Читать книгу Finestre Oscurate - Блейк Пирс - Страница 8
CAPITOLO QUATTRO
ОглавлениеChloe aveva esaminato le informazioni contenute nei fascicoli del caso nell'istante in cui le aveva ricevute. Non se ne rese conto in quel momento, ma si stava buttando nell'indagine allo stesso modo in cui un alcolista si buttava sulla bottiglia. Stava cercando di cancellare la realtà di ciò che lei e Danielle avevano fatto. Sentiva che, se fosse riuscita a seppellire tutto sotto la passione per il suo lavoro, dopo un po' sarebbe stata in grado di dimenticare tutto.
Erano dirette verso la cittadina di Pine Point, in Virginia. Situata a circa quindici chilometri da Winchester, aveva una popolazione di poco meno di diecimila abitanti, composta prevalentemente da famiglie benestanti, il che rendeva il caso simile a tutti gli altri a cui Chloe e Rhodes avevano lavorato. La differenza qui, però, era che le vittime erano entrambe di sesso maschile. Da quello che Chloe aveva potuto capire dai verbali, non c'era nulla di speciale o unico negli omicidi. Sembrava che in entrambi i casi gli uomini fossero stati picchiati a morte in modo piuttosto brutale, senza alcun legame apparente tra i due.
"Non ti sei ancora stancata di questi quartieri di lusso?" Chiese Rhodes da dietro il volante. Chloe, che stava guardando i dossier del caso sul suo tablet, alzò lo sguardo sul parabrezza. Erano già arrivate. La distanza tra Washington e Pine Point era solo di un'ora e mezza circa, ed era passata in fretta.
"Ci sono vicina" ammise Chloe. "Devi ammettere, però… che questa familiarità è piuttosto piacevole, no?"
"Sì, immagino di sì. Il dossier di questo caso, però… mi fa pensare che non si tratterà di altro che di un coglione super muscoloso che si sfoga su quelli che considera inferiori a lui, o una minaccia per lui".
Quel pensiero aveva sfiorato anche la mente di Chloe, ma non ne era troppo sicura. Una persona che uccideva per motivi del genere probabilmente non avrebbe avuto problemi a piazzare un proiettile in mezzo agli occhi o a tagliare la gola a qualcuno. Un pestaggio brutale in due occasioni distinte sembrava indicare qualcosa di un po' più oscuro.
C'era molto altro da analizzare, ma il suo cervello era come avvolto dalla nebbia. C'erano alcune domande che voleva fare a Rhodes – domande per aiutarla a capire cosa Johnson e altri nel Bureau credessero che avesse fatto con sua sorella. Non poteva fare a meno di chiedersi se sapessero più di quanto dicevano, ma non avessero prove sufficienti per affrontarla. Dopo tutto, era il fatto che Johnson era stato completamente disposto a mandare Rhodes a occuparsi di quel caso da sola a rendere Chloe paranoica, più di ogni altra cosa.
"Posso chiederti una cosa, Rhodes?"
"Certo".
"Sai niente di un'indagine interna sulle mie azioni riguardanti mia sorella?"
Tentò di interpretare la reazione di Rhodes, ma la sua partner aveva un'espressione imperscrutabile. Dopo qualche istante, scosse la testa. "Non credo proprio. So che ci sono state domande su tuo padre e sul rapimento di tua sorella, ma non ho sentito nulla su un'indagine interna ". Esitò per un attimo e poi si strinse nelle spalle. "Se sei preoccupata per il fatto che Johnson non ti abbia affiancata subito a me per questo caso, non ci darei troppo peso. Immagino che stesse solo valutando il tuo benessere psicologico".
"Può darsi."
"Ora… permettimi di chiederti una cosa", disse Rhodes. "E per favore, non prenderla nel modo sbagliato. Questo è solo tra noi due, ma devo saperlo. C'è qualcosa che devo sapere? C'è qualcosa su cui temi possano indagare?".
"No", disse Chloe. Temeva di aver risposto troppo in fretta, con un tono un po' troppo brusco.
"Dovevo chiedertelo. Visto che lavoriamo insieme. Non posso sostenere di capire quello che stai passando, quindi non ti tratterò con condiscendenza. Ma ho solo bisogno di sapere se sei davvero pronta. A pensarci bene, forse avrei dovuto chiedertelo prima che accettassi di aiutarmi con questo caso, ma sai come vanno queste cose".
"Sto bene".
Era per lo più vero, ma ora Chloe non poteva fare a meno di chiedersi se la curiosità di Rhodes avesse dei secondi fini. Johnson aveva parlato con Rhodes prima che lasciassero Washington, chiedendole di cercare di estorcerle informazioni? Non era da Rhodes fare domande profonde e personali. Di solito rimaneva sul superficiale, senza andare troppo in profondità. Il fatto che avesse cercato di impicciarsi così platealmente non sembrava da lei.
"Bene", disse Rhodes. "E spero che tu sappia che, se mai avrai bisogno di parlarne, o di elaborare la cosa o altro, io sono brava ad ascoltare".
"Grazie", disse Chloe, anche se il suo commento la rese ancora più sospettosa.
Le due rimasero in silenzio, mentre il navigatore del cellulare di Rhodes diceva loro di svoltare dopo ottocento metri. Oltre quella svolta c'era la loro destinazione, la scena del crimine della seconda vittima.
***
C'erano due poliziotti del posto ad aspettarle, come avevano concordato per telefono prima di lasciare la sede del Bureau. La loro auto era parcheggiata sul ciglio della strada, a pochi metri da un marciapiede dove si incrociavano due strade. Uno dei poliziotti, una donna dai capelli rossi molto alta, sorrise e indicò il posto proprio dietro la volante. Rhodes accostò e disse: "Questa qui mi sembra già una abituata a dare ordini."
Chloe e Rhodes scesero dall'auto e raggiunsero i due poliziotti sul marciapiede. La donna alta le salutò per prima, con un sorriso ampio e di una bellezza impressionante. Il secondo poliziotto era un uomo afroamericano che pareva sulla quarantina. Aveva l'aria di essere perfettamente consapevole di lavorare all'ombra della sua partner. Quando strinse le mani a Chloe e Rhodes, presentandosi come agente Benson, lo fece con un sorriso fiacco.
La spilungona rossa si chiamava Anderson, e parlava con un leggero accento del sud. "Piacere di conoscervi", disse strascicando le vocali come era tipico della parlata del sud.
"Allora", disse Anderson, "è una storia piuttosto semplice. Un tizio di nome Viktor Bjurman è stato trovato su questo marciapiede ieri sera. Lo hanno scoperto due adolescenti in bicicletta. Il sangue stava ancora uscendo dal corpo. È stato dichiarato morto subito dopo l'arrivo dell'ambulanza. L'ultimo rapporto di questa mattina ci dice che le cause del decesso sono molteplici: trauma da corpo contundente alla testa, una costola rotta che è stata spinta verso l'alto perforandogli il cuore, torace e sterno quasi completamente schiacciati, oppure un polmone collassato. Scegliete voi".
"Avete qualche idea sull'arma utilizzata?" Chiese Chloe.
"Tutti pensano che si tratti di una mazza da baseball. Il medico legale non l'ha ancora confermato, ma dice che se si trattava di una mazza da baseball, era di alluminio. Bjurman è stato colpito con una forza tale che una mazza di legno avrebbe lasciato delle schegge".
"C'è qualche collegamento tra Bjurman e la prima vittima?" Chiese Rhodes.
"Non ne abbiamo trovato nessuno", rispose Benson. "La vittima uno, un tizio di nome Steven Fielding, è stato trovato in casa sua. Sua moglie lo ha scoperto disteso sul pavimento del soggiorno".
"All'inizio sembrava un furto con scasso" proseguì Anderson. "Qualcuno si sarebbe introdotto in casa, avrebbe picchiato a sangue Fielding, che era appena rientrato, e avrebbe rubato un po' di roba. Ma al momento, la moglie non riesce a trovare nulla che manchi. Quindi sembra che il killer si sia intrufolato in casa solo per uccidere Fielding".
"Il dossier indica che il primo omicidio non è stato così brutale come il secondo, giusto?" Chiese Chloe.
"Dipende dalla sua definizione di brutale" disse Anderson. "E' stato colpito in testa e in faccia con qualcosa di duro, forse una mazza di alluminio anche qui, o forse no. Il naso di Fielding era spappolato. La cosa più disgustosa che abbia mai visto".
"Invece" disse Benson, "il volto di Bjurman non sembra essere mai stato colpito, anche se un colpo alla sommità della testa ha lasciato una leggera ammaccatura".
Chloe fece qualche passo avanti, guardando la zona sul marciapiede che era stata chiaramente il luogo dove Viktor Bjurman aveva trovato il riposo finale. Il sangue secco era ancora visibile, anche se era evidente che gli addetti alla pulizia della città avevano fatto del loro meglio per ripulirlo.
"C'è qualcosa di particolare in questo incrocio?"
"Niente di niente", disse Benson. "E' come qualsiasi altro incrocio di questa città".
Chloe arrivò all'angolo e guardò a destra. Se Bjurman era stato davvero aggredito lì per strada, quello era probabilmente il luogo in cui l'aggressore si era nascosto. Sarebbe stato abbastanza facile, supponeva. Non c'era nessun semaforo, solo un segnale di stop. Prima del cartello, però, c'era una gigantesca quercia che aveva disseminato ghiande su tutto il terreno. La quercia era delimitata da cespugli appassiti. Eppure, anche senza le foglie, avrebbero fornito uno spazio più che sufficiente perché qualcuno ci si potesse nascondere, restando accovacciato.
"Secondo i fascicoli, Bjurman era una specie di allenatore", disse Chloe. "Sapete di che genere?"
"Sì, era più un fissato del fitness, non un vero allenatore", disse Anderson. "Lavorava in una palestra privata, ma faceva anche visite a domicilio".
"Qual è la palestra?"
"La Fulbright Fitness. Un posto super costoso che promuove lo yoga, le saune e cose del genere".
"E Fielding?" Chiese Rhodes. "Che lavoro faceva?"
"Rivenditore di auto di giorno, barman di notte", disse Anderson.
Chloe faceva del suo meglio per non lasciare che i suoi problemi personali le offuscassero la mente, ma per il momento aveva difficoltà a trovare un collegamento tra i due uomini e il modo in cui erano stati uccisi. Stava rapidamente giungendo alla conclusione che non si trattava affatto di un caso seriale. Ma, anche se così fosse, restava il fatto che due uomini erano stati brutalmente uccisi.
"La vittima uno non viveva qui a Pine Point, giusto?" Chiese Chloe.
"No, ma non cambia molto", disse Benson. "Viveva a pochi chilometri dalla città, più vicino a Winchester. Una piccola città chiamata Colin".
Un altro punto a sfavore del fatto che si tratti di un palese serial killer, pensò Chloe.
"Qualcuno ha già parlato con la moglie di Bjurman?" Chiese Rhodes.
"Sì, ci ho parlato io", disse Anderson. "Strana situazione. Era molto triste, naturalmente, ma non così sconvolta come ci si aspetterebbe".
"Ha idea del perché?" Chiese Chloe.
"Non mi ha confidato niente. Potete parlarle voi stesse. Forse riuscirete ad ottenere da lei più di quanto abbia fatto io".
Non c'era disprezzo o giudizio nella sua affermazione. Sembrava che Anderson e Benson fossero contenti che il Bureau fosse arrivato a togliergli dalle mani quel casino. Entrambi rimasero in disparte, mentre Chloe e Rhodes scattavano qualche foto veloce della scena, come se aspettassero impazienti che facessero magicamente sparire il caso.