Читать книгу Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità - Blankenship Amy - Страница 7

Capitolo 4

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Mentre raggiungevano l’affollata pista da ballo, Suki e Kyoko iniziarono subito a muoversi al ritmo della musica, con Tasuki che le guardava affascinato. I corpi accaldati attorno a loro le facevano sudare mentre l’alcol gli scorreva nelle vene.

Suki si avvicinò a Kyoko, si abbracciarono e iniziarono a strusciarsi a vicenda. Si misero a ridere e continuarono a ballare come se fossero una coppia di fidanzati, perdendosi nella musica. Avevano imparato a ballare così quando erano piccole.

Prese da quell’attimo di puro divertimento, si erano momentaneamente dimenticate del loro accompagnatore.

Tasuki le guardava ballare in quel modo e sentiva il calore affiorargli sulle guance... “Accidenti!”... il suo corpo stava reagendo a quella visione. Gli sembrava di non avere più fiato nei polmoni. Guardare i loro corpi che si sfregavano l’un l’altro mentre le loro mani vagavano su entrambi era quasi difficile da sopportare.

Volendo unirsi al divertimento, decise di muoversi prima di perdere il coraggio.

Fermandosi di fronte a Kyoko, vide che aveva gli occhi chiusi. Poi guardò Suki, che sorrise e si accovacciò dietro la sua amica, per poi alzarsi lentamente mentre le accarezzava le cosce. Sperava che Tasuki avesse il coraggio di ballare allo stesso modo e gli disse: «Perché non balli con noi? È troppo divertente!». Poi sorrise e lo afferrò per la cintura, spingendolo verso Kyoko.

Lei spalancò gli occhi quando si sentì urtare da un corpo maschile e sentì le guance in fiamme quando si rese conto che Tasuki la teneva stretta. «Ehi.» gli sorrise timidamente, le piaceva il modo in cui i loro corpi si stavano toccando. Sapeva di potersi fidare di lui, non avrebbe superato i limiti, era sempre stato un gentiluomo.

Sentendosi un po’ audace, continuò a ballare con Suki, che si muoveva dietro di lei, e posò una mano sulla spalla di Tasuki... incoraggiandolo in silenzio.

Lui non aspettava altro e le afferrò i fianchi, iniziando a muoversi insieme a lei. Si sentiva come in paradiso, con la ragazza dei suoi sogni che ballava con lui in modo sensuale. Sentire strofinare ogni curva del suo corpo su di sé era una dolce tortura che non aveva mai provato.

I suoi occhi castani s’intenerirono in modo seducente mentre il suo corpo andava in fiamme, voleva sentire tutto di lei. Avvicinandosi, iniziò a strusciarsi addosso a Kyoko, muovendo il proprio corpo infuocato con il suo come un amante che era stato lontano per troppo tempo.

Kyoko alzò lo sguardo e, per la prima volta, notò che c’erano delle bellissime pagliuzze color ametista nelle sue iridi color cioccolato. “Bellissime” era l’unica parola che le veniva in mente. Più lo guardava... più gli ricordava Shinbe.

*****

L’umore di Toya non era migliorato quando era andato nel dojo del college nel tentativo di sfogarsi. Dopo aver rotto il sacco da 500 dollari, decise che era meglio andarsene di corsa. Non era colpa sua se aveva immaginato la faccia di Kotaro mentre lo colpiva.

«Che ragazza stupida!» ringhiò. “Perché dev’essere sempre così difficile gestirla?” si chiese mentalmente. Fissò nel vuoto mentre pensava a quella fastidiosa guardia di sicurezza con cui Kyoko era uscita.

Era ancora furioso da quando aveva sentito la sua voce attraverso il telefono, prima. Non avrebbe voluto fare altro che staccargli la testa e lanciarla dove il sole non l’avrebbe mai raggiunta. Lui aveva sempre avuto un sesto senso per tutte le cose e, in quel momento, sentiva che Kotaro non era ciò che diceva di essere.

«Un lupo travestito da pecora.» disse sogghignando, poi si sentì un po’ in colpa perché anche lui stava nascondendo qualcosa a Kyoko. Cose che nemmeno lui poteva spiegare.

Aveva imparato da piccolo a nascondere le sue abilità insolite, come la forza disumana, la velocità e i sensi acuiti dell’olfatto e della vista. L’unico problema era che comparivano e scomparivano quando volevano. Non poteva evocarle in qualsiasi momento e forse era un bene.

Perso nei suoi pensieri, Toya sentì la pelle solleticare quando vide la guardia appoggiata alla porta del gabbiotto. “Parli del diavolo e spuntano le corna.” pensò, poi gli lanciò un’occhiataccia e fece per passargli accanto, ma si fermò. «Che diavolo ci fai qui?» ringhiò.

Kotaro si raddrizzò e si avvicinò al tipo con cui Kyoko sarebbe dovuta uscire. Guardandosi intorno e non vedendola da nessuna parte, s’irrigidì e lo guardò con aria furiosa. «Dov’è Kyoko? Pensavo che fosse con te, stasera.».

Se c’era una cosa che Toya odiava era sentirsi confuso e, in quel momento, non era dell’umore adatto. «Idiota... io pensavo che avesse un appuntamento con te!» sbottò senza pensare.

Kotaro si sentiva davvero furibondo, Kyoko gli aveva detto che sarebbe uscita con Toya e invece era una bugia. «Dannazione!» esclamò e, senza guardarlo, se ne andò, sforzandosi di non usare la sua velocità innaturale. Perché gli aveva mentito? Se avesse saputo che non era con quella testa calda, l’avrebbe seguita.

Toya andò nel panico quando notò la preoccupazione del suo avversario, e il modo in cui si mise a correre non lo fece sentire meglio. Qualcosa lo portava a fidarsi completamente di Kotaro ma non glielo avrebbe mai detto.

Senza nemmeno pensarci, si mise a correre per seguirlo. Lo raggiunse facilmente ma, notando la velocità a cui stavano correndo, ebbe la conferma dei suoi sospetti... Kotaro era più di quello che diceva di essere... avevano lo stesso DNA o cosa? Strinse i denti, non gli piaceva quel pensiero.

Nel giro di un minuto, Kotaro bussò alla porta dell’appartamento di Kyoko, sperando che fosse lì. Sbattendo entrambi i palmi contro la porta, gridò: «Accidenti, Kyoko! Dove sei?». Il terrore e la preoccupazione lo assalirono. «Non va bene.» ringhiò.

«Cos’è che non va bene?» gli chiese Toya, raggiungendolo. Le vibrazioni che l’altro emanava erano così intense da fargli male al petto. Se avesse saputo che Kyoko non era con Kotaro, sarebbe andato a casa sua solo per stare con lei. Avrebbe dovuto seguire il suo istinto e andare comunque. Prima o poi avrebbe dovuto comprarle un guinzaglio.

Kotaro si girò di scatto, si era completamente dimenticato di lui mentre correva da Kyoko. Avendo qualcuno su cui sfogare la propria rabbia, sbottò: «Pensavo che fosse con te!», poi strinse i pugni e si trattenne per non esagerare. «E come diavolo hai fatto a raggiungermi? Bah, non importa, lascia perdere.».

Toya lo fissò, sorpreso che l’altro se ne fosse accorto, ma lasciò correre e rispose: «Sono uno che va veloce.».

Calmando il proprio lato predominante, Kotaro aprì gli occhi e fissò la persona che lo avrebbe aiutato a trovare “la sua Kyoko”. Era un peccato che Toya non fosse rinato vampiro, altrimenti avrebbero risolto la questione facendo a pugni; tuttavia, il ragazzo stava riacquistando le sue abilità e non sapeva perché. Come se non bastasse, il migliore amico di Toya era Shinbe, anche lui ignaro del suo passato.

Kotaro si portò una mano alla tempia, chiedendosi come avesse fatto a fidarsi che Toya la proteggesse per la seconda volta... quando aveva già fallito la prima. Il fatto che lui non ricordasse nulla lo fece trattenere. Inspirò profondamente e accettò la verità... avevano fallito entrambe.

Toya fece un sorrisetto e disse: «Quindi ti ha mentito e ti ha liquidato dicendo che sarebbe uscita con me. Ha!». A lui era successa la stessa cosa ma non glielo avrebbe detto.

Kotaro fece un altro respiro profondo, cercando di mantenere la calma. Era come parlare a un bambino. «Questo non è un gioco, idiota. Nel campus stanno sparendo molte ragazze da più di un mese e adesso nessuno di noi sa dove si trova Kyoko.» disse, sentendo il panico nella sua stessa voce, ma lo ignorò e aggiunse: «Hai idea di dove possa essere andata?».

Toya sentì il cuore spezzarsi per la preoccupazione al pensiero che Kyoko fosse in pericolo. «Dannazione!» esclamò, poi si voltò verso la porta di Suki e iniziò a bussare forte finché non sentì il legno scricchiolare e rallentò. Nessuna risposta.

«Cazzo!» ringhiò e, quasi in preda al panico, cercò il cellulare, sperando che Shinbe sapesse dov’erano le ragazze. «Rispondi, idiota!» gridò al telefono che squillava. Dopo il quarto squillo, Shinbe finalmente rispose.

«Shinbe! Sai dove sono Suki e Kyoko?» gli chiese, poi guardò Kotaro che si avvicinò come se stesse aspettando di sentire la risposta.

Dall’altro capo del telefono, Shinbe sorrise e disse: «Può darsi...».

*****

Kyou era rimasto nascosto nell’oscurità mentre guardava la ragazza con i suoi amici. Ascoltando la loro conversazione, aveva capito che si chiamava Kyoko. Finora quel Tasuki aveva tenuto le mani a posto, il che era un bene, considerando che lui aveva deciso di lasciarlo vivere se non le si fosse avvicinato troppo. Sembrava abbastanza innocuo... solo un po’ troppo infatuato.

Erano arrivati alla pista da ballo e le due ragazze avevano iniziato a ballare insieme... in un modo indecente. “Dev’essere colpa dell’alcool che hanno consumato in fretta.” pensò, facendo fatica a pensare altrimenti.

Un ringhio gli vibrò nel petto quando la sua visuale fu coperta da un gruppo di umani. Sentendo quel suono e notando il suo sguardo gelido, i ragazzi si spostarono dall’altro lato e Kyou accennò un sorriso divertito quando li vide muoversi in fretta.

Riportò l’attenzione sulla pista da ballo, concentrandosi sulla ragazza che lo aveva lasciato perplesso, e quello che vide gli fece ribollire il sangue per la rabbia. Gli sfuggì un ringhio mentre i suoi occhi dorati e furiosi diventavano color sangue. L’innocuo Tasuki stava ballando con lei come se la stesse seducendo.

*****

Kyoko si era lasciata andare alle sensazioni che le mani di Tasuki le stavano dando mentre le accarezzavano la pelle nuda. Lui sembrava molto sexy con quei capelli spettinati e quel suo modo di ballare così sensuale. Le sfuggì una risatina al pensiero.

Mentre lo sentiva accarezzarle la schiena, notò che i suoi occhi erano diventati quasi completamente color ametista.

Suki decise di stuzzicarli e schiaffeggiò Kyoko sul sedere, esclamando: «Ehi, voi due! Devo fare rifornimento!», poi sorrise e li trascinò verso il tavolino dov’erano prima, sperando di prendere un altro drink.

*****

Kyou stava cercando disperatamente di placare il proprio sangue infuriato. Il suo fermo controllo e il suo comportamento distaccato erano svaniti completamente dopo aver visto Tasuki che ballava con Kyoko come se fosse il suo amante.

Dentro di sé sapeva di doversi calmare subito, altrimenti Hyakuhei avrebbe percepito la sua presenza... se non lo aveva già fatto. Facendo un respiro profondo, si rimproverò mentalmente per la propria rabbia.

Per secoli era stato una creatura della notte fredda e priva di emozioni. La sua risolutezza era come una montagna che non vacillava mai e non poteva essere costretta alla sottomissione. Le sue emozioni erano ben chiuse sotto le sue sembianze impassibili e indistruttibili per una ragione: nascondere la propria aura al vero nemico.

In una sola notte, la presenza di una ragazza innocente e pura lo aveva fatto vacillare per la prima volta nella sua lunga vita di non morto.

Ignari del furioso vampiro dai capelli argentati, i tre tornarono dov’erano prima. L’innocente risata di Kyoko lo raggiunse, placando un po’ la sua rabbia. La tensione si allentò e lui si chiese il perché di quella sua reazione così possessiva.

Restrinse lo sguardo, lanciando un’occhiataccia al ragazzo, e promise di procurargli una morte lenta e dolorosa se avesse superato di nuovo i limiti. Lei aveva bisogno di un guardiano.

Kyou non riusciva a spiegarsi perché quella ragazza avesse una presa così intensa su di lui, guardarla era diventato come una droga. La sua bellezza e la sua innocenza lo incantavano, portandolo a chiedersi se la sua pelle fosse morbida come sembrava. Vide un altro bicchiere di alcol davanti a lei e s’infuriò.

Ad ogni sorso, l’aura di luce pura che la circondava sembrava vacillare e indebolirsi. Era già molto più difficile da vedere. Se continuava a mandare giù quella bevanda del diavolo, presto sarebbe sprofondata nell’oscurità.

Come per sfidarlo, la ragazza prese la cannuccia e se l’avvicinò alle labbra, bevendo ciò che rimaneva di quel liquido velenoso.

Kyou fece qualcosa che non faceva da secoli... sorrise, sapendo che il suo segreto sarebbe stato al sicuro dal male che era appena entrato nel night club. Forse nascondere l’aura pura di una ragazza così innocente, dopotutto, non era una cattiva idea.

Kyou si nascose nel buio proprio mentre il suo nemico usciva allo scoperto.

*****

Hyakuhei varcò l’ingresso senza avvisare i servi che seguivano la sua ombra, erano liberi di divertirsi come meglio credevano. Avrebbero soltanto ostacolato i suoi piani, se gli avesse permesso di unirsi a lui. Con i suoi occhi rosso cremisi scrutò con interesse tutti quei corpi accaldati.

Aveva percepito la vita, nascosta da qualche parte tra gli umani. Si era sentito chiamare come se fosse un’amante desiderosa del suo tocco, ma adesso quella sensazione era quasi svanita.

La sera prima si era nutrito bene e non sentiva il bisogno di rifarlo così presto. No... quella sera aveva in mente qualcos’altro.

In quella città c’era il potere del leggendario Cuore di Cristallo Protettore, ne era sicuro. Tutte le strade che aveva preso, alla ricerca della luce nascosta, lo avevano condotto lì. Anche adesso sentiva la luce inafferrabile nascosta nell’oscurità e si appoggiò al muro per osservare gli umani.

Molte ignare mortali lo avevano già notato e sapeva che sarebbero andate da lui, offrendogli erroneamente la propria anima.

Essere alto, moro e bello gli rendeva sempre facile catturare le sue prede. I suoi lunghi capelli neri gli svolazzavano attorno e facevano da sfondo al suo aspetto senza eguali. Poteva percepire la lussuria che emanavano le femmine umane ma non vi prestò attenzione.

Quella sera ne cercava una da poter controllare. A volte trasformava un’anima ignara solo per ucciderla la notte seguente. Concedeva il dono della vita solo quando gli andava, e ciò accadeva una volta ogni cento anni. Gli serviva qualcuno che lo aiutasse a trovare colei che aveva il cristallo.

I suoi occhi s’incupirono come i suoi pensieri. L’ultima volta che si era avvicinato così tanto al misterioso cristallo della leggenda, la ragazza che lo possedeva aveva scoperto le sue intenzioni e, prima che potesse fermarla, si era uccisa portando il cristallo con sé, ancora una volta lontano dalla sua portata.

La sua mente tornò indietro con desiderio. Era stato un tale spreco, lei era ineguagliabile per bellezza e purezza incontaminata.

Il cristallo riappariva ogni mille anni, secondo le antiche pergamene che aveva sottratto allo stregone Shinbe prima di ucciderlo. Accennò un sorriso crudele mentre ricordava quella particolare uccisione... davvero deliziosa.

Contando gli anni da allora, la prescelta che ora possedeva il cristallo avrebbe dovuto avere ventun anni o giù di lì. Hyakuhei l’aveva percepito nei pressi del college e poi lì, tra la folla di studenti universitari nel club.

Il fatto che quella città fosse stata costruita sullo stesso terreno in cui il cristallo era svanito, era la prova che fosse anche il luogo della sua rinascita.

Se non fosse riuscito a trovare la ragazza, avrebbe assoldato qualcuno che potesse aiutarlo. Un non umano, soprattutto una creatura della notte, sarebbe stato in grado di rilevare il potere che lui desiderava per sé.

Un sorriso malizioso abbellì le sue labbra perfette in previsione del brivido della caccia. Aveva chiamato i suoi figli preferiti, questa volta avrebbe avuto quella che desiderava. Era stato nell’oscurità per troppo tempo e anche le cose più piacevoli avevano iniziato ad annoiarlo.

Voleva qualcosa di nuovo e una sfida era l’ideale per destarlo dal suo lungo sonno. Sentì una vaga vibrazione nell’aria e sorrise consapevolmente. Non avrebbe avuto fretta... per i vampiri il tempo non era un problema.

*****

Tasuki osservava con stupore mentre Kyoko finiva il drink. Poi guardò il proprio bicchiere con aria preoccupata. «Ehm, se hai sete posso prenderti un tè al bar, se vuoi.» le disse, poi sorrise quando lei arrossì, rendendosi conto di quello che aveva fatto.

Suki alzò un sopracciglio quando notò il bicchiere vuoto di Kyoko e sussultò, sapendo che la sua amica l’avrebbe uccisa di sicuro per i postumi della sbornia. Scrollò le spalle mentalmente, stavano festeggiando e Kyoko l’avrebbe perdonata... prima o poi.

Guardando Tasuki come per dirgli “Ti prego, sono nei guai, aiutami.”, intervenne: «Penso che sia una buona idea.», poi gli fece l’occhiolino per incoraggiarlo.

Tasuki le era sempre stato simpatico e le avrebbe fatto piacere che Kyoko lo frequentasse più spesso al posto di Toya... le stava simpatico anche lui ma non sempre la trattava bene, e lei era contenta che la sua amica non si lasciasse sopraffare.

Poi c’era Kotaro, che avrebbe preso Kyoko e l’avrebbe sposata all’istante, se ne avesse avuto la possibilità. Era gentile e la trattava come una dea, ma Suki non si sentiva a suo agio all’idea di perdere la sua migliore amica.

I suoi occhi s’illuminarono all’idea di far mettere insieme Tasuki e Kyoko, soprattutto dopo il modo in cui avevano ballato. Però sapeva che non doveva farsi scoprire, perché Kyoko poteva incutere molta paura quando si arrabbiava. Ci voleva coraggio per frequentare i due ragazzi che la sua amica stava frequentando. Il sorriso di Suki si addolcì mentre pensava al suo ragazzo, anche se non avrebbe mai ammesso che lo fosse. Shinbe era pazzo quanto i due con cui usciva Kyoko, se non di più.

Riportando i pensieri al presente, si alzò con un sorriso malizioso. «Vado a convincere il DJ a mettere la mia canzone preferita, torno subito!» disse, e li lasciò da soli. Dentro di sé sperava che, così facendo, la piccola scintilla che c’era tra i due scoccasse.

Kyoko guardò Tasuki, sentiva la testa leggera e sorrise con aria colpevole. «Un po’ di tè andrebbe bene... o magari del caffè, ancora meglio. Anche se, a volte, la carica della caffeina è quasi peggio.» disse, poi sorrise e aggiunse: «Se non ti dispiace andare a prenderlo, io vado in bagno.». Tasuki le porse una mano per aiutarla ad alzarsi e lei sbatté le palpebre quando la vista iniziò a sfocarsi, poi ridacchiò e disse: «Torno subito.». Scrutò le pareti, cercando le indicazioni per il bagno. Individuandole verso l’ingresso, s’incamminò sperando di non barcollare davvero come temeva. Sciacquandosi il viso con dell’acqua fredda e non bevendo altri alcolici per quella sera, forse sarebbe stata meglio.

Kyou s’irrigidì quando vide la ragazza dirigersi dritto verso l’ultimo posto in cui voleva che andasse, verso l’ingresso... e verso il nemico. I suoi occhi dorati si tinsero di rosa e, con un ringhio, lui svanì come se non fosse mai stato lì.

Con la mente confusa, Kyoko si chiese perché avessero messo i bagni proprio davanti alla porta d’ingresso, mentre guardava un mucchio di persone che stavano ancora entrando. Alcune sembravano già in vena di fare baldoria e il rumore all’interno della sala era sempre più forte.

Yohji, uno dei ragazzi del college, entrò senza guardare dove stesse andando e inciampò. Suo fratello l’aveva già convinto a fermarsi in un paio di bar lungo il tragitto e adesso era arrivati lì. Mentre si voltava per chiamare Hitomi, suo fratello minore, si scontrò con un corpo morbido e caldo.

Sentendo una voce femminile, Yohji allungò subito la mano e la afferrò. Guardando il viso della ragazza, sorrise spudoratamente ed esclamò: «Kyoko?».

Quando la stanza smise di girare, Kyoko guardò il ragazzo che l’aveva urtata e salvata allo stesso tempo. «Yohji... ciao.» disse, arrossendo quando lui si avvicinò, e cercò subito di liberarsi.

“Non va bene, per niente.”, le parole le riecheggiarono nella testa come un avvertimento.

Aveva incontrato Yohji molte volte a scuola e, anche se aveva un bel fisico che attirava le ragazze, lei cercava sempre di evitarlo. Era troppo aggressivo per i suoi gusti, preferiva stare alla larga da lui e dal suo gruppo.

«Sto bene Yohji, puoi lasciarmi andare.» sorrise, nascondendo la propria ansia e cercando di mantenere la calma.

Yohji non allentò la presa e sorrise per il suo disagio. «E perché dovrei lasciarti andare adesso che ti ho presa?» le chiese, con gli occhi già pieni di lussuria e di un’aria predatoria. Le andava dietro da molto tempo e lei non gli dava mai retta. Adesso che le sue due “guardie del corpo” non c’erano, non se la sarebbe cavata così facilmente.

Hyakuhei osservò la scena con interesse. Vedeva perfettamente il ragazzo, mentre la ragazza era girata di spalle. “Quella ragazza...” rifletté. I suoi occhi assunsero un bagliore misterioso mentre la guardava. Sentiva l’odore del suo nervosismo e della sua purezza, era quasi insopportabile per i propri sensi.

Quanto al ragazzo che la teneva stretta, la sua lussuria era così densa nell’aria che poteva essere tagliata con un coltello. Hyakuhei restrinse lo sguardo quando il bisogno di uccidere quell’idiota iniziò a bruciargli nelle vene. Si avviò ma trovò uno scudo di polvere arcobaleno che gli bloccava il cammino. Lo scintillio si placò mentre lui si appoggiava di nuovo al muro, con un’espressione perplessa. Lei era protetta dall’immortale?

Hyakuhei allungò una mano e toccò ciò che rimaneva della barriera, lasciandosi pervadere da quella sensazione rassicurante. Un tale effetto calmante non avrebbe represso a lungo le sue intenzioni malvagie. “I ragazzini e i loro giochi.” pensò sorridendo, mentre continuava a guardare la ragazza.

La sua aura lo aveva preso alla sprovvista. Scrutò il suo bel corpo e la sua pelle che brillava come la rugiada su un fiore prima dell’alba. Il desiderio di toccarla lo assalì mentre faceva un passo avanti, stavolta ignorando la fastidiosa barriera scintillante.

Proprio mentre stava per prendere la ragazza tra le braccia, un’altra ondata di possessività lo colpì quasi fisicamente. Un’aura familiare accarezzò i suoi sensi, non la sentiva da decenni. Dando un’ultima occhiata alla ragazza che aveva reclamato mentalmente, i suoi occhi scuri s’intenerirono mentre prendeva la sua decisione. Presto sarebbe stata sua.

Sorrise sentendo la nuova aura e tornò nell’oscurità. “E così il mio ribelle Kyou ha deciso di unirsi al gioco... vediamo quali sono le sue intenzioni.” si disse.

*****

Toya entrò nell’appartamento che condivideva con Shinbe ma, non vedendo il suo amico, iniziò ad urlare: «Shinbe, dove diavolo sei?». Era furioso e, per ovvie ragioni, aveva un brutto presentimento, specialmente dopo che Kotaro lo aveva informato delle altre ragazze scomparse... erano così tante.

I suoi nervi erano già stati messi alla prova e, se non avesse trovato subito su Kyoko, avrebbe spaccato qualcosa. Sarebbe stata fortunata se le avesse permesso di allontanarsi di nuovo. In quel caso, l’avrebbe ammanettata in modo permanente per tenerla al sicuro.

Shinbe uscì dal bagno mentre si abbottonava la camicia, sembrava pronto ad uscire. «Sono qui, che succede?» disse, sedendosi sul divano per allacciarsi le scarpe come se niente fosse.

Kotaro era in piedi dietro Toya, in attesa di sapere se Shinbe avesse qualche informazione su dove si trovasse Kyoko. Si appoggiò al ripiano della cucina e li osservò.

Se Toya avesse ricordato ciò che Shinbe aveva fatto per lui in passato, probabilmente gli avrebbe mostrato più rispetto. Kotaro piegò la testa di lato e si corresse mentalmente: “No, non lo farebbe.”. Sarebbe stato divertente vederlo infuriato se non si fosse trattato di Kyoko.

«Non trovo Kyoko e neanche Suki!» esclamò Toya, irritato quando l’altro non lo guardò neanche. Il sorriso compiaciuto di Shinbe gli stava decisamente dando sui nervi. Se il suo amico non fosse già mezzo rimbambito per tutti gli scappellotti che riceveva da Suki, avrebbe danneggiato volentieri l’altra metà del suo cervello. Ma in quel momento voleva che fosse cosciente e rispondesse alle sue domande.

Shinbe finì di allacciarsi le scarpe, consapevole che Suki lo avrebbe odiato, ma non gli importava. Si sarebbe fatto perdonare, si divertivano sempre dopo aver litigato. I suoi occhi s’illuminarono a quel pensiero... sì, sarebbe stato divertente.

Sentendo un ringhio pericoloso, riportò subito l’attenzione sul suo amico e, con un sopracciglio alzato, esclamò: «Che c’è?».

«Dannazione, Shinbe! Non sto scherzando! Dove diavolo sono Suki e Kyoko?» sbottò Toya, guardandolo storto. Se non avesse avuto subito una risposta, sarebbe esploso.

Shinbe si accigliò quando notò Kotaro appoggiato al bancone. Toya e la guardia non si piacevano, ma adesso erano insieme. Sentì il petto stringersi e rispose: «Non lo so con sicurezza, Suki mi ha scaricato dicendo che sarebbe uscita, ma non ha detto con chi.».

Quando Toya riprese a imprecare, si alzò in piedi e aggiunse: «Calmati, non ho finito. Mentre ero da lei, prima, ho visto un volantino del Club Midnight, con la data di oggi.», poi sogghignò e disse: «Mi stavo preparando per andare lì e vedere se riuscivo a trovarla.».

Kotaro sospirò mentre Toya iniziò a blaterare sulla stupidità delle ragazze. Non volendo perdere tempo, si voltò verso la porta dicendo: «Grazie, Shinbe.», poi se ne andò più preoccupato che mai. Sperava solo che Kamui fosse con lei... per proteggerla in qualche modo.

Shinbe lo guardò mentre se ne andava, poi guardò Toya e gli chiese: «Che sta succedendo e perché Kotaro era qui?». La preoccupazione aveva invaso i suoi occhi color ametista. Kotaro gli era sempre piaciuto, ma non poteva dirlo a Toya senza essere etichettato come un traditore.

Toya prese le chiavi mentre rispondeva: «Te lo dico mentre andiamo.», poi si voltò e si avviò verso la porta, senza neanche assicurarsi che Shinbe lo seguisse. Odiava stare senza Kyoko, gli sembrava di andarsene in giro confuso. Era arrivato il momento di trovarla e rimetterla al proprio posto... accanto a lui.

Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità

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