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CAPITOLO TERZO

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Evelina aprì gli occhi e sbattè le palpebre. Le ci volle un po’, prima di riuscire a mettere a fuoco la sala. Era sdraiata per terra, nella sala posteriore del Fortuna. Dapprima, non riuscì a ricordare nulla; poi, all’improvviso, ricordò il freddo, la corsa, l’allenamento e infine…il Principe Luca! Lui si trovava lì!

Si tirò su a sedere e si scrutò affannosamente intorno, ma non c’era nessuno, era sola! E Lulia, dov’era finita? Perché se n’era andata, lasciandola per terra? E ora, cosa doveva fare lei? Doveva andarsene senza dire niente, come se nulla fosse successo? Evelina non riusciva a capire cosa le stava accadendo.

“Eccovi! – esclamò Lulia con un sorriso, entrando nella stanza – La bella addormentata si è svegliata, finalmente! Come vi sentite, topolino?”

“Come se qualcuno mi stesse suonando nella testa con migliaia di martellini!” mormorò Evelina.

Deglutì a fatica: era felice che il Principe fosse andato via. Le seccava che l’avesse vista in quello stato! Cosa doveva aver pensato di lei? Non ricordava di essersi mai sentita più in imbarazzo in vita sua!

“Oh, non è niente, passerà! – esclamò Lulia – Alzatevi, su! Abbiamo tante cose da fare! Venite a casa con me.”

“Perché? – mormorò Evelina, sempre più confusa – Credo che dovrei tornare a casa mia.”

“Assolutamente no! Alzatevi e accompagnatemi a casa mia. Lì vi curerò e vi aiuterò a vestirvi per il ballo!” le disse Lulia, con fare perentorio.

“Ah, il ballo! Non voglio andarci.” Era l’ultima cosa che desiderava fare, dopo il modo in cui era stata trattata dalla società.

“Sciocchezze! So a cosa state pensando; che arriverete in pompa magna e tutti vi sparleranno dietro. Vi assicuro che non succederà. Quello che ho organizzato non è un ballo aperto a tutti; è solo per…gli amici. Gli invitati sono persone perbene e vi tratteranno con cortesia.”

Lulia si mise una mano sul cuore. “Vi prometto che sarà così.”

Evelina non aveva alcuna voglia di andarci, ma d’altra parte non voleva neanche offendere Lulia. Si mordicchiò il labbro con ansia: cosa doveva fare? La testa le doleva e non riusciva a pensare. Decise di fidarsi di Lulia. L’avrebbe rimessa in sesto, come già era successo altre volte con le sue erbe, di cui era fine conoscitrice.

“Verrò, ma se non sarà come dite me la pagherete.” mormorò.

“Non state a torturarvi, adesso. Andiamo.” tagliò corto Lulia, e le porse la sua mantella rossa. “Indossate il vostro cappotto e poi raggiungetemi giù. Ho una carrozza parcheggiata proprio davanti al negozio di modista. Prendo un paio di cose e poi possiamo andare.”

Evelina rimase di nuovo sola. Si sistemò la mantella sulle spalle, infilò i guanti e dette un’occhiata alla porta. Lulia non era ancora tornata, e lei aveva paura di scendere e andare fuori da sola. Stava ancora riflettendo sul da farsi, quando Lulia tornò con una grande scatola in mano.

Amore E Vischio

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