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PROLOGO

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Viktor Bjurman aveva sentito i miti e le storie sullo sballo del corridore. Non l'aveva mai sperimentato in prima persona, o almeno non correndo. Anche se Viktor si allenava più della media, la corsa non era mai stato qualcosa in cui avesse mai creduto veramente. Ogni tanto faceva jogging, ma la vera e propria corsa non era il suo forte. Non invidiava però coloro che avevano sperimentato lo sballo da corridore. No, lui lo aveva provato molte volte senza correre. Sapeva, in qualità di personal trainer, che il cosiddetto "sballo da corridore" era un'esperienza alla portata di tutti coloro che si allenavano in qualsiasi modo e a cui non dispiaceva spingersi al limite.

L'aveva sperimentato alcune volte con un circuito di kettlebell che aveva seguito religiosamente, così come durante un'intensa sessione di sollevamento pesi qualche mese prima, quando aveva spinto le braccia al limite. Quel cosiddetto sballo non era altro che il suo corpo che trovava una marcia in più, che la maggior parte delle persone teneva nascosta. Una marcia a cui si poteva accedere solo abbattendo le barriere fisiche e le limitazioni che la maggior parte delle persone si costruiva da sola.

Quando uscì dalla casa su Primrose Street, Viktor stava provando uno sballo di tutt'altro tipo. Si sentiva audace e più giovane di almeno vent'anni, rispetto ai suoi trentotto effettivi. Aveva appena concluso la sua ultima sessione della giornata, una giornata molto intensa, durante la quale si era recato in cinque case diverse per sessioni di personal training, e due in una palestra locale. Era sfinito, esausto… ma stava anche sperimentando qualcosa di molto simile all'euforia da corridore. Si era tenuto la migliore cliente per ultima. Theresa Diaz era una quarantasettenne con cui lavorava da oltre un anno. Grazie ai suoi allenamenti, quell'anno aveva perso più di dieci chili, avvicinandosi al fisico che desiderava. La significativa perdita di peso aveva anche aumentato la sua fiducia.

Viktor suppose che fosse questo il motivo per cui era stata così aggressiva nell'iniziare la loro relazione. Lei era sposata, da ben ventitré anni. Aveva confessato apertamente che il marito non si curava di lei, prestandole attenzione solo quando la voleva per i propri bisogni fisici. Proprio quella conversazione aveva aperto la porta a Viktor. E, sebbene anche lui fosse sposato, aveva colto l'occasione.

Non era stata la prima cliente con cui era andato a letto, perciò aveva imparato a scacciare ogni senso di colpa. Lui e Theresa facevano sesso da quasi tre mesi, dopo aver vissuto la tensione di allenarsi insieme per quasi quindici mesi. Viktor sapeva che sarebbe stata brava. Un'esperienza simile, risalente a circa un anno prima, lo aveva fatto giungere a quella conclusione; a quanto pareva, le donne che erano state trascurate dai loro mariti e che poi avevano ritrovato la fiducia in loro stesse erano tipicamente entusiaste, vogliose e aggressive a letto.

O, come era successo solo cinque minuti prima tra lui e Theresa, sul pavimento del soggiorno.

Sapeva che non c'era bisogno di fare in fretta, perché il marito di Theresa era fuori città. L'aveva già detto quando l'aveva videochiamata su FaceTime quando si stavano effettivamente esercitando. Eppure, quando uscì da casa di lei, corse un po' più veloce del solito. Casa sua non era troppo lontana, solo sei isolati a est. Sarebbe stata una bella corsetta veloce. La notte era appena calata e la temperatura era di soli quindici gradi.

Nella sua mente rivide la sessione di allenamento (la parte extracurricolare, non l'allenamento vero e proprio per il quale era stato pagato). Era stato una specie di fantasia, come se fosse uscito da una sceneggiatura porno. Aveva fatto diverse conquiste durante la sua carriera come personal trainer, ma pensava che Theresa Diaz si sarebbe rivelata la migliore. Quando stavano insieme fisicamente, era quasi come se lei stesse sfogando su di lui la sua aggressività per un matrimonio senza amore e per i ventitré anni sprecati. E lui era più che felice di lasciarglielo fare. Immaginava, in un certo senso, che avrebbe dovuto ringraziare quella sottospecie di marit…

Quel pensiero si interruppe di colpo, quando vide qualcosa avvicinarsi di volata verso di lui.

Non aveva idea di cosa fosse. Una macchina? Qualcosa che qualcuno gli aveva lanciato addosso? Non lo sapeva. Capì solo che gli sbatté nello stomaco con una forza tremenda.

Viktor si piegò in due, cadendo in ginocchio. In quel momento, intravide l'oggetto che lo aveva colpito. Era una mazza da baseball in alluminio. E mentre la guardava, si stava sollevando in aria. Viktor cercò di immettere aria nei polmoni, ma non riusciva a respirare. Il colpo gli aveva tolto il fiato e gli aveva provocato un terribile dolore lungo il fianco destro. Realizzò il tutto, mentre vedeva la mazza abbattersi nuovamente su di lui.

Questa volta lo colpì al petto. Fece uno strano rumore, come se la persona dietro la mazza avesse colpito una scatola di cartone vuota, piuttosto che il suo petto. Il dolore gli esplose nel petto, mentre qualcosa si frantumava dentro di lui. Tentò di urlare, ma non riusciva ancora a respirare. Alzò comunque le braccia quando vide la mazza calare su di lui per un altro colpo.

Impedì che lo colpisse di nuovo il petto, ma il suo polso destro fu distrutto. Una sorta di piagnucolio stridulo gli sfuggì dalle labbra quando finalmente riuscì a inspirare un po' d'aria.

Vide la sagoma della persona che brandiva la mazza. Sembrava un uomo, ma non riusciva a scorgere il suo volto. Nonostante il dolore, si domandò se fosse il marito di Teresa. Aveva senso, ma…

La logica e la ragione lo abbandonano quando la mazza si abbatté di nuovo su di lui. Questa volta lo colpì sul fianco sinistro, rompendogli le costole. Provò a gridare di nuovo, ma era troppo – niente fiato, troppo dolore. Aprì la bocca, sperando che ne uscisse qualcosa.

Ma non accadde nulla. Ci fu solo il movimento della mazza. Fu colpito di nuovo allo stomaco, poi al petto, poi ci fu un'altra esplosione di dolore quando la mazza lo prese sulla spalla destra, polverizzando l'osso.

Viktor perse il conto di quante volte la mazza si sollevò e abbassò.

Verso il nono o decimo attacco, qualcosa dentro di lui sembrò cedere, spezzandosi come un filo invisibile. Vide la mazza abbattersi nuovamente su di lui, ma, misericordiosamente, non provò dolore, poiché sopraggiunse un'improvvisa oscurità, che lo trascinò con sé.

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