Читать книгу Prima Che Faccia Del Male - Блейк Пирс - Страница 5
CAPITOLO DUE
ОглавлениеL'appartamento profumava di rosmarino e limone, mentre la cena cuoceva sui fornelli; la prima bottiglia di vino era stata aperta, e su Spotify c'era una canzone dei The Cure. A qualsiasi visitatore casuale, poteva sembrare che Mackenzie White stesse passando un pomeriggio splendido. Ma quello che non vedevano era la lotta interiore e l'ansia che le metteva i nervi e lo stomaco a dura prova.
Il pollo era pronto e gli asparagi erano nel forno. Mackenzie sorseggiò un bicchiere di vino rosso, cercando di trovare qualcosa da fare. Ellington era sul pavimento del soggiorno con Kevin, intento a leggergli un libro. Sollevò lo sguardo su di lei e alzò gli occhi al cielo. Quando arrivò a un punto della storia adatto per fermarsi, ovvero quando Poky il cagnolino era ancora una volta scivolato sotto il recinto, tirò su Kevin tra le braccia ed entrò in cucina.
"È solo tua madre" le disse. "Ti comporti come se stessimo per ricevere una visita dalla Finanza o qualcosa del genere."
"Tu non la conosci."
"Ti somiglia, per caso?"
"A parte la storia dell'abbandono, sì."
"Allora sono sicuro che sia a posto. Dimmi solo quanto fascino devo sfoderare."
"Non troppo. Non capirà le tue battute."
"Mi rimangio tutto, allora. Odio già quella donna." Baciò Kevin sulla fronte e scrollò le spalle. "Però ha il diritto di conoscere suo nipote. Non sei per niente contenta che voglia essere coinvolta?"
"Vorrei esserlo. Ma è difficile per me fidarmi di lei".
"Lo capisco. Neanch'io sono entusiasta quando si tratta di mia madre".
"Sì, ma almeno lei si è fatta viva quando hai avuto un figlio, no?"
"Questo sì. Ma non diamo per scontato che sia una cosa positiva. Potrebbero passare anni prima che ci rendiamo conto dell'impatto traumatico che questo ha avuto su Kevin".
"Non sto scherzando, E. Quella donna è tossica. È così…"
Lasciò la frase in sospeso, non sapendo come concluderla. Lei è così come? Egoista sarebbe stata una parola appropriata. Anche immatura. Quella donna si era essenzialmente chiusa in se stessa, dopo che il marito era stato ucciso e, di conseguenza, Mackenzie e sua sorella erano rimaste senza una grande figura materna.
"È tua madre" concluse Ellington. "E sono entusiasta di conoscerla."
"Ti ricorderò queste parole un'ora dopo il suo arrivo".
Si scambiarono un bacio ed Ellington tornò in salotto per continuare a leggere le disavventure di Poky il cagnolino. Mackenzie ascoltò mentre sorseggiava di nuovo il suo vino e cominciò ad apparecchiare la tavola. Diede un’occhiata all'orologio, notando che mancavano solo sei minuti all'arrivo di sua madre. Doveva ammettere che la cena aveva un profumo delizioso e Kevin era più adorabile che mai. Stava crescendo troppo, per i suoi gusti. Adesso si tirava su e se ne andava in giro; si aspettavano che da un giorno all'altro muovesse i primi passi.
Era un buon promemoria di quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva visto sua madre. Suo figlio stava per camminare e sua madre non aveva…
Un colpo alla porta interruppe i suoi pensieri. Lanciò a Ellington uno sguardo sorpreso, e per tutta risposta lui sorrise, riprese Kevin in braccio, e stese la mano libera verso di lei. Era da circa una settimana che si era tolto il gesso, ed era bello vederlo usare entrambe le braccia tranquillamente.
Lei prese la sua mano e lui la tirò a sé. "Ti ricordo che sai affrontare le persone peggiori che la nostra società ha da offrire. Sicuramente ce la puoi fare anche ad affrontare tutto questo".
Lei annuì e andarono insieme verso la porta. Quando la aprirono, Mackenzie dovette prendersi un momento per raccogliere i propri pensieri.
Sua madre era bellissima. Si era presa cura di se stessa, nei mesi passati dall'ultima volta che l'aveva vista; Mackenzie pensò che dovesse essere passato quasi un anno, ma non ne era del tutto sicura. Sembrava in salute e felice. I suoi capelli erano ben acconciati e sembrava più giovane di dieci anni rispetto ai suoi cinquantatré.
"Ciao, mamma. Mi sembri in forma".
"Anche tu." Spostò lo sguardo da Mackenzie a Ellington, che aveva Kevin in braccio. "Scusa. Non ci siamo ancora presentati ufficialmente".
Vedere sua madre e Ellington stringersi la mano fu oltremodo surreale. E quando Mackenzie vide Kevin studiare la strana donna sulla soglia di casa loro, il cuore le si strinse un po'. Aveva rivolto una specie di invito aperto a sua madre, poco meno di un anno prima, quando era andata in Nebraska a dirle che sarebbe diventata nonna. E le ci era voluto così tanto tempo per accettarlo. Almeno doveva riconoscerle che aveva rifiutato l'offerta di Mackenzie di pagare il biglietto aereo.
"Entra, mamma."
Patricia White entrò nell'appartamento di sua figlia come se stesse entrando in una specie di cattedrale, ovvero con riverenza e rispetto. Appena la porta si chiuse dietro di lei, guardò Kevin e poi, con le lacrime agli occhi, tornò a guardare Mackenzie.
"Posso tenerlo in braccio?"
"Sei sua nonna", disse Mackenzie. "Certo che puoi."
Quando Ellington le consegnò Kevin, lo fece senza alcuna esitazione. Guardava l'espressione di soggezione e gratitudine della suocera con la stessa attenzione di Mackenzie. Mentre Mackenzie era contenta di vedere sua madre tenere in braccio Kevin, c'era certamente qualcosa di surreale in tutto questo.
"Ti assomiglia tantissimo", disse Patricia a sua figlia.
"È una buona cosa" commentò Ellington con una risatina.
Mackenzie fece strada a sua madre in soggiorno. Si sedettero insieme, e Mackenzie ed Ellington si scambiarono un’occhiata mentre si sistemavano. Lo sguardo di Ellington sembrava comunicare te l'avevo detto, e Mackenzie replicò aggrottando le sopracciglia.
"Non hai già preso una stanza in hotel, vero?" Chiese Mackenzie.
"In realtà sì. Ho già lasciato lì la mia roba". Non staccò mai lo sguardo da Kevin mentre parlava. Mackenzie non era sicura di aver mai visto sua madre sorridere così tanto in vita sua.
"Non dovevi farlo, mamma. Ti ho detto che sei la benvenuta qui".
"Lo so", disse, distogliendo finalmente lo sguardo dal nipote mentre lo faceva saltellare sulle ginocchia. "Ma voi due avete entrambi un lavoro molto impegnativo e io non volevo essere d'intralcio. Inoltre, ho una vasca idromassaggio in camera per stasera, e un po' di visite turistiche in programma per domani. Non sono mai stata a Washington prima d'ora, quindi…".
Si interruppe, come se questo ponesse fine a tutta la conversazione. E per quanto riguardava Mackenzie, era così.
"Beh, la cena è quasi pronta", disse Mackenzie. "Ancora qualche minuto. La tavola è già apparecchiata, se vogliamo accomodarci".
E fu proprio quello che fecero. Patricia portò Kevin con sé, mentre Ellington avvicinava il seggiolone di Kevin al bordo del tavolo da pranzo. Mentre tutti si sistemavano, Ellington versò del vino per sé e per Patricia, mentre Mackenzie portava la cena in tavola poco a poco. Aveva sempre avuto un certo talento per la cucina, ma doveva attenersi alle cose semplici. Il menù di stasera prevedeva del semplice pollo al rosmarino e limone con patate e asparagi. Patricia parve sorpresa anche da questo.
"Sai cucinare?"
"Più o meno. Non sono eccezionale".
"Sta facendo la modesta", disse Ellington.
"Lo è sempre stata."
E così cominciò la cena. La conversazione fu un po' impacciata, ma non penosa. Ellington passò la maggior parte del tempo a parlare, facendo sapere a Patricia più cose su di lui: dove era cresciuto, da quanto tempo era un agente e la sua versione di come era iniziata la sua relazione con la figlia. Mackenzie rimase anche sorpresa di quanto fossero importanti per lei i complimenti della madre per la sua cucina. Per tutto il tempo, Kevin rimase seduto sul seggiolone, mangiando pezzettini di pollo che Mackenzie gli aveva tagliato. Stava diventando piuttosto bravo a mangiare da solo con le mani, ma una buona quantità di cibo finiva comunque sul pavimento.
Quando il piatto di tutti fu pulito e la bottiglia di vino vuota, Mackenzie si rese conto che c'era una buona probabilità che non sarebbe stato il disastro che temeva. A cena finita, Ellington sistemò Kevin e gli diede dello yogurt liquido, prima di sparecchiare. Mackenzie si sedette di fronte a sua madre mentre sentiva Ellington caricare la lavastoviglie in cucina.
"Immagino che tu non abbia parlato con tua sorella, ultimamente?" chiese Patricia.
"No. L'ultima volta che ci siamo parlate, hai detto che era a Los Angeles, giusto?"
"Sì, e se la situazione è cambiata, non mi ha contattata per dirmelo. Giuro che sembra ancora più distante, da quando hai chiuso il caso di vostro padre. Non ho mai capito come…"
Fu interrotta da qualcuno che bussava alla porta dell'appartamento… il che era singolare, perché era raro che lei ed Ellington ricevessero visite.
"Tesoro, puoi rispondere tu?" chiamò Ellington dalla cucina. "Sono immerso fino al gomito nei piatti sporchi".
"Un secondo, mamma", disse Mackenzie, alzandosi dal tavolo. Mentre passava, diede a Kevin un pizzicotto giocoso sul naso. Era sorpresa di quanto la visita della madre stesse andando bene. Forse poteva addirittura dire che le stava piacendo. Il pomeriggio stava andando straordinariamente bene.
Andò ad aprire la porta con passo più spensierato. Eppure, quando aprì, la spensieratezza svanì e la realtà tornò prepotentemente davanti a lei.
"Ciao, Mackenzie", disse la donna alla porta.
Mackenzie provò a sfoderare un sorriso finto che non le si addiceva affatto. "Ehi, E", gridò sopra le sue spalle. "C'è tua madre".