organista nella chiesa luterana, nato nel 1699 a Bindersleben, dovette, secondo che egli stesso confessa, tutto quello che divenne come artista, alle cure di Cristiano Reichard, organista allora ad Erfurt, che, nel 1721, lo accolse in sua casa, mentre non era ancora che studente. Nello studio dei libri, che gli accomodarono Reichard, e Walther di Weimar, attinse egli i principj, che sviluppò quindi nella sua opera Musikalischen Gelartheit, o Scienza musicale, opera di prima importanza ad ogni organista, che esercitar non vuole quest'arte da puro pratico. Egli morì a Erfurt li 5 gennajo 1792. Per il corso di 34 anni formò 218 allievi per il cembalo, oltre a 234 ch'egli istruì nelle lingue, il che non gl'impedì di costruire un gran numero di clavicembali. Abbiamo in oltre di lui: I. Introduzione alla scienza musicale, con fig. in tedesco, Erfurt 1758, in 8º. La seconda edizione di quest'opera comparve nel 1783, per le cure d'Hiller di Lipsia, che ne aumentò il primo capitolo. II. Istruzione su la costruzione degli organi, ec. con alcune addizioni di J. F. Agricola compositore della corte, con fig. 1768, in 4º. III. Musikalisches Siebengestirn, o le Sette stelle musicali, Berlino, 1768, in 4º. Quest'opera contiene le risposte a sette domande sopra oggetti relativi all'armonia, e con la precedente è stata pubblicata da Giov. Lor. Albrecht maestro di musica a Mulhausen. Alcuni altri di lui manoscritti sulla composizione, e sulle fughe si sono perduti per un incendio. La sua vita scritta da lui medesimo si trova nella prefaz. della sua Musica mechanica organœdi, ed è stata inserita nel secondo volume delle Lettere critiche p. 451.

Adolfati, allievo del cel. Galuppi, è noto per più opere. Nel 1750 egli fece un saggio di misura a due tempi ineguali, l'uno composto di due note, e l'altro di tre: questo pezzo di musica fece dell'effetto e fu applaudito. Adolfati lo aveva imitato da Benedetto Marcello. Oggidì ad un compositore che l'userebbe, non mancherebbero delle sassate.

Adrasto, Peripatetico e cel. matematico, discepolo di Aristotile, fiorì presso a quattro secoli innanzi l'era cristiana. Egli scrisse tre libri di Musica, che spesso sono citati da Teone di Smirna e da Porfirio, il quale ne' suoi comenti sugli Armonici di Tolomeo cita un passaggio di Adrasto, ove fa egli menzione di quel fenomeno, che percosso ed eccitato il suono di un istromento lirico, per una certa simpatia, si eccita da se il suono d'altro stromento posto in una data distanza, e viene così a sentirsi una leggiera e grata mescolanza di suoni. Il manoscritto dell'opera di Adrasto è rimasto sino a nostri dì sepolto: pretendevano alcuni che si era smarrito: altri che trovavasi nella libreria del Vaticano: ma nel 1788 in diversi pubblici fogli si annunziò, che quest'opera, ben conservata, bene e distintamente scritta in bellissima pergamena, adorna eziandio di ben disegnate figure geometriche, erasi ritrovata tra i manoscritti della biblioteca del re di Sicilia (cavati dall'Ercolano) e che Mr. Pasquale Paffy bibliotecario, giovane di somma erudizione e di una prodigiosa attività, era stato incaricato di farne la traduzione.

Agazzari (Agostino) dilettante di musica Sanese, pubblicò nel 1638 in Siena, la Musica ecclesiastica, dove si contiene la vera diffinizione della musica come scienza, non più veduta, e sua nobiltà, in 4º.

Agelao di Tegea, riportò il primo premio che fu istituito nei giuochi pitici per i suonatori di stromenti lirici, l'anno 559 innanzi G. C.

Agostini (Paolo) di Vallerano, allievo di Giambernardino Nanini, succedette al Soriano nel posto di maestro di cappella di S. Pietro in Roma; lasciò delle belle composizioni a quattro, a sei e ad otto voci per la chiesa. Egli viveva verso l'anno 1660, e morì in età avanzata.

S. Agostino: questo ingegnoso dottore della Chiesa, che finì di vivere l'anno 430, è autore di sei libri di Musica, nei quali non tratta che del solo ritmo, e per incidenza del metro: tratta di esso però con tale delicatezza e con tanta precisione, che è degno di essere non solo paragonato in questa parte, ma anteposto eziandio ad Aristide Quintiliano, a Bacchio ed a Marziano Cappella, là dove essi scrivono sullo stesso argomento. Senza le idee, che Sant'Agostino ci dà dell'antico ritmo, non possono a fondo comprendersi nè Bacchio, nè Aristide. I cinque primi libri pajono scritti nel tempo, in cui egli insegnava la rettorica in pubblico, ed in cui spiegava a' giovani gli autori latini: il resto pare posteriormente dettato, ed all'età, in cui d'altro egli non curavasi che di condurre le anime a Dio. I cinque primi libri ci manifestano, che all'età sua i Musici pratici non solo non curavansi del ritmo, ma che ne meno intendevano la quantità sillabica de' versi latini, su cui notavano il tempo: L'interlocutore del dialogo è uno che intende il canto, ma che non sa il valore delle sillabe lunghe o brevi: onde si scorge che la Musica era allora in tale stato, quale è al presente; cioè che poteva allora, come adesso da un musico, mettersi in nota egualmente la prosa che il verso, e fare sillabe lunghe lunghissime, e brevi brevissime, come dice Mario Vittorino (de re metrica), che alcuni all'età sua facevano nel canto. Il santo dottore aveva cominciato a scrivere questi libri in Milano l'anno 389: nell'ultimo di essi egli mostra che la Musica dee innalzare il cuore e lo spirito ad un'armonia tutta celeste e divina. Parmi di non dover qui omettere una piccola erudizione, che non s'incontra in veruno degli Scrittori di musica, per quanti ne abbia io scorsi. S. Agostino in due luoghi della sua esposizione dei Salmi fa menzione dell'organo a vento come già in uso a' suoi tempi presso i Greci ed i Latini. “La parola organo, egli dice (Enarr. in Psalm. 150 n. 7, et in Ps. 56, n. 16.) è greca, ed è il nome generico di tutti gli stromenti della musica; ma dicesi propriamente organo quell'istrumento grande, il quale suona mediante il fiato dato da' mantici. I Greci a dinotar questo hanno un nome particolare: ma i Latini secondo l'uso comune, il chiamano Organo.”

Agricola (Martino) cantante di Magdeburgo, nel 1528 pubblicò un'opera intitolata: Musica instrumentalis in versi tedeschi. Nel 1539 diè in luce la sua figural-musik, e degli elementi di musica in latino: egli finì di vivere li 10 Giugno 1556, e cinque anni dopo Giorgio Rhaw di Vittemberga editore delle precedenti opere, stampò un'altra opera postuma di lui col titolo di Martini Agricolæ: Duo libri musices, Wittemb. 1561, (W).

Agricola (Giov. Feder.) compositore della corte di Prussia in Berlino, nacque a Dobitschen nel 1718; studiò il dritto nell'università di Lipsia, e quivi nel medesimo tempo sotto Giov. Sebast. Bach fece i suoi primi studj in musica. Nel 1741 venne a Berlino, dove ben presto fu riconosciuto come il primo organista del suo tempo; ivi proseguì i suoi studj di composizione sotto la guida del cel. Quanz. Dopo la morte di Graun ottenne la direzione della cappella reale nel 1759, otto anni avanti aveva egli sposato la celebre cantante Molteni, e morì quindi d'idropisia li 21 novembre del 1774. Le di costui opere consistono in scritti didattici, ed in composizioni musicali. Fra' primi distinguonsi, I. Due lettere, ch'egli fece inserire sotto nome di Olibrio, nel musico critico delle sponde della Sprèe. II. Elementi dell'arte del canto, traduzione dell'originale italiano di Tosi, in tedesco, Berlino 1757, in 4º. III. Esame della quistione sulla preferenza dell'armonia sulla melodia, in tedesco (V. il magazino di Cramer). Molte dissertazioni, che si trovano nelle Lettere critiche, e nella Biblioteca generale. Le sue composizioni sì per la chiesa, che per il teatro sono assai pregevoli. La di lui vita si trova nelle Memorie per servire ai progressi della Musica di Marpurg. Benedetta-Emilia Molteni sua moglie, cantante nel gran teatro reale di Berlino, dove era venuta l'anno 1724, si era formata nell'arte del canto sotto Porpora, Hasse e Salimbeni. Nel suo cinquantesimo anno ella cantava ancora, d'una sorprendente maniera dell'arie di valore, in italiano e in tedesco. Il dott. Burney dice che aveva una tale estensione di voce, che andava dal la acuto sino al re grave, il che forma due ottave e mezza.

Agrippa (Arrigo-Cornelio) celebre in Germania ed in tutta l'Europa per la sua vasta erudizione, nato a Colonia nel 1486, e morto a Grenoble nel 1535, nell'indigenza dopo aver figurato tanto non che in Germania, ma anche in Francia, in Italia e altrove. Nella sua opera De occultâ philosophiâ egli parla nel capitolo 14 del primo libro: De musices vi et efficacia in hominum affectibus, quâ concitandis, quâ sedandis; egli tratta egualmente della musica nel decimo settimo capitolo di un'altra opera: De incertitudine scientiarum. V. Walther.

Ahle (Giov. Rodolfo) borgomastro di Mulhausen, diè a Erfurt nel 1648, un metodo per il canto, sotto il titolo di Compendium pro tenellis, etc. con note storiche e critiche molto pregiate. Quest'opera ebbe una seconda edizione nel 1704, per opra di suo figlio Giov. Giorgio morto l'an. 1707, e che lasciò ancora diverse opere su l'origine della musica, e sulla composizione.

Aiguino da Brescia, pubblicò nel 1562 in Venezia un'opera, che intitolò Musica, e il Tesauro illuminato di canto figurato, Venezia 1581.

Aimon (Pamfilo-Leopoldo), nato a Lisle li 4 ottobre 1779, ebbe per suo primo maestro il proprio padre, suonatore di violoncello del conte di Rantzau, ministro di Danimarca, per cui aveva composte delle opere che sono rimaste manoscritte. Leopoldo fece dei rapidi progressi nella musica, e all'età di anni 17 dirigeva il teatro di Marsiglia. Non contento di questi primi successi, applicossi allo studio delle opere de' più valenti maestri d'Italia e della Germania, e non si diè alla composizione se non dopo tale studio preliminare. Le opere da lui composte sino al presente consistono in 24 quartetti e due quintetti, uno dei quali e nove degli altri sono dati alle stampe. Egli ha scritto oltracciò pel teatro, e diè recentemente al pubblico un picciolo libro col titolo di Etude élémentaire de l'harmonie, ou Nouvelle Méthode pour apprendre, en très-peu de temps à connaître tous les accords, et leurs principales résolutions: cioè “Studio elementare dell'armonia, o sia Nuovo Metodo per imparare a conoscere in pochissimo tempo tutti gli accordi, e le loro principali risoluzioni, Parigi 1811, in 18º.” L'autore prima di pubblicarlo, sottopose questo metodo al giudizio del celebre Mr. Gretry, il quale non solo ne approvò il fondo, ma ne lodò in oltre l'ingegnosa maniera, ch'egli aveva scoverta per comporre e decomporre a suo piacere tutti i diversi modi dell'armonia mercè la combinazione semplice e chiara che risulta dalla disposizione di 28 Carte solamente, e di formarne tutti i principali accordi composti e derivati con le principali risoluzioni di tutte le dissonanze, e tutto ciò senza che vi sia d'uopo dell'altrui soccorso, postochè si abbia qualche cognizione dei primi principj della musica. “Diversi autori, dice Mr. Aimon, hanno trattato degli Accordi, della loro teoria e della loro pratica, fondandosi sopra sistemi più o meno generalmente adottati: io non mi propongo di confutare i loro differenti sistemi, io li rispetto tutti: ma mi è parso dopo la lettura delle loro opere, che si poteva trovare un metodo più succinto, che spogliato di lunghi ragionamenti, animarebbe a darsi con minore ripugnanza allo studio dell'Armonia, rendendola più facile.” (Dans la Pref.) Non bisogna considerar quest'opuscolo come classico o teoretico, ma solo come didattico, col di cui ajuto potrà, ciascuno non avendo ancora che i primi principj di musica, familiarizzarsi in brevissimo tempo con tutti gli Accordi usati da' nostri migliori autori, e conoscere le loro principali risoluzioni.

Alardo (Gugl. Lamperto) teologo protestante, poeta coronato, nacque nell'Holstein nel 1602. Oltre a più dotte opere pubblicò a Schleusingen nel 1636, un trattato in 39 capitoli: De Musicâ veterum, al di cui fine vi aggiunse il compendio della musica di Mich. Psello in greco con la sua versione latina. Egli morì l'anno 1672. (V. Walther, Heumann Gonsp. rei liter. Hanov. 1746.)

Alberico monaco di Monte Casino, morto in Roma verso la fine dell'undecimo secolo (secondo il Fabricio circa all'anno 1088.) Oltre a più opere ch'egli ha lasciate, scrisse ancora un libro su la Musica. (V. Tiraboschi tom. 3.)

Alberto il Grande, dotto vescovo di Ratisbona, dell'ordine dei predicatori nato a Lavengen nel 1190, della famiglia de' conti di Bolsted; professò molte scienze alla maniera del suo secolo in Roma, a Parigi, a Strasburgo ed in Colonia. Egli è autore di più opere tra le quali trovasi eziandio un trattato: De Musicâ, ed un comentario sulla Musica di Boezio. Morì costui nel 1280.

Alberto Veneto, così detto dal luogo di sua nascita visse su la metà del sec. 16 dell'ordine dei predicatori, abbiamo di lui: Compendium de arte musices. (V. Joecher.)

Albino è il primo tra i Latini, che abbia scritto sulla Musica, ma il suo libro si è perduto. Il di lui Compendio di musica, che forse non era che un estratto degli scrittori armonici de' Greci, esisteva a' tempi di Cassiodoro. “Mi ricorda, dice egli (Divin. lect. c. 8.) di aver posseduto nella mia biblioteca in Roma, e di avere attentamente percorso il breve trattato di Musica del magnifico uomo Albino, ma che forse si è ora smarrito per l'irruzione dei Barbari.” Di lui fa anche menzione Boezio (lib. 2 de Musica c. 12.)

Albrecht (Giov. Lorenzo) poeta coronato dell'imperatore, direttore di musica nella chiesa principale di Muhlhausen nella Turingia, nacque nel 1732. Filippo-Christof. Rauchfust, organista di Gœrmar, gli diè per tre mesi le prime lezioni di musica; dopo il 1753 egli studiò di poi la teologia a Lipsia, e nel 1758 ottenne la carica di cantante e di direttore a Muhlhausen, dove morì verso l'anno 1778. Egli è autore di più opere intorno alla musica, fra le quali è da rimarcarsi l'Introduzione ragionata ai principj della musica, 1761 in tedesco. Molte sue composizioni musicali per chiesa, fra le quali la Passione di G. C. secondo gli evangelisti, e più concerti per clavicembalo, trovansi stampate a Muhlhausen e a Berlino. Nel terzo vol. delle Lettere critiche vi ha con più dettaglio la di lui biografia.

Albrecht (Giov. Gugl.) dottore e professore in medicina a Erfurt, quivi nato nel 1703, fece i suoi studj nelle università di Jena e di Wittemberga. Nel 1734 pubblicò in Lipsia: Tractatus physicus de effectu musices in corpus animatum. Egli fu di poi professore a Gottinga, ove morì li 7 gennaro del 1736. Mr. Kœstner dice della sua opera, che l'autore vi tratta d'una gran quantità di soggetti assai meglio di quel che si era proposto. Egli rapporta diverse guariggioni operate per effetto della musica, ne assegna le ragioni fisiche, e vi aggiugne delle buone ed utili osservazioni mediche. Diamone qualche esempio. Una donna sorda non sentiva affatto proferire le parole, se non quando si accompagnava il discorso con timpani: onde convenne che suo marito prendesse al servizio un sonatore di timpani. Ecco la ragione, che assegna l'A. di questo fenomeno. “In questa donna, egli dice, ed in altri sordi di simil fatta la membrana del timpano uditorio troppo rilasciata in maniera che coll'occasione del tremito dalla umana voce eccitato, si estendesse veramente alquanto, ma non con quella forza, che richiedevasi, per divenire omotona, e perciò concepire e comunicar non poteva la medesima all'aere interno, e quindi non ne seguiva percezione alcuna. Ma unendovi lo strepito più forte di quell'istrumento, distendevasi la membrana, benchè non in quel grado che le lo facesse intendere ma, che tuttavia bastava a tramandarle e farle ricevere il tremore prodotto dalla voce umana, e così in fatti chiaramente l'udiva.” Nelle transazioni filosofiche di Londra del 1678 si rapporta l'istesso esperimento pei sordi, ed Asclepiade suonò i timpani nelle orecchie di uomini sordi per ricomporre loro l'udito con lo scuotimento de' nervi. Nei morbi di melanconia, dice ancora Albrecht, di avere trovata la musica un rimedio molto efficace. “Certuno, dice egli, di un temperamento assai melanconico, e non in tutto ignaro di musica, trovavasi così nojato dai diversi generi di medicamenti de' quali aveva fatto uso, che altri non voleva più usarne, quando preso una volta da un molto grave parossismo, ansiosamente mi richiese, che gli prescrivessi un solo ma energico medicamento. Null'altro allora io gli prescrissi che la seguente ricetta fattagli udire in musica: geduldig, fröhlich allezeit: cioè Siate sofferente, ed allegro sempre. All'udirla l'infermo proruppe in un così grande scroscio di risa, che saltò ben tosto allegro dal letto, e libero appieno del suo male.” La melodia della quale qui si parla, trovasi in note presso Prinz Hist. musicæ Cap. 14. § 53.

Albrechtsberger (Giov. Giorgio) nato a Klosterneuburg apprese l'accompagnamento e la composizione sotto Monn organista della corte, posto, ch'egli stesso conseguì poi nel 1772 nel quale anno fu nominato membro dell'accademia musicale di Vienna; nel 1793, divenne maestro di cappella della cattedrale di S. Stefano di Vienna, e nel 1798 dell'accademia di musica di Stockolm. Albrechts-Berger era uno de' più dotti contrappuntisti moderni, egli ha formati un gran numero di allievi, fra' quali distinguesi l'ill. Mr. Beethoven. Haydn aveva per lui la più grande stima, e dicesi che consultavalo su le sue opere. Morì li 7 Marzo 1803. Egli compose per chiesa un oratorio in tedesco a 4 voci, e per la società di musica di Vienna, 20 mottetti e graduali in latino. La più parte della sua musica instrumentale è stampata in Vienna. Il suo trattato elementare di composizione, pubblicato in lingua tedesca a Lipsia nel 1790, è una delle migliori opere, e relativamente alla generazione de' tuoni, all'armonia e al contrappunto moderno è quel che era per gli antichi il Gradus ad parnassum di Fux; ma è questo molto più metodico ed assai meglio disposto dell'opera di quest'ultimo.

Albrici (Valentino) cel. compositore italiano sul principio del secolo 18, lasciò un Te Deum a due cori, di cinque voci ciascuno, a grande orchestra. V. il cat. di Breitkopf.

Al-bufaragio Scrittore arabo assai dotto del decimo secolo, che al riferire dell'ab. Andres, scrisse un libro di elementi di Musica, ed una raccolta di tuoni (Dell'orig. ec. tom. 2.)

Alceo di Mitilene era al dir di Laerzio (l. 1 de Pithag.) di un genio torbido ed inquieto: professava altamente l'amore della libertà e cadde in sospetto di nutrire secretamente il desiderio di distruggerla (Strab. l. 13.) Prese il partito de' malcontenti per sollevarsi contro Pittaco re giusto e pacifico di quella capitale. Abilissimo che egli era nel canto instrumentale, armandosi della lira, andava attorno le case dei principali di Mitilene, cantando delle villanie e delle sanguinose satire contro questo principe. Li cittadini resero giustizia al savio loro re, e bandirono Alceo dalla patria. Vi ritornò quindi alla testa de' fuorusciti, e cadde in mano dell'oltraggiato principe, che si prese di lui una luminosa vendetta col perdonargli (Arist. de repub, l. 3, c. 14; Laert. ib §.76.) La poesia, la musica e l'amor del vino gli servirono di conforto nelle disgrazie; egli è inventore del ritmo, dal suo nome detto Alcaico: cantò i suoi amori, le sue militari fatiche, i suoi viaggi e le calamità del suo esilio (Orazio l. 2 od. 13). Divenuto egli amante dell'illustre Saffo, e ritenuto dal rispetto, che ispiravagli la modestia di quella saggia donna, di palesarle di presenza il suo amore, così le scrisse. Vorrei spiegarmi, ma vergogna me l'impedisce. Quella gli ripose: Non c'è vergogna senza delitto; essendo voi ardito per tutto il resto. Leggonsi in Ateneo i versi di Alceo, in cui descrive come era ornato l'atrio della sua casa di usberghi, lance, magli, scudi, pugnali: il suo stile si piega ad ogni sorta di argomenti, e le sue composizioni che formano l'ammirazione della posterità, sono figlie d'una spezie d'ubbriachezza (Dionys. Alicarnassensis t. 5.) Egli era nello scrivere come nell'agire rebus et ordine dispar, secondo il giudizio di Orazio. Un certo Callia fece delle annotazioni ai versi di Alceo (Strab. loc. cit.): fiorì questo Poeta-Musico sette secoli innanti l'era cristiana nell'olimpiade 44. Ateneo lo chiama Musices scientissimus (libro 14).

Alcidamas di Elea; filosofo ed oratore, era discepolo di Gorgia di Lentini, nell'Olimpiade 88 cinque secoli innanzi G. C. Suida dice che egli aveva scritto alcuni libri molto eleganti sulla musica, elegantissimos de musicâ libros.

Alcmane di Sardi musico e poeta greco, dotto nella musica stromentale fioriva sette secoli innanzi l'era cristiana. Nel bollore delle passioni della sua fresca età fu egli de' primi a far declinare il canto, istituito per i più gravi e serj argomenti, al brio de' conviti e delle allegre adunanze. Moltiplicò i fori nella tibia, facendo servire la maggior vaghezza del canto tibiale ad usi lascivi e profani, e prostituendo il sacro mestiere de' cantori e de' vati alla mollezza, all'adulazione ed alla scostumatezza. Alcmane girava i palazzi dei ricchi cittadini, e suonava e cantava alle loro tavole quasi ogni giorno: a tal fine aveva egli composte e notate in musica canzonette di argomenti, che ben si confacevano a persone riscaldate dal vino e dalla lussuria. Il plauso, che a' suoi osceni canti facevasi, ben dimostrava la licenza e la depravazione de' costumi, che già si era introdotta fra i Greci liberi. Alcmane co' regali, e co' nobili allegri pranzi e compagnie si era corrotto al segno, che ad altro non pensava che agli amori ed alla ghiottoneria; ma, come spesso avvenir suole a' giovani sconsigliati, un'ignominiosa ed affliggente malattia lo assalì, che facevagli scaturire da tutto il corpo infiniti schifosissimi insetti, e tosto il condusse ad una immatura morte, frutto de' suoi stravizzi, e dei suoi smodati piaceri. Nell'Antologia greca trovansi due epigrammi per la morte di questo suonatore, de' quali uno manda l'anima di Alcmane qual favorito delle muse a godere nel Parnasso, e l'altro a pagare il fio degli infami suoi vizj con le furie nel tartaro.

Aldobrandini (Tommaso) Romano, illustre letterato del secolo decimosesto. Ad un genio profondo unì egli delle vaste cognizioni in letteratura: era fratello di Papa Clemente VIII, e secretario dei Brevi nel 1568. Oltre a più opere lasciò un dotto comentario sul trattato dell'udito, ossia dell'acustica di Aristotile, lodato molto da Veltori, Buonamici e Casaubono.

Aldobrandini (Giuseppe) musico di Bologna, apprese i principj della sua arte da Giacomo Perti, che fu anche il maestro del cel. P. Martini, e divenne nel 1695 membro dell'accademia dei Filarmonici, a cui per lungo tempo presedette. In tutte le sue composizioni seppe unire la natura e l'arte, e con una invenzione tanto facile quanto felice, seppe dare a tutte le sue produzioni una piccante originalità. Il duca di Mantova lo fece maestro di musica della sua cappella. Negli anni 1701, 1703, e 1706 pubblicò egli diverse Opere di Musica

Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1

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