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ATTO PRIMO
SCENA IV

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LUDOVICO, CATERINA, poi LUISA

Ludovico

(riflettendo e scrollando il capo) È veramente un infelice, povero Francesco! (Si scuote, si alza, si decide a fare un po' di fuoco nel caminetto. Mette la legna, accende la carta e col soffietto ravviva le fiamme.)

Caterina

(di dentro, canta fievolmente la ninna-nanna, che è una monotona e semplice cantilena:)

Ninna-nanna,

un vecchio canuto

ha trovato

il sonno perduto.


Ludovico

(resta in ascolto, quasi assorto, come se quella cantilena fosse per lui una carezza.)

Caterina

(di dentro)

Ninna-nanna,

al bimbo egli viene

e gli porta

col sonno ogni bene.1


Ludovico

(vedendo la legna accesa, si frega le mani) Ottimamente: dove c'è fuoco, c'è vita!.. (Si accosta al primo uscio a destra e chiama:) Caterina!

Caterina

(dietro l'uscio) Che c'è?

Ludovico

Si è addormentato?

Caterina

Sta per addormentarsi.

Ludovico

Vengo a dargli un bacino?

Caterina

Ma no! Se vieni tu, spalanca tanto d'occhi e siamo da capo.

Ludovico

Ci vengo?

Caterina

(impaziente) Ti dico di no!

Ludovico

Ih!.. Hai paura che me lo mangi? (S'allontana e poi, sorridendo, pensa tra sè:) Però, questa volta ha ragione lei. (Siede presso la sua scrivania. Borbotta scherzosamente:) Laboremus! (Apre uno scartafaccio e si riconcentra nella riflessione.)

Caterina

(di dentro)

Ninna-nanna,

un vecchio canuto

ha trovato

il sonno perduto.


Ninna-nanna,

al bimbo egli viene

e gli porta

col sonno ogni bene.


Ludovico

(guardando ciò che aveva scritto) Che volevo dire, qui? (Leggendo le ultime parole:) «Assodata la differenza essenziale tra il perdonare e il dimenticare, noi ci rivolgiamo una domanda dalla cui sottigliezza, a prima giunta, siamo turbati…» (Pensa) Ah, ecco, ci sono! (Scrive.)

Caterina

(entra. – Ha l'aria preoccupata. Sta per chiudere la porta e dà ancora uno sguardo nella stanza donde è venuta, chiamando sottovoce:) Luisa! Luisa!

Luisa

(si avvicina all'uscio e resta sulla soglia.)

Caterina

Spegni il lume e accendi la lampada da notte.

Luisa

Sì, signora. (Via.)

Caterina

(chiude l'uscio con precauzione.)

Ludovico

(vedendola) Che onore!

Caterina

Sei solo?

Ludovico

(scherzando) Crederei di sì.

Caterina

Il tuo amico è andato via?

Ludovico

Non lo vedi?

Caterina

(attraversa la stanza, va sino alla porta in fondo e guarda fuori.)

Ludovico

Oh, che ti salta in mente? Ch'egli si metta a spiare dietro gli usci?

Caterina

Stai lavorando?

Ludovico

(lasciando la penna) Cominciavo appena…

Caterina

(tossendo un po') Quanto fumo in questa camera! Si soffoca…

Ludovico

Abbi pazienza: è Francesco che ha divorato una decina di sigarette. Apri un po' la finestra. Fa rinnovare l'aria.

Caterina

(eseguendo) Ma lèvati di là, tu: viene la corrente alle spalle.

Ludovico

Che che! Non ne ho paura, io. (Scrive di nuovo.)

Caterina

(guardando la finestra) Nevica.

Ludovico

(in tono buono) Meglio. Il gelo della strada ci fa amare di più il tepore della casa.

Caterina

Oh, come nevica!

Ludovico

Attenta che il freddo non s'insinui nelle stanze da letto.

Caterina

Le porte sono ben chiuse.

Ludovico

E il tuo piccolo padrone che fa?

Caterina

(serrando la finestra) Adesso sì che dorme.

Ludovico

(alzandosi giovialmente) E adesso sì che ci vado.

Caterina

No, lascialo stare.

Ludovico

Neanche vederlo? Che gelosa! Che gelosa!

Caterina

Come c'entra la gelosia?

Ludovico

Sì, sì: proprio gelosa. Ogni volta che mi accosto a quel bambino, non so che ti piglia; e se riesco a baciarlo, uh!, apriti cielo! Sei un bel tipo, sai? E anche ora… guàrdati in uno specchio… Vedi che cèra hai fatta! E perchè?.. Perchè io volevo dare la buona notte al piccino.

Caterina

E corri… Io non te l'impedisco… Ma se me lo fai svegliare…

Ludovico

Va' là, che glie la ricanto io la ninna-nanna. (Canzonandola affettuosamente:)

Ninna-nanna,

un vecchio canuto…


Che credi? Non è una cosa tanto difficile…

Caterina

E corri… Fa il comodo tuo…

Ludovico

Dio! Che faccia di rabbia! (Pausa. – Diventando triste) Ma sta tranquilla: non ci andrò. Non mi piaci più quando metti quel muso. (Risedendo presso la scrivania e celiando come se parlasse tra sè:) Andate a fare dei figliuoli sul serio, vedete quel che vi capita! (A lei, in tono fanciullesco) Del resto, io mi vendico; e come mi vendico!.. Gli dedico dei versi…

Caterina

A chi?!

Ludovico

Oh bella! A mio figlio. Da che campo, è la prima volta che commetto questa corbelleria. Ma che vuoi! Ho capito che in certi casi si debba sentire il bisogno di… verseggiare. Decisamente, ci sono cose le quali non si possono pensare che in versi… Siedi, siedi vicino a me. Te ne voglio offrire un saggio… È tanto tempo che non mi stai vicino mentr'io lavoro!

Caterina

(sedendogli dirimpetto) Per non farti distrarre…

Ludovico

Ma che distrarre! che distrarre! Quando sedevi sempre a questo posto per leggere o ricamare, le mie idee si succedevano così fluenti e facili che mi sembrava di scriverle come se qualcuno me le dettasse… (Tira un cassetto della scrivania e cerca.) Li tengo ben nascosti i miei versi, sai, perchè, modestia a parte, sono di una bruttezza rara. (Ridendo) Ah ah ah, addirittura infantili. Nondimeno, dicono quel che devono dire, e, conveniamone, da un sociologo noioso come me ci sarebbe da aspettarsi di peggio. Vedrai. (Con in mano alcune pagine scritte) Leggerò il primo sonetto. Ti secca?.. Eh sì, lo vedo che ti secca.

Caterina

(inquieta – dissimulando) Leggi… Tutto ciò che è tuo m'interessa: ne sei persuaso.

Ludovico

(con un pudore di collegiale) Mi dài soggezione, mi dài. Basta! Animo, Ludovico! (Legge:)

Vagisci, o bimbo, e il tuo vagito pare

non so quale prodigio d'eloquenza.

Non pensi, è ver, ma a tutto fai pensare

in questa tua dolcissima incoscenza.


(A Caterina) Non ti va?

Caterina

(soffrendo) Sì sì, continua.

Ludovico

(prosegue a leggere:)

Non pensi, è ver, ma quante cose care

al babbo dici, inconsciamente, senza

che l'aria stessa le possa rubare

alla felice tua breve innocenza.

O bimbo mio…


(Interrompendosi) No, no, è inutile, non ti va, non ti va. Non so se per le idee o per la forma, ma è indubitato che non ti va; ed io non me ne dolgo punto. Che diamine! Te l'avevo detto: sono versicoli che metto insieme per mio sfogo. E non temere: ti risparmio il resto… (Sforzandosi di scherzare) Abbasso il poeta! (Ripone nel cassetto le paginette.) Sei contenta?

Caterina

Ma ti sembra che io mi permetta di giudicare quello che tu scrivi?

Ludovico

Giudicare no. Ma non ti piace quello che non ti piace. Che male c'è? Non ne parliamo più…: non ne vale la pena. Lascia, lascia che io mi goda bene la tua presenza. Ti vedo qui, seduta presso la mia scrivania, come nel tempo buono, e non mi par vero. È così eccezionale ed è così bello che… non so… vorrei solennizzare questo avvenimento, vorrei fare il chiasso, vorrei farti festa insomma…

(Un silenzio.)

Caterina

Dammi qualche libro da leggere.

Ludovico

Vado in biblioteca…

Caterina

No, un libro qualunque. Piglio questo. (Ne prende uno di su la scrivania) Permetti?

Ludovico

Ma questo è il Codice.

Caterina

E tu studii il Codice?

Ludovico

Lo studio, sì, lo discuto, lo combatto…

Caterina

E perchè?

Ludovico

Perchè esso è quasi sempre la negazione dell'indulgenza e del perdono. Un cattivo libro!

Caterina

(lasciandosi cadere il libro dalle mani) Già.

(Un silenzio.)

Ludovico

(alzandosi) Eh, sì! Altro che saltare e fare il chiasso e festeggiarti! È da un pezzo che tu non me ne dài più agio… Sei triste, tanto triste! Non sorridi più! Mai! (Pausa.) E dire che ci siamo amati così bene che a me pareva di vivere… non so… in un'atmosfera d'amore. Credevo che a completare la nostra felicità non ci mancasse che un piccolino, e, ora che abbiamo anche questo, invece di vederti contenta, io ti vedo pensosa, sofferente, tutta avvolta in te stessa. Tu sei infelice, Caterina! (Pausa.) E non protesti, non mi correggi, non mi smentisci!.. Ma dimmi, almeno: è per colpa mia che sei infelice?

1

Le note della cantilena sono a pagina 320.

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