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1 3 HENG IL PEE POB

Quando si svegliarono la mattina dopo, essendo comunque crollati per la stanchezza, Heng era completamente avvolto nelle coperte e aveva un cuscino sopra la testa.

Tutti si alzarono e corsero al piano di sotto più in fretta che poterono, passando velocemente di fianco al suo letto.

“Wow, mamma, hai visto papà ieri notte?”, chiese Den. “I suoi occhi e la sua pelle illuminavano la stanza, ma erano più che altro gli occhi, vero? Prima erano neri su sfondo bianco, come i nostri, ma ora sono rossi su sfondo rosa … Deve essere a causa di tutto quel sangue, suppongo”.

“Non so tesoro, ma credo che tu abbia ragione. È meglio che vai a prenderne di più e porta tua sorella con te così mungerà un po’ di latte. Ti ricordi come ha prelevato il sangue Zia Da?”

“Sì, mamma, però è meglio prenderlo da un altro caprone, no? Così diamo il tempo all’altro di guarire”.

“Sì, buona idea, Den. Usa un caprone diverso ogni giorno e, Din, puoi continuare con il latte. Da adesso in poi, tutto il latte delle capre sarà per vostro padre, d’accordo? Ne ha molto più bisogno di noi e non vogliamo che gli venga fame nel mezzo della notte, vero?”

“No, mamma, no di certo! Mi ci sono voluti secoli per addormentarmi ieri notte. Ero pietrificato dalla paura che papà si alzasse e cominciasse a camminare intorno alla stanza, magari cercando qualcosa da mangiare … o qualcuno”.

“Per ora non ti devi preoccupare di cose del genere, Den. Sono più vicina io di voi, perciò prenderebbe me per prima, ma se sul letto trovate un sacco di pelle avvizzita e senza sangue, fuggite. La stessa cosa se una mattina vedete due paia di occhi rossi che vi fissano da dietro la tenda anti zanzare”.

“Ci puoi scommettere, mamma! Vado subito a prendere il sangue. Dov’è Din?”

“Non saprei, forse ha già cominciato. Tu continua con il tuo lavoro, io andrò a prendere Zia Da con il motorino. Penso che avremo ancora bisogno di un po’ di aiuto con tuo padre. Tu e tua sorella aspettate che torni insieme a Zia Da prima di andare su da lui, va bene?”

“Sì, mamma, non c’è bisogno che me lo ripeti due volte, ma cosa facciamo se scende e viene qui?”

“Non penso che lo farà … Era profondamente addormentato quando mi sono alzata, comunque non staremo via molto. Se si svegliasse, non fatevi dare il bacio del buongiorno”.

Wan tornò dieci minuti dopo con Da, la quale si trovava già seduta al suo tavolo aspettando l’inevitabile visita di qualche parente di Heng. Lui non era sceso, ma intanto Din aveva raccolto il latte e Den aveva quasi finito il suo lavoro.

“Bene”, disse Da, “da ora raccomando metà latte di capra e metà sangue con un cucchiaino di basilico, mezzo di coriandolo e un pizzico di questo. Gli diamo una bella mescolata ed ecco qua. Dategliene mezzo litro la mattina e mezzo prima di andare a dormire. Per ora dovrebbe bastare. Oh, e non dategli mai l’aglio, fa molto male ai vampiri! Ora, andiamo su a trovarlo”.

“Prima di andare di sopra, Zia Da, devo dirti che ha passato la maggior parte della nottata seduto sul letto con la schiena dritta, brillando come una lampadina, in più aveva la pelle pallida e gli occhi rosa con le pupille rosse. Oh, e quando ci ha parlato! Oh, Buddha! Non ho mai sentito niente di simile. Ha detto: ‘Buonasera, famiglia’, con un voce strana, molto profonda … è stato davvero spaventoso”.

“Non ti preoccupare di questo, adesso … andiamo a dargli un’occhiata”.

Andarono di sopra con il loro fiaschetto di frullato ed entrarono. Tutte le persiane erano chiuse, quindi era piuttosto buio lì dentro. Wan uscì di nuovo, prese un candela dal candelabro, la accese con un accendino che teneva appeso a una corda lì vicino e rientrò nella stanza, dove Da si era già avventurata vicino al letto di Heng, che dormiva.

La luce della candela non rivelò nulla di nuovo, quindi le due donne legarono la zanzariera e si sedettero ognuna a un lato del letto. Wan tirò giù le coperte e lo trovò lì, supino, nudo, le braccia spalancate come quelle di Gesù sulla croce, gli occhi aperti, due cerchi rosso fuoco su uno sfondo rosa che spiccavano sul viso spettrale e senza espressione, le labbra si erano trasformate in due strisce finissime che cerchiavano la bocca.

Wan interrogò con lo sguardo Da, la quale stava studiando il suo paziente. Mise il retro della sua mano sulla fronte di Heng e non si stupì nel trovarla fredda.

“Come ti senti oggi, Heng?”, chiese sua moglie.

“Affamato … anzi, assetato”, disse, le parole che rotolavano fuori dalla sua bocca come rocce di una frana che ruzzolano giù da una montagna.

“D’accordo, tesoro, siediti. Abbiamo un altro buon frullato per te”.

Le donne sistemarono i cuscini per lui, lo aiutarono a tirarsi su e poi lo coprirono con una coperta.

“Bevi questo, tesoro”, disse Wan, “è quello che ti era piaciuto di più ieri”.

Da ne versò un po’ in un bicchiere e ci mise una cannuccia. Heng bevve due tazze di quel liquido rosa, che aveva anche una simpatica schiuma verde sulla cima grazie alle erbe che Da aveva inserito. Con questo Heng sembrò riprendersi. Si tirò su dritto e si guardò intorno come per la prima volta.

“Questo ti piace, vero Heng?”, chiese Da. “Vedo che sei molto più vivace di quando siamo entrate. Pensi di riuscire a venire di sotto oggi? La luce del sole potrebbe farti bene … sembri un po’ pallido … non sei abituato a stare al chiuso, vero?”

Heng la guardò come se parlasse una lingua sconosciuta e poi guardò sua moglie.

“Hai bisogno di andare in bagno, Heng? È passato un po’ di tempo, è tutto a posto là sotto? Ci vuoi andare adesso o vuoi che porto su un secchio?”

“Sì, buona idea, vorrei andare in bagno di sotto, ma prima, ancora frullato”.

Visto che nessuna delle due sapeva di quanto sangue avesse bisogno, lo lasciarono bere quanto ne voleva, così che Heng finì l’intero litro.

Da si sedette mentre Wan aiutava il marito a vestirsi. Più il frullato faceva effetto, più Heng diventava attivo.

“Forza, tesoro, ti aiuto a vestirti e poi andiamo di sotto”.

Le due donne presero un braccio per ognuna e aiutarono quell’uomo tremante ad alzarsi. Sembrava una bicicletta con una ruota traballante. Quando lo portarono all’esterno sul pianerottolo, trasalì leggermente a causa della luce intensa, ma qualsiasi persona avrebbe reagito così dopo aver passato un giorno e mezzo in una stanza buia. Den e Din guardarono il padre scendere le scale come un dipsomane, aiutato dalla sua zietta e dalla moglie.

Erano sconvolti nel vederlo così fragile e diverso. Heng era sempre stato un uomo magrolino, ma ora era scarno, bianco come la neve e con due mandorle rosse al posto degli occhi. Entrambi si spostarono quando si posò sul tavolo per prendere fiato.

“Den, hai ancora quei vecchi occhiali da sole? Penso che tuo padre oggi ne abbia bisogno, poiché i suoi occhi sono un po’ sensibili”, disse Da, poi aggiunse: “Wan, riesci ad accompagnare Heng al bagno da sola o vuoi che Den ti aiuti?”

“No, penso di farcela”.

Lo condusse fuori, mentre Heng usava la sua mano libera per ripararsi gli occhi. Quando lo riportò al tavolo quindici minuti dopo, sembrava esausto per lo sforzo.

“Din, faresti un salto di sopra a prendere un lenzuolo e un paio di cuscini, per favore? Tuo padre si riposerà quaggiù oggi per prendere un po’ di aria fresca e di sole. Non ha mai passato così tanto tempo al chiuso nella sua vita, quindi il suo corpo non è abituato. Guarda in che stato è …”

Nel frattempo, Heng spostava lo sguardo da uno all’altro, ma sembrava non comprendere la conversazione. Lo fecero mettere comodo con il lenzuolo e i cuscini e Den gli mise gli occhiali con le lenti nero corvino di cui andava fierissimo dieci anni prima, quando andavano di moda.

Il risultato fu che Heng, così conciato, sembrava una sorta di strano uccello appollaiato su un supporto per il tetto.

“Bene, ragazzi, penso che dovreste andare a preparare altro frullato per vostro padre. È molto affamato oggi e questo è un buon segno, perché dimostra che stiamo facendo qualcosa per il verso giusto!”

“Ti senti molto meglio oggi Paw, vero?”

Aspettarono tutti la sua reazione, poi lui annuì, assomigliando straordinariamente a un gufo. Den e Din se ne andarono sghignazzando, facendo molta fatica ad accostare quella creatura sul tavolo al loro papà di sole ventiquattr’ore prima.

“Pensi che dovrò preparargli qualcosa da mangiare per stasera, Zia Da?”

“Non gli farà male, sempre che mangi, ma, comunque, non è un sostituto del frullato”.

“Heng, vorresti mangiare qualcosa con noi più tardi?”

Heng piegò la testa da un lato e dall’altro, poi fissò la moglie.

“Cosa cucinerai stasera, Wan?”, chiese Da.

“Pollo o maiale … qualsiasi cosa voglia”.

Heng continuava a spostare lo sguardo da una all’altra come uno che si trova in un paese straniero e non parla la lingua.

“Perché non lo chiediamo a lui? Non è diventato stupido, almeno penso”.

“Che cosa vuoi mangiare stasera, Heng, maiale o pollo?”

La guardò per qualche secondo e poi disse:

“Piccola …”

“Oh, Heng, non puoi mica mangiare tua figlia … non sarebbe corretto”.

“Non nostra figlia … piccola capra … Ne abbiamo alcune, o no?”, disse Heng.

“Sì, ne abbiamo alcune, ma pensavo che le tenessimo per aumentare il gregge”.

“Solo una”.

“Sì, va bene, Heng, ma solo perché sei malato. Cucinerò per te una fettina di capretto e il resto di noi mangerà il maiale”.

“La mia la vorrei al sangue, grigliata, senza curry, Wan. Ho una gran voglia di carne rossa, molto rossa”.

I ragazzi erano piuttosto sollevati del fatto che per ora loro padre non avesse intenzione di mangiarli.

Quando sembrò che Heng fosse andato a dormire in attesa della cena, Den chiese a sua madre se pensava davvero che un giorno o l’altro avrebbe voluto mangiarli.

“Oh, non penso proprio, Den, non se continuiamo a soddisfare i suoi desideri, anche se non sappiamo ancora bene quali siano”.

“Zia Da, cosa ne pensi delle condizioni di Heng?”

“Penso che sia molto interessante … davvero, davvero interessante. Ieri era in punto di morte; oggi, ogni ora che passa è più attivo, sebbene non assomigli per niente allo stesso Heng che conoscevamo e amavamo così tanto”.

“Dobbiamo aspettare di scoprire come sia il nuovo Heng, oppure se riavremo quello vecchio una volta che si sarà abituato alla sua nuova dieta e si sarà ripreso dalla mancanza di sangue nel corpo”, disse Wan.

“Le tue ipotesi forse non sono buone come le mie, ma devo ammettere che mi trovo in un territorio nuovo e seguo il mio istinto, ma con qualche suggerimento dei miei amici Spiriti; uno, addirittura, ha detto che la cosa più gentile da fare sarebbe ucciderlo e lasciargli cominciare una nuova vita.

“Cosa ne pensi di questo consiglio, Wan?”

“Ehm, ad essere del tutto sincera, penso che sia una misura piuttosto drastica, non credi, Zia Da?”

“Sì, sono d’accordo con te ed è per questo che non l’ho suggerito, ma si tratta comunque di un’opzione nel caso in cui le cose ci sfuggissero di mano”.

Durante questa conversazione, Heng sembrava che dormisse, ma le due donne non avevano controllato.

“Pensi che stia soffrendo, Zia Da?”

“Mi sembra piuttosto calmo. Parla di nuovo e non ha menzionato alcun malessere, perciò, se fossi in te, non mi preoccuperei troppo della sua condizione fisica. Tu lo conosci meglio di chiunque altro, quindi sta a te fare attenzione a qualsiasi segno di cambiamento mentale, che, poi, dovrai riferire a me in modo che possiamo discuterne”.

“D’accordo, Zia Da, lo farò. Senti, se hai altre cose da fare, non ti tratteniamo. I ragazzi si stanno comportando meravigliosamente: hanno preso il controllo di tutte le faccende, così che io possa stare con Heng, ma se vuoi un passaggio a casa, posso organizzartelo. Ti siamo tutti così grati per il tuo aiuto; Heng sarebbe morto senza di te e ne siamo ben consapevoli. Se mai ti servirà qualcosa, non dovrai far altro che chiedere”.

“Sì, grazie, Wan, magari vado a casa per qualche ora, ma vorrei vedere Heng mangiare il suo capretto, quindi, se potessi cenare con voi stasera sarebbe perfetto.

“Inoltre, non ti preoccupare del pagamento per ora. Heng è il mio nipote preferito e, poi, se fosse in mio potere, non farei accadere mai nulla a nessuno.

“Comunque, posso andare a casa a piedi e poi tornare … A che ora si cena?”

“Sette, sette e mezza, come al solito. Sarai la benvenuta”.

“Bene, allora vado adesso. Ci vediamo verso le sette, ciao”.

“Ciao, Zia Da, e grazie ancora per l’aiuto”.

Quando Da se ne andò, Wan si sentì strana nel rimanere da sola con suo marito. Era la prima volta da quando Heng si era ‘ammalato’, poiché Den aveva portato le capre giù al ruscello e Din si stava occupando dell’orto. Wan aveva bisogno di dire a Den che doveva uccidere e macellare una delle caprette che si trovavano con le madri all’interno del gregge, ma non si azzardava a lasciare Heng da solo. Din era l’unica che potesse andare, per cui doveva sperare che sarebbe tornata per pranzo, sebbene di solito lo facesse, perciò Wan era abbastanza sicura che Heng avrebbe avuto la sua fettina.

Provò a parlare con lui e, siccome non c’era nessuno nei dintorni che potesse sentire, usò parole dolci:

“Heng, tesoro mio, sei sveglio? Eravamo tutti … Ero così preoccupata per te … per favore, rispondimi se puoi sentirmi”.

“Certo che posso sentirti quando sono sveglio, ma ogni tanto mi appisolo, Mad”, disse con la sua nuova, lenta, rimbombante voce, “e suppongo di essermi perso qualcosa. In generale, mi sento molto meglio, anche se un po’ strano. Comunque, non vedo l’ora che si ceni.

“Che ore sono adesso?”

“Le undici e trequarti, mangeremo qualcosa per pranzo tra poco, vuoi unirti a noi?”

“Che cosa c’è?”

“Oh, un’insalata …”

“Bah, cibo per conigli!”

“Ma … ma ti è sempre piaciuta l’insalata, Heng …”

“Davvero? Non riesco nemmeno a immaginarmelo e non ricordo nemmeno che mi sia mai piaciuta”.

“Allora una frittata?”

“Sì, mi piace di più. Puoi mischiarci un po’ di frullato?”

“Sì, certo, tesoro, non vedo perché no, ce ne ho un po’ qui, lo avevo preparato per il tuo spuntino”.

“Aspettiamo un’altra mezz’ora per vedere se Din torna. Ho bisogno che dica a Den di uccidere una delle caprette per te”.

Dopo pranzo, Din prese alcuni coltelli, una sacca per la carne e una fiaschetta per il sangue da portare a suo fratello per il suo compito brutale, poi tornò al suo lotto di verdure.

“Sembra che ti piaccia molto quella frittata, eh, Heng?”

“Sì, era proprio salutare, molto succo, molte proteine”.

Wan volteggiò intorno a Heng tutto il pomeriggio, tagliando le verdure, preparando la salsa piccante naam pik, ma lui non disse più una parola. Apparentemente stava facendo una pennichella, oppure un pisolino pomeridiano di recupero dopo il primo pasto solido in due giorni.

Din fu la prima a tornare nel tardo pomeriggio con un cesto pieno di verdure ed erbe che sarebbero bastate fino al giorno successivo. Den arrivò un po’ più tardi e porse a sua madre una sacca di carne macellata con cura e una fiaschetta di sangue provenienti dalla capra morta.

“Vado a salare la pelle, mamma, va bene? L’ho già raschiata come papà mi aveva fatto vedere. Tornerò tra una ventina di minuti”.

“Non c’è bisogno di correre, abbiamo ancora molto tempo. Assicurati di farti una doccia prima di venire a tavola”.

“Sì, mamma”.

“Mmm, frullato, sento l’odore di un delizioso frullato …”, borbottò Heng, che si stava risvegliando.

“Sì, Heng, frullato … Mad ti sta preparando il frullato per dopo cena, ma prima mangeremo quando arriverà Zia Da”.

“Penso che riesca a sentire l’odore del sangue di capra che viene dalla carne. Guarda il suo naso che si agita come quello di una strega. Una settimana fa chi avrebbe mai pensato che avremmo vissuto così?”, bisbigliò Wan alla figlia.

Wan mise la carne avanzata nel congelatore, poi portò la fettina di capra abbastanza lontano da Heng, di modo che l’odore del sangue non lo disturbasse, poi continuò con le sue faccende. Heng tornò a dormire come un gioco a cui si erano scaricate le pile.

Alle sei e trequarti, Wan tolse le verdure tagliate dall’acqua per farle asciugare, accese il fuoco nel secchio colmo di selce, lo appoggiò su di un vecchio blocco di cemento e mise tutto sul tavolo, poi aggiunse qualche pezzetto di carbone in più.

Quella sera avrebbero mangiato il piatto preferito dei ragazzi: maiale grigliato.

L’attrezzatura del barbecue era semplice, ma efficace: era una specie di ‘piatto’ metallico che assomigliava a un vecchio spremiagrumi. La conca sottostante veniva riempita con l’acqua bollente nella quale erano state cotte le verdure e gli spaghetti di riso, invece la parte superiore serviva per grigliare la carne. In effetti, ogni volta che si cucinava, la conca veniva riempita, così da poterla utilizzare successivamente.

Quando Da arrivò, non troppo presto, verso le sette e dieci, Wan mandò Din a prendere la carne nel frigorifero, il quale si trovava sotto la casa, in una specie di cantina. Quando tornò e si ritrovò a circa un metro dal tavolo, Heng ‘resuscitò’ di nuovo, il naso che fiutava:

“Mmm, frullato!”

“No, Heng, il frullato dopo, adesso mangi la fettina di capra”.

“Mmm, fettina di capra, deliziosa, al sangue …”.

Da era affascinata e prendeva appunti nella sua testa.

Quando Wan mise la carne sul barbecue, Heng si tolse gli occhiali per avere una visuale migliore in quella luce tenue. I suoi occhi si illuminarono come ardenti fuochi rossi, facendo tremare i ragazzi di paura e incomprensione.

Tutti avrebbero detto che le verdure bollite e la carne che si stava cuocendo avevano un odore fantastico, ma fu Heng a parlare per primo:

“Il capretto ha un profumo delizioso adesso! Non bruciare il sangue. Heng vuole la carne al sangue … no verdure, puzzano”.

“Sì, Heng, lo so, al sangue, ma non cruda. Questa è ancora cruda, ci vuole ancora qualche minuto”.

“No, Mad, la mangerò così. Profuma così tanto adesso, ma ogni minuto che passa il profumo diminuisce. La mia la voglio ora”.

“D’accordo, Heng, mangiala come ti pare. Vuoi un po’ di verdure o un po’ di spaghetti con la carne?”

“No, solo carne; voglio coniglio, non cibo di coniglio”.

Wan tolse le due fettine dal fuoco, ne mise una sul piatto di Heng e gliela porse.

“Ecco a te, Paw, ma ancora mi sembra troppo piena di sangue. Di solito volevi la carne ben cotta come tutti noi”.

Heng prese il piatto, lo avvicinò e annusò, il naso che si agitava come quello di un coniglio. Dopo di che, appoggiò il piatto sul suo ventre, prese il piccolo pezzo di carne con entrambe le mani e l’avvicinò di nuovo al naso.

“Deliziosa”, disse, “un po’ troppo cotta, ma molto buona”.

Heng non si accorse che tutta la famiglia stava esaminando ogni sua mossa, Wan si aspettava che mangiasse l’intero pezzo di carne in un solo boccone, invece lui diede un minuscolo morso e lo masticò con gli incisivi. Successivamente prese la carne in una mano sola e cominciò a eliminare piccoli pezzettini di carne con l’altra. Quando arrivò all’interno più sanguinolento, mise la carne tra le labbra e succhiò.

Il resto della famiglia si scambiò sguardi di totale stupore, mentre i suoi occhi rossi e rosa guardavano la carne come quelli di un falco.

“C’è qualche problema?”, chiese girando velocemente la testa da un lato, verso sua moglie.

“No, Heng, nessun problema. Semplicemente, è così bello vederti mangiare di nuovo cibo solido, solo questo. Siamo contenti per te, vero, ragazzi?”

“Sì”, dissero in coro, ma Da aveva qualche sospetto, anche se non era ancora pronta a condividerlo con loro in quel preciso momento.

“Bene! È tutto a posto, allora”, disse Heng, poi tornò a piluccare il suo cibo con evidente soddisfazione.

Gli ci vollero ben trenta minuti per mangiare una dozzina di centimetri quadrati di carne, dopo di che cominciò con l’osso: lo pulì completamente e poi lo succhiò fino a farlo seccare.

Gli altri trovarono quasi impossibile concentrarsi sul proprio cibo, di conseguenza l’acqua del barbecue bollì fino a seccarsi e bruciare la carne diverse volte, così che la loro cena si rovinò quasi completamente, ma mangiarono lo stesso, poiché non erano di quelli che sprecavano il cibo.

Quando terminò la prima fettina, Heng si pulì la bocca con il retro della sua mano e poi la leccò fino a pulirla. Uno spettatore avrebbe immaginato che Heng fosse appena stato rilasciato dopo diversi anni in isolamento in un campo di concentramento, nutrendosi solo di pane e acqua. Nessuno di loro aveva mai visto qualcuno apprezzare così tanto il cibo.

“Vuoi l’altra adesso, Paw?”, chiese Din.

Heng afferrò il lenzuolo intorno alle sue spalle e lo sbatté, cercando di mettersi più comodo. Den recuperò il piatto che aveva sul grembo al volo, prima che questo cadesse a terra.

“Prima aspettiamo che questa vada giù”, disse Heng, “e poi mangiamo ancora. Cibo molto buono. A Heng piace tanto”.

Den guardò sua madre e lei sapeva che cosa voleva dirgli. Heng stava parlando come uno sciocco e nessuno l’aveva mai sentito prima, anche se il suo thailandese non era mai stato perfetto a causa dei parenti di origine cinese.

Proprio quando Heng era tornato di nuovo immobile e il resto della famiglia stava iniziando a concentrarsi sul proprio cibo, sentirono all’improvviso il suono di uno splash attutito proveniente dalla sua direzione. Tutti sapevano che cosa fosse successo, ma, per gentilezza, fecero finta di non aver sentito. Poi, però, ce ne fu un altro e un odore terribile si sparse per la stanza.

Solo Wan e Da osarono guardare Heng, il quale aveva un ampio sorriso al di sotto dei suoi occhiali da sole.

Den cominciò a ridacchiare. Inizialmente in modo silenzioso, ma non riuscì a trattenersi e presto Din venne contagiata dalla risata.

“Silenzio, ragazzi! Vostro padre non lo ha fatto apposta. È malato”, disse Wan. “Il cibo solido deve essere passato dritto attraverso di lui”.

In ogni caso, Den e Din non riuscirono a controllarsi. Heng rimase lì seduto con un sorrisetto soddisfatto sul volto. Qualche minuto dopo, quando la puzza non era ancora diminuita, Wan chiese a Den:

“Accompagneresti tuo padre al bagno, Den? Così può darsi una pulita. Se ci fosse qualche problema, grida e verrò ad aiutarvi”.

“Heng, metti le mutande nel cesto della biancheria, ci penserò domattina”.

Quando se ne andarono, Wan disse:

“Mamma mia! Oh, mamma mia! Cosa te ne pare di questo, Zia Da?”

“Strano, vero? Il comportamento di Heng mi ricorda quello di un uccello. Non ci metterei la mano sul fuoco, ma il modo in cui stava seduto, come appollaiato, e il modo in cui mangiava e, poi, la cacca dopo il pasto … Gli uccelli fanno così, suppongo anche molti altri animali, ma, guarda le galline che hai in giardino. Non riesco a togliermi dalla testa l’immagine di lui con gli occhiali da sole appollaiato sul suo lenzuolo dopo aver mangiato la fettina”.

“Quindi non pensi che sia incontinente? Sono un po’ preoccupata per il nostro letto … abbiamo comprato un materasso nuovo solo qualche settimana fa … sarebbe un disastro, no? Pensi che vada bene se lo mettiamo nel fienile finché non ne siamo sicuri?”

“No, non preoccuparti! Nemmeno gli uccelli defecano nel loro nido, però sarebbe meglio che tu gli metta un pannolone finché non capiamo meglio che cosa gli stia succedendo … Oppure delle mutande per l’incontinenza, se persiste, ma devi arrivare fino in città per trovarle”.

Quando Heng tornò insieme a Den, sembrava desolato, addirittura imbarazzato.

“Stai bene, Heng?”, chiese sua moglie.

“Sì, incidente. Non ti preoccupare. No problema. Mai più oggi. A letto adesso”.

“Sì, buona idea. Zia Da, il suo frullato?”

“Penso proprio che dovrebbe berne un po’ prima di andare a letto. Non preoccuparti per il tuo letto nuovo, non lo ha sporcato prima, quindi non penso che lo farà stanotte, io, invece, se vivessi in casa con lui, non vorrei che si svegliasse in piena notte in cerca di qualcosa da mangiare”.

“No, probabilmente hai ragione. Den, fa’ sedere un momento tuo padre sul bordo del tavolo, per favore. Din, prenderesti un bicchiere di quel frullato?”

Dopo averlo fatto bere ed essersi assicurati che non ci fossero strani odori o rumori, Wan chiese ai ragazzi di portare il padre a letto.

“Presto verrò su a vedere se è tutto a posto, ma penso che a quel punto si sarà già addormentato.

“Bene, bene, bene, Zia Da, che gran daffare, eh? Ora abbiamo un uomo-uccello in famiglia! Che cosa ne pensi?”

“Non ne sono ancora sicura, Wan, ma il tuo scherzo potrebbe essere più vicino alla verità di quanto pensi. Dobbiamo solo aspettare e vedere.

“Chissà se vorrà migrare verso sud quando arriverà l’inverno”.

Wan non era del tutto certa se quello di Da fosse o no uno scherzo, così abbozzò un sorriso che sperò fosse imperscrutabile, ma sapeva bene che non lo sarebbe stato per Zia Da, la Sciamana.

Era preoccupata, ma chi non lo sarebbe in certe circostanze?

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