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III. — ELENCO MATRIMONIALE.

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Signorina A***, dote ragionevole, bella presenza, famiglia distinta, peso valutabile a vista, kg. 70. Oggi attraente, ma suo padre è enormemente obeso; sua madre, idem. Tendenza all'obesità. Si scarta per ragione di estetica.

*

Signorina B***: troppa licenza liceale: sa tutte le date a memoria. La sua fronte bombée rivela la sua intelligenza. Dice sempre: «Io sono nata per la penna». Diventata moglie, è capace di fare l'analisi sopra di me. Ah, no! Poi troppa fronte bombée e pochi capelli.

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Signorina C***: domanda sempre: «Come mi trova? come mi trova?» e quando la si guarda, poi dice: «Cosa ha da guardarmi? Non sta bene [pg!13] guardare». Ride per niente. Una signora l'aveva incaricata di acquistarle un busto elegante come il suo. «Ma io non porto busto, — dice — io sono bella così». A una conferenza non ha fatto altro che ridere e criticare una signora perchè aveva le scarpe gialle. «Mettere in mostra quei piedi, grandi come due cassette da fiori, e con i sopratacchi di gomma!»

Quando esce per via, sbircia a ogni vetrina. «Mamà, la vestina butta bene? butta male? È dritto? è storto?» «Sì, carina!» Ma mamà non s'accorge che la figliuola è stupidella? Io, sì. E il mio erede deve essere intelligente.

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Signorina D***: molto carina; ma troppo buona di cuore verso tutti quelli che sospirano per lei. Per questa sua eccessiva bontà è stata allontanata dalle scuole. Cara fanciulla, ma offre l'inconveniente che l'erede sarebbe il figlio, ma non la riproduzione di Ginetto Sconer.

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Signorina E***; ricciolina, mingherlina, nominata «fior di pesco». La signorina B***, quella nata per la penna, le ha mandato a dire che fior di pesco si dovrebbe chiamare fior di zucca. Fior di pesco [pg!14] ha replicato: Libro di testo! La signorina nata per la penna, ha replicato: Bastone vestito! Fior di pesco ha replicato: Bastone vestito, ma fémmina! una cosa che lei non sarà mai! E poi adesso il seno non è più di moda. La signorina E*** possiede una eccessiva prontezza di linguaggio, e questa cosa mi impensierisce. Inoltre vuol sapere se io russo. «Tutti i mariti russano. Lo dice mamà».

*

Signorina F***, invece, cosa importa che sia bella come una testa del Murillo, quando non sa dire più di: «Ah, sì! Vedi mo'! Ma già!»?

Io non conosco questo pittore Murillo, ma le sue teste devono essere incantate, perchè lei è sempre incantata.

«Signorina, che cosa le piace? leggere, lavorare, far da cucina?»

«Mi piace far pulizia.» Ma la sua camera farebbe orrore alla mia governante Desdemona. La sua pulizia consiste nel brillantarsi le unghie, e, quando nessuno la vede, girare la mano per far andare giù il sangue.

«Signorina, che cosa legge? il bollettino della guerra?»

Leggeva la corrispondenza di quarta pagina.

[pg!15]

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Signorina G***: «si erge a somiglianza del perfetto stelo,» come dice Lionello, ma ha il torto di farsi vedere a passeggio in compagnia di sua madre, la quale era forse uno stelo anche lei, ma oggi è un archetto. Una fanciulla di buon senso dovrebbe evitare di farsi vedere con una madre che presenti un quadro disastroso della sua futura configurazione. E poi il figlio di Ginetto Sconer deve essere una quercia, e non uno stelo.

*

Signorina H***: figlia di un ingegnere architetto. È stata costruita con molta grazia da suo padre, nello stile Louis Kenz, da me preferito. Pare una bambolina, e si chiama Noemi. Porta i riccioli a tire-bouchon, come nelle vecchie stampe. Fa la svenevole, parla con una voce melliflua.... Ma queste apparenze ingannano: un giorno la ho sentita, nello studio di suo padre, che tirava su gli affitti a tutti gli inquilini delle sue case. Questa signorina ha delle buone qualità — dico fra me —; ma un altro giorno sento una voce stridula che rompe le pareti: «Fa alla svelta, fa alla svelta, fa alla svelta! Sai bene che io non [pg!16] sono figlia della pazienza. Sei un'idiota, una stupida! Ti tiro la ciabatta su quella facciaccia da mummia!»

«Pum!» «Ahi!» Era Noemi, nome soave, che parlava con la cameriera.

Questa signorina mi sembra pericolosa.

*

Signorina K***, figlia di un ricco industriale, mio amico. Ci siamo trovati insieme per più di una settimana all'hôtel X*** a Viareggio.

Non so come sarà d'inverno: ma d'estate va bene: è così vaporosa e fresca che pare di vivere accanto ad un gelato.

È un po' distratta. «Signorina questo è suo?» La cameriera, il portiere, il paggetto dell'hôtel facevano un continuo domandare: «Signorina, questo è suo?» Dove si levava, lasciava qualche cosa: i guanti, l'ombrellino, le cartoline illustrate.

Io raccoglievo un fazzolettino col pizzo tutte le volte che andavamo a spasso.

«Ma, Clara, sta un po' più attenta,» diceva sua madre. «Non fa niente, mamà,» rispondeva. «È vero, signor Sconer, che non fa niente? È così bello non ricordarsi di niente! Si perde qualche cosa? Ci pensa papà.»

[pg!17] «Sì, un pochino distratta — mi confidava la mamma. — Ma è tanto buona la mia figliuolina, e poi sarà tanto felice! Ella non si ricorderà mai domani di quello che è successo oggi». Era del resto una ben amabile compagnia da far dimenticare tutto, fuori che lei. Ella aveva persino promesso di ricordarsi di me. Ma un giorno in cui io, parlando delle mie conoscenze, ho detto che conoscevo Lionello, non ho avuto più pace.

«Davvero? lei conosce Lionello, proprio quello che scrive quei romanzi così sentimentali...? Ah, carino! Come è? È vero che è tanto giovane? che porta i capelli tagliati alla russa come Gorki? È vero che è tanto romantico? Gli scriva! Sì, sì; gli scriva che venga a Viareggio. Le giuro, Sconer, che dopo le vorrò molto bene».

Li chiama «sentimentali» lei, quel romanzi! La mia Desdemona, che ne ha letto uno, è rimasta scandalizzata.

*

Signorina K***; conosciuta in condizioni molto favorevoli perchè fresca da un disinganno d'amore. Il babbo volgeva in mente gravi pensieri: «In Inghilterra, in America, una mancata promessa di matrimonio si pagherebbe a caro prezzo.» Io poi adoperavo espressioni molto delicate [pg!18] per consolare la signorina, quando lei mi investì così: «Ma cosa è? Avete tutti paura che io mi suicidi dalla disperazione? che mi faccia monaca? Ma no! Quando avrò voglia, ne troverò un altro. Ecco tutto. Chiodo scaccia chiodo.»

«Lei crede, signorina?» «Ma certo! Una donna bella ne trova sempre di chiodi. Lei, Sconer, per esempio. Se volessi, lei mi cade davanti à quattre pattes».

Quasi mi si sedeva su le ginocchia, perchè così fa spesso su la scena l'attrice Clara de los Dolores.

Signorina affascinante, ma troppo impressionanti sono le condizioni da lei poste per il matrimonio: due anni di libertà coniugale, e col mio consenso. Enorme!

*

Signorina L***, conosciuta al Bristol hôtel. Erano i giorni del terremoto in Abbruzzi. Tutti sospiravano: «Che orrore! Ah, quanti morti! Bambini schiacciati!» Anche la signorina L***, seduta su di un sofà, sospirava: «Che orrore! Ah, quanti morti! Bambini schiacciati!» Senonchè, mentre diceva così, io la vedevo, riflessa in una specchiera, con la manina affaccendata a dare colpetti segreti per mettere a posto il drappeggio [pg!19] dell'abito. Pareva la mia Desdemona quando rovescia un bodino. Sbirciava con la coda dell'occhio nella specchiera, e mutava l'estetica del fianco: «Che orrore! Davvero? Bambini schiacciati!»

Essa è in posa anche quando è sola. Le ho chiesto il perchè, e mi ha detto: «Quando le stelle e la luna ci guardano dal firmamento, è bene assumere un'attitudine dignitosa». «Capisco, ma si vedono un po' troppo le forme». «Ah sì? Perchè, le dispiace forse?»

Questa signorina è troppo estetica.

*

Signorina M*** di razza inglese, molto ladylike, molto ammirata nelle sale dell'hôtel delle Terme, dove beveva acqua. Ma chi faceva quel terremoto nella stanza vicina alla mia? chi cantava quelle canzoni molto allegre, anche se erano inglesi? Era la signorina M***. Beveva anche cognac, e faceva danze in libertà con una sua amica. L'Inghilterra è mal fida, benchè alleata.

*

Viene adesso la nota di quella signorina che mi ha fatto soffrire di più: la signorina N. Y., cioè New York, perchè di tipo americano. È italiana però; ed appartiene a quella classe distinta a cui [pg!20] appartengo io: suo padre, prima della guerra era esportatore in America di medicinali italiani fatti in Germania. Miss N. Y. è ricca, e si sente padrona del mondo. Ha vent'anni; statura sotto la media forse; ma è potente. È la sanità fiorente. Una vivacità gaia la trasforma. Sarebbe il tipo adatto per la confezione dell'erede. La sua voce, venata di erre parigino, sembra cantare l'inno della sua giovinezza. Ci ci! canta sui rami dell'albero della vita. I suoi genitori le lasciano una libertà un po' americana. Ci, ci! L'ho vista a una fiera di beneficenza per la Croce Rossa, dove ha fatto sborsare anche a me cento lire. Ci, ci! L'ho vista di sera ad una conferenza futurista. Capiva tutto ed era entusiasta. Ci, ci! L'ho vista, sul ghiaccio, pattinare come un geroglifico. Ci, ci! L'ho vista al volante guidare l'automobile. Ci, ci! L'ho vista ai funerali del banchiere Rodh. Lei era davanti con sua madre, io ero dietro con suo padre, e si parlava di affari. Tranne casi imprescindibili come quelli del banchiere Rodh, io evito i funerali perchè mi pare che dietro una bara tutti siano pallidi, e ciò danneggia la salute. Ma Miss N. Y., anche vestita di nero, era splendente, Ci, ci! Esuberante creatura! La vita per lei è un albero su cui lei muta ramo, cioè muta toilette, e canta il suo inno: Ci, ci!

[pg!21] Parla bene l'italiano, ma al suo cane, un cane molto educato, parla in francese.

Ho avuto l'onore di ospitarla in casa mia, chè il babbo e la mamma volevano visitare il secondo piano, rimasto sfitto, della mia palazzina. In quella occasione siamo rimasti soli.

«Magnifico!» disse alludendo alla mia palazzina.

«Ah, sì!» risposi. «Palazzina dei conti Tornamali: oggi mia proprietà, miss N....!»

Ma vide una poltrona inglese; vi si sedette di un balzo, rimbalzò su, e poi si rincantucciò: «Si sta molto bene qui». Era di maggio. Ella portava un cappello fantasia di tulle, costellato di bolle nere, su la cui aureola spiccava il suo profilo, col suo nasino: l'abito di mussolina aveva sopraposti certi ricami di draghi e serpi, d'oro e di argento. Le belle braccia erano guantate di pelle bianca, le gambette erano tutte bianche, e protendevano ardite con le scarpette pur bianche.

Mi pareva uno scoiattolo orientale.

Mio Dio, possedere in casa questo animaletto prezioso! Se le allungo un braccio, mi balza sopra e si avvolge intorno.

Infatti balzò dalla sedia a sdraio, e fece ci, ci:

«Lei manca di una cosa, Sconer.»

«Io manco di una cosa?»

«Sì, lei non ha libreria.»

[pg!22] «Infatti.»

«Prenda nota!»

«Prendo nota».

Mi detta una serie di libri in off e in eff.

«Scrittori russi?» domando.

«Ah, molto interessanti i russi!»

Poi mi detta un nome che non riesco a scrivere.

«Rabindranath Tagore! Un poeta senza precedenti. Fa parlare un bimbo alla mamma in un modo delizioso

«E lei, miss N....» domandai con intenzione, «non penserebbe a far parlare un bimbo con la sua voce deliziosa?»

«Prendere marito? Già! Ma in Italia offre un grave inconveniente.»

«Quale, miss N....?»

«Che una girl quando prende marito, si siede.»

«Cioè?»

«Cioè non è più libera, non può più cercare, più flirtare, più saltare, più comandare, più fare quello che vuole. La libertà! Mi sposerei in America, dove, più tardi, si può anche divorziare, rimaritarsi, seguendo il proprio beneplacito. In Italia il matrimonio è un'istituzione che si regge sull'adulterio. In America su la libertà!»

In quell'occasione, se i miei affari me lo avessero permesso, sarei andato in America.

[pg!23]

*

Signorina O***, terribile, e anche molto ricca. Dove aveva imparato a rovesciare gli occhi così? La tinta della sua pelle era prodigiosa; ma del tutto naturale: diafana! Pareva non nata come nascono tutte le donne, ma ricavata da uno scultore magico per entro la polpa di quelle pesche cotogne che sono gialline gialline. Vestiva con una personalità straordinaria; cioè sempre abiti di un colore diafano, sbiadito, intonato al colore della pelle. Io non so dire se era bella, perchè io ero mezzo stregato. «Nasconda quella lingua,» io le diceva, perchè ogni tanto lei metteva fuori dalle labbra la puntina della lingua: questa però non era diafana, ma rossa. «Nasconda almeno quelle gambe,» perchè lei aveva l'abitudine di mettere in esposizione le gambe, diafane ancora quelle, cioè con scarpette e calze di seta, sempre color diafano. «La turbano?» «Non mi fanno dormire!» Mi diceva nettamente: «Se mi vuole sposare, signor Sconer, approfitti finchè sono libera». Io la avrei anche sposata, ma è che essa era contro-indicata ad uno dei due fini per cui io intendevo di accedere al matrimonio. Lei non voleva avere figliuoli «perchè questa operazione rovina la pelle». Io volevo aver lei, ma anche [pg!24] l'erede. Lei sì, la potevo avere, ma l'erede no. «Sono i contadini — affermava — che si sposano per aver figliuoli».

Essa inoltre pretendeva come condizione di matrimonio che il marito facesse, ogni mattina, esercizi, per venti minuti, con manubri da venti chili.

Anche questa signorina mi ha fatto molto soffrire.

*

Signorina P***, che può essere bella o brutta, secondo che vi pare. La ho conosciuta in villeggiatura. Essa va sempre in bicicletta. Quando va a piedi cammina con passo sgraziato. Eppure è graziosa! Si può calcare su la testa il feltro di suo babbo, si può buttare — come fa — su le spalle la maglia della nonna, ma è elegante lo stesso. Ha denti di can cerviero, naso appuntito, mento appuntito, due occhi in punta nera: tutte queste cose in punta hanno una mobilità che producono il capogiro. È pallida come la cera, ma non è mai ammalata. Ha i capelli lunghi, ondulati, feroci, a cui fa fare i giuochi attorno alla testa come se fossero biscie. A tirarli, le arrivano sino al ginocchio. Ed è proprio vero! Come ha fatto ad avere una laurea se per studiare bisogna [pg!25] star fermi? Si vede che si può avere una laurea senza studiare.

Ma a sentirla chiamare dottore, mi fa un certo effetto.... Ha una sua voce fresca, aspra, saltellante, che non si capisce mai quello che vuol dire, perchè non conclude mai. Non si adira mai: tutt'al più manda un grido di gazzella. Cosa farà? Dove andrà? Come finirà? Non si sa! Eppure è assennata.

Non cerca: è cercata, ma se ne strafotte, perchè lei dice anche le parolacce. Eppure è damigella!

Subisce un fidanzato ufficiale: un giovane di ricca famiglia. Costui la segue a fatica in bicicletta. Lei lo chiama: «Idiota, idiotino, imboscato, imboscatissimo, figlio di papà». Lui è felice. Non mi pare una signorina adatta per il matrimonio, e glielo ho fatto garbatamente capire, presente il fidanzato. Risponde lei:

«Cosa importa? C'è lui che farà per casa».

«Io sono il suo cameriere,» conferma lui.

Io ho domandato poi alla signorina, così, un giorno che la incontrai, insieme col fidanzato, per un solitario viale del bosco:

«In confidenza, non è pericoloso perdersi tutto il giorno per le campagne col fidanzato dietro?»

[pg!26] «È innocente come l'acqua fresca — mi risponde. — Gli ho promesso un bacio per la settimana ventura. È vero che ti ho promesso un bacio?»

Dice il fidanzato:

«Ah, come deve essere sdegnato il Dio d'Amore a vedere quanto mi farai soffrire!»

«Meriteresti anche di più,» dice lei.

Risponde il fidanzato:

«Ah, è proprio vero, come dice il cav. Sconer, che tu non sei adatta per il matrimonio!»

«Tu, piuttosto, non sei adatto,» risponde lei. E a me dice in segreto: «Come faccio a sposare un uomo così timido? C'è una gioventù impossibile, ora! Sono tutti riformati. Dica lei, Sconer, posso cominciare a tradirlo subito? Ma che vuole? Io sono una buona ragazza, e fare il male con premeditazione, mi ripugna».

Io avrei potuto sostituire il fidanzato senza pericolo di complicazioni. Eppure sono rimasto timido anch'io. Perchè? Quel titolo di dottore mi ha dato soggezione.

*

Signorina P***, un bel tipo, e così anche sua madre. «Signor Sconer — mi dice sua madre — guardi!» [pg!27] «Che cosa?» «Non glielo posso dire. Ma non vede da lei?»

«No!» «Non vede gli occhi della mia bambina? Splendono! Io non so: è strano! Appena siamo in un luogo, dopo quindici giorni la mia bambina è proclamata la più bella».

In fatti è bella: una persona slanciata, elegante. Ma perchè la mamma la chiama: «La mia bella odalisca?» Dove ha trovato questa parola? Cosa crede mai che voglia dire? «Signore, signore, mi dice la mamma, ha visto?» «Che cosa?» «Un aeroplano di guerra». «Ne passano tanti!» «Eh, sì! — fa misteriosamente, chiudendo gli occhietti — ma lei non ha osservato una cosa!» «Che cosa?» «Che l'aviatore quando passa per qui, si abbassa sempre. E sa perchè? Per vedere la mia bella odalisca».

Anche lei, la sua bambina, dice: «Io non so, è strano! Appena sono in un luogo, sono proclamata la più bella. Dicono che io assomiglio a Lyda Borelli, dicono!» Descrive il suo corredo da sposa coi calzoncini corti, larghi, e i pizzi di vera valenciennes: descrive gli abiti che le ha fatto la famosa Abeille, il primo atelier di Torino, che ha tanti mannequins aristocratici, che insegnano anche la lingua francese. Si è fatto fare tutti abiti ieratici! «Adesso sono di [pg!28] gran moda gli abiti ieratici,» dice lei. Ma adesso non può portarli perchè è crocerossina.

«Se vedesse, signor Sconer, — dice sua madre — come le sta bene l'abito di crocerossina! Già le sta bene tutto! Quando passa per un reparto dell'ospedale, i feriti si rizzano tutti». Ma le altre crocerossine le hanno fatto una guerra spietata. Allora l'hanno messa alla stazione. Alla stazione ha distribuito le bibite a tutto un treno di prigionieri austriaci. Sua madre dice che il fatto è avvenuto perchè la sua bambina è tanto di cuore. Ma le altre signore dicono che è invece perchè non ha capito che erano austriaci. Il suo fidanzato è morto in guerra, e lei porta sul petto il medaglione col ritratto del suo fidanzato. Anche lei è molto patriotta.

«Un giorno — racconta la mamma — mentre eravamo a un five o' clock tea, con tanti signori distinti, passa un corteo socialista. La mia bambina va alla finestra e sventola il fazzoletto bianco, rosso e verde e grida: Viva l'Italia! È stato in tutti noi un momento di terrore; per poco non scoppia una rivoluzione». Le altre signore invece dicono che lei aveva scambiato il corteo socialista per una manifestazione patriottica. Adesso che il fidanzato ufficiale è morto, ne ha tanti altri. «Il tale? il tale? il tale? Ma è [pg!29] di famiglia distinta? Crede lei, signor Sconer — mi domandano madre e figlia — che il tale sia di famiglia distinta?» Anch'io sono passato per ventiquattro ore per suo fidanzato ufficiale: una cosa molto seria, dico, perchè se lei descrive i suoi calzoncini coi pizzi di valenciennes, non c'è però niente da scherzare in quanto che lei avverte che ha un fratello che «sa essere gentiluomo e anche villano secondo i casi, e assomiglia a Maciste, quello dei cinematografi».

«Dove è questo suo fratello, signorina?» domandai un poco preoccupato.

«È al fronte!»

Un ragazzo abile! Appena scoppiata la guerra, ha avuto l'intuito commerciale di andare al fronte e ha comperato — chè le davano per niente — tutte le pelli dei buoi che morivano nei parchi o si ammazzavano per i soldati. Suo babbo era calzolaio, e figurarsi! Adesso hanno uno dei più ricchi scarpifici d'Italia.

La storia di quel fratello Maciste mi ha molto raffreddato.

*

Signorina Q***, non è patriotta, ma pianista. «Io sono ipersensibile» dice lei, e anche sua madre dice: «Poverina, la mia Mary è un'ipersensibile!» «Noi artisti — dice la signorina Mary — siamo [pg!30] di un'altra razza. Che m'importa della guerra? Che m'importa chi comanda e chi è comandato? Tra Salandra che ha dichiarata la guerra e me, cosa c'è di comune? Tra me e il Kaiser? Perchè immischiarmi nei loro litigi? Il Kaiser e il re dell'Ottentozia per me sono la stessa cosa».

Lei suona Moszkowski, Stravinski, Debussy, Ravel. Suona? Vorrebbe suonare, ma non può. Stende su la tastiera, racconta lei, le mani lunghe con le unghie di onice aguzzo, e poi accadono fatti strani, come anch'io ho visto un giorno che sono venute a provare il mio Bechstein. Comincia, e subito, dopo un po', diventa pallida. «Impallidisce — mi avverte la mamma. — Sempre così! Ah, è terribile! Cade in trance». «Cognac!» dico io. Si rimette un po' e dice: «Suonando, mi si vuotano le vene, i sogni mi sferzano, i capelli scendono per le mie guance come serpi di chimeriche meduse. La musica di Ravel, che io adoro, esaspera la mia sensibilità come un succhiello traforante: appena tocco i tasti, sento il magnetismo». Anche qui per l'erede non c'è da far nulla. E poi qui c'è un'esagerazione di sensibilità che può riuscire pericolosa.

[pg!31]

*

Signorina R***, profumata al trèfle incarnat. Anch'io l'ho conosciuta. Si tratta di una fanciulla prodigio, così come vi sono i bimbi prodigio. Secondo altri si tratta di una fanciulla Sfinge. Lionello però che non ammette la donna Sfinge se non per gli imbecilli, la chiama Proteo multiforme. Essa è piuttosto piccolina, con un musetto tirato come un topolino, con due occhietti azzurri, fermi, un poco trasversali. Nella pettinatura e nel vestire è quasi monacale: ma ecco si leva in piedi, pare di elastico, si allunga e balla certe danze ieratiche sussultorie, che fanno rabbrividire, e anche imparare la storia, perchè sono le danze di Salomè, di Cleopatra, di Sibilla, di Santa Teresa. È molto giovane, ma la sua voce possiede certe inflessioni profonde come di donna matura, con la quale affronta qualsiasi argomento, anche di filosofia con quelli che se n'intendono. Viceversa — se le gira — è capace di rifare il verso e la smorfia di tutti: in dialetto, in francese, e anche in tedesco, secondo le persone: basta che le veda una volta. Come imita il teppista! Ha rifatto anche me! Questo è il suo genio comico, ma possiede anche il genio tragico, perchè recita certi versi [pg!32] francesi di Pelleas e Melisenda in modo da far paura. Questa signorina, messa sul palcoscenico, potrebbe raccogliere gloria e milioni a palate. Invece niente di tutto questo. Essa non ha altro desiderio che di essere amante amata di un uomo, e vivere in umiltà. Ma c'è una condizione: deve essere un magnifico amante! Tanti vorrebbero essere amanti, ma nessuno è magnifico. Lei domanda per amante l'uomo rude, l'Ulisside dalla gran mano dominatrice. Sinora non l'ha trovato. Però, uno studente di liceo si è suicidato per lei; un uomo serio con moglie e figli è impazzito; un capitano d'artiglieria è tornato al fronte con la testa sconvolta, e invece di allungare il tiro su gli austriaci, ha fatto un massacro dei nostri: poi si è sparato.

Io sono fuggito.

*

Ma ecco un avviso-réclame, in un giornale tedesco, mi presenta l'erede già confezionato. Christliches, Einziges Glück! Sehr nettes, ehrliches Mädchen, mit einem Kinde und sehr reicher Aussteuer, sucht einen ehrlichen Gatten, ecc., ecc. che vuol dire: «Famiglia cristiana, unica felicità! Simpaticissima, onesta fanciulla con un figlio e ricchissimo corredo, cerca un onesto marito». È il sistema tedesco del dumping.

[pg!33]

Io cerco moglie!

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