Читать книгу Amore E Vischio - Dawn Brower - Страница 5

CAPITOLO PRIMO

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La frizzante aria fredda quasi le bloccò il respiro, mentre s’incamminava verso il Fortuna. Lady Evelina Davenport si fermò, innervosita. Il ghiaccio sul sentiero non le permetteva di proseguire.

Ma a che cavolo stava pensando? Questa era una delle peggiori idee che avesse mai avuto! Se solo non si fosse costretta a seguire le lezioni di scherma della Duchessa di Clare! Ma l’ex Principessa gitana aveva ottime maniere di persuasione, e lei, come chiunque altro ne era rimasta soggiogata. Non avrebbe potuto rifiutare, anche se lo avesse voluto. Ma in realtà… non voleva rifiutarsi.

Le piaceva molto Lulù, la Duchessa di Claire. Era gentile, audace, testarda. Tutto ciò che Evelina avrebbe voluto essere. Odiava essere come una margheritina di campo che nessuno notava. Cosa contava che fosse la figlia del Duca di Livingstone! La sua dote e il suo nobile casato non erano stati sufficienti per attirare un qualsiasi gentiluomo. Per come erano andate le prime due stagioni di ballo, avrebbe potuto anche essere la donna invisibile: e per quanto riguardava la terza… beh, quella era stata davvero terribile! A volte non valeva la pena nemmeno di illudersi.

Ora, alle 13,20 del pomeriggio, era più che mai decisa ad accettare il suo futuro di zitella, che le sembrava sempre più dignitoso ad ogni minuto che passava. In primavera sarebbe iniziata la sua quarta stagione, e ancora nessuno gentiluomo si era fatto avanti per corteggiarla. L’unico che sembrava le avesse prestato un minimo di attenzione durante la terza stagione, alla fine non le aveva chiesto nemmeno un ballo!

Nessuno avrebbe mai creduto che Luca Dragomir, il Principe ereditario della Dacia, le avesse concesso quell’accenno di valzer. Oh, era stato il suo attimo di gloria! Era così bello, lui, con quelle ciocche brune ondulate e gli occhi verdi come il mare! La pelle abbronzata non faceva che accrescere il suo fascino. Tutte le signore stravedevano per il Duca, ma lui non sembrava interessarsi a nessuna. Era sempre cortese, ma manteneva le distanze. L’unica con cui aveva ballato davvero era la Duchessa Ashley, ma ora lei non era più sulla piazza. Evelina si sorprese a chiedersi se, ora che l’unica donna che lo avesse mai interessato era andata, sarebbe tornato a casa.

Dopo quel breve ballo con Evelina, tutte le signorine avevano cominciato a disprezzarla e fare commenti su di lei, anche se non direttamente. Si erano fatti parecchi pettegolezzi sull’accaduto. Addirittura c’era stato qualcuno che aveva messo in dubbio che lei fosse la figlia legittima del Duca di Livingstone, o se magari sua madre non avesse avuto una relazione con qualcun altro! Erano tutti malvagi, cattivi! L’invidia aveva trasformato le migliori signorine del circondario in ragni velenosi!

Era stato allora che Lulia l’aveva presa sotto la sua protezione. A lei piaceva prendere con sé delle timide agnelline e trasformarle in feroci leonesse! Ed Evelina aveva proprio bisogno di una spinta per riuscire a fortificarsi contro le malignità della gente. Dal giorno del ballo, infatti, la sua vita era peggiorata e lei non riusciva a trovare il modo di risollevarsi. Stava sprofondando e non c’era niente che la tenesse a galla. Lulia era la sua salvatrice, e lei non l’avrebbe delusa.

Raggiunse il locale e tirò un profondo sospiro: quell’inverno aveva l’aria di essere più gelido del precedente! Non vedeva l’ora di entrare e scaldarsi un po’, era praticamente congelata! Aprì la porta sul retro e salì velocemente per la scaletta del locale. Quando fu dentro, l’aria le bruciò i polmoni, per la differenza di temperatura. Respirava affannosamente.

“Ah, siete qui! Allora ce l’avete fatta! – disse Lulia, vedendola – Pensavo che non sareste venuta!”

“Non mi perderei una delle vostre lezioni, per nessun oro al mondo!” esclamò Evelina. Si liberò dei guanti e li infilò nella tasca della mantellina. “Solo un attimo, per far scongelare braccia e gambe, e sarò pronta!”

“Siete sicura che vi basterà solo un attimo?” La voce della ex zingara era bassa e profonda, e il suo accento gitano più evidente che mai. Portava i lunghi capelli neri legati in una treccia che le ricadeva sulla schiena, e gli occhi blu le scintillavano di malizia.

“Certo!” rispose Evelina, sollevando il mento con aria di sfida. Dopo qualche altro respiro profondo le cose cominciarono ad andare meglio, così Evelina si diresse con passi decisi verso la sala delle esercitazioni. Aveva fatto molti progressi, negli ultimi mesi. Dubitava che sarebbe mai diventata brava come Lulia o la cugina della Duchessa, Diana, Contessa di Northesk, ma comunque era molto soddisfatta di sé.

Andò nella stanza sul retro e appese la mantella a uno dei ganci a disposizione, poi iniziò a prepararsi per la lezione. Come prima cosa indossò l’abbigliamento protettivo, poi tirò fuori il filetto. Avrebbe voluto imparare ad usare la sciabola, ma Lulia pensava che quell’arma dalla lama tanto affilata non era ancora per lei. Raggiunse Lulia. “Sono pronta!” esclamò.

“Lo vedo!” esclamò Lulia, di rimando, con aria divertita. “Allora, topolino, possiamo cominciare. In guardia!” Sollevò la sua arma e attese che Evelina si mettesse in posizione.

Come avrebbe potuto, Evelina, sconfiggere la sua istruttrice? Probabilmente, non le sarebbe stato mai possibile. Lulia tirava di scherma da sempre. Non aveva fatto altro nella vita che duellare.

Evelina si gettò all’attacco e Lulia parò il colpo senza alcuna difficoltà, poi passò anche lei all’attacco. La punta della lama del suo fioretto si posò sul giubbotto protettivo di Evelina.

“Punto! – esclamò – Rimettetevi in posizione.”

Dopo un’ora che si esercitavano, Evelina era madida di sudore e non aveva ancora segnato un punto. Decise di osare l’inosabile. Fece un balzo alle spalle di Lulia e spinse l’arma in avanti, riuscendo a sfiorare la schiena della sua istruttrice. Finalmente!

“Toccato!” esclamò con gioia.

Un lento battito di mani echeggiò nella sala. Lulia ed Evelina si girarono all’unisono e incontrarono uno sguardo color acquamarina. Lo splendido viso del Duca di Dragomir le salutò e le fulminò insieme. Le stava guardando duellare e nessuna delle due se n’era accorta! Per fortuna non aveva…. Le guance di Evelina avvamparono per la vergogna, al pensiero che lui fosse lì, così vicino, e la stesse fissando…

“Bella partita, signore…” esclamò lui.

Ma Evelina non riuscì a sentire le sue parole. La stanza le girò intorno e lei cadde per terra. Ebbe la sensazione, mentre cadeva, di non toccare il freddo impiantito ma qualcosa di morbido, che le aveva frenato la caduta.

Poi, il buio totale.

Amore E Vischio

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