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James rientrò dopo qualche minuto con una cesta piena di frutta fresca.

«Ecco qui Lynda, ce n’è da divertirsi!», disse James mentre posava la cesta sul piano da lavoro, vicino al rubinetto dell’acqua. Lynda, che se ne stava seduta pensierosa su uno sgabello, si alzò per vedere da vicino i frutti freschi, ne prese alcuni tra le mani e li annusò.

«Ehy, sono buonissimi! Frutta fresca di stagione! Dove li hai presi? E cosa dovremmo fare con tutta questa frutta?», chiese Lynda, senza riuscire a chiamare zio il buon James che stava lì in piedi davanti a lei sorpreso del fatto che la donna non avesse già intuito tutti.

«I frutti crescono sugli alberi che abbiamo fatto crescere qui fuori in giardino. Faremo ancora una volta ciò che tua zia Beth sapeva fare benissimo e che ha insegnato anche a te!», rispose l’uomo. Lynda lo guardava sorpresa e anche leggermente contrariata.

«Dai, James! La marmellata! Figurati se adesso posso mettermi qui a lavare la frutta, a sbucciarla per poi farla bollire e tutto il resto che ne consegue. E poi ci vogliono anche molto zucchero, una pentola grande e un fornello molto potente!», disse Lynda ad alto volume, come se in qualche modo volesse rileggere la ricetta nella sua mente.

«Molto bene, vedo che non ci siamo dimenticati nulla! Dunque, di zucchero ce n’è in abbondanza all’interno della credenza, ora te lo prendo. Il fornello e la pentola grande pure, erano proprio quelli che usava Beth! Lasciò la pentola qui da noi quando andò via, invitandoci a preparare marmellate ogni tanto per non dimenticarci le sue favolose ricette! Diceva anche che sprecare tutta questa buona frutta sarebbe stato un vero peccato e avremmo potuto salvarla quasi tutta se avessimo preparato le conserve», rispose l’uomo strizzandole l’occhio amichevolmente.

«E tu hai seguito il suo suggerimento?».

«I primi noi tempi lo facevamo spesso, poi sfortunatamente perdemmo un po’ l’abitudine. Fortunatamente Beth non ci sgridava per questa nostra mancanza quando ci sentivamo al telefono».

«Voi chi? Da quanto mi hai detto, dopo la morte di tuo fratello Richard e la conseguente partenza di zia Beth avresti dovuto rimanere solo qui dentro».

«Avevo una validissima aiutante».

Lynda non era del tutto convinta ma in qualche modo avrebbe voluto darsi da fare. Prese altri frutti, li guardò per bene, ne tastò la durezza, il grado di maturazione e la consistenza. Poi sorrise e guardando James negli occhi acconsentì.

«Va bene James. Ma dovrai darmi una mano, ok? Ci sono un sacco di cose da fare, forza!», esclamò, mentre avvicinava la cesta al lavabo che stava già riempiendosi dell’acqua necessaria. James sorrise felice. Sentiva la commozione crescere dentro di lui e se avesse parlato probabilmente si sarebbe sentita la sua voce tremare. Lynda le vide e lo abbracciò. “Zio James” era davvero un brav’uomo!

In meno che non si dica la cesta di frutta era stata accuratamente lavata e asciugata. Insieme Lynda e James iniziarono a sbucciarla e a tagliarla in piccoli pezzi, facendo attenzione a rimuovere completamente i noccioli. Riversarono poi tutto nel pentolone in precedenza riscaldato con un po’ di acqua sul fondo, infine versarono una grossa quantità di zucchero. La frutta cominciò pian piano a bollire, rilasciando i suoi succhi mentre perdeva la sua forma iniziale, dando vita ad un impasto dolce e scuro che rilasciava un buonissimo profumo nell’aria. Dopo un po’ di tempo, il preparato era quasi pronto.

«Ora ci servirebbe l’ingrediente segreto!», esclamò Lynda, «Altrimenti questa marmellata non avrà mai il sapore speciale che zia Beth sapeva darle ogni volta e che la rese tanto famosa!».

«E’ vero. E come possiamo noi preparare una marmellata secondo la ricetta completa di zia Beth se non aggiungiamo il famoso “ingrediente segreto”?», disse James sorridendo e mostrando a Lynda un vaso contenente un liquido color ambra, denso e trasparente.

«Oh James, ma questo è il miele di zia Beth! E’ questo l’ingrediente segreto? Quindi tu lo sapevi?».

«Non so dirti se possa trattarsi o meno di un ingrediente segreto, quello che so e che Beth ne metteva sempre un bel po’ per conferire alla confettura finale una consistenza più vellutata a contatto con il palato».

«Si, hai ragione! Questo non è affatto l’ingrediente segreto! Ora ricordo, zia lo usava! E’ colpa mia se non mi sono ricordata quell’ingrediente nella ricetta. Quando zia metteva il suo “ingrediente segreto” si voltava di spalle e non mi permetteva di guardare cosa faceva».

«Allora doveva veramente tenere molto a quel segreto! Oppure semplicemente desiderava che fossi tu a scoprirlo da sola, con le tue capacità, proprio come aveva fatto lei», rispose James compiaciuto per essere riuscito a sorprendere Lynda ancora una volta.

«Ma dimmi, come fai ad averne ancora di questo miele? Son passati moltissimi anni ormai».

«Lo faccio io. Beth mi ha spiegato proprio tutto, e quando non ricordo qualche cosa o mi serve un consiglio ci sentiamo al telefono!».

«Allora siete ancora in contatto, molto bene! Sai mi piacerebbe ritornare in Cornovaglia da lei, vorrei tanto riabbracciare la mia adorata zia. Sono passati ormai tantissimi anni dall’ultima volta che la vidi, chissà com’è cambiata. Da quando mia madre è ospite nella casa di riposo, non ho più avuto occasione di andarci».

«Sai, penso che anche a tua madre farebbe piacere rivedere Beth. Io ci farei un pensierino».

«Ma mamma ora non cammina più come prima. Se ne sta sempre seduta su quella sedia davanti alla televisione in quella stanza. Le infermiere la spostano dal letto alla sedia e viceversa. Mia madre dovrebbe camminare invece, uscire fuori all’aria aperta!».

«Potresti portarcela tu! Anzi, dovresti proprio farlo Lynda! Tu madre è ancora una donna in gamba, è affascinante! Sarebbe ancora in età da marito se solo lo volesse! Aiutala a rivivere Lynda, tu puoi farlo e penso che lei non stia aspettando altro che questo».

«Ma… James! Che cosa dici! Mia madre è una donna anziana ormai!».

«Oh no signorina, ti sbagli! Tua madre è una donna abbandonata da sua figlia, non anziana. Pensaci!».

Lynda accusò il colpo. James aveva ragione, lei si era occupata troppo poco della madre a causa dei suoi impegni sul lavoro e di tutte le altre scusanti che di volta in volta era riuscita a trovare. La madre stessa aveva compreso la situazione e si era cercata un posto dove ritirarsi per non pesare ulteriormente sulla già complicata situazione della figlia.

«Il cottage di zia Beth era sempre così profumato! Quando entravo in casa, da bambina, sentivo sempre dei buonissimi profumi! Ogni stanza aveva il suo, dalla lavanda agli agrumi per non parlare del suo guardaroba! Sapeva di…»

«Mughetto!», la precedette James.

«Si, mughetto, esatto!».

«Come tua madre. Anche lei profuma di mughetto!», disse James senza guardarla mentre con il braccio mescolava il preparato di marmellata che si andava via via sempre più addensando.

«Ricordi il profumo che metteva mia madre?».

«Oh si che lo ricordo, come potrei non farlo? Ah, se la mia auto potesse parlare, quante ne direbbe!».

Lynda rimase in silenzio per un istante, poi continuò.

«Cosa pensi tu realmente di mia madre James?».

«Mia cara, di donne come tua madre ce ne sono troppo poche al mondo. Con la sua classe, la sua eleganza e la sua bellezza sapeva riempire il cuore di tutti quegli uomini che le giravano attorno. Riusciva a regalare sogni, immagini e fantasticherie che affollavano le menti di molti».

«James…», cercò Lynda di interromperlo.

«Aspetta Lynda, lasciami parlare. Non so se avrò mai più la forza e un’occasione per farlo. Una di queste menti era la mia. Vedi cara, tua madre è sempre stata per me la donna dei sogni, quell’immagine di fata irraggiungibile che ti toglie il fiato con un solo sguardo. Quando salivate in macchina, io la ammiravo ogni volta! Io vedevo solo lei, lei era nei miei pensieri sempre. Tua madre è stata l’unica donna che io abbia mai veramente amato in tutta la mia vita!», concluse l’uomo, sospirando a testa bassa.

«Ma James, mia madre era sposata!».

«Appunto. Per questo fui costretto ad amarla in silenzio per così tanto tempo. Lei era la moglie del Senatore Grant, il mio datore di lavoro! Non avrei mai potuto averla tutta per me e questo anche lei lo sapeva. E quando il Senatore si tolse la vita pensai che fosse finalmente giunta per me l’occasione giusta per confidarle tutti i miei sentimenti e convincerla a passare il resto delle nostre vite insieme. Ma non lo feci mai, non ne fui capace. Ed ora sono qui a mangiarmi le mani per le occasioni che mi son lasciato sfuggire».

«Ma James, tu sei pazzo! Mia madre amava mio padre, e tu lo sai!»

«Oh no figliola, mi dispiace deluderti ma vedi, l’amore tra tuo padre e tua madre era finito da molto tempo. Stavano insieme per salvare l’immagine di tuo padre, per una specie di contratto che prevedeva anche il mantenimento della loro figlia, cioè tu».

Lynda serrava forte i pugni battendoli incredula sul piano di lavoro. Aveva girato le spalle a James, non osava guardarlo in faccia in quel momento, timorosa di tradire le proprie emozioni. Per quanto difficile da accettare, il discorso di James aveva un senso.

«E’ stata zia Beth a raccontarti queste cose?», chiese Lynda mantenendo sempre una certa distanza dall’uomo.

«Diciamo di si, in parte. Mi sono poi state confermate da tua madre in persona».

«Tu e mia madre vi scambiavate confessioni così intime e riservate?».

«Ho visto tua madre piangere un giorno mentre stava seduta in auto e guardava attraverso i finestrini bagnati dalla pioggia. Era una fredda giornata invernale, lo ricordo ancora come se fosse accaduto ieri. Arrivati a casa vostra, accostai l’auto come facevo di solito e mentre stavo per scendere per aprirle la portiera mi fermò, chiedendomi di aspettare perché lei in quel momento non si considerava presentabile. Aveva gli occhi gonfi di lacrime, lacrime molto amare stando a ciò che da lì a pochi minuti mi avrebbe raccontato».

Il viso di Lynda s’incupì e un grosso interrogativo spuntò nella sua mente, annientando qualsiasi sua capacità di ragionare. Forse sua madre aveva scoperto un tradimento da parte del padre? Decise però di trattenere quel pensiero e di lasciar parlare James.

«Te la senti di parlarmene James?», chiese Lynda all’uomo, timorosa per un suo rifiuto.

«Certo. Ma tu piuttosto, te la senti di ascoltare senza giudicare nessuno per ciò che sentirai?».

Lynda accennò un timido si con il capo e indicò a James di iniziare il suo racconto.

«Ebbene, tua madre ha sempre dedicato la sua vita agli altri. Ha donato tutta se stessa per tuo padre e per te. All’inizio della loro storia, quando tuo padre non era ancora così esposto in pubblico, si amavano davvero tanto. La loro fu una storia davvero intensa, carica di passione, di emozioni, erano entrambi sempre alla ricerca di qualche cosa di nuovo e di eccitante, che li facesse sentire vivi. Tuo padre aveva un fratello gemello, lo sapevi?».

Il viso di Lynda pronunciò da solo la sua sentenza, non vi era alcuna necessità di una risposta più esplicita di quanto quella non lo fosse già. Quante cose non sapeva sulla sua famiglia, della sua vita, del suo passato!

«No, è evidente che non lo sapevi. Tuo padre e il suo gemello erano molto legati, al punto che molto spesso in famiglia scherzavano riguardo ad un possibile scambio di persona e si chiedevano se tua madre se ne sarebbe mai accorta. Un giorno, dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo, i due gemelli pensarono di mettere in atto il loro piano. Vollero mettere alla prova tua madre! Quindi i due fratelli si scambiarono i vestiti e il gemello si recò a casa vostra, al posto del Senatore. S’infilò nel letto con tua madre e si comportò esattamente come lui. Tua madre però non era una stupida, se ne accorse subito! Questa cosa non riuscì mai a digerirla e quando ne ebbe conferma dal marito si arrabbiò al punto tale da decidere di fare le valige e andarsene via da casa. Il senatore la pregò di tornare, non tanto perché ne sentisse la mancanza quanto per l’impatto che tutta la faccenda avrebbe potuto avere sulla sua immagine politica. Il gioco sarebbe dovuto finire ben prima che sua moglie e suo fratello gemello finissero a letto e lui avrebbe dovuto rivelare lo scherzo fatto. Ma non fu così, era troppo ubriaco quella sera e si addormentò nella sua macchina, sotto casa. Durante la sua lontananza da casa, Sarah si innamorò di un altro uomo, con il quale ebbe una lunga relazione che continuò anche dopo il suo ritorno a casa, costretta dal senatore che aveva minacciato nel frattempo di buttarla in mezzo alla strada. Tua madre tornò da lui, rinunciando così per sempre alla sua vita, alla sua libertà e alla felicità che l’altro uomo le avrebbe sicuramente donato. Stava male quasi tutte le mattine, si chiudeva in bagno e rimetteva. Capì che c’era qualche cosa che non andava e dopo poco tempo tutto le fu chiaro: tua madre aspettava un figlio dall’uomo che aveva amato. L’uomo suggerì a tua madre di cercare un figlio anche con il Senatore, in modo che si potesse poi attribuirne a lui la paternità. Tutto si sarebbe quindi sistemato, nessuno avrebbe mai confidato il loro segreto e l’immagine del Senatore sarebbe stata preservata dallo scandalo. Ma il Senatore non voleva avere figli in quel momento, la sua carriera politica era in piena ascesa e stava per raggiungere l’apice a lunghe falcate. Un figlio lo avrebbe frenato, non poteva e non voleva rischiare. Tuttavia non voleva nemmeno rinunciare ai piaceri del sesso con la sua compagna, quindi decise di sottoporsi ad una operazione di sterilizzazione, all’insaputa di Sarah. A cose fatte, nei giorni successivi e dopo un rapporto, lui glie lo confidò. Tua madre subì un brutto colpo e non riuscì a dormire per notti intere, pensando continuamente sul da farsi. La situazione stava degenerando, non avrebbe potuto continuare a nascondere troppo a lungo il suo ventre che andava via via ingrossandosi sempre più. Il Senatore non se ne curava, pensava che il tutto fosse strettamente legato alla forte notizia che le aveva dato e che presto o tardi le sarebbe passata. Ma tua madre aveva ben altre cose nella testa…».

James fece una pausa e guardò Lynda con attenzione. Gli occhi della donna erano immobili, vitrei e spaventati. Il suo viso era divenuto pallido, quasi assente. Capì tutto, proprio tutto… ma non parlò.

«Lynda, John Grant non era il tuo vero padre!».

Calò il gelo. Lynda sentiva il suo cuore nel petto come se fosse un pezzo di carne congelata, la salivazione era azzerata e la sua bocca non riusciva a pronunciare alcuna parola. I giapponesi, il comportamento del suo capo, tutte le cose più tristi che le erano successe quel giorno e i giorni precedenti erano poca cosa se paragonati a ciò che aveva sentito. Guardò Puh che se ne stava a terra rannicchiato, dormiva. Lo invidiava in quel momento, vedeva la vita del suo cane assai migliore della sua, più libera e spensierata. Avrebbe voluto essere volentieri al suo posto! Aveva appena scoperto di aver sempre chiamato papà una persona che non era in realtà il suo vero padre, aveva vissuto per anni senza mai esserne stata messa a conoscenza, nemmeno da parte di sua madre! Sua madre! Quale amore le aveva dato quella donna? Fu solo finzione quindi, una maledettissima recita? Questo aveva fatto per tanto tempo quella donna che ora non riusciva più nemmeno a identificare con il nome comune di madre. Una lacrima si affacciò nei suoi occhi, poi un’altra e un’altra ancora, fin quando non si abbandonò ad un forte sfogo di pianto.

«Perdonami Lynda. Ma questa è la verità. Questa è la tua storia», riprese James. Poi si fermò nuovamente, attendendo che la donna reagisse.

«Oggi non è la mia giornata fortunata James. Forse si tratta solo un brutto sogno e domani mattina mi sveglierò e scoprirò che tutto questo è stato solo frutto della mia fantasia malata…».

«No Lynda, non sarà così. Mi dispiace», concluse James, riportando la donna alla realtà.

«Perché mi hai fatto questo James, perché?», gridò Lynda alla volta del ritrovato zio.

«Perché dovevi sapere figliola. Prima o poi l’avresti comunque saputo. Vai da tua madre e parla con lei di tutto ciò. Lei ti ha sempre difeso, non ha mai pensato nemmeno per un istante di buttarti via, anche se avrebbe potuto farlo. E questo perché ti ha sempre amata, sin dal giorno del tuo concepimento!».

«Forse sarebbe stato meglio se non mi avesse mai fatto nascere».

«Non puoi dire questo, Lynda! Non è corretto nei confronti di tua madre! E’ stato tutto amore, solo amore!», replicò James.

Lynda non aveva più un colore definito sul viso, si sentiva in un altro mondo, immersa in una realtà che non le apparteneva più, come se avesse cambiato vita o pianeta in un solo momento. Sentiva la sua anima marcire lentamente come fanno le foglie immerse in una pozza d’acqua in pieno autunno.

«Cosa accadde dopo? Non si sa chi è il mio vero padre biologico e dove si trova ora? Finisci il racconto James, per favore», ordinò Lynda in tono perentorio. James raccolse le ultime forze e proseguì.

«Le settimane passavano e il ventre di tua madre cominciava a vedersi. Non c’era più molto tempo a disposizione, si doveva fare qualche cosa e in fretta. Lei e il tuo vero padre ne parlarono e decisero di affrontare la realtà così com’era. Ne avrebbero parlato con il Senatore e così fu. Puoi ben immaginare la sua reazione! Se la prese prima con tua madre. Per quanto ne so, la picchiò anche».

Una smorfia di rabbia disegnò una prima traccia sul volto inanimato di Lynda. James la notò subito, ma proseguì il racconto senza fermarsi.

«Evidentemente pensò subito all’impatto che avrebbe avuto l’abbandono di sua moglie con un figlio in grembo sulla sua carriera. Fece quindi marcia indietro, forse su consiglio dei suoi fedelissimi scagnozzi al potere. Stava giocando davvero a un gioco molto delicato e pericoloso per lui, che avrebbe portato sicuramente a disastrosi risultati. Il Senatore stava per mandare all’aria la sua carriera quando gli consigliarono di cercare di mantenere la calma e di mettere il tutto a tacere, comunque la sua paternità non gli avrebbe portato tanti svantaggi quanto quelli che avrebbe prodotto uno scandalo di quel tipo. Ma avrebbe dovuto accettare quel figlio come se fosse stato suo. Il Senatore siglò un vero e proprio contratto con tua madre, che prevedeva il silenzio forzato, pena l’allontanamento immediato dalla casa. Tua madre accettò, per amore tuo e per darti un padre, ragazza mia».

Lynda alzò lo sguardo cercando gli occhi di James. Non stava più piangendo. Il colpo ormai assestato l’aveva trascinata in uno stato di rassegnazione e di abbandono al punto tale che ogni stimolo esterno non riusciva più a provocarle alcun dolore o emozione.

«E quell’uomo, il mio vero padre, dove si trova ora?», chiese mentre si alzava in piedi cercando di recuperare le forze. Capì che il racconto stava per finire.

James abbassò gli occhi sospirando. Non rispose.

«Non mi ha mai cercata?».

«Il Senatore non gli ha mai permesso di avvicinarsi a te in libertà, alla luce del sole. Anche questo era scritto nel patto siglato con tua madre». Ci fu un attimo di silenzio durante il quale ognuno raccolse le idee.

«E’ tutto?», chiese Lynda senza espressione.

«Si Lynda, è tutto».

«Allora andiamocene via da qui ora», ordinò la donna mentre con passo deciso si dirigeva verso la porta di casa. Puh, che nel frattempo si era svegliato, la segui con un passo stanco, trascinato.

«Aspetta, non mettiamo la marmellata nei vasetti prima di andare?».

«Ma per favore James! Portami a casa ti ho detto!».

James coprì la pentola e la infilò nel portabagagli dell’auto mentre Lynda guadagnava il suo posto sul sedile posteriore, come sempre.

Il motore si avviò e James iniziò a guidare. Interminabili pensieri, lunghi come trame di film, affollavano la mente di Lynda in quel momento. Il passato che fino a quel momento aveva vissuto aveva perso ogni sua sfumatura, non aveva più alcun senso. Il futuro che aveva progettato e disegnato fin da quel mattino dopo il suono della sveglia era stato completamente demolito con colpi precisi e decisi, non esisteva più. Si sentiva in bilico, come uno spirito che aveva perso la materia alla quale era stato legato fino a quel momento. Forse era questo il significato di ciò che tutti chiamavano comunemente “morte”? Qualcuno aveva ucciso il suo futuro, qualcun altro aveva fatto altrettanto con il suo passato. Le rimaneva solo il presente, solo su quello poteva ancora agire. Forse, in questo modo, avrebbe potuto ridisegnare la sua nuova vita, il suo nuovo destino. Doveva solo calmarsi, attendere per poi rinascere.

Nei giorni seguenti Lynda si barricò in casa, rifiutando qualunque contatto con il mondo esterno. Persino Puh dovette rinunciare alle passeggiate alle quali era abituato. Trascorreva le sue giornate davanti alla televisione, guardando programmi che non le interessavano e mangiando senza controllo schifezze di ogni genere, perché non aveva alcuna voglia di andare al supermercato per fare la spesa. La sua mente era rivolta sempre al racconto di James, alle rivelazioni che aveva ricevuto. Ora riusciva a capire molte più cose, il suo passato cominciava ad assumere una nuova forma e riusciva a cogliere in pieno le radici del suo presente. Non poteva incolpare James di quanto accadutole, al contrario avrebbe dovuto esprimergli tutta la sua gratitudine! E avrebbe dovuto farlo quanto prima! Ma nonostante i buoni propositi, continuava a rimandare al giorno seguente.

«Grazie James, domani te lo dirò».

Ma quel domani sembrava davvero non voler arrivare mai.

Il Giardino Dei Rododendri

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