Читать книгу Credi Nell'Amore - Amanda Mariel, Christina McKnight - Страница 6
CAPITOLO SECONDO
ОглавлениеDrake Kingston, Duca di Grafton, fissava il giardino da una delle enormi vetrate del salotto del Conte di Notting, in attesa di Brooke. Avrebbe voluto scambiare quattro chiacchiere col Conte, prima, e chiedergli il permesso di passare del tempo con sua figlia, ma la servitù lo aveva informato che il Conte era fuori città. Così, ebbe la sicurezza che tra Brooke e suo padre non era cambiato nulla.
Il cuore gli si strinse, al pensiero di quanto la ragazza fosse poco amata dai suoi genitori. Pensava che, ora che la figlia era in età da marito, sarebbe stata almeno tollerata, ma a quanto pare si era sbagliato. Ed era una fortuna perché, altrimenti, a quest’ora Brooke poteva già essere sposata.
Sentì un fruscio di gonne e si voltò: gli occhi blu cobalto di Brooke erano fissi nei suoi, mentre entrava nella sala. Drake sorrise, davanti a quell’immagine vestita di un abito azzurro e i capelli biondi raccolti a chignon. Era bellissima! Gli mancò il fiato a guardarla, come gli succedeva quando erano bambini.
In un attimo era accanto a lei. S’inchinò e le sfiorò la mano con le labbra, ma non la lasciò subito. Aspettò che il suo tocco lo invadesse completamente. Aveva atteso anni, quel momento, e ora non voleva avere fretta. Desiderava sentirla, e toccarla. E non solo. Bramava stare solo con lei, e godere della sua compagnia. Dio, quanto gli era mancata!
Lei gli fece un grazioso inchino, anche se lui la teneva ancora per mano.
“Buon pomeriggio, Vostra Grazia!” esclamò.
Ma perché diavolo si ostinava a mantenere le distanze? Perché non lo chiamava per nome, come una volta? La freddezza di lei lo costrinse a darsi un tono.
“Mia signora.” mormorò.
Brooke si maledisse: cosa cavolo le era frullato per il capo? Lo aveva chiamato di nuovo Vostra Grazia! Ma se per lei era sempre e soltanto Drake! Anche il giorno prima si era mantenuta sulle sue. Ma perché? Non riusciva proprio a capire cosa le stesse succedendo.
Drake si guardò intorno, alla ricerca di una cameriera. Forse, il Conte aveva ordinato che Brooke venisse sempre accompagnata da qualcuno, per garantire un certo decoro. Ma non c’era nessuno, oltre a loro due, nella sala. L’unico servo che aveva intravisto era al suo posto, dietro la porta. Quindi, erano soli. E di certo a lei non interessava il giudizio di un domestico. E allora?
“Beh, cosa vi costringe a essere formale con me?” le chiese, a bruciapelo.
Le guance di Brooke si fecero rosse all’improvviso. “Ma… – balbettò – Immagino, per educazione.”
“Non me ne frega niente delle formalità e delle convenienze, Brooke. Chiamatemi Drake, come una volta.” esclamò lui.
La ragazza sorrise- “Molto bene…Drake.”
Sentendola pronunciare il suo nome, Drake si rilassò e sorrise. Com’era dolce quel nome sulle sue labbra! E che calore si sentiva dentro, adesso!
“Così va bene.” esclamò lui, soddisfatto. Girò di nuovo gli occhi attorno.
“Presumo che siamo soli.” disse.
“C’è una cameriera dietro la porta. Ma per il resto sì, siamo soli. I miei genitori non ci sono. Mio padre è giù in città, mentre mia madre…credo sia a casa sua.” rispose lei..
“E vostro fratello?”
“Dio solo sa dov’è. In qualche parte del mondo a inseguire uno dei suoi vizi!” rispose Brooke, con una leggera acredine.
Notando la sua tristezza, Drake si sentì fortemente in colpa. Aveva tardato troppo, per venire a cercarla. Non avrebbe dovuto permettere a niente e nessuno di mettersi tra loro. Lui sapeva quanto Brooke soffrisse per la mancanza d’affetto della sua famiglia! Ma, stupidamente, si era costretto a non pensarla. Stupido di un asino!
“Vi andrebbe di fare una passeggiata?” chiese, dolcemente.
“Certo!” rispose, raggiante, Brooke.
Drake la prese sotto braccio e insieme uscirono in giardino. Scivolarono in uno dei bei vialetti, ornato di rose selvatiche.
“Sono ancora le vostre preferite?” chiese lui, indicando i fiori.
“Non più! – rispose lei, con uno sguardo birichino – Ora preferisco la lavanda!”
Drake si chiese se anche per lui la lavanda non avesse rappresentato un forte richiamo verso Cumbria. Ricordava il loro campo di fiori viola. Ne prese nota, per il prossimo mazzo di fiori che le avrebbe invitato.
“Comunque, le rose hanno sempre un meraviglioso profumo!” continuò lei, chinandosi sui cespugli per aspirarne l’odore.
“E’ vero!” sorrise lui. Dopo di ciò, lui la condusse per mano in una zona del giardino un po’ più isolata, guardandola furtivamente con la coda dell’occhio. Da ragazzina era già bella, ma non avrebbe mai immaginato lo splendore di donna che sarebbe diventata! Perché era ancora nubile?
Arrivarono in un angolo molto intimo del giardino, con una bella panchina tutta di ferro lavorato all’ombra di una quercia. Lui le fece segno con la mano.
“Ci sediamo?” le chiese. Lei annuì e così si accomodarono. Un pesante silenzio era sceso tra loro. Lei si mise a fissare il cielo azzurro, e lui seguì il suo sguardo, rimanendo ad osservare le profondità azzurre sulle loro teste. Alla fine chiese: “Cos’è successo, da quando ci siamo persi di vista?”
“Nulla di particolare – rispose Brooke – E a voi?”
Drake fece una smorfia di scontentezza. Che razza di risposta era? Voleva sapere tutto di lei! Come aveva trascorso quei lunghi anni, cosa voleva fare adesso, e i suoi gusti, e i suoi pensieri più nascosti! Soprattutto, voleva sapere perché non si era sposata. La guardò con intenzione.
“E…ditemi, siete stata felice?”
Lei abbassò lo sguardo, confusa. “Che razza di domanda è?” esclamò.
“Una come un’altra.” rispose lui. E avvicinò la gamba alla sua coscia.
“Beh… mi piace, la mia vita.” disse lei, guardandolo negli occhi.
Drake emise un profondo sospiro. “Ne sono felice. E, cosa fate, nel vostro tempo libero?”
Lei arrossì. “Se ve lo dicessi, pensereste che sono matta!” mormorò.
“Per niente! – esclamò lui, prendendole la mano – Vi conosco troppo bene!”
Lei tirò via la sua mano e se la mise in grembo. “Meglio così. Sapete, qualcuno pensa che sono matta! Addirittura, spettegolano sul mio conto!”
“Davvero? – esclamò lui, sgranando gli occhi – Perché? Cosa fate di così…singolare?”
“Beh… mi piacciono i cavalli e i giochi di carte, molto più di quello che sarebbe concesso a una signorina!” mormorò lei, senza guardarlo in faccia.
Drake scoppiò in una sonora risata. “Invece è divertente…e degno di voi!” esclamò.
“Perché non mi avete ancora vista mentre bevo o dico parolacce, quando perdo a carte!” rise lei.
“Al contrario! Penso che riderei come un matto! E poi… è eccitante.”
Non lo sorprendeva affatto tutto ciò. Conosceva Brooke da quando era bambina, e conosceva la sua natura peperina e fuori dagli schemi. Per questo la adorava! Negli anni in cui non si erano visti gli era sembrato di sentire qualcosa del genere, sul suo conto, ma non ci aveva fatto molto caso. E poi, cosa contava?
Brooke si accomodò meglio sulla panchina, visibilmente sollevata dalla reazione di Drake. “E voi? Cosa avete fatto, in tutti questi anni?” chiese.
Lui era preso dal contatto della sua coscia. Un brivido di eccitazione gli stava percorrendo il corpo. Il fatto che lei avesse menzionato il passare degli anni, lo fece rinsavire di colpo. Che significava? Quegli anni erano pesati anche su di lei? Lo aveva desiderato? Era per questo, che non si era sposata?
“Drake?” lo chiamò Brooke, girandosi a guardarlo.
“Perdonate, ero immerso nei miei ricordi – si giustificò lui – Cosa ho fatto? Diamine, non sono stati anni piacevoli, per me! Mio padre è morto lasciandomi un mucchio di debiti e di impegni. Mi sono rimboccato le maniche e ho dovuto dedicare tutte le mie energie alla tenuta, per evitare di perdere i pochi beni che avevo ereditato!”
Brooke lo toccò sul polso. “Oh, Drake, mi dispiace molto per il vostro lutto!” sussurrò.