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1 2. IL DILEMMA DELLA FAMIGLIA LEE

Secondo il perfetto stile contadino, i componenti della famiglia Lee dormivano tutti insieme nell’unica stanza all’interno della casa: madre e padre avevano un materasso doppio, i ragazzi ne avevano uno singolo per ciascuno e ogni letto era protetto da una zanzariera. Quando si svegliarono, si alzarono in punta di piedi per non disturbare Heng.

Sapevano che c’era qualcosa che non andava, perché solitamente lui era il primo ad alzarsi e uscire, persino nei giorni più freddi. I tre scrutarono preoccupati attraverso la zanzariera il viso pallido cadaverico del capo famiglia, finché Wan disse ai figli di uscire.

“Din, fammi un favore, tesoro. Non mi piace l’aspetto di tuo padre, perciò, fatti una doccia veloce e va’ a sentire se Zia Da sa dirci qualcosa, lo faresti? Brava ragazza. Se non è ancora pronta e siamo in anticipo, chiedile se può fare uno sforzo speciale per il suo nipote preferito, prima che sia troppo tardi, d’accordo?”

Din scoppiò a piangere e corse a farsi la doccia. “Scusa, amore, non volevo turbarti!”, le gridò Wan.

Quando, quindici minuti dopo, arrivò dalla sua prozia, la vecchietta era sveglia e vestita, e sedeva al grosso tavolo davanti alla casa, mangiando una zuppa di riso.

“Buongiorno a te, Din, è bello vederti. Vuoi una tazza di zuppa? È deliziosa”. Da adorava i pronipoti, specialmente Din, ma non appena Din riferì ciò che aveva chiesto Wan, disse che sua madre chiedeva molto per una diagnosi di questo tipo fatta in sole ventiquattr’ore.

“Quella donna! D’accordo, vediamo cosa possiamo fare … Il tuo Paw ha una brutta cera, vero?”

“Sì, Zia Da, è bianco come un cadavere, ma non pensiamo che sia morto ancora … La mamma stava per pungerlo con uno spillo per vedere se reagiva, ma io non ho aspettato. Non voglio che Paw muoia, Zia Da, salvalo, per favore!”

“Farò quello che posso, figliola, ma quando Buddha chiama, non esiste nessuno al mondo che possa dire ‘No’, ma vedremo cosa possiamo fare. Vieni con me”.

Da le fece strada all’intero del santuario, accese una candela e chiuse la porta dietro di sé. Sperava che Din mostrasse interesse in quelle ‘antiche usanze’ mentre era ancora abbastanza giovane da poterle insegnare, perché sapeva che un giorno o l’altro avrebbe avuto bisogno di un successore se il lavoro fosse rimasto all’interno della famiglia Lee.

Indicò il materassino dell’Indagatore sul pavimento dove Din si sedette, dopo di che cominciò a camminare intorno alla capanna mormorando preghiere e incantesimi, e accendendo qualche altra candela, per poi sedersi di fronte a Din, la quale fissava le sue mani intrecciate sul grembo.

Da guardò sua nipote e sentì un leggero tremore correre lungo il corpo, fissò a sua volta le sue mani intrecciate per qualche secondo, poi alzò lo sguardo verso Din.

“Sei venuta qui cercando consigli riguardanti qualcun altro? Per favore, fa la tua domanda”, disse Da, ma con una voce rimbombante, oscura e profonda che nessuno aveva mai sentito al di fuori della capanna.

Questa trasformazione spaventò Din, come accadeva sempre quando sua zia andava in trance e permetteva a un’altra entità di prendere il controllo del suo corpo. Non era tanto il suo volto che cambiava, ma tutto il suo corpo mutava leggermente, come quando un attore o un imitatore modificava i propri atteggiamenti per calarsi nei vari personaggi; però era molto più di questo: sembrava che l’interno di Da fosse stato sostituito con quello di qualcun altro, così che apparisse diversa sia nell’aspetto che nel suono della voce.

Din guardò la vecchia Sciamana, che non era più sua zia.

“Sciamana, mio padre è molto malato. Ho bisogno di sapere qual è la causa e cosa possiamo fare”.

“Sì, tuo padre, quello che chiami ‘Paw’”.

L’entità, che in quel momento sembrava essere un uomo, mise una mano in ognuno dei fagotti che Heng aveva lasciato il giorno prima e fece chiudere gli occhi alla zia. Ci fu quella che a Din sembrò una lunga pausa e un silenzio così profondo che avrebbe giurato di sentire le formiche camminare sul duro pavimento di malta.

Din era già stata a una dozzina di sedute, ma mai per qualcosa di così serio. Una volta voleva sapere di un dolore allo stomaco, qualche anno fa del suo ciclo mestruale, recentemente, invece, aveva chiesto se si sarebbe sposata presto. Non aveva paura della scena, ma dell’esito. Sapeva che poteva solamente rimanere seduta, aspettare e osservare, e questo per lei era affascinante.

La Sciamana scartò lentamente il primo pacchetto contenente la pietra, lo esaminò attentamente, lo annusò e, infine, lo ripose nella foglia di banano. Dopo di che, prese la foglia contenente il muschio e annusò di nuovo, per poi riporlo sul materassino di fronte a lei.

La Sciamana guardò Din con aria grave e, dopo alcuni minuti, parlò.

“Colui di cui sei così preoccupata è molto malato. In realtà, era molto vicino alla morte quando ha generato questi campioni, tuttavia, non se n’è ancora andato … Alcuni dei suoi organi interni, in particolare quelli che riguardano la pulizia del sangue, si trovano in un pessimo stato … Quelli che voi chiamate, credo, ‘kidelies’ in thailandese, hanno smesso di funzionare completamente e il fegato si sta deteriorando rapidamente.

“Ciò significa che la morte è imminente. Non esiste alcuna cura”.

La Sciamana sussultò e riprese le sembianze di Zia Da, la quale batté le ciglia un paio di volte, si contorse un po’ come per mettere un vestito stretto, poi si strofinò gli occhi.

“Non erano buone notizie, vero? Sai che quando sono posseduta non sempre riesco a sentire tutto, ma ho colto qualcosa e, inoltre, percepisco dal tuo volto che tuo padre è messo male”.

“Lo Spirito ha detto che Paw presto morirà perché non esiste alcuna cura per il deterioramento di reni e fegato …”.

“Mi dispiace, Din, sai che tengo molto a tuo padre … Guarda, ti dico una cosa, ho imparato alcuni trucchetti nel corso degli anni oltre alla possessione. Diamo un’occhiata … Sì, la pietra … vedi dove tuo padre ha sputato? Nessun segno! Ciò significa che non ci sono sali nella sua saliva, né minerali, né vitamine, niente, solo acqua.

“Ora, il muschio”, annusò da una certa distanza, poi lo avvicinò al naso. “La stessa cosa! Annusa!”, lo porse a Din, la quale era riluttante ad annusare l’urina di suo padre. “Avanti, non morde mica!”, disse Da. Din lo fece, ma solo perché era obbligata.

“Nessun odore, solo quello del muschio”.

“Esatto! L’urina degli uomini puzza come il piscio di un gatto se la tieni ben chiusa, ma quella del tuo papà no. Ciò significa che non c’è niente che possa deteriorarsi. Di conseguenza, anche il suo sangue è solo acqua.

“Non puoi vivere molto con l’acqua al posto del sangue, no? Ha una logica, giusto? Il sangue trasporta le cose buone in tutto il corpo, ma tuo padre non ce l’ha ed è per questo che è sempre debole!

“Torna a casa immediatamente a prendere il motorino, se non è troppo tardi e se lui è ancora tra noi, poi torna qui e fammi salire. Va’ adesso, svelta!”

Din volò fuori dalla porta e corse a casa.

Mentre Din era via, Da si preparò ad andare, perché, in fondo al cuore, sapeva che il suo Heng non era ancora morto, non del tutto, almeno. Selezionò qualche erba e le mise in una borsa, si sciacquò velocemente il viso e si legò i capelli con un fazzoletto per l’imminente corsa con la motocicletta. Dopo di che, uscì in attesa di sua nipote.

Din arrivò qualche minuto più tardi immersa in una nuvola di polvere.

“Svelta Zia, mamma dice di fare presto, perché sta per andarsene”.

Da cavalcò lo scooter all’amazzone, come si addiceva a una signorina, e insieme partirono. I lunghi capelli di Din frustavano dolorosamente il suo vecchio viso rugoso, mentre lei cercava di scansarli. Non appena arrivarono, Da smontò con l’agilità di una ragazzetta e si introdusse in casa.

“Grazie per essere venuta così rapidamente, Zia Da, lui è nella camera da letto”.

“Sì, immaginavo che fosse a letto e non in mezzo alle sue capre!”, scostò la tenda che riparava dalle zanzare e si sedette sul pavimento di legno, vicino alla sua testa. Come prima cosa guardò la sua pelle, poi i capelli e le labbra e, infine, gli aprì occhi per osservarli.

“Mmm, capisco … mostratemi i suoi piedi!”, Wan accorse a scoprire i piedi del marito e Da si protese per stringerli e vederli più da vicino.

“Mmm, non ho mai visto prima un caso così grave di mancanza di succo nel sangue. Mi daresti il permesso di dire ai tuoi figli cosa fare per un po’? Tornerò presto, tu sistema la testa di tuo marito su alcuni cuscini, manderò Din ad aiutarti mentre Den mi assisterà di fuori”.

“Sì, Zia Da, certo. Tutto per aiutare il mio adorato Heng”.

“Bene, vediamo cosa possiamo fare”, detto questo si alzò e scese al piano terra.

“Din, va’ ad aiutare tua madre, Den, vieni con me, dobbiamo muoverci rapidi e precisi”.

Din raggiunse velocemente sua madre, mentre Den chiese cosa poteva fare per aiutare.

“Vai a prendermi il galletto più forte che avete! Svelto, ragazzo!”

Quando tornò con il pennuto sotto braccio, Da lo prese.

“Ora, lega il caprone più forte a un palo così che non possa muoversi di una virgola; seduto o in piedi, per me è indifferente”.

Den scappò di corsa. Intanto Da si appollaiò sul bordo del tavolo, tagliò la gola al galletto, raccolse il sangue in una ciotola, lanciò il corpo senza vita nel cesto della verdura che si trovava sul tavolo e corse di sopra.

“Din”, disse appena arrivò, “avete del latte di capra o qualsiasi tipo di latte nel frigo? Se non c’è, prendi una brocca e mungine un po’, per favore”.

Non fece in tempo a dirle di sbrigarsi, che già se n’era andata.

“Bene. Wan, è sveglio?”

“Non tanto, Zia Da, metà e metà”.

“D’accordo, tu tappagli il naso, mentre io gli verso questo sangue giù per la gola”. Gli strinse con il pollice e il medio la mascella chiusa in modo da farla aprire, gli spinse indietro la testa e versò un po’ di sangue di pollo giù per la gola del povero malato. Da immaginò che almeno la metà fosse scesa dalla parte giusta, visto che Heng sembrava ingolfato come un’auto a benzina con dentro il diesel.

Heng aprì lentamente gli occhi.

“Voi due vecchie streghe, cosa mi state facendo?”, bisbigliò, “Quella roba era orribile!”

“Ah, immaginavo”, disse Da, facendogliene bere un altro po’, “troppo intenso, deve abituarsi”.

Quando Din arrivò disse: “Latte appena munto, ancora caldo, da Fiore, la nostra capra migliore”.

Da lo prese, lo mischiò con il sangue rimanente e lo fece bere a Heng, ottenendo le stesse lamentele, ma una maggior resistenza da parte del nipote.

“Vedete!”, esclamò, “sta già recuperando le forze! Heng sta lottando, cerca di opporre resistenza. Forse non è ancora tutto perduto!

“Molto bene! Wan, continua con il latte, ma conservane metà. Tornerò tra qualche minuto”.

Uscì e chiamò Den.

“La capra è pronta?”

“Sì, Zia, è là”.

“Bene, vieni con me”.

Da fece un taglietto nella giugulare della capra con un coltellino molto affilato e spillò qualche centinaia di millilitri.

“Vedi come ho fatto, ragazzo? Cerca di ricordartelo, perché penso che da oggi in poi tu debba farlo tutti i giorni”.

Entrambi si diressero di sopra, dove, con stupore, trovarono Heng che parlava con sua moglie e sua figlia, così come parlerebbe un paziente d’ospedale dopo una anestesia totale: intontito, debole e titubante, ma cosciente.

Da mischiò il sangue della capra con il latte rimanente, ma prima gli diede quello puro da assaggiare.

“Oh, Zia, ma è disgustoso! Oh, Buddha …”

“Prova questo allora”, disse porgendo un bicchiere colmo di un liquido rosa.

“Sì, questo non è male … Che cos’è? Sento che mi sta già facendo bene”.

Heng bevve con entusiasmo.

“Questo è … ehm … un frullato con delle erbe. Buono, vero?”

“Sì, Zia, molto buono … molto rinfrescante. Ce n’è ancora?”

Wan guardò la vecchia Sciamana, che annuì. Wan versò un altro bicchiere e aiutò suo marito a bere.

“Oh, Heng, sono contenta”, disse Da, “penso che con questo frullato abbiamo trovato la soluzione al tuo malanno, nonostante ciò sono sicura che possiamo perfezionarlo. Forse potremmo trovare altri ingredienti per cambiare il gusto di volta in volta, sai, altrimenti diventa noioso”.

“Sì, Zia, sapevo che saresti venuta in mio soccorso”.

“Qualsiasi cosa per la mia famiglia, è stata una gioia essere d’aiuto”, rispose, concedendogli un raro, ma sincero, sorriso affettuoso.

Mescolò il resto del sangue e del latte con delle erbe in una pinta e poi disse:

“Heng, penso che ora dovresti riposarti. Guarda, ti lascio più frullato per dopo, io, di sotto, mostrerò alla tua famiglia come prepararlo, d’accordo? Tu stai tranquillo e chiamami se hai bisogno di qualcosa. Per ora ti saluto, rimettiti presto”.

Una volta che tutti si erano accomodati sul grande tavolo in giardino e Wan aveva portato frutta e acqua fresca, Da prese il controllo della riunione di famiglia.

“Come ho detto in precedenza, non ho mai visto un caso così grave di questo tipo, ma sembra che la mia esperienza e gli Spiriti Guida mi abbiano condotto alla corretta soluzione.

“Tuttavia, finora abbiamo usato solamente ciò che chiamiamo ‘mezzo di emergenza’. Diciamoci la verità, abbiamo dato a Heng il sangue degli animali, i quali non mangiano le stesse cose di noi umani, per cui gli manca ancora qualche elemento vitale.

“Quello che dobbiamo fare è fargli avere un apporto costante e regolare di sangue di animali che si cibano di ciò che mangiamo noi. Più sia avvicina, meglio è per Heng.

“Sappiamo che non tutti assumono ciò che il corpo richiede ogni giorno, perciò supponiamo che anche per Heng sia lo stesso: se gli dessimo sempre il sangue di gallina, gli mancherebbero molti nutrienti e solo quella parte di lui che si accosta alla gallina crescerà e sopravvivrà in maniera adeguata.

“Lo stesso accadrebbe se bevesse sempre il sangue di capra, perché, alla lunga, l’erba non può essere sufficiente agli umani”.

“Cosa vorresti dire, Zia Da?”, chiese Den, “Che dobbiamo trovargli del sangue di scimmia?”

“Beh, più o meno è quello che stavo dicendo, sì, Den, ma le scimmie non mangiano esattamente quello che mangiamo noi, giusto?”

Lasciò che il significato di ciò che stava dicendo si insinuasse dentro di loro. Din ci arrivò per prima.

“Zia, vuoi dire che papà avrà bisogno di un apporto regolare di sangue umano?”

“Sì, Din, questa sarebbe la via più facile e, forse, l’unica soluzione a lungo termine. Se non riuscite a fargli avere regolarmente sangue umano, dovrete fornirgli una grande quantità di sangue proveniente da tanti tipi di animali diversi per potervi avvicinare al regime alimentare umano. Per esempio, la dieta dei maiali è molto simile alla nostra, ma non mangiano la frutta e nemmeno la loro stessa carne.

“Suppongo che possiate ‘sacrificare’ qualche maiale solo per Heng e nutrirli in modo specifico per produrre il giusto sangue e integrare con il sangue di altri animali, ma, ripeto, richiederebbe un grande sforzo. Potreste fare un cocktail di sangue di pollo, di capra, di maiale, di cane e di gatto e tenerlo nel frigo, ma nessuno lo ha mai fatto, che io sappia … i risultati sarebbero imprevedibili.

“La soluzione è chiara come il sole ed è: sangue umano.

“Abbiamo controllato i campioni di vostro padre ormai sette ore fa e già la prova era chiara.

“Lui non ha sangue!

“Zero assoluto!

“Nemmeno una goccia!

“Ve lo mostro”. Da prese dal suo zaino il muschio avvolto nella foglia di banano. “Questo è il campione di urina di vostro padre. Guardate”. Gli diede fuoco. “Il fuoco crepita un po’ a causa dell’umidità, ma, osservate: nessun colore nella fiamma, quindi niente vitamine né sali, perciò non c’è niente nel sangue. Ha solo acqua nelle vene, anche se è ancora un po’ rossastra.

“Potremmo fargli uscire un po’ di sangue dopo e verificare, se volete. Se avesse avuto sangue vero e proprio, il muschio ormai si sarebbe seccato e la fiamma avrebbe emesso dei colori.

“Lo stesso è accaduto con la pietra, guardate! Heng ha sputato qui, ma nessun segno di sali, niente, quindi, di nuovo, solo acqua. Vostro padre non ha sangue dentro di lui.

“Neanche un po’!”

“È così grave, Zia Sciamana?”, chiese Den.

“Grave? Grave? Ragazzo mio, una persona non può vivere senza sangue!

“Ti voglio molto bene, Den, ma a volte sei così ottuso! Solo le donne hai in testa, come tutti i ragazzi della tua età!

“E, comunque, fuori dal santuario è solo ‘Zia’.

“Vostro padre si è trasformato in un vampiro … ha morso qualcuno di voi di recente?”

“No, Zia, forse ha morso le capre, ma noi non potremmo mai saperlo”, rispose Den.

“Oh, questo è molto grave, molto, molto grave. Ho sentito parlare di casi del genere, ma non ne ho mai visto nessuno in tutta la mia … la mia … ehm, vasta esperienza”.

“Wow”, disse Den, “Papà si è trasformato in un Pee Pob, un vero vampiro? Aspetta che lo dica ai miei amici! Heng, il Pee Pob! È grandioso!”

“Morirà presto?”, chiese Din.

“Stiamo cercando di salvarlo, Din, faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità, ma questo significa che non potete dirlo a nessuno. Den! Hai capito? Nes-su-no, nes-su-no, stupido ragazzo!

“Sei sicura che il giovanotto sia un Lee, Wan?”, chiese con un’occhiata accusatoria a Wan, la quale, a sua volta, la guardava con tutta l’irriverenza che poteva avere verso una vecchia donna che aveva appena salvato suo marito da morte certa.

“Perciò, ecco qua. Queste sono le vostre opzioni. In fin dei conti, la decisione spetta a voi, a tutti e quattro, visto che sarete voi che dovrete procurarvi il ‘rimedio’ che Heng dovrà assumere per il resto della sua vita, dato che non esiste una cura per questa condizione”.

Da si concedette di crollare su uno dei supporti per il tetto e chiuse gli occhi come se avesse chiuso un libro e avesse finito un capitolo. La famiglia la osservò, poi tornarono a guardarsi tra di loro, domandandosi come sarebbero usciti da quella situazione.

Mentre Zia Da sembrava essere in trance o, addirittura, nel mondo dei sogni, gli altri tre discutevano sul da farsi.

“Beh”, disse Wan, “non possiamo chiedere il sangue agli abitanti, no? La maggior parte di loro non riesce a sollevare una tazza di riso, figuriamoci se gli chiedessimo una pinta di sangue, inoltre, non possiamo nemmeno permetterci di comprarlo da qualcuno”.

“Potremmo catturare i turisti, raccogliere il loro sangue in alcune bottiglie e tenerle in frigo …” , disse Den.

“Non abbiamo molti turisti quassù, Den”, disse sua madre, facendo schioccare la lingua.

“Potremmo provare con il cocktail di sangue animale e ogni mese potremmo donare noi stessi una pinta di sangue”, si intromise Din.

“Mmm, non so quanto sangue può dare una persona in un anno, ma dodici pinte mi sembrano davvero tante. Bel pensiero, comunque, tesoro.

“Forse, qualche membro della grande famiglia sarebbe propenso a darci un po’ di sangue di tanto in tanto. Vostro padre è molto apprezzato da queste parti …”.

“Potremmo offrirci di comprare tutto il sangue di quelli che muoiono”, tentò Den.

“Credo che si possa prelevare da un corpo solo prima che questo muoia, tesoro, altrimenti il cuore si ferma e non pompa più sangue”.

“Potremmo appenderli per i piedi e mettergli un rubinetto in gola … o nel cuore … o in entrambi?”

“Fammi capire, quando la cara mamma di qualcuno muore e tutti piangono per lei, tu proponi di andare lì di corsa prima che il corpo si raffreddi, chiedere se possiamo appenderla per i piedi e raccogliere il suo sangue in un secchio per farlo bere più tardi a tuo padre, eh?

“Riflettici bene, Den”.

“Potremmo chiedere di prenderne un po’ prima che …”

“Non suggerirla nemmeno una cosa così vile e stupida!”

“Cosa ne pensate dei bambini … Meglio di no, eh?”, disse Den, dopo di che tacque, poiché tutti i suoi suggerimenti erano stati respinti.

“In conclusione, abbiamo: primo, raccogliere sangue dai membri della famiglia e secondo, fare un cocktail di sangue animale non essendo nemmeno sicuri che funzioni.

“Altro?”

“Potremmo … no, forse no …”, disse Den.

“Dai, dillo, che sia stupido o no”, replicò sua madre, “siamo disperati e dobbiamo considerare ogni opinione”.

“Beh, potrei diventare mussulmano … poi sposare quattro donne, così potremmo avere quattro donatori di sangue in più … e metti che loro avessero, diciamo, quattro figli ognuna, sarebbero altri sedici donatori e …”

“Sì, ok, Den, grazie! Era meglio non chiedere … la prossima volta suggerirai di mandare tua sorella a prostituirsi e farsi pagare due pinte alla volta!”

Din diventò rosso fuoco al solo pensiero e rimase scioccata da ciò che la madre aveva detto, ma Den stava annuendo, riflettendo sulla cosa, fino a che Wan gli diede un calcio.

“Per come la vedo io, ci sono due problemi che non abbiamo ancora considerato”, disse Din, “Zia Da ce lo ha già detto: papà deve approvare il nostro piano perché è lui che dovrà bere quella roba, in più, ci serve qualcosa per domani”.

“Forse possiamo usare il frullato con il sangue di capra domani, visto che vostro padre sembra preferirlo a quello di pollo, ma, sì, hai ragione, dobbiamo trovare qualcosa di più permanente il prima possibile. Possiamo chiedere alla zia dopo. Per quanto riguarda papà, dovrà solo mangiare ciò che gli daremo ed esserne grato, finché non sarà abbastanza in forze da poter decidere da solo ciò che è meglio per la sua dieta, ma sono sicura che sarà lieto del fatto che vi siete occupati di lui”.

Dopo alcuni minuti durante i quali i tre si erano ritirati nei propri pensieri, Da si ‘svegliò’.

“Siete riusciti a farvi venire in mente qualche idea? O, meglio, soluzione?”

“No, Zia”, ammise Wan, “Den ci ha illustrato qualche sua fantasiosa idea, ma non erano proprio fattibili. Sfortunatamente, siamo rimasti con le stesse proposte che ci hai fatto diverse ore fa”.

“Sì, immaginavo che avreste detto così, ma, per essere totalmente sincera, questo non è un problema semplice da risolvere. Anche la mia meditazione è stata un buco nell’acqua, ma si sta già facendo tardi e sono stanca, perciò qualcuno di voi, ragazzi, può darmi un passaggio a casa? È meglio dormirci sopra”.

Aspettarono il ritorno di Den per poter mangiare qualcosa, poi controllarono gli animali, fecero la doccia a turni e passarono gli ultimi istanti della giornata insieme prima di andare a letto presto, dopo le intense emozioni della giornata. La verità era che nessuno voleva andare di sopra e rimanere solo con un vampiro, così preferirono andare tutti insieme.

Wan non voleva nemmeno dormire vicino a lui, ma si sentì in dovere di farlo, così, essendo la più anziana del gruppo, accese una candela e fece strada, con i due ragazzi che si nascondevano tremanti dietro di lei.

Di colpo si fermarono davanti al letto matrimoniale, immobili. Heng stava seduto sul letto con la schiena dritta, la pelle pallida e gli occhi color corallo che luccicavano nell’oscurità.

“Buonasera, famiglia!”, disse con voce bassa e grave.

I tre si tuffarono nei rispettivi letti, ma non riuscirono a togliere gli occhi da Heng, che non si mosse mai e rimase a fissare l’oscurità davanti a sé.

Gli Esclusi

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