Читать книгу Una Ragione per Salvarsi - Блейк Пирс - Страница 12

CAPITOLO SEI

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Qualsiasi speranza di passare una tranquilla serata tra ragazze era stata distrutta. Quando Connelly e Finley se ne andarono, l’appartamento rimase in silenzio. Rose era sprofondata nel divano di Ramirez. Stava guardando le ultime notizie sui suoi social media e scambiandosi messaggi con gli amici.

“Immagino tu sappia che non devi dire a nessuno quello che è successo,” disse Avery.

“Lo so,” rispose Rose, con un certo risentimento. “Aspetta… e papà? A lui dovremmo dirlo?”

Avery ci rifletté per un momento, soppesando le proprie opzioni. Se fosse stato solo per lei, non ci sarebbero stati dubbi. Non c’era alcun motivo per cui Jack dovesse saperlo. Ma il coinvolgimento di Rose, ecco, quello cambiava le cose. Tuttavia… poteva ugualmente essere rischioso.

“No,” affermò. “Non ancora.”

In tutta risposta Rose fece un secco cenno con il capo.

“Rose, non so che cosa dirti. È uno schifo. Sì, è vero. È una scocciatura, e mi dispiace che tu sia stata coinvolta. Neanche per me è esattamente una gioia.”

“Lo so,” disse Rose, abbassando il telefono e guardando la madre negli occhi. “Non sono davvero arrabbiata per quest’inconveniente. Non è questo. Mamma… non avevo idea che le cose fossero diventate così pericolose per te. È sempre così?”

Avery trattenne a stento una risatina. “No, non sempre. È solo che questa storia di Howard Randall ha messo tutti all’erta. La città ha paura e ha bisogno di incolpare qualcuno mentre cerca delle risposte e un modo per sentirsi al sicuro.”

“Sii sincera con me, mamma: andrà tutto bene?”

“Sì, credo di sì.”

“Davvero? Allora chi ha lanciato il mattone? È stato Howard Randall?”

“Non lo so. Personalmente ne dubito.”

“Ma c’è qualcosa di… strano, tra voi due, giusto?”

“Rose…”

“No, voglio saperlo. Come fai a essere così sicura?”

Avery non vedeva alcun motivo per mentirle o per tenerla all’oscuro di tutto, specialmente in quel momento, in cui era stata coinvolta nella situazione.

“Perché un gatto morto attraverso una finestra è troppo ovvio. È troppo teatrale. E nonostante quello che i suoi omicidi potrebbero far pensare, non è da Howard Randall. Un gatto morto… è quasi comico. E dopo aver parlato con lui, sia come avvocato che come detective… non è qualcosa che farebbe. Devi fidarti di me su questo, Rose.”

Avery guardò fuori dalla finestra, verso la Ford Focus nera ferma a tre piani di distanza, parcheggiata lungo la strada. Riusciva a vedere la forma della spalla sinistra di Dennison, seduto al posto del guidatore. Sawyer doveva essere al suo fianco, probabilmente a mangiucchiare semi di girasole come faceva di solito.

Rimuginando sul mattone e il gatto, iniziò a pensare al suo passato. Tra la carriera come avvocato e i brevi anni che aveva passato da detective, la lista dei nomi e dei volti che aveva in mente era lunga. Cercò di ricordare chi altro avrebbe potuto avere motivo di gettare il mattone e il gatto attraverso la sua finestra, ma erano troppi… troppi volti, un passato troppo lungo.

Gesù, può essere chiunque…

Si rigirò verso l’appartamento e cercò di immaginare l’ultima volta che Ramirez era stato lì in piedi. Attraversò lentamente il soggiorno e la cucina, conoscendoli bene ma vedendo tutto come se fosse la prima volta. Era un posto piccolo ma ben arredato. Era pulito e organizzato, ogni oggetto nel suo posto designato. Il frigo era decorato con diverse foto e cartoline, la maggior parte provenienti da membri della famiglia che Avery non aveva mai incontrato ma di cui aveva sentito parlare di tanto in tanto.

Quanti di loro sanno cosa è successo? si chiese. Durante il suo periodo in ospedale, solo due membri della famiglia erano andati a trovarlo. Lei sapeva che la famiglia di Ramirez non era molto unita, ma le era sembrato triste che non si fosse fatto vedere quasi nessuno, anche se probabilmente a lei sarebbe successo lo stesso.

Si voltò dal frigo, le immagini di quegli sconosciuti all’improvviso troppo per lei. In soggiorno, c’erano qua e là foto della sua vita: uno scatto di lui e Finley a una grigliata, mentre giocavano con dei ferri di cavallo; uno di Ramirez mentre attraversava il traguardo a una maratona; uno con la sorella di quando erano molto più giovani, a pescare sulla riva di un lago.

“Non posso,” disse a bassa voce.

Si girò verso Rose, sperando che non avesse sentito il suo rifiuto.

Quel che vide fu la figlia addormentata sul divano. A quanto pareva aveva ceduto negli istanti che erano serviti ad Avery per guardare le foto. La studiò per un momento, cominciando a sentirsi in colpa. Rose non avrebbe dovuto essere lì, coinvolta in quella situazione.

Forse sarebbe stata meglio se non avessi cercato di sistemare le cose, pensò.

Non era solo un pensiero patetico momentaneo. A volte se lo chiedeva seriamente. E lì, entrambe sotto sorveglianza e minacciata da sconosciuti per i peccati del suo passato, era ancora peggio.

Forse non mi stanno minacciando per i peccati del mio passato, rifletté. Forse è stato davvero Howard. Forse ha perso la testa in maniera imprevedibile.

Supponeva che se avesse svolto correttamente il suo lavoro, non avrebbe potuto semplicemente eliminare la possibilità che Howard avesse ucciso quella povera ragazza con una sparachiodi e, la notte seguente, lanciato un gatto con un messaggio minaccioso attraverso la sua finestra. Non aveva prove per dichiarare che non lo avesse fatto quindi, logicamente, doveva essere un sospetto.

Gli sono troppo vicina, capì. Sono arrivata a conoscerlo in una maniera che me lo fa mettere su uno strano piedistallo. Lo ha fatto intenzionalmente?

Era un’idea spaventosa, ma lui era un uomo geniale. E Avery conosceva la sua propensione per i giochetti psicologici. L’aveva manipolata in qualche modo che non capiva?

Prese le sue borse e le portò nella camera da letto di Ramirez. In una aveva infilato i fascicoli fondamentali della scatola sui casi di Howard Randall prima di lasciare l’appartamento. Li tirò fuori e li ordinò sul letto.

Quella volta non perse tempo a guardare le fotografie. In quel momento le servivano solo i fatti. E i fatti così come li conosceva, come erano stati documentati nei rapporti, erano che un tempo, Avery Black era stata un avvocato che aveva rappresentato un uomo accusato di omicidio. Aveva sospettato che avesse commesso il crimine, ma non c’erano state prove e l’accusa era stata fatta a pezzi in tribunale. Alla fine aveva vinto. Howard Randall era stato libero di andare. Nel corso dei tre mesi seguenti, studentesse del college dai diciotto ai ventun anni erano state uccise in maniere orrende ma efficaci. Poi Howard Randall era stato catturato. Non solo, aveva anche confessato apertamente i suoi crimini.

Avery aveva assistito a tutto in televisione. Quindi aveva lasciato il suo lavoro da avvocato ed era stata motivata a intraprendere una carriera come detective, una carriera che tutti avevano dichiarato al di sopra delle sue possibilità. Avrebbe iniziato molto più tardi della maggior parte degli agenti. Era una donna perseguitata dal fantasma di Howard Randall prima dei suoi omicidi. Un bagaglio troppo pesante. Non ce l’avrebbe mai fatta.

Invece eccomi qui, pensò, rileggendo i dettagli. Forse è per questo che era sempre così disposto a parlare con me in prigione. Forse era tra quelli che non credevano che sarei riuscita a diventare una detective. Quando ce l’ho fatta, e sono anche diventata un’agente maledettamente brava, forse mi sono guadagnata il suo rispetto.

Era triste, ma sperava che fosse così. Le piaceva pensare che non le importasse del rispetto di Howard Randall, ma non era vero. Forse era per via della sua intelligenza, o magari il semplice fatto che nessuno l’aveva mai messa alla prova come aveva fatto lui in quelle occasioni in cui avevano parlato.

Ripensò a quegli incontri mentre analizzava i fascicoli e i dettagli rimbalzavano l’uno sull’altro come un frenetico incontro di tennis nella sua mente. Avanti e indietro, avanti e indietro.

Sembrava genuinamente felice ogni volta che ci vedevamo, a eccezione di quell’unica volta in cui ha pensato che mi stessi approfittando di lui. Aveva delle conoscenze in prigione, era in grado di ottenere notizie da fuori precluse agli altri prigionieri.

Quelle informazioni gli hanno rivelato qualcosa? Gli hanno dato una ragione per evadere, oltre alla libertà in sé?

E dopo che è evaso, che cosa avrebbe fatto? Che genere di persona sarebbe stato? Sarebbe scappato il più lontano possibile per vivere come un uomo libero (anche se ricercato in tutti gli stati)?

O avrebbe iniziato nuovamente a uccidere? Si dice che quando si commette un omicidio e si supera lo shock iniziale, il secondo sia più semplice. E il terzo diventa quasi un gesto naturale.

Ma Howard non sembrava il tipo da agire in base a un istinto naturale.

Tutti gli omicidi originali erano semplici e puliti.

L’ultima vittima è stata uccisa in maniera grottesca… come se l’assassino stesse cercando di dimostrare qualcosa.

Howard avrebbe mai voluto dare una dimostrazione di forza?

E mentre rifletteva, riusciva a immaginarlo, seduto dall’altra parte del tavolo della prigione davanti a lei, con l’inizio di un sorriso perennemente sul volto. Sicuro di sé. Quasi orgoglioso.

Devo trovarlo, pensò. O almeno devo capire se è davvero lui l’assassino. E il modo migliore per iniziare è parlare con chiunque lo conoscesse così come lo conoscevo io. Devo parlare con le persone con cui lavorava, gli altri insegnanti ad Harvard.

Le sembrava un piano debole, ma almeno era qualcosa. Certo, O’Malley non la voleva sul caso, ma quello che non sapeva non lo avrebbe ferito.

Guardò il cellulare e scoprì che si erano fatte le 12:10. Con un pesante sospiro, riunì tutti i fascicoli in un’unica pila e li appoggiò sul comodino di Ramirez. Quando si spogliò per infilarsi a letto, lo fece lentamente, ricordando come era stato l’ultima volta che si era trovata nella sua camera, a togliersi i vestiti.

Quando si infilò sotto le coperte, decise di lasciare la luce accesa. Non credeva nelle attività paranormali, ma percepiva… qualcosa. Per un breve istante, pensò di riuscire a sentire Ramirez nella stanza insieme a lei, a farle visita mentre fluttuava da qualche parte tra la vita e la morte.

E anche se Avery sapeva che non era possibile, non se la sentiva di affrontare il buio.

Quindi la luce rimase accesa e lei riuscì ad addormentarsi abbastanza in fretta.

Una Ragione per Salvarsi

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