Читать книгу Ogni Minuto - C. J. Burright - Страница 12
ОглавлениеCapitolo quarto
La bufera di neve divoratrice di energia, che Adara aveva sperato cancellasse la festa di Carnevale, lasciò solo un’inutile spolverata, niente che potesse rallentare la folla. Si unì alla folla dei bambini che si agitavano e ondeggiavano con le mani macchiate, gli occhi grandi e delle voci ancora più grandi e si mise in disparte, dove l’insegnante di quinta elementare e attuale supervisore della sicurezza, Olivia, stava discutendo con un genitore.
“Non faccio io le regole, signor Vergara.” Le guance di Olivia vacillavano a ogni parola e sembrava pronta a pugnalare il signor Vergara con i ferri da maglia che teneva sempre a portata di mano. “Billy ha violato la regola dodici.”
Il signor Vergara se ne andò come una furia portando con sé un Billy lamentoso e borbottando parole in spagnolo che violavano decisamente la politica linguistica della scuola.
“Sei in ritardo di due minuti,” gridò Olivia al di sopra dei suoni circostanti, il ronzio di troppe persone stipate nello stesso posto. “Due minuti eterni e tormentosi.” Si tolse a fatica il giubbotto di sicurezza color verde fosforescente e spinse l’indumento tra le braccia di Adara. “I mostri sono tutti tuoi e non sto parlando dei bambini. Se devo dire ancora una volta al signor o alla signora ‘sono meglio di te’ che devono controllare il loro figlio perfetto, verrà fuori il mio ninja interiore, e nessuno lo vorrebbe.”
Immaginare quella donna in carne e ossa facesse la ruota nel suo vestito di percalle e lanciasse i ferri come stelle nel sedere di alcuni padri amanti del football e delle loro mogli trofeo, m’ispirò un piccolo sorriso. “Ottima idea per la nostra prossima raccolta fondi.”
Olivia le posò una mano pesante sulla spalla e si avvicinò, abbastanza da permettere ad Adara di contarle le rughe intorno agli occhi. “Tesoro, certe cose non le faccio gratis e la scuola non potrebbe permetterselo.” Olivia si raddrizzò e i suoi occhi si sgranarono, segno di pettegolezzi da spargere. “Dopo la scuola mi sono imbattuta nel tuo nuovo mentore musicale nell’ufficio di Austin.”
Adara digrignò i suoi molari.
“Se non fai figli con lui...”
“Non succederà. Né con lui né con nessun altro.” Adara aggiunse un ringhio al suo tono e lasciò vagare liberamente il suo sguardo. “Mi piace stare da sola e questo non cambierà mai. Mai. Fine della discussione.” Adara non aveva bisogno di spintoni che si aggiungessero alle occhiate complici che già riceveva in sala relax. Cos’era questa storia che tutti cercavano di farla incontrare con il signor Musicalità?
“Tanto per dire.” Olivia scrollò le spalle, chiaramente indifferente allo sguardo persistente di Adara da Mister T. “Buona fortuna per stasera. Ho un appuntamento con i miei ferri e un nuovo rocchetto di filato rosso per il maglione che ti sto facendo. Sono stanca di vederti vestita di nero.” Olivia si fece largo tra la folla dirigendosi verso la porta.
“Mi piace il nero,” disse Adara alla schiena che si allontanava. “È il mio colore felice.”
Olivia agitò le dita in segno di saluto.
Adara prese in mano la festa di carnevale. Che incubo. Bambini senza accompagnatori correvano in tutte le direzioni, cinguettando e urlando con manciate di premi di plastica e palloncini. Era un miracolo che non ci fosse stato ancora nessuno spargimento di sangue. I trucchi trasformavano i volti in clown, tigri e fate dementi. La tintura temporanea per capelli aggiungeva arcobaleni fosforescenti sulle piccole teste. Alcuni dei genitori più rispettosi seguivano i loro figli o li tenevano per mano, mentre altri si erano raggruppati in piccoli gruppi, ignorando le regole e lasciando che la loro prole corresse indisturbata.
I giochi interattivi circondavano la palestra e l’aria era soffocante a causa di una miscela di cibo spazzatura, compresi popcorn imburrati, hot dog e grasso. Era abbastanza da ostruire i suoi pori semplicemente respirando. In un angolo, la sempre popolare casa gonfiabile tremava e sbuffava, come se fosse posseduta. Joey adorava salire sulla casa gonfiabile con i bambini. Si rifiutava di uscire finché Gia non lo minacciava.
Adara tentò di cacciare indietro il ricordo, cercando di concentrarsi di nuovo sul qui e ora. Che modo di trascorrere il venerdì sera. Avrebbe preferito studiare il bilancio e capire come mantenere il suo lavoro.
Srotolando il gilet di sicurezza, Adara staccò un biglietto rosa attaccato storto sulla schiena. Si leggeva in una rozza calligrafia a matita: “Voglio sposare il preside Austin.” Qualunque ragazzino coraggioso lo avesse attaccato sulla schiena di Olivia, era fortunato che lei non l’avesse notato. Si sistemò l’indumento, lasciando libere le cinghie di velcro. Questo avrebbe reso più facile toglierlo e controllare se ci fossero state delle note vaganti sulla sua schiena.
“Signorina Dumont!” Tatum, la sua migliore allieva nonostante l’amore della ragazza per le bravate rivolte al ragazzo per cui si era presa una cotta, sbandò fino a fermarsi. Il viola aveva sostituito i suoi capelli dorati, stridendo con il serpente verde dipinto dalla fronte al mento. La sua lingua rossa guizzava tra le sopracciglia. Niente cuori o fiori tipici delle ragazze per Tatum. “Guardi cosa ho vinto!”
Adara accettò il bastoncino di zucchero filato dalle mani rosa e appiccicose di Tatum. “Non dovresti stare vicino ai tuoi genitori?”
“Non sono con i miei genitori.” La bambina riprese la caramella, ne strappò un pezzo e lo infilò in bocca. “Papà sta facendo volontariato al Lancio della carta igienica. La mamma è rimasta a casa con il piccolo G, quindi mi ha accompagnata mio zio.”
“Fallimento totale dell’accompagnatore.” Adara pizzicò il naso di Tatum. “Di’ a tuo zio di darsi una mossa.”
“Non è proprio colpa sua. Ho aspettato che aiutasse Bryan con un gioco per inseguire Zachary.”
Zachary. L’attuale cotta di Tatum. La storia d’amore in terza elementare era così semplice: acchiappa e rilascia. “L’hai accalappiato?”
“L’ho messo all’angolo sulla passerella ma è scappato. Corre molto, molto veloce. Lo prenderò la prossima volta.” Tatum sorrise mostrando un sorriso un po’ spaventoso con tutti quei denti e un serpente arrotolato intorno a metà del suo volto. Zachary era stato furbo a scappare.
“Non si corre in palestra, ricordi?”
Tatum strascicò i piedi, sfoderando un appropriato sguardo colpevole.
“Rintracciamo tuo zio prima che si metta nei guai per averti perso.” Adara prese la mano piccola e appiccicosa della bambina. “Andiamo?”
“Lo faremo, signor Collins,” rispose Tatum con tono altezzoso, tenendo il naso sollevato e la mano sporca di zucchero filato sul fianco.
Adara strinse le labbra finché non le passò l’impulso di sorridere. “Non l’hai imparato nella mia classe. Chi t’insegna queste cose?”
“Mamma, abbiamo le serate di Orgoglio e Pregiudizio,” rispose Tatum con voce cantilenante, “I ragazzi non sono ammessi.”
“È... fantastico.” Non era stata abbastanza grande da apprezzare Orgoglio e Pregiudizio con sua madre prima che l’incidente stradale le portasse via entrambi i genitori, ma ricordava vagamente le sessioni di coccole sul divano. Poteva immaginarsi mentre piangeva con sua madre davanti a una ciotola di popcorn, guardando più e più volte Mr. Darcy conquistare Elizabeth - la versione televisiva, non il film.
Scrollandosi di dosso il se, Adara si unì alla fantasia da terza elementare. “Ma io protesto. Non sopporterò di essere chiamato signor Collins. È uno stolto, signora.”
Tatum ridacchiò mentre aspettavano che alcuni ragazzi che scherzavano con i palloncini si togliessero di mezzo. “E Kitty?”
“Kitty?” Adara sbuffò. “Per favore. È una sostenitrice e non consiglia nemmeno la signora Bennet o Lydia.”
Tatum storse la bocca di lato. “E Lady de Bourgh?”
Adara sussultò, fingendo solo in parte. Tatum pensava davvero che lei fosse vecchia e pomposa come Lady Catherine? “Come ti permetti?”
“Va bene.” Tatum aggiunse un saltello al suo passo. “Lei è Jane. Non può essere Lizzy, perché quella sono io. Ma se lei è Jane,” disse Tatum, con sguardo indagatore, “ha bisogno di un signor Bingley!”
“Infatti, non lo so.”
La ragazzina le afferrò la mano in un modo sorprendentemente forte e la trascinò lungo un percorso prefissato. Evitò gli altri bambini e, senza rallentare, passò attraverso un capannello di genitori.
Adara riuscì a malapena a evitare di scontrarsi con un padre che teneva un gigantesco dinosauro rosa fosforescente di peluche sotto l’altro braccio. Adara avrebbe dovuto passare il suo giubbotto di addetto alla sicurezza a Tatum. La ragazza aveva una certa autorità. “Rallenta, Tatum. Dobbiamo trovare tuo...”
“Zio Garret!”
Garret.
Il nome scattò prima che gli occhi di Adara potessero inviare un segnale al suo cervello ed eccolo lì, il capitano senza la sua nave, il fratello di Tatum, Bryan, al suo fianco. Aveva abbandonato il suo strumento, ma il suo aspetto non era cambiato molto: capelli biondi tirati all’indietro, la barba di due giorni che gli dava un’aria da ruffiano, jeans con qualche buco in posizione strategica, gli stessi stivali neri da rocker e una camicia casual su una maglietta. Quella sera sembrava meno un pirata e più simile a uno zio in preda al panico che aveva perso sua nipote nel caos dei bambini selvaggi. Il sollievo sul volto di Garret le fece quasi provare pena per lui. Quasi.
Il musicista posò lo sguardo su di lei poi su Tatum e di nuovo su di lei. “Quasi non la riconoscevo alla luce diretta senza una renna gigantesca che s’inchina ai suoi piedi.”
Adara cercò di liberarsi abilmente dalla presa di Tatum e di scappare, ma non ebbe successo. Come faceva a non sapere che era lo zio di Tatum? Forse avrebbe dovuto prestare più attenzione a ciò che la circondava invece di bloccare il ficcanaso di Graywood ogni volta che poteva. Dopo tre anni che viveva in quella città, non si era ancora abituata.
“Garret Ambrose, lo zio preferito di Tatum.” L’uomo tese la mano. Se quell’uomo pensava che il suo sorriso l’avrebbe intenerita, si sbagliava di grosso.
Adara nascose un sospiro, affrontando l’inevitabile. Da lunedì avrebbero lavorato insieme e Austin gli aveva senza dubbio già detto il suo nome. Non poteva scappare, ma non doveva fare la gentile. “Adara Dumont.” Lei contraccambiò la presentazione di Garret stringendogli la mano e lasciandola subito, ignorando come la grande mano di lui inghiottisse la sua. “Un‘insegnante straordinaria.”
Tatum tirò la camicia di Garret con l’altra mano, spalmando dello zucchero filato rosa sulla manica dello zio. “La signorina Dumont è Jane ed io sono Lizzy.”
“Ehilà, Lizzy.” Il giovane si grattò la guancia e guardò Adara. “Jane?”
“Non sei della famiglia. Non puoi usare il suo nome di battesimo.” Tatum si esibì in un inchino quasi decente. “Chiamatela signorina Bennet, buon signore.”
Bryan gemette e sgranò gli occhi. “Stupido Orgoglio e Pregiudizio. Come può piacere quella serie? Tranne la versione con gli zombie. Quella è forte!” Il piccolo sollevò un pugno affinché Garret lo colpisse.
Ignorando completamente il fratello, Tatum guardò lo zio con i suoi occhi blu innocenti e supplicanti. “Zachary è il mio signor Darcy ma Jane ha bisogno del suo signor Bingley!”
No. Adara vide il treno che stava arrivando verso di lei, ma non poteva muoversi abbastanza velocemente da togliersi di mezzo.
“Sarai il signor Bingley, zio Garret? Per favore?”
“Certo!” Il sorriso di Garret faceva sembrare fioca una torcia.
“Questa particolare Jane è in servizio per la sicurezza della festa di carnevale.” Adara incontrò lo sguardo di Garret. “Non vuole né ha bisogno di un signor Bingley.”
“Oh, suvvia, signorina Bennet. Ogni Jane ha bisogno del suo Charles,” disse Garret.
Dannazione. Conosceva Orgoglio e Pregiudizio. Non era d’aiuto nella sua ricerca di non piacergli.
Le tattiche di persuasione di Tatum si rivolsero su di lei, quegli occhi blu enormi, speranzosi e supplichevoli, su un viso da elfo.
Adara rimase ferma sotto l’assalto. “Ripensandoci, scelgo Mary. Con il signor Collins sposato con Charlotte, nessun altro potrebbe soddisfare i suoi standard molto particolari.” Adara inarcò un sopracciglio verso Garret, ma non ebbe alcun effetto sul sorriso di lui. “Preferiva stare da sola.”
“Con la sua musica,” aggiunse Garret.
“Con i suoi libri.” rispose Adara
“Chi se ne frega!” Bryan lanciò allo zio un’occhiataccia mostrando quanto fosse infastidito. “Sei cattivo come le ragazze.”
“Sono cresciuto con tua madre. Mi ha stravolto.” Garret arruffò i capelli biondo rossicci di Bryan. “Ma la questione deve essere risolta.” L’uomo si tirò su e sollevò il mento, imperioso. “Signorina Bennet, propongo una gara.”
“Accetto!” Tatum saltò su e giù con lo zucchero filato pericolosamente vicino a cadere dal suo bastoncino.
“Le mie scuse, signorina Lizzy!” Garret appoggiò il palmo della mano sulla testa di Tatum, tenendola ferma. “Stavo sfidando l’altra signorina Bennet!” Prima che l’espressione affranta di Tatum si trasformasse in lacrime, aggiunse: “Ma, naturalmente, può unirsi a noi. Se vinco io, sarò il signor Bingley. Se perdo, la signorina Bennet rimarrà senza legami.”
Bryan gemette di nuovo e si afflosciò. “Posso andare a prendere un hot dog?”
“Ci vediamo da tuo padre.” Garret gli diede dei soldi e il ragazzo scappò via.
“Non si corre!” Adara lo richiamò diligentemente.
“Non credo che abbia sentito.” Garret mantenne il suo tono sereno ma la sua bocca si contorse in un povero tentativo di non sorridere. Tese il braccio. “Andiamo?”
Adara fissò il braccio di lui, sperando di sembrare ostile. “Non ho accettato la sua sfida e sono sicura al novantanove per cento che i giochi siano per i bambini.”
Garret si scambiò un’occhiata con Tatum e, come se avessero coreografato la mossa, Tatum si lanciò in una danza del pollo, sbattendo le ali, mentre Garret faceva dei rumori striduli. Chiaramente, l’intera famiglia era mentalmente instabile e desiderava richiamare l’attenzione, non importava come. Bambini e adulti si fermavano a guardarli. Ed io dovrei lavorare con quest’uomo insopportabile? Come addetta alla sicurezza della festa di carnevale, Adara aveva il compito di scortare fuori i partecipanti che disturbavano e, per quanto le sarebbe piaciuto cacciare Garret dalla porta, Tatum e Bryan sarebbero dovuti andare con lui. Non poteva fare questo ai bambini.
“Bene,” Adara scattò. “A quale gioco stai per perdere?”
Tatum diede il cinque a Garret. Idioti.
“Il lancio della carta igienica.” Garret le lanciò un’occhiata sorniona, così simile a quella di Tatum da essere inquietante. “Sempre che tu non preferisca una competizione più femminile, come il ring della lotta sumo.”
Lottare per entrare in una di quelle tute gonfiabili non era possibile e andare in giro con Garret Ambrose? Sicuramente no. Adara arricciò il labbro. “Il lancio della carta igienica va bene.”
L’uomo le offrì di nuovo il braccio, che lei ignorò ancora una volta, e si fecero largo tra la folla verso il gioco.
“Hai sentito la buona notizia?” Garret sollevò lo sguardo verso di lei. “Sono il nuovo tutor di musica della terza elementare. Lavoreremo insieme.”
“Speravo che se avessi ignorato quel brutto pettegolezzo, sarebbe andato via.” Adara si sforzò di concentrare lo sguardo su Bozo il clown che trasformava i palloncini in animali e sui bambini che gli si stringevano intorno. Preferiva i clown inquietanti ai musicisti che si fingevano pirati.
“Non me ne vado così facilmente,” le sussurrò Garret vicino all’orecchio.
“Nel suo racconto, Gia deve aver dimenticato di menzionare che non provo alcun interesse per le abitudini dei tutor di musica.” Adara gli mostrò i denti.
Garret ebbe la grazia di trasalire. “La colpa non è di Gia. Ian ha un dono particolare per la persuasione... o la coercizione.” Il giovane si schiarì la gola. “Le sue intenzioni erano buone.”
“Buone intenzioni? Ian?” Adara sbuffò. “Giusto.”
Garret scrollò le spalle. “Succede più spesso di quanto si pensi.”
Il padre di Tatum, Bob, si occupava del Lancio della carta igienica, un sistema composto di varie tavolette da water appese al soffitto a varie distanze. Lo scopo era lanciare rotoli di carta igienica attraverso i fori - più alto era il sedile, più alto era il punteggio. Adara non aveva idea di chi avesse pensato a questi giochi contorti.
“Fatevi avanti, signore e signori, e mettete alla prova le vostre abilità con il fantastico Lancio della carta igienica!” Per quanto ne sapeva Adara, il carnevale non aveva un tema particolare o fisso per i costumi ma Bob faceva di tutto per conferire un’atmosfera da fiera medievale. Indossava una tunica multicolore che qualsiasi zingaro avrebbe invidiato, degli stivali alti di pelle e quelli che sembravano pantaloni di camoscio, completando il tutto con un cappello che metteva in risalto una lunga piuma di pavone.
“Biglietti per favore, signorina,” disse Garret a Tatum, con la mano tesa.
“Signorina Bennet,” lo corresse lei con un tono da signora spocchiosa. “Anche se suppongo che tu possa chiamarmi Lizzy, perché sei della famiglia.”
“Infatti. Anche così, Signorina Lizzy, ho bisogno di un biglietto prima di permetterle di giocare al grande Lancio della carta igienica, dove solo l’abilità e la resistenza le faranno guadagnare un premio.”
Senza voltarsi, Tatum schioccò le dita sopra la spalla. “Signor Bingley, tre biglietti.”
Il sorriso di Bob si trasformò in un cipiglio di disapprovazione. “Le buone maniere, signorina Lizzy.”
Tatum sospirò. “Signor Bingley, tre biglietti. Per favore.”
“Meglio,” disse Bob, mentre Garret pescava tre biglietti dalla tasca, sorridendo sopra la testa di Tatum. “La prossima volta, niente sospiri da contadina oppressa.”
“Sì, papà.” Sbuffò la piccola. “Possiamo giocare ora?”
“Per prima cosa, dobbiamo stabilire la posta in gioco.” Garret passò un rotolo di carta igienica a Tatum e poi ad Adara.
“Gioca anche lei, signorina Dumont?” Le sopracciglia di Bob salirono verso l’attaccatura dei capelli.
La ragazza Interazione non era stata il suo modus operandi dai tempi di Joey. L’anno precedente non aveva partecipato alla festa di Carnevale e nessuno l’aveva spinta a fare volontariato, ma l’anno prima aveva partecipato a migliaia di giochi. Forse anche tutti gli altri avevano dimenticato chi fosse una volta.
“Oh sì, sta giocando.” Garret lanciò un rotolo in aria.
“Non la signorina Dumont, papà. Jane Bennet.” Tatum lanciò al padre uno sguardo serio. “Lo zio Garret sta cercando di vincere per essere il suo signor Bingley.”
Bob guardò Garret poi Adara e di nuovo Garret, con la fronte corrugata nel suo sguardo da ‘padre preoccupato’.
Adara strinse il tessuto molle. Giusto. Nessuno voleva che il proprio cognato fosse interessato all’insegnante emotivamente indisponibile. L’aveva capito, era persino d’accordo, ma comunque... non aveva chiesto niente di tutto questo. “Non si preoccupi, signor Sullivan. Perderà.”
“Parole di lotta, signorina Bennet.” Garret le urtò la spalla, facendola quasi inciampare. “Vuole che io inizi per primo, così capirà quanto sia veramente troppo sicura di sé?”
“Continui. Ma non lasci che della carta igienica scadente ferisca quelle fragili dita da violinista.”
Sul volto di Adara comparve un ghigno e la sfida sottostante risvegliò una lieve eco della sua rivalità fraterna con Joey, anche se la loro era stata molto più feroce. Era stato il suo gomito a rompere il naso di Joey in una zuffa di spartiti, non che lui si fosse poi lamentato molto. Tutte le ragazze sembravano amare quel bernoccolo permanente. Adara strinse il rotolo cercando di cancellare il ricordo.
“Si prepari a essere corteggiata in stile Bingley.” Con la voglia di sfida che gli brillava negli occhi, Garret alzò lo sguardo verso le tavolette del water appese dietro Bob. Saltellò un paio di volte e lanciò il rotolo sull’anello più alto. Lo mancò.
Adara scosse la testa. Tipico dell’uomo... Non ha nemmeno provato con quello più basso.
“Ne ho altri due.” Il tono di lui era freddo, sicuro di sé.
“Posso provarne uno prima io?” Tatum tenne il suo rotolo sopra la testa e girò. Bob salvò lo zucchero filato mentre le volava di mano, prendendolo prima che colpisse il pavimento della palestra. Un punto per i papà esperti di tutto il mondo.
“Vai, tesoro!” Garret fece un passo accanto ad Adara e mise le mani dietro la schiena mentre Tatum giocava il suo turno. “Mancare una volta non significa nulla. Era un tiro di prova.”
“Come vuole, Ambrose.” Adara si allontanò da lui, dal suo calore e dal leggero odore della sua colonia agli agrumi. Purtroppo, non aveva l’odore di un pirata. “Non tutti hanno più di un’abilità.”
Tatum piegò le ginocchia e lanciò il rotolo in aria, in stile lancio del peso. Il rotolo rimbalzò sulla tavoletta più alta e oltrepassò quella più bassa. “Dieci punti per me!” Tatum iniziò a saltellare come una molla. “Sto battendo lo zio Garret!”
Il musicista guardò Adara. Alcune ciocche troppo lunghe dei capelli biondi di lei erano scivolate via dalla fascia sulla nuca e le incorniciavano la mascella, aggiungendosi al suo aspetto bohémien. “Quindi ammetti che ti piace la mia musica?”
“Non stavo insinuando che il tuo singolare talento abbia qualcosa a che fare con la musica.” Adara afferrò il rotolo di carta e lo fece passare ordinatamente attraverso la tavoletta da trenta punti. Sollevò un fianco e sollevò il mento.
Garret prese il secondo rotolo lanciatogli da Bob. “Mi hai appena conosciuto, hai parlato con me solo per necessità, eppure conosci magicamente i talenti che possiedo?” Si avvicinò di più, abbastanza da sfiorarle la guancia con il suo respiro, caldo e intimo. “Racconta.”
“Talento. Singolare.”
“Se non è la mia musica - che mi ferisce gravemente, tra l’altro - e non è fischiare mentre parlo, cosa credi che sia?”.
“Molestare gli innocenti, ovviamente.”
“Presumo che parli di te,”
“Infatti.”
Garret si concentrò sul tiro da cinquanta punti, si preparò e sbagliò di nuovo. Il suo sorriso si spense. “E si aspettano che i bambini segnino con questo?”.
“Che sfiga!” Adara strinse le labbra. “Tutto quello che devo fare, è segnare un’altra volta e il signor Bingley va via da solo.”
“Il signor Bingley non si arrende mai. Il suo ultimo lancio è stato pura fortuna.”
Tatum lanciò il suo secondo rotolo che volò tra due tavolette. La piccola batté un piede e guardò suo padre. “Hai accorciato le corde mentre non guardavo, vero?”
“Tutto è onorevole, equo e giusto al Lancio della carta igienica di Bob.” Bob fece roteare un rotolo su un dito, con la bocca impostata in modalità padre severo. “E la scarsa sportività metterà fine al tuo turno proprio ora, signorina.”
Tatum borbottò delle scuse, che furono sufficienti a farle guadagnare l’ultimo rotolo di carta.
Adara si mise di fronte ai bersagli, prese la mira e fece centro. Non riuscì a trattenere un piccolo sorriso. “Addio, signor Bingley.”
Tatum piantò i pugni sui fianchi. “Bella mossa, zio Garret. Pensavo che tu fossi un cestista...”
Garret smorzò il resto della frase con una grande mano. “Non annoiamo la signorina Dumont con il mio illustre passato.”
“Fammi indovinare, panchinaro della fascia B della scuola media?” Adara agganciò un dito nel cinturino del gilet. Non era difficile immaginarlo mentre faceva sport. Avrebbe indovinato la sua altezza a un metro e ottanta e con quei lunghi arti e la forma snella, probabilmente aveva un po’ di atletismo naturale nelle vene oltre alla sua musica. Ma, a quanto pareva, non abbastanza da mantenere la sua abilità di tiratore.
“La mia vita girava intorno alla musica.” Garret le fece l’occhiolino e Adara fece finta di non vederlo. Con un po’ di fortuna, il suo viso non sembrava così caldo come si sentiva. “Non avevo tempo per altre attività.”
Suona familiare. Per strappare Joey dal suo violino ci voleva la forza, l’inganno o una torta al cocco, a volte tutte e tre le cose. Adara avvertì un nodo alla gola e si girò.
“Il doppio o niente!” esclamò Bob, attirando l’attenzione di tutti. “È stato un colpo di fortuna o la fortuna della principiante. Inoltre, nessun altro sta facendo la fila.” Disse l’uomo riempiendosi un braccio di rotoli di carta igienica. “Alziamo la posta. Se Garret vince, detiene il titolo onorifico di signor Bingley, solo per la notte di carnevale, e...?” Guardò con attenzione Garret.
Sul volto di Garret tornò il sorriso. “E Adara accetta di cenare con me.”