Читать книгу Tracce di Crimine - Блейк Пирс - Страница 11
CAPITOLO CINQUE
Оглавление“Ve lo dico io, è solo una copertura,” urlò con sdegno il detective Frank Brody. “Tutte quelle ciance sulle macchine e il Signore sono solo per confonderci. Questo è un imbroglione, puro e semplice!”
La sala conferenze del dipartimento era una massa di voci rumorose e arrabbiate, e a Keri stavano cominciando a girare le palle. Era tentata di gridare a tutti di chiudere il becco, ma la dolorosa esperienza le aveva insegnato che alcune di quelle persone avevano bisogno di arrivare al limite prima di giungere a qualcosa di utile.
Brody, un veterano vecchia scuola dell’unità a meno di un mese dalla pensione, era convinto che la lettera fosse una finta. Come sempre aveva una salsa di qualche tipo sulla camicia, che era rimboccata nei pantaloni ma senza un bottone, e così parte del largo stomaco era esposta. E, come sempre, pensò Keri, era più interessato a fare casino che ad avere ragione.
“Questo non lo sai!” gli urlò in risposta l’agente Jamie Castillo. “Vuoi solo che sia vero perché rende il caso più facile da capire.”
Castillo non era ancora una detective, ma per via della sua competenza e del suo entusiasmo era diventata essenzialmente un membro junior dell’unità, quasi sempre assegnata ai loro casi. E, nonostante il suo stato di subalterna, non faceva certo la timida.
Proprio in quel momento i suoi scuri occhi fiammeggiavano e i capelli neri, raccolti in una coda di cavallo, saltavano su e giù insieme alle sue risposte animate. Le braccia muscolose e la corporatura atletica erano tese dalla rabbia.
“Nessuno di noi è esperto di queste cose,” insistette il detective Kevin Edgerton. “Dobbiamo chiamare lo psicologo della polizia.”
Keri non era sorpresa che Edgerton volesse perseguire quella strada. Alto e magrissimo con dei capelli castani perpetuamente spettinati, era un genio del computer che veniva a sapere i retroscena di tutto tramite uno smartphone collegato alla rete. Ma non aveva ancora trent’anni, non si fidava sempre del suo istinto quando si trattava di faccende con soluzioni meno lampanti. Era nella sua natura differire all’esperto, se disponibile.
Il problema era che Keri non credeva che lo psicologo della polizia nella lettera avrebbe visto qualcosa che loro non avevano visto. Qualsiasi conclusione a cui sarebbe probabilmente giunto sarebbe stata semplice speculazione. E se era così, Keri aveva più fiducia nelle sue speculazioni che in quelle della maggior parte del resto della gente.
Il tenente Hillman alzò le mani in un tentativo di ottenere calma e silenzio. Con sorpresa di Keri, tutti lo assecondarono.
“Ho inviato una copia della lettera al dottor Feeney, a casa sua. La sta esaminando adesso. Probabilmente ci farà sapere qualcosa presto. Nel frattempo, altri pensieri? Sands?”
Ray se ne era rimasto seduto in silenzio, grattandosi la cima della testa pelata, assorbendo tutto quanto. Dal suo angolo, Keri vedeva chiaramente il riflesso delle luci della stazione sull’occhio di vetro che aveva sostituito quello sinistro che aveva perso durante un incontro di boxe. Lui alzò lo sguardo, e lei capì quale fosse la sua opinione ancor prima che parlasse.
“Sono incline a dare ragione a Frank. Quella lettera è così esasperata che è difficile bersela. Tutto è esagerato. Cioè, eccetto la parte sui soldi e su dove portarli. Quella sezione è del tutto inequivocabile; piuttosto pratica, se lo chiedete a me. Eppure…”
“Cosa?” chiese Hillman.
“Be’, non sono sicuro che faccia differenza. Ne sappiamo così poco, e non abbiamo molto tempo. A prescindere che sia uno psicopatico o un artista della truffa, tra poche ore con lui abbiamo comunque una consegna.”
“Non sono sicura di essere d’accordo,” disse finalmente Keri. Non le piaceva contraddire il suo partner pubblicamente in nessuna circostanza, e soprattutto visto come stavano le cose tra di loro in quel momento. Ma adesso non si trattava di quello. Si trattava di lavoro e di trovare quella ragazzina. Keri non aveva mai tenuto a freno la lingua su un caso prima, e non aveva intenzione di cominciare adesso, a prescindere dalle conseguenze personali.
“Senti, non so con certezza se questo qui fa finta o dice sul serio. Ma penso che abbia importanza sapere che cosa è vero. Se sta solo facendo finta di essere un fanatico religioso e si tratta solo dei soldi, lo preferisco. Per lui sarebbe una faccenda commerciale, non personale. E questo scenario è molto più prevedibile. Vuol dire che è più probabile che si faccia vedere. E che per lui è decisamente una priorità mantenere Jessica in vita.”
“Ma tu non ci credi,” disse Ray, provando di conoscerla tanto bene quanto lei conosceva lui.
“Sono scettica. Penso che sia possibile che la questione dei soldi sia così inequivocabile perché non ci crede davvero, e che stesse solo dicendo quello che avrebbe dovuto dire in una richiesta di riscatto. E se fosse quella la parte finta, e quella vera fosse la parte folle? Cioè, il contrasto tra le due sezioni è tanto drammatico da essere ridicolo. Il linguaggio ‘esagerato’ sembra trovarsi dove si trova la sua passione.”
“Sembra,” la interruppe Brody. Keri si ricordò di mantenere il sangue freddo. Il quasi pensionato la stava innescando, sperando di infastidirla per rendere meno credibile la sua argomentazione. Lei fece un cenno educato del capo e proseguì.
“Sì, Frank, sembra. Non fingo di sapere le cose con sicurezza. Ma tutte quelle chiacchiere sul liberarla dal suo spirito malvagio, sulla macchina del Signore, sono piuttosto dettagliate, come se avesse sviluppato una specie di personale liturgia per riflettere una sua distorta religione – una religione in cui lui ha lui il controllo, come se fosse il Papa della sua fede demente. E, se è così, abbiamo un problema molto più grande.”
“Come mai?” chiese Edgerton.
“Perché se sta roba del purificare gli spiriti e accontentare la sua divinità è tutta vera, i soldi in realtà non gli interessano. Potrebbe solo essere un modo per giustificare il rapimento a se stesso in termini sociali. Lui si dice che si tratta di soldi in modo da poter funzionare normalmente. Però, nel profondo, sa che è solo una scusa, che la vera ragione per cui l’ha rapita è più profonda e più oscura.”
“Allora, Locke,” disse Hillman, “suggerisce che questo tizio abbia in corso una lotta interiore e che i soldi per lui siano solo un modo per nascondere a se stesso ciò che vuole realmente fare alla bambina?”
“Forse.”
“Mi sembra un po’ tirata,” disse. “Tranne che per il linguaggio usato, che cos’ha a supporto della teoria?”
“Non è solo il linguaggio, tenente. Il fatto stesso che si sia offerto di restituirla, di permettere a suo padre di purificarla, suggerisce che magari stia cercando di combattere questa cosa, che stia cercando di trovare una ‘via d’uscita’, un modo per non liberarla dal demone uccidendola.”
Smise di parlare e osservò le facce dei colleghi, che erano un misto di scetticismo e genuina curiosità. Persino Hillman sembrava riconsiderare la cosa.
“Oppure potrebbe essere solo interessato ai soldi e le tue chiacchiere senza senso sono tanto piene di stronzate quanto lo è lui,” disse Brody con scherno. Il suo commento parve prosciugare la stanza dalle buone intenzioni, e Keri percepì tutti ritirarsi nei loro angolini di sicurezza.
“Sei un uomo delle caverne!” disse Castillo disgustata.
“Ah, sì?” ribatté lui. “Penso che non ti farebbe male essere trascinata al tuo posto per i capelli.”
“Vuoi farlo adesso, vecchiaccio?” disse Castillo facendo un passo verso di lui. “Ributto quel tuo culo da balena spiaggiata dritto nell’oceano.”
“Basta!” urlò Hillman. “Abbiamo una bambina di dodici anni da salvare e non abbiamo tempo per questa merda. E, Brody, un altro commento sessista come questo e le detraggo la paga per il resto della sua cazzo di carriera, anche se si tratta solo di un mese, mi ha capito?”
Brody chiuse riluttante la bocca. Castillo sembrava non aver ancora finito, quindi Keri le mise una mano sulla spalla e la condusse via.
“Lascia stare, Jamie,” borbottò sottovoce. “Quello è a un burrito da un attacco di cuore. Meglio che non ti prendi la colpa quando collassa.”
Castillo ridacchiò nonostante la rabbia. Stava per rispondere quando il detective Manny Suarez entrò nella stanza. Manny non era granché a vedersi, con la barbetta un po’ lunga, le maniglie dell’amore e gli occhi dalle palpebre pesanti che a Keri ricordavano Pisolo. Ma era un detective tosto e abile. E, cosa più importante in quel momento, era di ritorno dall’ufficio della FedEx dove era stato imbucato il biglietto di riscatto. Keri sperava che avesse buone notizie.
“Mi dia qualcosa di buono,” disse Hillman.
Suarez scosse la testa sedendosi al tavolo della sala conferenze e prendendo un unico scontrino dalla busta di manilla che teneva in mano. Lo buttò sul tavolo.
“Tutto qua,” disse. “Questa è l’unica prova significativa che sono riuscito a recuperare dal negozio FedEx. Ha l’ora e la data dell’acquisto, che è stato fatto in contanti. Tutto qua.”
“Non c’era un filmato di sicurezza dell’ora dell’acquisto?” chiese Hillman.
“Sì, ma è per lo più inutile. Il filmato esterno del posto mostra qualcuno entrare. Ma la persona indossa una grossa felpa con cappuccio e occhiali da sole. Lo farò circolare, ma non sarà di grande aiuto. È difficile anche solo capire se è un uomo o una donna.”
“E l’interno del negozio?” chiese Castillo.
Suarez prese un secondo foglio dalla busta e mise anche quello sulla scrivania. Sembrava una foto, ma in pratica era tutta bianca con i bordi neri.
“Questo è un fermo immagine della telecamera interna,” disse. “Sembra che indossasse un paio di occhiali da sole laser refraction che abbagliano lo schermo. Il filmato è tutto così finché quella persona è all’interno.”
“Questa è tecnologia avanzata,” notò Edgerton, colpito. “Di solito quella roba viene usata solo in rapine di alto livello.”
“E le altre videocamere?” chiese Ray. “Quelle che non ha guardato direttamente?”
“Erano inalterate. Ma il sospetto si è tenuto convenientemente fuori dall’inquadratura di ciascuna di esse. È come se sapesse dove sarebbe stata ogni telecamera e si fosse tenuto a distanza da tutte tranne da quella che non poteva evitare, appena dietro al registratore di cassa. Ed è quella dove non si riesce a vedere niente.”
“Presumo che abbia evitato qualsiasi altra videocamera esterna anche uscendo,” immaginò Keri. “Non c’è possibilità che sia andato alla macchina e che possiamo vedere una marca, o una targa?”
“Nessuna possibilità,” confermò Suarez. “Lo vediamo girare l’angolo a piedi. Ma la direzione che ha preso porta a una zona industriale dove nessuna delle attività ha telecamere. Da lì potrebbe essere andato ovunque.”
“Odio aggiungere roba,” disse Edgerton studiando il laptop che aveva davanti. “Ma ho altre brutte notizie. Lo zaino e il telefono di Jessica sono stati un disastro. La scientifica mi ha mandato una mail per dirmi che non hanno trovato nessuna impronta inaspettata.”
Il telefono del tenente Hillman suonò, ma lui fece cenno a Edgerton di continuare mentre usciva dalla stanza per rispondere. Kevin riprese da dove era rimasto.
“E ho avviato un programma usando la sua SIM per cercare attività sospette. Ha appena terminato. Ma non c’è nulla fuori dall’ordinario. Ogni singola telefonata che ha fatto o ricevuto negli ultimi tre mesi era da o per familiari e amici.”
Keri e Ray si scambiarono uno sguardo silenzioso. Persino la tensione tra loro non poteva minare il timore che condividevano che quel caso stesse precipitando velocemente.
Prima che qualcuno potesse rispondere a Edgerton, Hillman tornò dentro. Keri capì dalla sua espressione che c’erano altre brutte notizie in arrivo.
“Era il dottor Feeney,” disse. “Anche lui pensa si tratti di un truffatore. Pensa che questo tizio stia fingendo la roba folle e che voglia solo i soldi.”
Fantastico. Ogni pista che abbiamo non va da nessuna parte e adesso l’opinione generale qui nell’unità è che il tizio sia un comune rapitore.
Keri non se lo sapeva spiegare, nemmeno a se stessa. Ma l’istinto le diceva che l’opinione generale era pericolosamente sbagliata; che quel rapitore era qualcosa di completamente diverso. E temeva che, se non si fossero messi sulla strada giusta in fretta, ne avrebbe pagato il prezzo Jessica Rainey.