Читать книгу La Fidanzata Perfetta - A. C. Meyer - Страница 5
Uno
ОглавлениеLa mattinata era appena iniziata e l’ufficio della Star, l’agenzia artistica più importante di tutto il paese, stava già lavorando a pieno ritmo. Con un auricolare nell’orecchio e una pila di riviste di gossip importanti e appunti stampati dai portali di Internet in mano, Melissa attraversò i corridoi dell’agenzia dirigendosi verso l’ufficio di Bruno mentre era al telefono con lui.
— Mauro è infuriato — disse, riferendosi al titolare dell’agenzia. – Devi pensare a un’azione urgente per gestire la crisi, Bruno. Ho appena visto il programma di Bel Dias in televisione, che parlava del caso del famoso attore che è stato visto uscire da un motel con la moglie del regista della telenovela.
Bruno sospirò a lungo dall’altra parte della linea, ma la sua voce non perse la sua solita animosità. Melissa pensò che fosse incredibile come il suo capo avesse sempre una soluzione per tutti i problemi in cui Jonas era coinvolto, ma senza perdere la sua compostezza.
— Ha fatto il nome di Jonas? — domandò.
— No, dal momento che abbiamo citato in giudizio la sua rubrica per aver parlato dei gusti particolari di tu sai chi, ha iniziato a dire “visto che la rubrica è corretta”, non citiamo il nome di questa persona – parlo, citando il caso di una famosa cantante di Sertanejo*. – Però chi altro è soprannominato il “Principe” nell’ambiente artistico oltre a Jonas? – chiese, abbassando ancora di più la voce, dirigendosi verso la caffetteria per riempire una tazza di caffè ed evitando così che i suoi colleghi potessero sentirla.
— Mauro ha detto qualcosa? — domandò Bruno, con un tono di voce affaticato, indicando che era entrato nell’ascensore dell’edificio. La ragazza dai capelli rossi si diresse verso l’ingresso dell’agenzia, sapendo che, quando sarebbe giunta alla reception, lo avrebbe trovato mentre usciva dall’ascensore.
— Mi ha chiesto di fissare un appuntamento per parlare… – iniziò a dire la ragazza, ma fu interrotta da due registi di passaggio. – Salve, buongiorno – salutò i due uomini in giacca e cravatta e tornò a parlare al telefono. – Ho cercato di spiegargli che ti attende una giornata molto impegnativa, ma non so se riusciremo a evitarlo a lungo.
Nei momenti di crisi come quello, tutto ciò che Bruno preferiva evitare erano gli scontri con Mauro Reis, il presidente della Star.
— Bene, organizziamo una riunione con Jonas — disse lui.
Ping! Il suono indicò l’arrivo dell’ascensore nel momento in cui Melissa raggiunse la reception. Le porte si aprirono e, quando Bruno Duarte uscì , spense il cellulare, lo mise nella tasca del cappotto e prese la tazza di caffè dalle mani della sua assistente.
— Grazie, Mel — disse, con un sorriso che avrebbe fatto sciogliere anche i ghiacciai dell’Alaska.
Quell’uomo era bello. Melissa non poteva negarlo, ma tutto quello che vedeva quando lo guardava era il suo capo e un suo amico. A differenza di Jonas, che lei definiva carino ma ordinario. Quel tipo era la canaglia più spudorata che avesse mai incontrato e che, a causa del lavoro, era costretta a sopportare.
— Non c’è di che — continuò lei, senza perdere il filo del discorso mentre camminavano lungo i corridoi. — Ho lasciato tutto quello che è stato pubblicato sulla tua scrivania e… Oh, merda! — mormorò, vedendo Mauro uscire dalla stanza del presidente.
Prima che Bruno potesse fare qualcosa, lei lo spinse in un ufficio e andò avanti, facendo fermare davanti a sé l’uomo sulla cinquantina, che aveva chiaramente i capelli neri tinti per sembrare più giovane e la pelle di un colorito arancione a causa delle sedute di lampade abbronzanti. Lui aprì la bocca ma Melissa non lo lasciò parlare.
— Ciao Mauro! Sono appena arrivata dalla reception e Michelle X stava aspettando di parlare con te. — La bocca dell’uomo si aprì e i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa quando sentì parlare dell’attrice porno che diceva di voler essere rappresentata dalla Star, anche se lui le aveva detto innumerevoli volte che non lavoravano in quel settore. — Vuoi che la faccia passare? — domandò, con un’aria innocente.
— Shh! — mormorò lui, agitando le mani per farle abbassare la voce. — Non mi hai visto. Non sono qui! — E poi si voltò, tornò nel suo ufficio, come se mille demoni lo stessero inseguendo.
Quando la porta si chiuse, Bruno uscì dal suo nascondiglio e i due camminarono di nuovo lungo i corridoi fino a raggiungere il suo ufficio.
Bevendo un sorso generoso di caffè appena fatto , il giovane dirigente si sedette sulla sedia di pelle e iniziò a rovistare tra la pila di notizie lasciate da Melissa e sentì il suo stomaco contorcersi al pensiero della mole di lavoro necessaria per sistemare quel casino. In giornate come quella, Bruno si sentiva come se avesse cinquant’anni e non solo venticinque.
Mentre accendeva il computer, sentì Mel rispondere al telefono. La donna agitò la mano verso di lui. Prendendo l’auricolare posto sulla sua scrivania, se lo mise all’orecchio nel momento esatto in cui la sua assistente iniziava a parlare :
— Certo, Raquel, Bruno adesso prenderà la chiamata — Mel passò la telefonata a Bruno che rispose alla stilista con una voce così soave che faceva sospirare tutte le donne.
— Ciao, Raquel! Come sta la mia stilista preferita? — Sapeva che stava usando un tono adulatorio ma era necessario, dato che la giovane stilista era responsabile della realizzazione dell’immagine di Jonas in tutti gli eventi a cui partecipava.
— Molto bene. — La voce all’altro capo del telefono suonò devastante. — Soprattutto perché non ho più intenzione di sopportare il tuo amico donnaiolo. Oggi quattro coppie hanno cancellato la loro partecipazione all’evento previsto qui in negozio. Gli uomini sono spaventati a morte dalla possibilità che le loro mogli possano essere sedotte sotto il loro naso. Inoltre, ha spezzato il cuore della mia migliore assistente, che si è licenziata e ha deciso di tornare a casa dei suoi genitori, nell’entroterra, perché Jonas le ha promesso mari e monti per poterla portare a letto.
Oh, maledizione, pensò Bruno. L’uragano Jonas Lopes stava lasciando una scia di distruzione ovunque passava. Bruno sospirò mentre ascoltava la grafica lamentarsi, si passò le mani tra i capelli corti e parlò non appena la donna fece una pausa per riprendere fiato.
— Raquel, siamo amici da molti anni...
Lei lo interruppe:
— E Jonas si comporta in questo modo da anni!
— Sai che non ha cattive intenzioni… è un ragazzo molto… affettuoso. —Bruno ammorbidì il tono della sua voce e Melissa si lasciò scappare una risata mentre si occupava dell’altro telefono che squillava.
— Affettuoso? — La voce di Raquel risuonò un po’ stridula. — È un mascalzone, una canaglia, un cane, Bruno! Non ho annullato prima il contratto con lui per colpa tua! Sai che ti voglio bene ma non posso continuare in questo modo con Jonas…
Bruno approfittò del momento.
— Ti prometto che sistemerò tutto, Raquel. Non abbandonarmi, va bene? — le disse con un tono seducente. Respirò un po’ più sollevato, avvertendo il sospiro della stilista.
— Se non cambia nelle prossime settimane, il nostro contratto verrà cancellato. Ed è inutile che vieni da me con quella voce da ragazzino sofferente! — disse lei, ridendo.
Nell’ora successiva, Mel e lui risposero a una miriade di telefonate riguardanti lenotizie degli ultimi giorni. Anche se riuscirono a placare l’insoddisfazione di alcuni dirigenti come il direttore del marketing dell’azienda di bevande di cui Jonas era lo sponsor, il risultato finale delle chiamate fu a dir poco desolante.
— Due contratti cancellati con gli sponsor, cinque inviti a eventi disdetti, otto proposte commerciali rifiutate, oltre a perdere il ruolo da protagonista nella prossima soap opera. — Mel elencò con attenzione mentre Bruno si passava le mani tra i capelli castano scuro in preda alla frustrazione. La ragazza sorrise per come lui aveva scompigliato i suoi capelli lisci, trovando incredibile come potesse sembrare ancora più bello.
Bruno era il tipo d’uomo che poteva avere tutte le donne che voleva. Con un’intelligenza superiore alla media, un modo di parlare che poteva convincere chiunque e uno sguardo sorprendentemente dolce, quell’uomo era come il miele in un alveare. Entrava nel radar della maggior parte delle donne in lizza per la sua attenzione… Beh, questo quando Jonas non gli rubava le ragazze che gli interessavano. Era il peso di essere il migliore amico del principe delle soap opera, ripeteva ormai rassegnato l’agente.
— Che cazzo — mormorò, mentre si apriva la porta del suo ufficio.
Mauro apparve dal nulla con un’espressione piuttosto insoddisfatta.
— Tu. Nel mio ufficio. Ora.
L’uomo si voltò senza dare a Bruno la possibilità di rispondere, aprendo la porta con forza mentre usciva.
Bruno si alzò, si tolse l’auricolare dall’orecchio, si sistemò il nodo della cravatta e si rivolse alla sua assistente.
— Mel, chiama Jonas. Chiedigli di incontrarmi in quel ristorante italiano che ci piace tanto.
— A mezzogiorno? — chiese la donna. Bruno annuì e uscì dall’ufficio, sentendo il suo mal di testa peggiorare mentre si avvicinava all’ufficio del suo capo.
La segretaria di Mauro sorrise non appena lo vide, come faceva sempre. Bruno si avvicinò a Lurdinha, una donna di circa sessant’anni, che curava con mano ferrea l’agenda del presidente della società. Chinandosi, le diede un bacio sulla guancia paffuta; la donna rise e gli passò con affetto una mano sul viso.
— Prendilo con calma, figliolo. È molto nervoso.
— Non mi dire… — mormorò, incamminandosi verso la porta socchiusa.
— Devi fare in modo che quel ragazzo si calmi. Trovagli una bella fidanzata... — disse la donna e Bruno rise.
— Vediamo che cosa posso fare — le fece l’occhiolino, facendola sorridere ancora di più.
Bruno attraversò l’ufficio, dirigendosi verso la sedia dall’altra parte della scrivania di Mauro. Mentre camminava, il suo sguardo percorse il pannello che copriva la parete laterale, sul quale vi erano fotografie di artisti, musicisti, personalità e sportivi. L’uomo era una leggenda vivente nell’ambiente artistico, poiché rappresentava i nomi più importanti sul mercato. Bruno non fece in tempo a sedersi che Mauro iniziò a parlare:
— Lavoro in questo settore da molti anni, Bruno, e ho rappresentato ogni tipo di artista. Permaloso, esigente, noioso… ma è la prima volta che ho a che fare con uno che fa di tutto per buttare la propria carriera nel cesso.
— È molto giovane, Mauro... — Bruno cercò di calmarlo.
— Giovane? A ventiquattro anni? — Mauro si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro con impazienza. — È un bastardo. Un donnaiolo! È da tanto tempo che ti dico che deve controllarsi perché non è l’unica stella del paese. Tutti i giorni salta fuori un nome nuovo, un volto più bello, un nuovo talento.
Appoggiò le sue mani sulla scrivania, inclinando il corpo in avanti.
— Ci siamo occupati della carriera di Jonas da quando aveva diciannove anni. Ti ho assunto perché facevi parte del pacchetto e ti ho permesso di dedicarti esclusivamente a lui. Ma, anche se sei diventato uno dei migliori agenti della squadra, se Jonas va via, anche tu verrai licenziato.
Bruno si alzò. Il battito del suo cuore era accelerato così come la sua testa. Quel momento era decisivo e aveva bisogno di usare tutti i suoi poteri di persuasione su Mauro, non solo per salvare la pelle al suo migliore amico, ma anche per tenersi il suo lavoro. Anche se sapeva che Jonas lo avrebbe seguito ovunque fosse andato, non sarebbe stato molto utile se la sua carriera fosse stata travolta dallo scandalo in cui si era cacciato. E, visto che non aveva altri clienti, difficilmente poteva interpretare Jerry Maguire, il ruolo di Tom Cruise nell’omonimo film, e convincere altri attori a unirsi a lui. L’unica cosa che gli restava da fare era adulare un po’ il capo e cercare di ribaltare la situazione.
— Jonas è un bravo ragazzo, Mauro. È un grande attore e ha un talento difficile da trovare di questi tempi. Ma ha la testa debole quando si tratta di donne. Non rescindere il contratto. Sono sicuro di poter rimediare a tutto quello che è successo. — Inarcò il sopracciglio. — Sai che non ti ho mai deluso né ti ho mai promesso qualcosa che non potevo mantenere.
L’uomo sospirò, chiudendo il bottone della sua giacca.
— Hai tre mesi di tempo per sistemare tutto. Tre. Mesi. Non un giorno di più. Hai capito, Bruno?
Lui annuì con il cuore che batteva a mille.
— Puoi stare tranquillo — rispose il giovane e uscì rapidamente dall’ufficio prima che il capo potesse cambiare idea.
Non sapeva quale tipo di miracolo ci sarebbe voluto per trattenere Jonas, però doveva farcela. O lui e Jonas sarebbero andati a far parte delle migliaia di disoccupati del Paese.