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CAPITOLO TERZO

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Erano previsti ancora alcuni eventi sociali per quell’estate. Certo, ci sarebbero state ancora delle feste nella tenuta di campagna, ma Kaitlin poteva considerarsi ormai libera dagli impegni formali. Tuttavia, non era sicura che ciò fosse un bene per lei. Da sola, tendeva a chiudersi in se stessa, e senza lo stimolo di Marian e Samantha ad aprirsi al mondo esterno, Kaitlin era convinta che si sarebbe tappata in casa e basta. Si sentiva gli spasmi alla stomaco e il cuore a mille, all’idea di dover socializzare con qualcuno. Se avesse voluto trovar marito, avrebbe prima dovuto combattere con la sua ansia.

“A cosa state pensando, signorina? – le chiese , con forte accento Scozzese, la sua cameriera personale. Mollie stava acconciando i capelli della ragazza in un sofisticato chignon. A breve si sarebbe recata al ballo di fine stagione a Loxton.

“A niente di particolare – rispose lei, con mollezza. Kaitlin aveva con la sua cameriera un rapporto non formale; anzi, confidava spesso nel suo aiuto per acconciarsi al meglio e secondo i dettami dell’ultima moda. In un certo senso, Mollie era come un’amica, per lei. Certo, c’erano Samantha e Marian, ma con loro non riusciva ad aprirsi del tutto. Cosa che non le succedeva con Mollie.

“Forse dovremmo aggiungere qualcosa alla mia acconciatura – disse.

“Cosa, signorina?– chiese Mollie.

Kaitlin deglutì a fatica. Non capiva perché si sentiva così imbarazzata a tirar fuori due parole. E quando aveva delle incertezze era ancora peggio. “Non so… forse il pettinino di mia madre, o il suo diadema di zaffiri…”

“Certo ! – rispose la cameriera – Il diadema farebbe risaltare i vostri occhi e si accorderebbe bene con il colore del vostro abito! Ora vado a prenderlo e ve lo sistemerò subito.” Terminò di pettinare le ciocche bionde di Kaitlin e poi andò a prendere il gioiello. Infine lo sistemò per bene tra i capelli della ragazza, facendolo risplendere come una vera corona. “Ecco, signorina. Siete stupenda! E ora vi prego di alzarvi, così vi aiuterò a indossare l’abito.”

Kaitlin ubbidì, mentre Mollie andava a prendere il bellissimo abito color indaco, che era uno dei suoi preferiti. Il centro del corpetto era di seta di un intenso colore blu e ricamata con piccoli punti avorio, il tutto rifinito da nastrini d’argento e perle che arrivavano fin sulla vita. Kaitlin entrò nell’abito, che Mollie tirò su fino a farle infilare le braccia nelle graziose maniche a palloncino. Infine, allacciò tutti i bottoncini sulla schiena e rifinì il delizioso nastro sul di dietro del corpetto, acconciandolo a enorme fiocco che legò sulla schiena.

“Ecco fatto – disse Mollie – Ora non vi resta che indossare le vostre scarpette da ballo e scendere nell’atrio, dove vostra cugina Marian vi aspetta.” Ora che Marian era sposata, poteva accompagnarla lei al ballo. Non avevano bisogno di altri cavalieri, ma Lord Harrington amava partecipare agli eventi a cui andava la moglie. Quei due non sopportavano di stare lontani un attimo, e questo pensiero si sciolse con dolcezza nel cuore di Kaitlin. Magari un giorno avrebbe trovato un uomo che l’amasse con lo stesso ardore. Si accomodò sulla poltrona e infilò, una per volta, le scarpette preparate apposta.

“Grazie, Mollie – disse, quando fu pronta – Godetevi la vostra serata libera.”

“Lo farò – rispose quella – E voi divertitevi, signorina! Non sta bene che una ragazza carina come voi se ne stia da sola in un angolo mentre tutti ballano!”

“Non posso prometterlo – rispose tristemente Kaitlin. Difficilmente qualcuno la invitava a ballare e lei rimaneva seduta a guardare gli altri molto più di quanto avrebbe voluto. Mollie percepì la sua tristezza, e si stizzì del carattere introverso della sua padroncina. Non faceva parte della sua natura emergere tra gli altri. Per questo gli uomini non la notavano quasi, e in parte Mollie li giustificava. Ma , molto più spesso, si arrabbiava perché nessuno di quei gentiluomini non faceva almeno il primo passo, aspettando che fosse lei a farlo.

“Un giorno anche voi troverete un uomo abbastanza intelligente da rimanere folgorato dalla creatura gentile che siete, signorina, e allora sarà per sempre.”

“Forse – sussurrò Kaitlin – Ma quel giorno potrebbe non arrivare mai, ed io sarò destinata a rimanere zitella.” Un po’ si dispiacque di aver espresso questi pensieri ad alta voce, tuttavia aggiunse: “Comunque, quando mio fratello si sposerà e avrà dei figli, sarò senz’altro una zia zitella meravigliosa.”

“Oh, sciocchezze! – esclamò Mollie, scuotendo il capo con forza – Non è quello che intendevo! Sicuramente sareste una brava zia per i marmocchi di Lord Frossly, ma voi dovete avere i vostri!”

Kaitlin sospirò. Le sarebbe piaciuto mettere su famiglia, ma dubitava che sarebbe mai riuscita ad attrarre un uomo abbastanza da farsi sposare. Sedurre un uomo le riusciva difficile e, ogni volta che ci aveva provato, aveva fallito miseramente. “Fidatevi delle mie parole, Mollie. Questo mitico gentiluomo non esiste.” Si diresse verso la porta. “ Ora devo proprio andare, Lady Marian mi starà già aspettando.”

“Certo! – rispose Mollie, con stizza – Ma sono fermamente convinta che anche voi troverete l’amore. Dovete solo aprirgli le porte. Il problema è che voi non siete convinta di meritare qualcuno che vi ami!”

Kaitlin non rispose: non voleva fare discussioni con la sua cameriera. Se mai avesse sognato l’amore – e un uomo che la volesse –probabilmente si sarebbe ritrovata con il cuore spezzato e i sogni distrutti. Kaitlin non era una di quelle donne che un uomo avrebbe voluto sedurre. Lei si riteneva esattamente come una violaciocca: invisibile, insignificante e anonima.

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Gregory stava seduto al tavolo da gioco al ballo di Loxton, e fissava intensamente le sue carte. Era una mano fortunata, ma non si sentiva felice. Neanche il fatto che stesse vincendo lo faceva sentire meglio. Forse avrebbe dovuto abbandonare la festa e tornarsene al club. Magari lì poteva trovare qualcosa di più interessante con cui passare il tempo. Non sapeva nemmeno perché avesse deciso di recarsi al ballo. In realtà Samantha non aveva bisogno di un cavaliere, poteva arrivare in compagnia di Lord Harrington e Lady Marian. A loro non avrebbe certo dato fastidio.

D’altra parte, come guardia del corpo Gregory non valeva molto. In genere lasciava Samantha libera di fare ciò che voleva. Comunque, aveva già fatto circolare voce, tra i mosconi che le ronzavano attorno, che se solo avessero mosso un dito su di lei l’avrebbero pagata cara. Già in passato, per essere ubbidito, aveva dovuto affrontare un duello e due pestaggi. Ciò che aveva dato forza al suo messaggio era che uno dei pestati fosse proprio il Conte di Darcy, suo miglior amico. Il Conte non aveva capito perché Gregory gli avesse proibito di corteggiare sua sorella, e se n’era fregato dell’imposizione. Non aveva intenzioni serie, nei confronti di Samantha, e questo Gregory lo sapeva. Ora che Darcy era felicemente sposato, di sicuro aveva compreso le motivazioni dell’amico.

“Allora, giocate le vostre carte o no, Shelby? – si spazientì il Principe Luca Dragomir, che era al tavolo con Gregory – Non avrete mica intenzione di fissarle per il resto della serata?”

Gregory atteggiò la sua faccia a completa indifferenza; poi, con lentezza esasperante, appoggiò sul tavolo la sua carta. “ Credo di avere vinto.” esclamò, freddamente. Subito si levò un coro di imprecazioni, e tutti i giocatori gettarono le proprie carte sul tavolo.

“Avete una fortuna spudorata! – borbottò il Duca di Ashtey. Una ciocca di capelli dorati gli ricadde sulla fronte, ed egli la scostò con stizza – Non vedo l’ora che qualcuno vi metta in ginocchio!”

“Magari ciò avverrà quando finalmente qualche bella dama riuscirà ad accalappiarlo! – esclamò il Principe, sogghignando – Forse dovremmo farci su una scommessa!”

“Se proprio ci tenete, scommettete pure! – disse Gregory, con un sorriso sprezzante – Ma se fossi in voi non butterei i miei soldi. Non ho alcuna intenzione di innamorarmi o di sposarmi. Lascio questa brutta esperienza a voi, uomini ordinari.” Si alzò e fece per andarsene. “ Ora mi perdonerete, ma è mio dovere assicurarmi che mia sorella stia bene.” Chiaramente non si sarebbe messo alle calcagna di Samantha, ma era una scusa buona come un’altra. Se avesse detto che se ne andava perché si sentiva depresso, non gli avrebbero creduto.

Il Principe Luca si lisciò con un mano i capelli bruni: “Sarò veramente felice quando vincerò la mia scommessa.” disse. E , rivolgendosi al Duca. “Cento sterline che troverà moglie entro la fine di questa stagione.” Shelby si sentì invadere dalla rabbia. Quello sciocco avrebbe fatto meglio a restarsene a casa sua! Purtroppo si sarebbe trattenuto ancora un po’ in Inghilterra, dov’era in visita alla sua famiglia.

Il Duca ridacchiò: “Non mi sembra che abbiate tanta fiducia nelle vostre premonizioni se la posta in gioco è di sole cento sterline! Ne punto altre cento e scommetto che la futura moglie in realtà l’ha già trovata… ma non se n’è ancora accorto.” Il Principe strinse la mano del Duca. “Accetto la scommessa.” Poi, rivolto a Gregory: “E voi, Shelby, non scommettete su voi stesso?” lo derise.

Gregory fece un sorriso a trentadue denti: ”Non scommetto mai sulle cause perse. Non tutti desiderano sposarsi. Voi tornate pure a casa dalle vostre consorti e regalate loro il dispiacere della vostra compagnia.” Quindi girò sui tacchi e se ne andò, lasciando quei gentiluomini alle loro sciocche scommesse. Che sprecassero il loro tempo in questo modo, lui aveva cose più urgenti da fare!

Nella furia, andò a sbattere contro una signora e quasi la fece cadere per terra. Allungò le mani stringendola alla vita per sorreggerla, e la tirò a sé prima che cadesse. Non aveva ancora visto il suo viso, ma quel poco che aveva toccato di lei…era maledettamente attraente! Ma non doveva crogiolarsi in questo pensiero: al ballo di Loxton, pieno di fanciulle in fiore, nessuna donna era adatta a lui! A meno che non fosse una florida matrona o una vedova infelice che poteva portarsi comodamente a letto!

Gregory guardò il viso della donna con trepida speranza…e subito si raggelò. Ecco una fanciulla con cui tenere le mani a posto! Se solo avesse fatto un piccolo errore, si sarebbe immediatamente trovato davanti a un parroco per un matrimonio riparatore! Di certo, Harrington sarebbe andato su tutte le furie!

“Lady Kaitlin! Vi prego di scusarmi. Avrei dovuto essere meno maldestro.”

La guardò come si guarda un sogno. Ma… da quando si era fatta così bella? Aveva deliberatamente cercato di ignorarla in quegli anni! Ma adesso desiderava non averlo fatto. I suoi capelli erano biondi come il sole e gli occhi di un meraviglioso blu intenso. E il suo viso…perfetto. Delicato e a forma di cuore, con belle labbra da baciare. Ma subito si riscosse: mai avrebbe avvicinato le labbra alle sue!

“Va tutto bene, Lord Shelby – disse Kaitlin, quasi con cattiveria – Tanto nessuno si accorge mai di me.”

“Cosa? – disse lui, incredulo, sostenendola – Non siate ridicola! Vi notano, eccome! Altrimenti sono tutti ciechi!” Un sorriso illuminò il viso di lei: era così dannatamente bella! Doveva scappare, e subito! Non avrebbe mai sedotto una fanciulla innocente, non lo aveva mai fatto!

“Non siate inutilmente cortese con me, Lord Shelby. Sono una zitella, e ormai ho accettato il mio destino.” Gregory si accigliò. Come poteva parlare così di se stessa?

“Cosa vi fa credere che sia così?” le chiese.

“Sono ormai quattro anni che sono entrata in società e mai un gentiluomo si è interessato a me. Credo che questo basti.” rispose tristemente Kaitlin, stringendosi nelle spalle.” Ormai è troppo tardi per cambiare le cose.”

“Forse non avete ancora incontrato la persona giusta.” disse Gregory.

“O forse l’ho incontrata, ma lui non si è accorto di me – precisò la ragazza – Ma non preoccupatevi per me. Vuol dire che è il mio destino.”

Gregory non poteva sopportare la scarsa considerazione che lei aveva di se stessa. Avrebbe voluto trovare un modo per rafforzare la sua autostima. C’erano tante cose che poteva fare per lei, senza dover arrivare per forza a chiedere la sua mano.

“Ciò non significa che non potete piacere a qualcuno. Vorrei essere in grado di farvelo capire.”

Lei piegò la testa di lato. “ E perché dovreste? In fondo, io non sono nulla per voi.” “ Non siate ridicola! – la redarguì lui – Siete la migliore amica di mia sorella… o almeno, una delle sue miglior amiche. Oserei sperare che possiamo considerarci amici, o anche qualcosa di più, se a voi fa piacere.” Non avrebbe voluto esprimere i suoi pensieri a voce alta, e si maledisse dentro di sé per averlo fatto.

“Oh, ecco che riapparite cortese, signore! – disse gentilmente Lady Kaitlin – L’idea di essere amici non mi dispiace affatto. E, in quanto amici, potrei chiedervi una piccola cosa?”

“Sicuro! – rispose di getto lui, bramando di esserle d’aiuto in ogni modo possibile. Non si era mai sentito così impotente in vita sua! La pacatezza di lei gli fece dimenticare il malumore che aveva nutrito nei suoi confronti poco prima. Lei si morse le labbra con voluttà.. Lui gemette a quella vista. Kaitlin distolse lo sguardo.

“Non importa. Dimenticate ciò che vi ho detto.”

“No – esclamò lui – insisto! Ditemi di cosa avete bisogno!” Perché lei aveva cambiato idea e non desiderava più il suo aiuto? Gregory desiderava ardentemente ottenere la sua fiducia, e ormai non riusciva neanche a capire il perché.

“Non dovrei..,– iniziò lei, con la voce un po’ tremante – E’ che non ho mai…”

“Cosa?” chiese lui. “Baciatemi.” insistette lei, con dolcezza, e lui quasi s’irrigidì al suono delle sue parole. Era come se Kaitlin gli avesse letto nella mente. Ma, chiaramente, lei capiva anche perché non potevano farlo. Almeno non lì, in quel corridoio di passaggio tra la sala da ballo e quella da gioco. Chiunque avrebbe potuto coglierli in flagrante e poi.. lui sarebbe rimasto in trappola.

Uno Scandaloso Conte In Meno

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