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CAPITOLO 3

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Dopo che Reese ebbe finito di esaminare Halie, andò nel reparto degli infermieri per ordinare dei test. Lana stava digitando sulla tastiera di uno dei computer quando si fermò. I suoi capelli rossi erano raccolti in una coda di cavallo. Aggrottò la fronte fissando il monitor. Se Reese avesse avuto una rapporto più stretto con l'infermiera, le avrebbe chiesto cosa la preoccupasse, ma considerando che erano solo delle conoscenti si trattenne.

"Vorrei che questi test per Halie Morris siano pronti quanto prima". Consegnò la cartella a Lana. "Li ho segnati. Puoi farmi sapere quando i risultati sono pronti?"

Lana prese il fascicolo dalle sue mani e guardò le annotazioni. "Cosa pensi che non vada in lei?"

"Preferirei non dirlo finché non ne so di più". Aveva i suoi sospetti… Il problema era che non sapeva se voleva che fossero certi o sperare che qualcuno avesse abusato di lei. Se quella piccola bambina avesse quello che Reese pensava… Avrebbe potuto sopravvivere alla malattia, forse. Per quanto l'abuso fosse brutto, almeno avrebbe avuto una possibilità di vivere. Le autorità avrebbero potuto intervenire e portarla in un luogo più sicuro. Una malattia era più difficile da combattere. Lana, guardando i testi che le aveva chiesto, probabilmente aveva capito a cosa stesse pensando. L'infermiera era troppo brava nel suo lavoro per dirlo apertamente. Avrebbe tenuto i suoi pensieri per sé e protetto la paziente. Reese l'aveva sempre rispettata per quello. Forse avrebbe dovuto provare ad esserle amica. Avrebbe potuto aver bisogno di una buona amica… C'era un tempo in cui aveva sempre potuto contare su sua sorella, ma aveva distrutto qualcosa di importante nel loro rapporto quando aveva frequentato Nolan. Cosa di cui si pentiva ogni giorno. Come aveva fatto ad innamorarsi del suo falso fascino?

Claire non sarebbe mai stata così cattiva da allontanare Reese per sempre dalla sua vita; però, non era più disponibile con lei come prima. Almeno aveva trovato il vero amore con Matteo Price. Erano così disgustosamente innamorati che le fece venire i complessi. Avrebbe mai trovato il vero amore? Avrebbe saputo riconoscerlo se lo avesse trovato? Alcuni giorni non pensava di meritarlo e altri sperava di averne la possibilità. Prima di poter avere qualche possibilità di una vita romantica, aveva bisogno di lavorare su se stessa e di farsi degli amici. Era per questo che era ancora in piedi nel reparto degli infermieri cercando di capire cosa dire. "Hai bisogno di qualcos'altro? Chiese Lana.

"No, cioè…" – si morse il labbro inferiore – "Potrebbe sembrare un po' affrettato, ma…"

"Ti preoccupi per la bambina". Lana ridacchio e si passò una mano sul grembo. Doveva essere almeno al sesto mese…

"Uhm, beh…" Lo era, ma non era quello che avrebbe voluto dirle. A dire il vero, non sapeva nemmeno lei cosa voleva dire. "Sono curiosa. Tu e Sullivan avete fatto in fretta".

Mentre parlava, l'amore che provava per suo marito traspariva nel suo tono di voce. "Sully non è uno che perde tempo una volta che sa cosa vuole. Me, il bambino e tutto ciò che ne consegue, ce la sta mettendo tutta senza ripensamenti". Le sue labbra si distesero in un sorriso dolce, quasi romantico. Quello che condividevano… era abbastanza da farle sperare che avrebbe trovato anche lei qualcosa di così bello, ma allo stesso tempo capì che sarebbe stato impossibile. Le relazioni non sono uguali e cercare di imitare quella di Sullivan e Lana era inutile. Eppure, le faceva desiderare di trovare il suo vero amore.

Reese non riusciva a capire cosa avessero quei due. Non aveva mai amato come loro. Com'era essere così innamorata da essere disposta a morire per l'altro? Molte coppie ad Envill avevano passato momenti infernali e ne erano usciti grazie all'amore dei loro cari. Lana e Sullivan non erano diversi. Avevano dovuto combattere i loro demoni, ma ora stavano per avere un bambino.

"Capisco" mormorò Reese, ma non era vero. "Sai cos'è?"

Almeno quello sembrava un argomento abbastanza sicuro. Molte persone erano curiosi di sapere il sesso del bambino. "Sì" disse Lana e poi sorrise. "È un neonato".

"Ah ah ah" – roteò gli occhi – "Intendevo è un bambino o una bambina?"

"Lo so. Ti sto dando del filo da torcere. Sullivan e io abbiamo deciso che sarà una sorpresa. Non saremo delusi, ma almeno abbiamo un 50% di possibilità" – strizzò l'occhio – "Penso che lui voglia che sia un maschio. Conto i giorni finché non sarà più un parassita che risucchia l'energia dentro di me. Non capire male, sono entusiasta di diventare mamma, ma sono sempre stanca".

"Non lo so…" Beh, in qualche modo lo sapeva. Alla facoltà di medicina aveva studiato cosa succede ad una donna incinta. Non aveva però avuto un'esperienza di prima mano. Lana sembrava davvero stanca. "Forse dovresti riposare".

Lana fece un respiro profondo. "Non iniziare anche tu. Sto bene e sto iniziando a pensare che non importa quanto dormo, sono sempre stanca". Le sue mani si muovevano veloci sulla tastiera mentre lei inseriva i test richiesti nel file della paziente. "Ma se sei davvero preoccupata per me perché non ti unisci a me e Jessica a pranzo? Potrebbe servirmi un buffet".

"Per cosa?" L'ultima volta aveva saputo che Lana e Jessica erano migliori amiche. "Pensavo ti piacesse".

"Sì" la rassicurò Lana. "Ma è iperprotettiva da quando ha scoperto che sono… sai…" Si guardò intorno, poi mise una mano sulla bocca e disse in un sussurro "Incinta".

"Uhm penso che ormai non sia più un segreto. È così ovvio".

Lana socchiuse gli occhi. "Te l'ha mai detto qualcuno che non hai il senso dell'umorismo?"

"No". Perché lo sapeva, dopo Nolan, non era riuscita a trovare un motivo per sorridere. "Penso che ho bisogno di una vacanza".

Un movimento lungo il corridoio catturò la sua attenzione. Si voltò e aggrottò la fronte. Dane camminava verso di loro con un passo deciso. Non voleva occuparsi di lui, ma, sfortunatamente, non aveva altra scelta a riguardo.

"A questo si può rimediare" Dane disse mentre si avvicinava. "Renderesti il mio lavoro molto più facile se lo facessi".

"Non posso prendermene una ora". L'aveva detto per fare conversazione in qualche modo. Sembrava l'unica cosa da dire per spiegare la sua mancanza di senso dell'umorismo senza far deprimere Lana raccontandole la verità sul suo passato. "Ci sono troppe persone che dipendono da me".

"Le parole di chi è un lavoro-dipendente" disse Lana. "Lavoro con molte persone come lei. Non si può parlare con lei del temo libero. Faranno una vacanza quando saranno costretti".

"L'ho notato" Dane le sorrise. "Che mi dici di te? Come vanno le cose?"

Lana arricciò il naso. "Ho già preso una vacanza forzata e presto ne dovrò prendere un'altra". Aveva avuto un incidente d'auto ed era stata in congedo per malattia prima di sposare Sullivan. "Non ho bisogno che nessuno mi spinga da nessuna parte – non ora almeno. Se questa pancia diventerà più grande, forse avrò bisogno di una sedia a rotelle".

"Avevi bisogno di qualcosa?" chiese Reese a Dane. Voleva che se ne andasse. Qualcosa in lui la infastidiva e non voleva sapere cosa. Tutto il suo corpo trasudava un'energia innominabile ogni volta che c'era lui —quasi come se si aspettasse che qualcosa di elettrizzante sbocciasse tra di loro. Aveva bisogno di tempo per capirlo e non gliene stava dando.

Prima l'aveva praticamente accusato di essere il padre di Halie. Lui aveva negato, ma c'era una somiglianza tra i due. Non aveva potuto fare a meno di chiederglielo; però non aveva mai pensato che potesse ferire un bambino. Reese poteva non conoscerlo bene, ma si era fatta un'idea del suo carattere. Era sempre stato riservato e gentile. Essere un potenziale padre violento non si adattava alla persona che aveva conosciuto al liceo. "Non devi stare qui se non vuoi".

"Su questo ti sbagli" – rispose – "Proteggerti è il mio lavoro".

"Oh?" Lana alzò un sopracciglio. "Mi sono persa qualcosa?"

Maledizione. Non avrebbe dovuto dirlo. "Nolan Pratt è scappato…"

Per la centesima volta sperò che non avesse mai conosciuto quell'uomo.

"Ren lo sa? Vorrà parlare con Dani e con lo studio legale, potrebbero essere tutti in pericolo…" Lana prese il suo cellulare e iniziò a digitare un numero. "È Claire…"

Aveva dimenticato che sua sorella fosse amata da così tante persone. Avrebbe dovuto odiarla per quello, ma Claire era una brava persona e non avrebbe mai potuto odiarla per qualcosa. Reese non era mai riuscita a farsi degli amici e comunque non era stata colpa di Claire. Era facile incolpare le sorelle e lei l'aveva incolpata in più di un'occasione.

Era abbastanza grande da capire che era sbagliato. Aveva preso le sue decisioni, doveva incolpare se stessa, non gli altri. Doveva convivere con le sue scelte e per la maggior parte non aveva molti rimpianti. Aveva pensato alla sua carriera e, nel processo, la sua vita sentimentale si era sgretolata. Forse se avesse lavorato di più su quell'aspetto della sua vita non avrebbe mai frequentato Nolan, tanto per cominciare.

Non avrebbe mai dovuto ascoltare sua mamma quando le parlava di lui. Si era comportato malissimo a scuola e questo avrebbe dovuto farle capire che persona fosse. Sua madre l'aveva convinta che le persone potevano cambiare e che non avrebbe dovuto giudicarlo per i suoi comportamenti adolescenziali. Nolan aveva fatto il resto con il suo fascino e la sua bella faccia.

"Tranquilla" Dane mise una mano sul braccio di Lana. "Carter si sta prendendo cura di Claire. Tornerà presto".

Il suo adorato fratello era corso ad avvertire la loro sorella e aveva lasciato che Dane badasse a lei. Ok, forse era un po' cattiva. Era decisamente colpa sua se le cose fossero andate a finire in quel modo nella sua vita, ma non poteva evitare di sentirsi esclusa. Claire e Carter avevano un forte legame. Sicuramente voleva bene anche a lei e voleva proteggerla; ma non l'aveva chiamata per vedere come stesse né l'aveva invitata ai suoi eventi come invece aveva fatto con Claire. Ne era passato di tempo da quando aveva riflettuto a lungo sulla sua vita e aveva deciso cosa volesse realmente.

"Ah bene" disse Lana riagganciando il cellulare. "Ren non ha risposto. Avevo dimenticato che è in sala operatoria".

"Andrà tutto bene" disse Reese. "Sono sicura che lo prenderanno presto e questa preoccupazione sarà stata inutile". Cavolo, lo sperava davvero.

"È una minaccia. Se verrà a cercare una di voi…"

L'ultima volta Nolan non aveva dato la caccia a lei, era ossessionato da Claire. Il bastardo probabilmente era uscito con Reese per arrivare a sua sorella. Cosa che non riusciva a capire… Aveva rotto con Claire per uscire con lei. Perché l'aveva fatto se poi l'aveva perseguitata? Si era pentito di quella decisione o aveva perso la testa? Reese rischiava di impazzire cercando di capire le motivazioni di quel folle. Doveva dimenticarsene e andare avanti.

"Matt non lascerà che succeda qualcosa a Claire. Scommetto che ora la starà convincendo ad andare a vivere da lui". Le labbra di Lana si inclinarono verso l'alto. "L'ho aiutato dopo il suo incidente e Claire gli ha fatto passare l'inferno. Pensi che accetterà mai di sposarlo?"

Un rumore di passi riecheggiò nel corridoio. Tutti si girarono per vedere di chi si trattasse. I discorsi su Nolan avevano agitato tutti. Carter si fermò e li guardò. "Stavate parlando di Matt e Claire?"

"Sì" disse Reese, sollevata che non fosse Nolan – anche se dubitava si facesse vivo alla luce del sole. Era molto furtivo e li avrebbe colti tutti di sorpresa se avesse deciso di farsi vedere. "Sta bene?"

"Sì. Stasera abbiamo una cena a casa di nostra mamma".

"Dobbiamo per forza?" Sua madre era stata implacabile dopo la questione Nolan. Reese non aveva nessuna intenzione di vederla per nessun motivo e, infatti, cercava di evitarla il più possibile. "Sarà terribile".

"Ma ha il diritto di sapere cosa sta succedendo. Anche lei potrebbe essere un possibile bersaglio".

Aveva ragione. Odiava ammetterlo e sperava non fosse così. "Claire come ha preso la notizia?"

Doveva smettere di essere egoista e pensare alle persone importanti della sua vita. Se voleva farsi degli amici e magari innamorarsi doveva smetterla di pensare solo a se stessa. Non tutto girava intorno a lei.

"Non bene" disse Carter. "Matt si sta dando da fare per portarla fuori città. Potrebbero anche sposarsi in segreto mentre sono via".

"Ha accettato la sua proposta di matrimonio?" Lana batté le mani eccitata. "Devo chiamarla". Prese il cellulare e si allontanò da tutti.

Erano successe troppe cose a Reese per poter andare a pranzo con Jessica e Lana… Era meglio non andarci. Con Nolan in fuga, non voleva mettere in pericolo altre persone. Si sarebbe occupata degli altri un altro giorno.

"Verranno anche loro stasera?"

"Sì" disse Carter, poi si rivolse a Dane. "Voglio che vieni anche tu. Dobbiamo metterci d'accordo su come mettere al sicuro Reese finché Nolan non sarà arrestato".

"Contaci" rispose e poi sorrise. "So quanto ci tiene a me tua mamma".

In realtà lo odiava. Lo aveva sempre considerato inferiore a Nolan. Rachel Jackson non poteva essere più sbagliata. Potevano anche avere gli stessi geni, ma Dane Hunter era molto più bravo. Reese forse era stata accecata dal fascino di Nolan, ma ora vedeva le cose in modo chiaro. Sicuramente li aveva giudicati male; però sperava che avrebbe imparato a vedere le persone realmente per quelle che erano. Dane non avrebbe mai fatto del male ad un bambino, ma non poteva dire lo stesso di Nolan.

"Avrò bisogno di andare a casa a cambiarmi però." Disse rassegnata. "Devo finire il mio turno. A che ora è la maledetta cena?"

"Va' a lavorare" disse Carter. "Sarò qui per accompagnarti a casa quando sarai pronta".

"Non posso chiederti di rimanere così a lungo…" Odiava veramente che sentisse il bisogno di restarle accanto e proteggerla. Voleva che se ne andasse e che la lasciasse lavorare senza doversi preoccupare anche di lui.

"Non ti preoccupare" rispose bruscamente. "È il mio lavoro e sei mia sorella. Non discutere con me".

"Ok" concordò in modo riluttante. Poi se ne andò lasciandogli fare quello che aveva programmato di fare mentre lei finiva il suo turno. Sarebbe stato un giorno lungo e persino una lunga notte, dopo che tutto era stato detto e fatto. Non aveva la forza né l'energia per discutere con lui. C'erano cose molto più importanti che avrebbe dovuto fare… Come ad esempio guardare diversamente Dane. Forse l'aveva giudicato troppo duramente in merito a quello che era successo a Halie… Non era l'uomo nero della sua immaginazione e doveva cercare di fidarsi di qualcuno, quindi perché non iniziare da lui?

Il Cuore In Attesa

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