Читать книгу I Diamanti Non Piangono Mai - Dawn Brower - Страница 7
CAPITOLO 2
ОглавлениеUn'ondata di calore aveva colpito Sparkle City, facendo desiderare a Scarlett di poter ibernarsi nel suo appartamento a crogiolarsi nel dolce sollievo offerto dall'aria condizionata, fino a quando non fosse passata. Sfortunatamente, non era possibile. Aveva una vita e non poteva ignorarla solo perché desiderava nascondersi dal mondo. La verità era che aveva paura di incontrare inavvertitamente JD, se fosse uscita di casa. La notizia del suo accordo con i Suns era la sola cosa di cui parlavano gli amanti del baseball e, se aveva capito bene cosa aveva detto il notiziario la sera prima, lui sarebbe rimasto a Sparkle City per molti anni. Comunque, c'erano un paio di modi sicuri per continuare ad evitarlo: trasferirsi o rimanere in tour fino a quando non fosse morta.
In effetti nessuna delle due opzioni sembrava attraente. Non avrebbe dovuto cambiare proprio niente nella sua vita, non era lei ad essere in torto. JD aveva lasciato la città con la sua migliore amica, quindi era lui che avrebbe dovuto andare via per evitarla. Ma non importava quante volte Scarlett continuasse a ripetersi quelle parole: sentiva ancora una stretta al petto e non riusciva a respirare, ogni volta che pensava che JD viveva di nuovo a Sparkle City. Avrebbe dovuto controllare le proprie reazioni. Sperava che, con il tempo, sarebbe riuscita ad essere indifferente. Fino a quel momento, avrebbe fatto del proprio meglio per fingere che lui non esistesse. Probabilmente avrebbe fallito miseramente…
Scarlett fece un profondo respiro, poi si sedette per mettersi le scarpe. Aveva appuntamento con le sue sorelle a pranzo e non voleva perderselo. Era raro che tutte e tre avessero il tempo per incontrarsi, quindi non avrebbe permesso alla sua agitazione riguardo a JD di impedirle di trascorrere un piacevole pomeriggio con le sue sorelle. Avrebbe voluto provare qualcosa di diverso dall'ansia, forse ritrovare persino quella parte di se stessa alla quale si era aggrappata negli ultimi dieci anni. Quella parte che l'aveva aiutata ad andare avanti, dopo il tradimento di JD. Scarlett si passò le mani sulla tunica rosso scuro e guardò in camera. Avrebbe indossato gli stivali, quelli con i tacchi alti che usava di solito solo sul palco. Erano di pelle nera e le arrivavano sopra alle ginocchia. Andavano bene con i jeans, ma ancora meglio con una minigonna. Si mordicchiò il labbro. Avrebbe avuto il coraggio di indossarli?
Scarlett entrò nella stanza e si cambiò, optando per una minigonna nera, ma tenne la tunica rossa. Le arrivava oltre il sedere e scendeva a mezza distanza dall'orlo della minigonna. Si infilò gli stivali e chiuse la cerniera lampo, poi si avvicinò allo specchio a piena parete, per ammirarsi. Un abbigliamento del genere era come un'armatura, l'aiutava ad incanalare la propria presenza sul palco, la persona che diventava quando i fans urlavano il suo nome e lei attaccava uno dei suoi più grandi successi. Era pronta…
Afferrò il portafogli da un tavolo vicino e le chiavi dal gancio accanto alla scrivania, poi si diresse verso la porta. Le ci vollero pochi minuti per raggiungere l'automobile in garage. Scarlett si sedette al posto del conducente e si preparò a partire. Cambiare look era stata la cosa giusta da fare, le aveva dato il coraggio che le mancava da quando si era imbattuta in JD. Guidò la Corvette fino ad un bar nelle vicinanze e la parcheggiò. Scarlett scese dalla macchina e si avviò verso i tavoli all'esterno. Le sue due sorelle erano già sedute e stavano leggendo il menu. Lei si diresse alla sedia libera e si lasciò cadere a sedere.
“Pensavo che non saresti venuta”, mormorò Ashlyn da dietro il menu.
“Intendi dire che non lo sapevi?”, disse Scarlett con ironia. A volte il dono di Ashlyn era una tremenda seccatura. Una parte di lei non aveva perdonato completamente la sorella per aver avuto la visione che le aveva distrutto la vita. Sapeva nel profondo che non era colpa di Ashlyn, ma i sentimenti non erano sempre razionali.
“Cinquanta/ cinquanta”, disse Ashlyn, come se Scarlett le avesse fatto una vera domanda. “Le mie visioni non sono infallibili.”
Faith allungò la mano attraverso il tavolo e la posò sul braccio di Scarlett, scuotendo la testa in silenzio. Scarlett sospirò e fece come voleva Faith. Non sarebbe servito a niente attaccare verbalmente Ashlyn, perché la maggior parte delle parole le sarebbero passate sopra. “Quindi, nessuna novità?”, disse Scarlett il più allegramente possibile.
“A parte il ritorno a Sparkle City del tuo amore perduto da tempo?”, disse Ashlyn con nonchalance. “Nessuna. Il lavoro non fa per me, anche se ho avuto un caso interessante con la polizia la scorsa settimana.”
Scarlett si trattenne a malapena dall'alzare gli occhi al cielo. Ashley aveva finito il suo dottorato un anno prima. Aveva un doppio master in storia e psicologia ed aveva iniziato a lavorare presso la locale università, insegnando entrambe le materie. Con i suoi doni e la sua istruzione, era diventata un valido aiuto anche per le forze dell'ordine. Invece Faith aveva comprato un bar e lo aveva trasformato in un nightclub di successo, dove si esibivano spesso cantanti in live shows. Le sue sorelle erano profondamente diverse e c'erano delle volte in cui Scarlett non riusciva a relazionarsi con nessuna delle due. Invece di incoraggiare Ashlyn a discutere della sua gloriosa carriera come assistente del Dipartimento di polizia, rivolse l'attenzione a Faith. “Come va il club? Ci sono stati degli spettacoli interessanti ultimamente?”
“Ce n'è uno stasera. Dovresti venire a sentirlo cantare.” Faith posò il menu sul tavolo. “Ha una voce stupenda.”
Scarlett non andava spesso al club di Faith, perché quando arrivava, specialmente all'improvviso, scoppiava il caos. C'era un sacco di gente che andava lì sperando che lei facesse una comparsa. Ciò faceva bene agli affari di Faith, ma a volte irritava Scarlett. Comunque, voleva che sua sorella avesse successo, quindi faceva la propria parte ed a volte passava la serata lì. “Interessante. E' qualcuno che potrei conoscere?”
“Forse”, rispose Faith. “Hai già incontrato Thatcher Wyatt?”
“Intendi il cantante e leader degli Harrowed Souls? Una delle più grandi rock bands del Sud? Chi non lo conosce?” Scarlett era una fan degli Harrowed Souls da quando aveva scoperto che esisteva la musica. Ascoltarli, l'aveva spinta a perseguire una carriera nella musica. Certo, trovava utile il fatto che il suo dono la aiutasse a scrivere delle melodie stupende, per accompagnare le parole che scriveva. “Ti prego, dimmi che canterà nel tuo club.”
“No”, disse Faith scuotendo rapidamente la testa. “Mi dispiace deludere le tue speranze. In verità si tratta di suo figlio, Remington Wyatt.”
“Ha una voce spettacolare come quella di suo padre?”
Ashlyn posò il menu, guardando storto sia Scarlett che Faith. “Smettetela subito con questa conversazione ridicola. Abbiamo cose più importanti di cui discutere.”
Scarlett la implorò di rimandare. Per quanto la riguardava, niente era più importante che scoprire tutti i dettagli su Remington Wyatt. “Non ora, Ash. Qualsiasi visione si sia insinuata nella tua mente, potrà aspettare un altro momento.” Si voltò verso Faith e disse, “Parlami di lui. Tutto quello che ricordo è che ha un paio di anni più di me. Non è un po' tardi per iniziare una carriera nella musica?” Lei aveva compiuto ventotto anni due settimane prima, quindi Remington doveva averne circa trenta.
“E' gentile, bellissimo ed ha molto talento. Non ho idea del perché non abbia iniziato prima. Forse aveva paura di essere offuscato dall'ombra di suo padre.”
“Deve essere qualcosa di difficile con cui convivere.” Avrebbe odiato essere continuamente paragonata ad uno dei suoi genitori. Non che sapesse qualcosa di suo padre: sua madre non le aveva mai rivelato il suo nome. Aveva sposato Bartholomew Penn subito dopo la nascita di Scarlett e lui era l'unico padre che avesse mai conosciuto. Sua madre sosteneva che fosse meglio per lei non sapere niente dell'uomo che era il suo padre biologico, ma ciò non aveva impedito a Scarlett di chiedersi chi fosse, o se sarebbe mai riuscita a convincere la madre a dirle la verità. Eppure, si sentiva un po' dispiaciuta per quel Remington Wyatt. Suo padre era un vero talento.
“Forse stasera si fermerà al club.” La sua curiosità stava avendo il sopravvento.
Il telefono di Scarlett vibrò nella tasca. Aggrottò la fronte e lo tirò fuori, tirando un sospiro quando lesse il messaggio.
“Cosa c'è?”, le chiese Faith. “Brutte notizie?”
Scosse la testa. “No”, rispose posando il telefono sul tavolo. “E' solo il mio agente. Sta cercando di convincermi a partecipare ad una festa che sta organizzando per uno dei suoi nuovi clienti. Sta invitando tutta la gente che rappresenta.”
“C'è una ragione per la quale non vuoi andare?”, le chiese Faith piegando la testa da un lato. “Non socializzi abbastanza. Penso che ti farebbe bene andarci.”
“Prima cerchi di convincermi a frequentare il tuo club, poi mi spingi a partecipare ad un evento quando non ne ho voglia?” Scarlett alzò un sopracciglio. “Perché ti interessa così tanto la mia vita sociale?”
Ashlyn picchiettò la mano sul tavolo con impazienza. “Credo che la risposta sia ovvia. Pensa che ti rinchiuderai in casa, ora che JD è nei paraggi.”
Scarlett non sarebbe tornata ad essere la persona che era un tempo. Aveva lottato così tanto per diventare quello che era ora. JD non avrebbe avuto un tale effetto sulla sua vita; rifiutava di lasciargli avere una tale influenza sulle proprie decisioni.
“Ho notato che non hai risposto alla mia domanda”, disse Faith. “Come mai stai cercando di evitare questa festa?”
Scarlett si strinse nelle spalle. “Non c' è niente che mi trattenga.” A parte il fatto che voleva evitare gli eventi mondani in generale… “Non conosco neppure il nome del cliente. Calvin non mi ha fornito tutti i dettagli. Per quanto lo riguarda, tutto quello che dobbiamo sapere è quando e dove. Tiene molto a fare le cose in grande, lo fa per tutti i suoi clienti.”
“Quindi non c'é alcuna ragione di ignorarlo, giusto?” Faith inarcò un sopracciglio. “Se vuoi, posso venire con te. Sarà più facile in questo modo?”
Scarlett si mordicchiò il labbro. Avrebbe dovuto portare sua sorella? Che impressione avrebbe fatto a tutta quella gente? Odiava dover prendere decisioni del genere e lo sapevano entrambe le sue sorelle. “Bene, ci andrò. Ma non c'è bisogno che tu mi venga appresso.”