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Capitolo 3

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Jason strinse Envy tra le braccia “Mi devi un ballo.”.

Era contento che lei non fosse il tipo di persona da prendersela con chi le portava brutte notizie. Se non fosse stato per lui adesso avrebbe ancora un fidanzato, anche se era un bugiardo, ma alla fine era quello il motivo principale per cui l’aveva chiamata. “Mi dispiace.” le sussurrò all’orecchio, tirandola stretta a sé ed iniziando a muoversi al ritmo della musica.

Envy alzò gli occhi, liberandolo dall’imbarazzo senza pensarci su. “Non devi dispiacerti.” Fece scorrere le proprie dita lungo la sua schiena, muovendosi con lui. “Sono di nuovo libera e ho anche trovato un nuovo lavoro.”.

Sorrise guardandosi di nuovo intorno. “Questo posto è un po’ diverso dai club in cui ho lavorato, ma penso che sarà interessante.”.

Jason rimase in silenzio per un attimo, sentendo strofinare sulla propria camicia il tessuto che copriva il seno di Envy, e si sentì eccitato. Era contento che lei non se ne accorgesse perché aveva la sensazione che, se lo avesse fatto, si sarebbe fermata.

“Vuoi venire ad arrampicarti sabato mattina?” mosse le mani sui fianchi di lei e poi li strinse.

“Arrampicarmi? Sarebbe divertente. È passato un po’ di tempo dall’ultima volta.”. Envy annuì, poi i suoi occhi si spalancarono quando Jason la tirò a sé e lei percepì qualcosa di lungo e duro premuto contro il proprio ventre. Deglutì quando i suoi occhi incontrarono quelli di lui.

“Dov’è Chad?” disse lei tutto d’un fiato, non era stata sua intenzione provocare quella reazione in lui. Jason era stato, ed era ancora, una delle persone che preferiva al mondo; l’ultima cosa che voleva fare era rovinare tutto andando a letto con lui. Gli voleva troppo bene per farlo.

“L’ultima volta che l’ho visto stava portando fuori la spazzatura...” Jason sospirò quando lei si scostò da lui. Le mise le dita sotto il mento e la fece girare per guardarla negli occhi “Trevor non ti merita.”.

“Chad non lo ha arrestato sul serio, vero?” chiese Envy, afferrando Jason per la mano e conducendolo verso le scale. Aveva evitato l’argomento per anni e non lo avrebbe affrontato adesso, rovinando tutto.

“No, penso che il taser sia stato abbastanza... oltre che perdere te. Chad si è solo assicurato che ritrovasse la strada verso la sua auto.” sogghignò Jason. Salite le scale, notò che Chad era in piedi accanto alla porta ad aspettarli. Tenendo la mano di Envy nella sua, la condusse in quella direzione.

Il senso di colpa stava facendo dolere il petto di Envy. Nel profondo non era una persona cattiva e quello che aveva fatto a Trevor era una cosa molto brutta. Si era sentita bene per un momento, ma adesso quel momento era passato. Tenne gli occhi bassi, vergognandosi persino di guardare suo fratello.

Chad la guardò e capì che era ora di riportarla a casa. “Sei pronta?” le chiese, allontanandosi dal bar.

“Posso portarla io a casa.” si offrì Jason, poi aggiunse velocemente “Se lei vuole restare un po’ con me.”.

Chad vide una fiamma di speranza negli occhi di Jason e si chiese se stesse facendo la cosa giusta, o se stesse spingendo il suo migliore amico verso un fallimento. Sentì il telefono vibrare e lo prese “Aspetta un attimo.” Vedendo che era la centrale, si diresse verso la porta in modo da poter sentire più chiaramente.

Envy si soffiò via la frangetta dagli occhi, sapendo che quella serata era stata già abbastanza strana, ed ebbe la sensazione che Chad fosse appena stato richiamato al lavoro. Lo vide infilare il telefono in tasca mentre tornava verso di loro.

“Ti va bene stare con Jason?” le chiese Chad. Quando lei annuì, le mise un dito sotto il mento. “Hai fatto la cosa giusta con Trevor, perciò su col morale. Probabilmente non sarò a casa prima di mattina, quindi non aspettarmi.”.

Envy fece un lieve sorriso mentre lui se ne andava. Entrambi le avevano toccato il mento allo stesso modo e le avevano detto che era stata colpa di Trevor e non sua. Voleva bene a Jason perché era proprio come Chad, ed era per questo non avrebbe mai ceduto all’impulso di avere un vero appuntamento con lui.

Proprio quando Chad varcò l’ingresso, il cellulare di Jason iniziò a vibrare. Envy si girò quando lui rispose, poi si accigliò quando lo vide diventare serio. Sapeva che quella settimana era reperibile e, in silenzio, si chiese se le guardie forestali avessero bisogno di lui nel cuore della notte. Pensò che non fosse un buon segno.

Quando gli occhi di lui incrociarono i suoi, lo vide scrollare le spalle per la delusione.

“Envy mi dispiace, devo andare. Andiamo, ti riporto a casa.” Jason rimise il cellulare in tasca come se fosse un suo nemico. Aveva comunque sperato di avere qualche minuto da solo con lei.

Envy si accigliò perché sapeva che, probabilmente, casa sua non era nella direzione in cui lui doveva andare. “Grazie per l’offerta Jason, ma penso di averti causato già abbastanza problemi per una sola serata. E poi inizierò a lavorare qui domani, quindi me ne andrò un po’ in giro ad osservare le persone che lavorano al bar.” Strinse le spalle e si stampò un sorriso eccitato sulle labbra, che le fece sentire dolore al viso “Chissà, potrei anche ricevere qualche mancia mentre sono qui.”.

Jason annuì con riluttanza, sapendo che doveva affrettarsi “Okay, ma hai il mio numero se hai bisogno.”.

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