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Capitolo 3

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Kyoko setacciò l’armadio alla ricerca del vestito che Suki l’aveva convinta a comprare lo scorso fine settimana. Ridacchiò tra sé ricordando che Shinbe le aveva seguite per dare dei consigli su qualsiasi cosa volessero. Il clou era stato quando era sgattaiolato nel camerino delle signore.

Da dietro la tendina, si era finto un assistente e aveva chiesto a Suki se aveva bisogno di aiuto con la zip.

Lei aveva risposto di sì e si era voltata. Kyoko era quasi caduta quando Shinbe fu scagliato contro la parete opposta.

Le aveva chiesto come avesse fatto a capire che era lui e la sua amica aveva risposto: «Non credo che permetterebbero a un assistente gay di entrare nel camerino delle signore e, quando ha infilato la mano nel vestito invece di tirare su la zip, si è fatto smascherare.».

«Povero Shinbe.» sospirò Kyoko mentre estraeva una camicetta bianca, corta e arricciata, con maniche di seta che si allargavano dal gomito al polso. La trovava davvero carina, In un certo senso le ricordava la veste di un angelo ma più sexy. Era abbastanza corta da mostrare l’ombelico, con la minigonna nera che le fasciava i fianchi.

Dopo essersi vestita e aver trovato le scarpe adatte, si legò i capelli in uno chignon spettinato, lasciando qualche ciocca libera. Si truccò e indossò una catenina con un ciondolo a forma di goccia, era pronta per andare ovunque Suki avesse intenzione di portarla.

Avrebbe voluto poter dire a Kotaro dove stavano andando, ma nemmeno lei sapeva la risposta. Si morse il labbro inferiore rendendosi conto di sentire la sua mancanza, poi cercò di scacciare la malinconia perché Suki l’avrebbe notata.

L’ultima cosa di cui aveva bisogno era la sua migliore amica che le faceva un milione di domande alle quali non voleva rispondere.

*****

Shinbe si passò le dita tra i capelli mentre si appoggiava allo stipite della porta, sorridendo. Si era precipitato da Suki quando per telefono gli aveva detto di non passare perché sarebbe uscita.

“S’illude se pensa di potersi liberare di me così facilmente.” si disse con un sopracciglio alzato.

Quando lei aprì la porta con i capelli ancora avvolti in un asciugamano, le disse: «Oh... mi sono perso te che facevi il bagno?». Fece un sorrisetto vedendo la sua espressione. Non appena aveva incontrato Suki e Kyoko aveva sentito il bisogno di stare vicino a loro in ogni momento. Spesso uscivano in quattro insieme a Toya.

Suki sapeva che lui si considerava “il suo ragazzo” solo perché era l’unico con cui usciva, ma non gradiva molto la sua petulanza. Tentò di nascondere il rossore che minacciava impadronirsi de suo viso e ribatté: «Ci vorrebbe la candeggina e una palla da demolizione per sgomberare una mente come la tua.».

Lui le si avvicinò mentre i suoi occhi di ametista si oscuravano in modo attraente. «Se mi fai entrare... penso che potrei trovare un motivo per farti fare un altro bagno.» le disse.

Suki sentì il proprio battito cardiaco accelerare al suono della sua voce roca e fece un paio di passi indietro mentre lui faceva alcuni passi avanti, chiudendo la porta dietro di sé. Decidendo di non fargli prendere il sopravvento, gli lanciò uno sguardo di avvertimento e fu ricompensata quando lui si fermò. Se avesse scoperto che effetto aveva su di lei... sarebbe finita davvero nei guai.

«Ascolta, devo finire di prepararmi perché stasera ho un impegno. Te l’ho già detto al telefono, ricordi?» gli disse. Sapeva che sarebbe venuto comunque... se non altro per provare a scoprire dove sarebbe andata.

Togliendosi l’asciugamano dalla testa, si diresse verso il bagno, parlando ad alta voce per farsi sentire: «Possiamo fare qualcosa domani sera, ok?».

Shinbe si appoggiò alla penisola che separava la cucina dal soggiorno. Stava per iniziare a lamentarsi quando il suo sguardo cadde su un volantino poggiato sul ripiano. Lo prese e lo esaminò rapidamente.

Alzò le sopracciglia per quell’illuminazione.

IL CLUB PIÙ GRANDE E FAMOSO DELLA CITTÀ

“CLUB MIDNIGHT”

SPECIALE VENERDÌ SERA

“SERATA AL FEMMINILE”

Le parole “serata al femminile” erano state cerchiate con la penna. Shinbe poggiò il volantino dov’era e si diresse verso il bagno. Nascose il proprio sorriso mentre entrava senza bussare e sgattaiolò dietro Suki, che stava per spazzolarsi i capelli.

«A domani allora.» le sussurrò all’orecchio, poi la baciò su una spalla. Poi si voltò per andarsene senza dire altro.

Suki rimase immobile a fissarsi allo specchio, non le piacevano le vibrazioni che aveva appena sentito. Non era da Shinbe arrendersi senza supplicarla. Essendo troppo bello per essere vero, si affrettò e finì di prepararsi. Temendo che Shinbe avesse in mente qualcosa, decise di andare da Kyoko un po’ prima del previsto.

*****

A diversi chilometri di distanza, due penetranti occhi rossi guardavano fuori dalla finestra di un attico con vista sulla città. Lunghe onde di capelli neri e setosi ricadevano lungo una schiena nuda, in contrasto con la pelle pallida come la luna. Il suo viso angelico era sorprendente, con lineamenti ben definiti, e il suo corpo era asciutto e scolpito come quello del mitico dio Adone.

Brillava al chiaro di luna e i muscoli sembravano danzare ad ogni movimento. Era bello per chiunque lo guardasse, eppure la sua anima oscura era malvagia e letale. Un sorriso apparve sulle sue labbra perfette mentre i suoi pensieri si rivolgevano agli eventi della sera prima.

Voltandosi, iniziò a prepararsi per la serata. Il suo sguardo si posò sulla sedia della regina Anna accanto al fuoco, e sulla giovane studentessa universitaria che vi sedeva senza vita. Hyakuhei sogghignò mentre pensava al sangue fresco che aveva bevuto la sera prima.

“Peccato, era così bella.” si disse. Si leccò le labbra, ricordando il piacere mentre prendeva la ragazza e si nutriva di lei. Non si sarebbe mai stancato delle giovani donne che attirava e prendeva per sé.

Quella sera sarebbe andato in un famoso locale notturno per cacciare la sua preda e doveva essere sicuro che i suoi “figli” fossero nutriti. Le “serate al femminile” davano sempre buoni frutti, per le creature della notte erano come un buffet di carne senza fine.

Lui era un potente signore dei vampiri e nessuno osava ostacolarlo o mettere in discussione la sua forza. Il piacere era stato il suo unico desiderio per oltre mille anni, ma adesso voleva di più. Voleva ciò che era suo di diritto. Si accigliò mentre meditava sull’oggetto che era diventato la sua ossessione mentre aspettava che rinascesse nel mondo. Il leggendario Cuore di Cristallo Protettore.

Il cristallo sacro era un gioiello che si diceva fosse in grado di dare a un vampiro la capacità di camminare alla luce del giorno. Secondo la leggenda, una ragazza con il sangue non contaminato e il cuore di una bambina possiede il gioiello nel proprio corpo. Sarebbe una sacerdotessa di altissimo livello e con un potere enorme, la protettrice e la custode del cristallo.

Riportò il suo sguardo oscuro verso il cielo notturno, dove una luna rosso sangue incombeva dall’alto. «Ti ho perso una volta, mia cara sacerdotessa, ma non commetterò errori, ti ritroverò.». Restrinse lo sguardo e promise: «Questa volta avrò sia te che il cristallo...».

*****

Lo scorso fine settimana Suki aveva fatto shopping con Kyoko proprio per questa serata, ma non l’aveva detto alla sua amica. Anche lei aveva comprato un vestito. Tirandolo fuori dall’armadio, se lo infilò con trepidazione. Era un abito tutto nero e molto attillato, se n’era innamorata appena l’aveva visto.

“Meno male che Shinbe non c’è.” pensò con un sorrisetto mentre si guardava allo specchio. Era molto corto ma non lasciava intravedere granché... solo quel tanto che bastava per stuzzicare l’immaginazione. Si legò i capelli con un elastico nero, si truccò e, dopo aver preso le chiavi, si diresse verso l’appartamento di Kyoko.

Kyoko uscì dalla sua camera sperando di avere il tempo per fare uno spuntino prima di uscire ma, prima ancora di arrivare in cucina, qualcuno bussò alla porta.

“Oddio, speriamo che non sia Toya.” pensò, chiedendosi se avrebbe dovuto rispondere o no. Mancavano ancora venti minuti all’appuntamento con Suki, perciò decise di ignorare i colpi alla porta per il momento, intimorita da chi poteva essere.

È incredibile come la paura ci faccia sentire bambini. Kyoko alzò un sopracciglio e trattenne il respiro.

I colpi divennero un po’ più forti ma, questa volta, furono seguiti da una voce: «Avanti, Kyoko, lo so che ci sei. Non farmi sfondare questa porta!».

Kyoko alzò gli occhi al cielo per il tono di Suki. Aprì la porta e si sentì trascinare fuori all’istante. «Forza, sbrighiamoci. Ho la brutta sensazione che, se non ce ne andiamo subito, Shinbe tornerà qui o chissà cosa.». Kyoko ebbe a malapena il tempo di chiudere a chiave la porta prima che Suki la tirasse fuori.

*****

Kyou aprì le pesanti tende nere della finestra adesso che era arrivato il crepuscolo. I suoi lunghi capelli argentati svolazzarono come un ventaglio mentre apriva la finestra, permettendo al vento di accarezzare il suo viso angelico. Vestito di nero, sembrava un angelo caduto.

Il denaro gli aveva dato la libertà di stabilire i propri orari e il potere gli garantiva che non sarebbe stato disturbato. Acquistando l’ultimo piano dell’hotel più costoso della città, si era assicurato la solitudine di cui aveva bisogno e la vista che desiderava. Guardando dall’altra parte della strada, vide che si era già formata una fila all’ingresso del “Club Midnight”, il club più famoso della città. Era il posto perfetto in cui le creature della notte potevano sfamarsi.

In coda c’erano moltissime studentesse viziate, insieme ai teppistelli che le accompagnavano. Gli occhi di Kyou erano colmi di disprezzo mentre scrutare la fila, chiedendosi quale di loro avrebbe attirato l’attenzione dell’uomo cui dava la caccia. Chi sarebbe stata la prossima vittima di Hyakuhei?

Kyou sentiva la sua presenza nella città e si chiedeva se Hyakuhei sentisse la morte che lo perseguitava. Questa volta le cose erano diverse. Kyou lo aveva trovato troppo facilmente, come se Hyakuhei gli avesse lasciato una traccia da seguire. Le morti e le sparizioni delle studentesse del college erano un palese biglietto da visita che portava solo ad una persona.

Non gli piaceva il pensiero che Hyakuhei lo avesse condotto lì. «Non sono più sotto il tuo controllo.» ringhiò Kyou mentre gli gocciolava il sangue tra le dita serrate, e i suoi occhi divennero rosa. «Tu non hai alcun potere su di me... non più!». Placando la propria rabbia, assunse di nuovo un’espressione impassibile e nascose la propria aura. Era giunta l’ora che il predatore diventasse la preda.

Se avesse percepito la forza vitale di Hyakuhei, avrebbe dovuto muoversi con cautela per evitare che anche lui percepisse la sua.

*****

Kyoko era sorpresa da quanto fosse grande la discoteca. Rimase a bocca aperta quando entrarono nell’enorme parcheggio. Suki era voluta arrivare prima per evitare la fila ma, a quanto pare, c’erano già molte persone, perciò scesero di fretta dall’auto. Kyoko vide dei volti familiari del college che frequentavano e sorrise quando notò che c’era anche il suo vecchio amico Tasuki.

Il ragazzo aveva notato Kyoko e Suki tra la folla. Si era lasciato convincere dai suoi amici, non aveva niente di meglio da fare ora che gli esami erano finiti, perciò aveva accettato volentieri. Era bello e aveva un bel fisico, con capelli castani lunghi fino alle spalle e occhi color cioccolato che facevano sciogliere il cuore a tutte le ragazze.

Era uno dei ragazzi più popolari del campus, ma era noto soprattutto per i punteggi alti che aveva ricevuto in tutti i corsi ed era più gentile della maggior parte dei ragazzi. Era anche una delle persone più ricche dell’istituto e, sebbene non ostentasse mai nulla, la sua reputazione ne beneficiava.

Facendosi strada tra la folla, si avvicinò a Kyoko con un sorriso. La conosceva dai tempi delle medie e aveva sempre avuto una cotta segreta per lei. Erano usciti insieme ma niente di serio... erano amici ed era anche passato molto tempo dall’ultima volta che erano usciti.

Le avrebbe chiesto di uscire più spesso, ma quel Toya e il capo della sicurezza le ronzavano sempre intorno, ultimamente. L’ultima volta che le si era avvicinato mentre lei era con uno di loro, gli era sembrato di sentire un ringhio.

Si guardò attorno nervosamente, sperando che fosse da sola. Non che ne avesse paura... no, mai.

Suki notò il nervosismo di Tasuki e scoppiò a ridere. «Tranquillo, siamo venute da sole.» gli disse, poi sorrise per lo sguardo confuso di Kyoko e afferrò Tasuki per il gomito, facendolo mettere in fila con loro. Lei e gli altri che lo conoscevano sapevano che provava qualcosa per Kyoko... che era l’unica a non saperlo.

Kyoko arrossì quando Tasuki si girò, non si era resa conto di quanto fosse diventato alto. «Ciao Tasuki, da quanto tempo. Ho sentito che anche quest’anno stai andando alla grande con i voti.». Il suo viso s’illuminò, era passato troppo tempo da quando erano usciti l’ultima volta. Si era sempre sentita al sicuro con lui... come se fossero migliori amici. Le era mancato.

Tasuki le rivolse un lieve sorriso, apprezzando il fatto che lei non lo avesse dimenticato. Forse aveva ancora una possibilità. Voleva davvero la possibilità di dimostrarle che gli importava ancora di lei e che voleva stare con lei, e che non era “fuori dalla sua portata” come aveva sempre creduto.

Per qualche motivo, Kyoko era convinta che lui volesse vederla solo perché erano amici fin dalle scuole medie. Tasuki intendeva chiarire quel malinteso. «Già. Se ti serve aiuto, sarò felice di darti ripetizioni quando vuoi.». Gli venne la voglia di sbattere la testa contro il muro perché, ancora una volta, era sembrato un amico e non come un possibile fidanzato.

Suki scosse la testa vedendo la silenziosa sofferenza negli occhi di Tasuki mentre sorrideva a Kyoko. “Povero ragazzo.” pensò tra sé, poi sorrise maliziosamente. Aveva solo bisogno di una piccola spinta nella giusta direzione.

*****

Kyou osservava la fila di ragazze ingenue che era aumentata. “C’è molta scelta per Hyakuhei.” rifletté. Era sempre la stessa storia, prendeva una vita e spariva... proprio aveva fatto in passato. Si afferrò al davanzale per la frustrazione, pensando a come fermare il massacro.

Sarebbe dovuto andare lì e confondersi tra la folla. Sorridendo al pensiero, riportò l’attenzione sulla fila.

Scrutando di nuovo il parcheggio, si soffermò su tre persone quasi vicine all’ingresso. L’aura che le circondava era sorprendentemente diversa dagli altri umani. Una leggera sfumatura di pura luce bianca che circondava il gruppo abbagliò la sua vista interiore di vampiro.

Riducendo l’intensità, Kyou scosse la testa e le guardò di nuovo. Anche con i sensi intenzionalmente offuscati, riusciva a rilevare un debole bagliore che scorreva attorno alle tre figure. Uno scintillio di polvere arcobaleno pioveva direttamente sopra di loro, oscurando la luce come per nasconderla alla sua vista.

Kyou scrutò il cielo ma non vide nulla. Restrinse lo sguardo, comprendendo più di quanto avrebbe dovuto.

Non aveva mai visto nulla di simile nella sua vita infinita. Un debole ricordo attirò la sua attenzione mentre fissava il gruppetto con gli occhi spalancati. Ricordava le parole di suo fratello minore prima che Hyakuhei lo uccidesse in modo così atroce: “… se trovassimo trovare il Cuore di Cristallo Protettore... allora forse potremmo essere liberi dall’oscurità, fratello...”.

Aveva preso in giro Toya, dicendogli che quel gioiello era solo una leggenda ed era impossibile trovarlo, ma suo fratello aveva insistito: «L’aura di colei che protegge il cristallo brillerà di luce sacra. Non vuoi essere libero?».

Una sensazione malinconica lo pervase con quel ricordo. Avrebbe dato qualsiasi cosa per liberare suo fratello dalla vita cui Hyakuhei lo aveva condannato. La brezza che entrò dalla finestra gli soffiò via i capelli dal viso come per dirgli di andare, come se Toya stesso gli stesse dicendo di andare.

Lasciandosi avvolgere dall’oscurità, Kyou riapparve indisturbato tra la folla di giovani ignari, continuando a fissare quella luce pura.

*****

Kyoko ridacchiò vedendo che Suki muoveva le sopracciglia verso Tasuki... quella ragazza passava davvero troppo tempo con Shinbe, ultimamente. In risposta, fece una smorfia con gli occhi incrociati, facendola ridere finché Tasuki non si voltò per capirne il motivo.

Suki si appoggiò al muro per non cadere e Kyoko scrollò le spalle, dicendo a Tasuki: «Chissà che le è preso, non è mai stata normale.», poi alzò un sopracciglio e aggiunse: «Devo farla uscire dal manicomio almeno una volta a settimana, altrimenti peggiora e inizia a rosicchiare gli alberi davanti casa.».

Tasuki le si avvicinò sorridendo, come se volesse dirle qualcosa all’orecchio, ma poi parlò ad alta voce perché Suki potesse sentire: «Magari stasera, mentre torni a casa, dovresti riportarcela.».

Kyoko annuì sogghignando, poi sentì i peli dietro la nuca drizzarsi come se qualcuno la stesse osservando. Sperando che Toya non le avesse seguite di nascosto, cercò di non pensarci mentre manteneva l’attenzione sui suoi amici.

Alla fine Suki prese fiato e le disse che dopo avrebbero fatto un pigiama party nella cella d’isolamento, poi chiese a Tasuki se voleva unirsi a loro. «Abbiamo anche preso una camicia di forza per l’occasione.» aggiunse, facendo una linguaccia a entrambi.

«Metti via quell’arma tagliente, prima di fare male a qualcuno...» ribatté Kyoko, lasciandola a bocca aperta.

Mentre la fila iniziava a scorrere, Kyoko si guardò alle spalle, chiedendosi chi la stesse osservando. Vedeva solo le luci del parcheggio e un’orda di persone in attesa di entrare, e si accigliò per quella paranoia. La sensazione di disagio che qualcuno la stesse osservando non se ne andava, anzi, la preoccupava. Ricordò l’avvertimento di Kotaro riguardo uno stalker nei pressi del campus e rimpianse di non avergli accennato dove sarebbe andata.

Suki la prese per mano e la trascinò mentre camminava. Kyoko lasciò perdere quella sensazione inquietante quando entrarono nell’edificio e la sua attenzione fu attratta dall’interno dell’enorme club.

Kyou l’aveva vista girarsi come se percepisse la sua presenza. Il suo sguardo si era spostato molto lentamente verso il punto in cui lui si trovava, ma sapeva che non poteva vederlo nell’ombra. Nascosto dal mantello delle tenebre, la osservò mentre entrava nel locale.

I suoi occhi dorati scrutarono la stanza, sapendo che non c’erano soltanto esseri umani in quegli spazi scarsamente illuminati, tuttavia erano minacce lievi che non meritavano la sua attenzione.

Suki si fermò nei pressi del bar, in modo da non dover allontanarsi troppo per prendere un drink e avere comunque una buona visuale della pista da ballo. La musica si stava già alzando ma non al punto da urlare per farsi sentire.

Kyoko era stupita da quanto fosse bello quel posto, era contenta di essersi lasciata trascinare lì. Dopotutto, nella vita non esiste soltanto lo studio, che aveva occupato tutto il suo tempo per più di una settimana. Tutta l’energia di quel locale creava dipendenza e lei sorrise eccitata, era uno di quei rari momenti in cui sentiva che poteva accadere di tutto.

Invece di tavoli e sedie veri e propri, c’erano dei divani imbottiti con tavolini di vetro per poggiare le bevande. Viola, blu e nero erano i colori principali e conferivano al club un pizzico di mistero e magia, con tutte le luci che cambiavano colore e creavano una sorta di caos sensuale. L’atmosfera era quasi inebriante.

La penombra dava privacy a coloro che la cercavano e Kyoko arrossì, pensando a tutte le cose che a volte accadevano al buio... cose che lei non aveva ancora sperimentato. Si chiese cosa stesse facendo Kotaro, poi riportò l’attenzione sui suoi amici.

Kyou si sedette nell’angolo più buio, non lontano da quell’aura così pura. Osservando il gruppo, capì che il bagliore proveniva solo da una persona. Il suo sguardo s’intenerì per la prima volta dopo innumerevoli anni mentre la guardava sorridere per la maestosità del club. Era come guardare l’alba ed era una cosa che non faceva da molto tempo.

Lei era bellissima, con lunghi capelli ramati che coprivano la camicia bianca di seta che indossava.

Scrutò il suo corpo perfetto, osservando la pelle scoperta e la minigonna, poi le gambe ben delineate e di nuovo il suo collo... che era esposto. Le scrutò il viso con disappunto, era girata e non riusciva a vedere i suoi occhi... gli occhi erano lo specchio dell’anima.

Il suo istinto stava reagendo come non aveva mai fatto prima d’ora. Quella sensazione, che non riusciva a descrivere, lo agitava e, in qualche modo, gli ricordava suo fratello. Non gli piaceva l’ignoto.

Oscurò le ombre intorno a sé quando lei si voltò, guardando nella sua direzione. Quella scena lo fece rimanere quasi senza fiato. Gli occhi verde smeraldo della ragazza erano colmi di innocenza... ma lui vi leggeva anche malizia e potere.

Kyou strinse il pugno così forte che sentiva le gocce di sangue iniziare a colare. Perché una tale innocenza era lì, in un posto del genere? Dovrebbe essere vietato. Sentì un ringhio che cresceva nel profondo del proprio petto e cercò di sopprimerlo.

Se i suoi sospetti erano giusti, Hyakuhei sarebbe apparso e la situazione sarebbe diventata pericolosa molto in fretta. Era lei che teneva dentro di sé il Cuore di Cristallo Protettore? Le parole di suo fratello tornarono a perseguitarlo “... se la troviamo, potremo liberarci di lui...”.

Isolando gli altri rumori all’interno della discoteca, Kyou si concentrò su di lei con tutti i suoi sensi, per conoscerla meglio e prepararsi. I suoi occhi dorati quasi brillarono mentre s’immergeva nei pensieri del gruppo che era seduto al tavolo. Ascoltare il pensiero dei mortali era una cosa che non faceva da molto tempo.

Tasuki si offrì di andare a prendere il primo giro di drink perché il barista era suo cugino... non avrebbe sprecato la sua unica possibilità di fare colpo su Kyoko. Sapeva che lo considerava solo un amico ma lui voleva essere di più, se solo lei avesse aperto gli occhi e notato la sua devozione. Non sarebbe mai esistito un uomo che potesse amarla più di lui, non era possibile.

Suki sorrise nel sentire che Tasuki conosceva il barista e gli chiese di portare due Long Island Iced Tea per loro. Lui fece l’occhiolino a Kyoko e annuì, dicendo che sarebbe tornato subito. Poi andò subito a ordinare i drink.

Kyoko fissò Suki sbalordita, «Long Island? Ma noi...» iniziò, ma Suki agitò una mano per zittirla e disse: «Dai, Kyoko. Vivi un po’! Gli esami sono finiti e poi... abbiamo già bevuto altre volte.», cercò di sdrammatizzare sorridendo, poi alzò gli occhi al cielo. Sperando di cambiare argomento, aggiunse: «Devo ammettere che vestita così, e con quelle curve, non sembra che non hai l’età per bere qui.», poi rise per lo sguardo sorpreso della sua amica.

Kyoko la guardò scettica e le disse: «Due volte, Suki. Ho bevuto solo due volte e me lo ricordo a stento... e non ho bisogno di vestirmi così per dimostrare che sono maggiorenne.». Poi arrossì per quello che ricordava dell’ultima volta in cui aveva festeggiato il suo compleanno... per colpa di Suki non ricordava molto della sua stessa festa.

Ricordò la gigantesca ciotola di frutta che Suki le aveva passato con un sorriso innocente, sapeva che andava matta per la frutta e ne aveva approfittato. Lei l’aveva finita quasi tutta senza neanche accorgersi che era stata marinata nell’alcol.

“Mi metterà di nuovo nei guai... me lo sento!” pensò Kyoko, abbandonandosi mentalmente alla sconfitta. Gli altri le avevano detto che quella sera non riusciva né a camminare né a parlare.

Suki sogghignò, scrollando le spalle, «Quindi questa è la terza volta.», poi sorrise di gioia quando Tasuki portò i drink, e prese avidamente il suo bicchiere.

Kyoko si morse il labbro e mormorò qualcosa, poi si voltò e sorrise a Tasuki. Dopotutto, capitava a chiunque di essere messi sotto pressione dagli amici e lei, credulona com’era, cedeva sempre.

«Ecco i vostri Long Island Iced Tea.» disse Tasuki mentre si sedeva, bevendo un sorso del suo drink. Sentì il calore aumentare improvvisamente perché la bevanda era forte. Guardò suo cugino dietro il bancone e il suo sorriso birichino gli fece capire che le bevande erano più forti del normale.

Poi scosse la testa e guardò di nuovo le ragazze. «Agli esami, sperando di passarli a pieni voti.» disse per brindare, poi, guardando Kyoko negli occhi, aggiunse: «E speriamo di non perderci mai di vista, qualunque cosa accada.».

Lei arrossì e sorrise timidamente mentre prendeva il suo bicchiere. Bevve subito un sorso e spalancò gli occhi, il sapore le piaceva. “Se non riesci a batterli, unisciti a loro.” pensò, e fece l’occhiolino a Suki.

Immerse una cannuccia nel drink e in dieci minuti di risate e battute, il bicchiere si svuotò. Le guance di Kyoko erano arrossate mentre gli effetti dell’alcol iniziavano lentamente a manifestarsi.

Tasuki, sentendosi più a suo agio e un po’ più coraggioso, chiese alle ragazze se volevano ballare. I suoi occhi si oscurarono in modo attraente quando prese la mano di Kyoko e la condusse verso la pista da ballo, con Suki che le teneva l’altra mano.

Sapeva che quella sarebbe stata la notte migliore di tutto il periodo al college e non se ne sarebbe mai dimenticato.

A poca distanza, Kyou vide il giovane di nome Tasuki che prendeva per mano la ragazza dagli occhi verdi e sentì il bisogno di staccare le dita a quel tipo che osava toccarla. Nei suoi occhi poteva leggere chiaramente i sentimenti puri che provava per la ragazza, ma non si fidava ancora di lui.

Era un qualcosa che accadeva spesso nei locali notturni, un giovane che fa bere una ragazza e poi approfitta della sua ingenuità. I suoi occhi si tinsero di rosso mentre guardava i tre che si avvicinavano alla pista da ballo. Sentiva il bisogno di prendere quella ragazza e nasconderla da chiunque avesse voluto farle del male o possederla.

Si chiese il perché di quella strana sensazione nei suoi confronti. Se era davvero lei ad avere il cristallo, allora che cosa avrebbe dovuto fare? Una cosa era certa... l’avrebbe uccisa a mani nude, piuttosto che permettere a Hyakuhei di averla.

Se la leggenda era vera e il nemico avesse messo le mani sul potere del Cuore di Cristallo Protettore, non ci sarebbe stato modo di fermarlo.

*****

Kamui sedeva invisibile sopra una delle enormi casse davanti al DJ, mentre guardava la pista da ballo dove Kyoko e Suki stavano ballando con un ragazzo. Alzò un sopracciglio quando vide chi era e un sorriso gli apparve sulle labbra quando notò l’aura color ametista che circondava il giovane.

La sua attenzione tornò sull’altro uomo che stava seguendo la sacerdotessa. Aveva già provato a bloccarlo quando Kyoko era ancora in fila all’ingresso, ma il guardiano maggiore era testardo come sempre. Le vibrazioni che Kyou stava emanando erano forti e leggermente contaminate.

«Kyou, a che stai pensando?» si chiese ad alta voce, sapendo che nessuno poteva ascoltarlo né vederlo. Guardando Kyou, che a sua volta stava fissando Kyoko, capì che era opera del destino. Il destino avrebbe sempre condotto i guardiani verso la loro sacerdotessa, in qualsiasi mondo o era.

Kamui avrebbe voluto far incontrare Toya e Kyou, ma sapeva che era meglio cercare di usare qualsiasi potere su Kyou. Sentì i brividi freddi che gli risalivano lungo il braccio al pensiero di far arrabbiare il pericoloso guardiano dorato.

Scrutò di nuovo la folla, sapendo che non era Kyou quello di cui doveva preoccuparsi. All’interno del club c’erano altri non umani, ma la vera oscurità si stava avvicinando sempre di più... chissà se anche Kyou riusciva a sentirla.

La cosa migliore che lui potesse fare, per il momento, era aiutare a nascondere i poteri di Kyoko da occhi indiscreti. Con quel pensiero saltò giù dalla cassa, ma i suoi piedi non toccarono il pavimento.

Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità

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