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VI.

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La Repubblica si formò dunque come da sè stessa. I capi delle famiglie, i quali avevano giudicato, comandato il presidio, guidato l'esercito in campo, divennero i Consoli. I capi delle associazioni, insieme coi loro aderenti, formarono il Consiglio, che si chiamò anche Senato. Nelle grandi occasioni, quando si trattava d'affari assai importanti, si sonava la campana e si raccoglieva il popolo a Parlamento. E questo era il Comune fiorentino. Noi però non dobbiamo immaginarci che un tal governo avesse l'importanza che hanno i governi delle società moderne, perchè in Firenze il governo vero restava sempre nelle mani delle associazioni. Ciò è tanto vero, che nei documenti, nei trattati che si fanno fra città e città, si dice spesso che saranno eseguiti dai Consoli, se vi saranno, e se non vi saranno, li faranno eseguire i Boni homines, i capi delle Arti o altri cittadini. Il governo centrale aveva un'importanza assai secondaria, il che ci spiega ancora, come mai, in quelle continue rivoluzioni, in quei continui mutamenti di leggi e di statuti, quando a noi pare qualche volta che un governo più non esista, le cose potessero nondimeno procedere secondo il loro ordine naturale e normale. La Città passava di rivoluzione in rivoluzione, senza che alcuno sembrasse turbarsene, e quando a noi parrebbe che dovesse seguirne il finimondo, tutto invece continuava secondo il solito, perchè il governo era sempre restato in mano delle associazioni. Non era uno Stato accentrato come i moderni, era una specie di confederazione di arti e mestieri, di consorterie, di società diverse. Questo carattere generale lo troviamo in tutti i Comuni italiani, ma in Firenze più che altrove. Ciò spiega in gran parte la prodigiosa attività e intelligenza popolare di quei tempi. Il cittadino era ogni giorno chiamato a prender parte alla cosa pubblica; la discussione era continua; continui gli attriti nei quali si formava e svolgeva una varietà infinita di caratteri, di attitudini morali, industriali, politiche. E spiega ancora come, in mezzo a così incessanti tumulti, potessero così splendidamente fiorire le arti della pace: l'industria il commercio, le lettere, la pittura, la scultura, l'architettura.

La seconda guerra che fece Firenze, nei primi tempi della sua vita popolare, fu la guerra contro Fiesole, presa e distrutta nel 1125. E perchè fu fatta questa guerra? Perchè, ci dice il Villani, Fiesole era divenuta il nido di tutti i cattani lombardi, cioè i conti che avevano, secondo lui, origine longobarda, e che veramente avevano la più parte origine germanica. In questo momento, in fatti, nel quale i messi imperiali sono a San Miniato, i signori feudali del contado si raccolgono intorno a loro, contro la Città, e nei documenti troviamo spesso che gli uni e gli altri sono chiamati Teutonici. La popolazione toscana s'era così come divisa in due. Da un lato si vede un partito germanico, feudale, imperiale; dall'altro le città, in cui erano principalmente gli artigiani, gli eredi del sangue romano, che rappresentavano il lavoro e l'industria, e divenivano ogni giorno più una forza, una potenza capace di misurarsi col partito imperiale. A Fiesole, per la posizione assai forte che essa aveva sul monte, resa più forte da una rôcca, s'erano raccolti molti di questi nobili feudali, e minacciavano la sottoposta Città; ne devastavano le campagne, ne impedivano il commercio. I Fiorentini perciò mossero all'assalto. Leggendo la narrazione, che di questa guerra ci dà il più antico cronista fiorentino, il Sanzanome, il quale era un notaio, par di leggere la descrizione d'una delle guerre fra i Romani ed i Cartaginesi. Egli ci presenta un Fiorentino, che si leva in mezzo al popolo e dice: Se siete veramente i figli di Roma, come pretendete, questo è il momento di mostrarlo. E subito dopo fu emanato un editto dai Consoli, che dichiararono la guerra. Si direbbe che il cronista fosse un erudito del secolo XV, tanto le idee, la coltura, la forma, i pensieri romani erano sin d'allora vivi in quella cittadinanza.

Se dunque noi troviamo forme e tradizioni romane, prima che il Comune sia costituito, nella narrazione che descrive la prova del fuoco seguita nel 1068; se troviamo tradizioni e forme romane, quando il Comune si va costituendo, nella leggenda che descrive le sue origini; se troviamo forme e tradizioni romane nel primo cronista che descrive la prima grossa guerra, che fecero i Fiorentini, sempre a difesa del loro commercio, sempre contro i nobili feudali, ci deve esser lecito di concludere, che nelle sue mura stava il sangue romano di fronte agli avanzi delle tradizioni e del sangue germanico, raccolto nei castelli che l'accerchiavano, e che ritardarono la sua indipendenza. Ritardandola, non impedirono però l'incremento delle sue forze industriali, commerciali, militari, e così fu che quando morì la contessa Matilde, Firenze era già di fatto un Comune indipendente, sebbene tal non fosse ancora legalmente. E dopo ciò facilmente capiremo che, quando molti non vogliono in nessun modo persuadersi che la cosa sia così semplice, e vanno cercando astruse spiegazioni con grande dottrina, questa assai spesso serve solo a rendere difficili fatti che per sè stessi sarebbero assai facili.

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