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Prologo
ОглавлениеNorfolk, Inghilterra 1806
Il tiepido sole di inizio estate splendeva nel cielo pomeridiano. Grandi nuvole soffici svolazzavano all’orizzonte. Tutto faceva sperare in una giornata piena di divertimento e gioia e Lady Diana Rhomas sperava che il tempo reggesse per non rovinare le aspettative. Suo padre era il Conte di Bristol che, insieme al Conte di Northesk, organizzava una fiera in città, nello spazio compreso tra le loro grandi tenute. Per un breve periodo ci fu il timore che la fiera non venisse organizzata come previsto. Il Conte di Northesk morì all’improvviso e suo figlio era in lutto; ma, nonostante ciò, volle fortemente che la fiera venisse organizzata ugualmente per non deludere gli abitanti del villaggio. Lord Bristol si prese carico della gran parte dei preparativi in modo da alleviare l’incombenza per il giovane conte. Ciò fece sì che Diana avesse più a che fare con l’organizzazione della fiera e la cosa non le dispiaceva affatto; aveva sempre amato la fiera e l’avrebbe sempre considerate una cosa cara.
Questo evento annuale risaliva a parecchi anni prima e tutti i residenti della zona non vedevano l’ora che arrivasse. Nel corso degli anni la fiera era cambiata coi tempi. Erano state aggiunte nuove cose e erano stati apportati miglioramenti. Quell'anno ci sarebbe stata una diversa interpretazione di una commedia shakespeariana. Diana non vedeva l'ora di vedere come il tutto si sarebbe svolto. Gli zingari assunti per gestire alcuni dei giochi e altre forme di divertimento ritornavano ogni anno. Diana conosceva molti di loro e li considerava amici.
Diana girovagò tra le bancarelle per assicurarsi che tutto fosse pronto. Gli abitanti del villaggio cominciavano ad arrivare e a breve sarebbe arrivata anche la piccola nobiltà. Era uno di quei pochi giorni in cui le classi si mischiano e nessuno ne faceva un problema. Facevano tutti parte della comunità e quello doveva essere un giorno di divertimento e svago.
“Lady Diana”, disse un uomo.
Lei si voltò e si accigliò. Luther Wright, il nuovo Conte di Northesk, era dietro di lei. Che ci faceva alla fiera? Suo padre le aveva detto chiaramente che non credeva che il conte sarebbe stato presente. I conti organizzavano la fiera ma raramente partecipavano attivamente. Facevano la loro comparsa, si fermavano più o meno un’ora, dopodiché tornavano alle loro rispettive tenute. E comunque, nessuno si aspettava di vedere il Conte di Northesk proprio quel giorno.
“Signore”, disse Diana facendo una veloce riverenza. “Come vi posso essere di aiuto?”
Luther si accigliò e indicò la fiera con la mano. “Non ricordavo che fosse così…estesa.”
Avevano aggiunto alcune bancarelle e costruito un palcoscenico temporaneo per alcuni degli spettacoli. Diana non capiva perché il conte apparisse così confuso da tutto ciò. Forse c’era qualche attrattiva in più, ma nulla che lo potesse rendere così perplesso…”La fiera mi sembra la stessa di sempre, quella che ricordo da sempre.” Diana decise di far finta di non capire cosa Luther intendesse con quelle parole. “Non ricordo che voi abbiate partecipato negli ultimi anni. Non eravate in viaggio in giro per l’Italia?”
Le ultime dicevano che aveva lasciato Oxford e era andato in Italia per un anno. Era tornato solo di recente. Diana non se lo ricordava così…di bell’aspetto.
Le sue ciocche scure intorno alle orecchie e al collo brillavano luminose sotto i raggi del sole. I suoi occhi verdi erano del colore della giada e avevano un aspetto duro quasi quanto la pietra preziosa.
Luther sospirò e poi si passò le mani sul viso. "Non vi sbagliate. Ho scelto di viaggiare. Qualcosa di cui adesso mi pento, ho perso del tempo che avrei potuto passare con mio padre, se solo avessi saputo ... "
Perbacco. Così la faceva star male. "Chiedo scusa. È stato scortese da parte mia ricordare la vostra perdita. "
"No", disse Luther, scuotendo la testa. “La colpa è mia. Non sarei dovuto venire qui. "
Lord Northesk si voltò e si cominciò a camminare nella direzione opposta della fiera. Diana sospirò e rifletté su cosa avrebbe dovuto fare dopo. Il nuovo conte era stato suo vicino da che aveva memoria. I suoi genitori non ne avevano fatto un segreto, speravano che prima o poi Diana si sarebbe accorta di Luther. Speravano che lo sposasse e rimanesse lì. Sarebbe stato un bel colpo se le cose fossero andate così. Diana aveva altre idee per il suo futuro però. Non era del tutto sicura di volersi sposare, e non dava neanche l’impressione che sarebbe diventata una grande bellezza. I suoi capelli biondi erano scialbi e i suoi occhi blu erano così pallidi che non avrebbero mai ispirato nessuno a dedicar loro poesie. Era la sua sedicesima estate e presto avrebbe fatto il suo debutto a Londra. Non aveva molte speranze che un signore potesse interessarsi a lei.
Aveva una dote decente e buone conoscenze, ma non di più. Questo signore non avrebbe potuto nemmeno corteggiarla adeguatamente fino alla fine del suo periodo di lutto…non che importasse molto. Lord Northesk non era per lei e non lo sarebbe mai stato. Probabilmente sarebbe diventata una timida asociale e poi una zitella. Un destino che aveva già deciso di accettare senza opporsi. Aveva altre qualità da offrire alla società e si sarebbe creata una vita sua usando quelle qualità. Forse un giorno sarebbe stata dama di compagnia o avrebbe avuto abbastanza soldi per viaggiare per il mondo, proprio come Lord Northesk.
Sospirò e corse per raggiungere il conte. "Non andate", disse.
Il conte si fermò, la guardò e chiese. "Perchè no?"
Aveva davvero bisogno di un motivo? Lei sospirò. Da quando in qua era responsabilità sua rendere tutto perfetto per lui? Probabilmente da quando suo padre le aveva affidato il compito di organizzare la fiera ... "State soffrendo e questo è probabilmente l'ultimo posto in cui volete essere, ma penso che potrebbe essere quello di cui avete bisogno. Questo dovrebbe essere un giorno felice e se vi concedete di godervelo potreste trovare un po’ di gioia, anche se solo per un momento."
"Non mi merito la felicità."
“Tutti dovrebbero avere un po’ di felicità nella vita, mio signore, persino voi. Non andate via.” Gli sorrise. “Vostro padre era una parte importante della fiera. Se non rimanete per voi, fatelo per lui ".
Forse le avrebbe dato ascolto e avrebbe provato a godersi la fiera. Ad ogni modo Diana aveva fatto la sua parte e aveva cercato di convincerlo dei vantaggi del rimanere.
Alla fine stava a lui decidere cosa fare. Non avrebbe osato nenche provare a discernere il meccanismo della mente maschile.
"Magari torno più tardi", rispose. "Per ora, se mi volete scusare, devo andare."
Era così freddo, ma non poteva proprio biasimarlo. Al suo posto probabilmente avrebbe reagito in modo simile. Diana non riusciva a immaginare come sarebbe stato perdere uno dei suoi genitori. Per fortuna, entrambi erano vivi e vegeti. "Spero che voi torniate", disse. “Finché il tempo rimane così piacevole, il resto dei festeggiamenti andrà per il meglio. Buona giornata, mio signore. "
Annuì e poi continuò ad allontanarsi finché non raggiunse un cavallo. Quindi montò e cominciò a galoppare. Presto fu una piccola figura in lontananza e poi scomparve completamente. Diana si allontanò dalla strada che portava al castello di Northesk e tornò alla fiera. Le bancarelle erano circondate dagli abitanti del villaggio e nell'aria c’era tanta allegria. Un bambino stava lanciando una palla verso una serie di secchi e piagnucolò quando non riuscì a farla entrare. Vagò verso l'area in cui era stato costruito il palcoscenico per le rappresentazioni teatrali. Molti abitanti del villaggio si erano radunati attorno al palco in attesa del primo spettacolo. Non dovettero aspettare molto prima che due uomini con indosso una maschera apparissero sulla scena.
Il primo uomo recitò le sue battute ad alta voce. '" Te ne prego, buon Mercuzio. ritiriamoci: la giornata è calda, i Capuleti son fuori di casa, e, se ci incontriamo, non potremo evitare una rissa, poiché in queste giornate di caldo il sangue, inviperito, ribolle... " Stavano recitando in una scena in Romeo e Giulietta.
Diana si emozionò ancora di più. Era una scena di combattimento e le era sempre piaciuta la scherma. Non vedeva l'ora di vedere come era stata messa in scena per il loro intrattenimento. Presto i Capuleti e i Montecchi avrebbero combattuto, con Tebaldo che alla fine muore per mano di Romeo. Almeno così va nella commedia di Shakespeare. Diana non sapeva se avrebbero cambiato qualcosa o no. Questo faceva parte del divertimento delle spettacoli messi in scena.
Altri uomini mascherati salirono sul palco. Dissero le loro battute perfettamente finché non estrassero le loro strisce. Erano spade da scherma di vecchio stile. Diana pensava che avrebbero potuto usare i fioretti, ma le strisce avevano uno stile diverso. Forse avrebbe chiesto agli attori dopo lo spettacolo perché avevano scelto di usare le strisce. Gli attori erano impegnati in un duello molto serrato. Le strisce si scontrarono una contro l'altra, in una danza tanto micidiale quanto bella. Era rimasta inchiodata al suo posto, incapace di distogliere lo sguardo dal palco. Uno degli uomini saltò tra due combattenti nel tentativo di fermare il duello, ma fu inutile. Uno venne colpito e cadde a terra in modo drammatico.
"La nera sorte di questo giorno ne sovrasta molti altri, segna l’inizio d’una sofferenza che altri giorni compiranno." "
L'uomo a terra rimase immobile e l'attore che interpretava Romeo prese una spada e iniziò a combattere con l'uomo che aveva ucciso Mercuzio. Un'altra scena di battaglia feroce iniziò con la morte di Tebaldo al fianco di Mercuzio. Diana applaudì animatamente quando la scena finì. Avrebbe voluto imparare la scherma… se solo suo padre le avesse trovato un istruttore disposto a insegnarle. Tutti gli attori si tolsero le maschere e si inchinarono.
"Ancora!" gridò qualcuno.
Diana fissava gli attori. Pensava che fossero tutti uomini, ma non era così. Tra loro c'era una donna. L’aggettivo bellissima non era abbastanza per descrivere la bellezza dell’attrice. Il suo corpo era magro, agile e si muoveva con una grazia fluida che Diana non avrebbe mai potuto raggiungere. Aveva i capelli neri come la notte, lunghi fino alla vita e raccolti in una grossa treccia. Come aveva potuto non accorgersene? Erano tenuti ben nascosti durante il combattimento? Doveva incontrarla...
Si inchinarono ancora una volta e poi andarono dietro le quinte. Sarebbero tornati più tardi per un'altra scena e probabilmente un pubblico diverso. Ad ogni modo Diana sarebbe tornata a guardare lo spettacolo, ma prima aveva un altro obiettivo. Si fece strada attraverso la folla fino a raggiungere la tenda dove gli attori si rifugiavano tra una performance e l'altra.
La donna stava per entrare quando Diana raggiunse la tenda. "Scusatemi," la chiamò. "Avete un momento?"
Da vicino non sembrava essere molto più grande di Diana. Forse tre o quattro anni, ma non di più. I suoi capelli sembravano più scuri da vicino e i suoi occhi erano di una tonalità viola simile al cielo prima di una tempesta. "Sono occupata", disse la ragazza in modo piuttosto scortese.
“E mio padre paga il vostro stipendio per oggi. Potete dedicarmi un minuto del vostro tempo. "Avrebbe sfruttato qualsiasi vantaggio possibile per attirare l'attenzione della zingara.
"Bambina", disse la ragazza con un accento simile a molti degli zingari che aveva incontrato negli anni. Strinse gli occhi fino a farli diventare piccole fessure. Lo sdegno traspariva dalla sua voce mentre parlava. "Dovreste imparare a capire quando insistere e quando invece è meglio girare i tacchi e andarsene."
"Questa non è una di quelle volte in cui rinunciare", insistette Diana. Avrebbe supplicato se fosse servito a qualcosa, ma sperava di non arrivare a quel punto. "Per favore, potrei avere un momento del vostro tempo?"
La ragazza sospirò e poi annuì. "Cosa comanda Vostra Altezza?"
"Non sono ..." Diana scosse la testa. Non contava cosa pensasse di lei, l’importante era che la gitana avesse ceduto. "Come vi chiamate?"
Lei sollevò un sopracciglio. "Questo è tutto ciò che desiderate sapere?"
"No", rispose Diana. Se avesse fatto a modo suo, avrebbero saputo molto di più l'uno dell'altro alla fine della chiacchierata. "Ma è educato sapere con chi si sta parlando. Sono Lady Diana. Mio padre è il conte di Bristol. "
"Ah", disse senza sbilanciarsi. "Lady Di, la principessa della contea. Ho sentito parlare di voi. "
Diana cominciava a non gradirla, ma si scrollò di dosso quella sensazione. La zingara aveva qualcosa che lei bramava e avrebbe seppellito il suo orgoglio per ottenerlo. La fissò senza nascondere il suo disprezzo.
Alla fine, le diede il suo nome. "Sono Lulia Vasile."
"Piacere di conoscervi, signorina Vasile", rispose Diana congeniale. "Ora che le presentazioni sono fuori dai piedi, che ne pensate di insegnarmi la scherma?"
Le risate della ragazza investirono Diana. Continuò a ridere per quello che sembrava un tempo senza fine. Quindi si fermò e si asciugò le lacrime dalla coda dell'occhio. "Dite sul serio, vero. Piccola, la scherma non fa per voi."
Sollevò il mento con fare caparbio. “Con un insegnante, posso imparare. Se volessi, potrei imparare qualsiasi cosa."
Lulia scosse la testa. "Ottimo. Dopo che la fiera è finita, venite a trovarmi, così parliamo della possibilità che io vi possa insegnare la scherma. Adesso ho bisogno di riposo."
Con queste parole Lulia entrò nella tenda. Diana era fiduciosa di avere finalmente un insegnante di scherma. La zingara le avrebbe insegnato e poi avrebbe potuto imparare anche altre cose. Diana aveva sete di conoscenza e aveva la sensazione che Lulia sarebbe stata in grado di insegnarle più della scherma. La possibilità del matrimonio era stata dimenticata e una vita completamente diversa si presentava davanti a lei. Era una buona cosa che avesse deciso di rinunciare alla felicità domestica. Non avrebbe pregato per trovare l'amore, e di certo non pensava che l'avrebbe mai trovato. Questo era molto meglio e più tangibile di un sentimento leggendario.
Luther non fece molta strada prima di decidere di tornare alla fiera. Per quanto odiasse ammetterlo, Lady Diana aveva ragione. La fiera gli avrebbe dato un po' di tregua dal dolore che portava con sé e avrebbe onorato i desideri di suo padre.
Lady Diana era cresciuta negli anni in cui era stato via. Ma ai suoi occhi era ancora una bambina, e tale sarebbe rimasta. Aveva cinque anni più di lei e non riusciva a liberarsi della mocciosa che gli si era attaccata dietro nel corso degli anni. Almeno lei era cresciuta abbastanza per rendersi conto che non poteva sempre fare a modo suo. Era stata educatacon lui prima e gli aveva fatto coraggio. Poteva rispettare almeno quello. Ma non voleva sposarla, anche se era stato l'ultimo desiderio di suo padre. Luther non voleva sposarsi per dovere, almeno non ancora. Avrebbe potuto, magari, considerare la possibilità in futuro. Il suo cuore era troppo pieno di dolore per pensare al matrimonio.
Raggiunse il recinto della fiera e trovò un palo a cui legare il cavallo. Lì vicino c'era un ragazzo che teneva d'occhio gli animali. Lo scosse e disse: "Assicuratevi che nessuno gli dia fastidio." Luther indicò il cavallo.
"Sì, Milord."
Con il suo cavallo al sicuro, Luther si addentrò nella fiera. Un gruppo di attori era sul palco impegnato in un duello di scherma. Sembrava essere quasi finito. La folla si era radunata a guardarlo meravigliata mentre gli attori paravano avanti e indietro. Le strisce erano reali e il rumore metallico echeggiava al ritmo costante degli spettatori. Luther era affascinato quanto gli abitanti del villaggio. Gli attori avevano un incredibile abilità con le spade e dovevano avere insegnanti eccellenti. Aveva studiato scherma con alcuni dei migliori istruttori e non era sicuro di poter tenere al passo con loro.
Alla fine del duello la folla esplose in un applauso scrosciante. Luther spalancò la bocca quando gli attori si tolsero le maschere e si inchinarono. Come poteva una donna essere un spadaccina così abile? Non lo credeva possibile, eppure era vero. Voleva conoscerla, ma non era sicuro che sarebbe stata una mossa saggia. Avrebbe potuto provare a convincere la zingara ad avere una relazione più informale. Suo padre non voleva che si mischiasse socialmente con gli aiutanti…neanche alla fiera.
Luther si diresse verso una tenda che era stata allestita per gli attori vicino al palco. Intravide i capelli biondi e si accigliò. Perché Lady Diana stava andando nella tenda? Non avrebbe dovuto avvicinarsi agli zingari. Se aveva bisogno di un motivo per cercare la zingara, Diana gliene aveva appena dato uno. La zingara si fermò fuori dalla tenda e Diana la raggiunse. Stavano parlando di qualcosa, ma non riusciva a sentire. Dopo un attimo la zingara entrò nella tenda e Diana si allontanò con un enorme sorriso sul viso. Luther cambiò la sua traiettoria e si diresse verso Diana.
"Lady Diana", la chiamò per la seconda volta quel giorno, ma lei non lo sentì. Continuò a camminare verso una bancarella che vendeva pasticci di carne. Parlò allegramente con l’uomo che gestiva la bancarella e acquistò un pasticcio. "Maledizione," imprecò e superò alcuni abitanti del villaggio che cercavano di raggiungerla. C'erano troppe persone in fiera per muoversi ad un ritmo più veloce.
Diana si allontanò parlando con molti abitanti del villaggio mentre passava. Dov'era la sua scorta? Come poteva suo padre lasciarla correre selvaggiamente alla fiera senza problemi? Non gli importava della sua sicurezza? Si fermò a guardare un ragazzo che giocava a lanciare palline in un cestino. Se il ragazzo avesse vinto, il premio sarebbe stato una dolce sorpresa per ogni cestino centrato: il primo premio consisteva in quattro crostate.
Era a pochi passi da lei quando decise di spostarsi di nuovo. La sua frustrazione cresceva ogni secondo che passava. Allungò la mano e riuscì a stringere il suo braccio. Lei scattò all'indietro e quasi cadde a terra. "Le mie scuse", disse un po 'senza fiato. "Cercavo di attirare la vostra attenzione. Non intendevo farvi del male. "
Diana alzò gli occhi e si accigliò. La sua torta salata era finita a terra e ora era ricoperta di fango. "Che cosa c’era di tanto urgente da farvi essere così brusco?"
Era uno stupido ... "Vi volevo parlare della zingara." La frase non gli era uscita proprio come voleva.. Era stato burbero e scortese. "E perché andate in giro da sola. Non vi interessa la tua reputazione?"
Chiuse gli occhi, strinse le mani a pugno e le mise sui fianchi. Dopo diversi forti battiti del cuore aprì gli occhi e lo guardò. Prima era stata gentile e comprensiva, ora mostrava tanta rabbia. "Fatemi capire bene." Allungò un dito. "Mi avete messo la mano sul braccio e mi avete fatto perdere il mio spuntino pomeridiano per rimproverarmi del fatto che non mi prendo cura della mia reputazione?" "Questo vi dovrebbe far vedere il motivo per cui non dovreste essere sola. Tutto può succedere a una ragazza che non si preoccupa della propria sicurezza. " Gonfiò il petto. Questo avrebbe dovuto insegnarle che non si discute con chi ne sa di più. "Vostro padre non avrebbe dovuto permettervi di lasciare Bristol Manor senza una domestica al vostro fianco, dovreste almeno avere un lacché con voi. La folla è pericolosa."
"Siete l'unica persona pericolosa vicino a me", disse con astio. “Stavo benissimo prima che voi vi avvicinaste a me. Partecipo a questa fiera da quando ero una ragazzina..."
"Siete ancora una ragazzina", la interruppe. "Certi gentiluomi troverebbero la vostra innocenza troppo allettante per non lasciarsi andare."
"Ma voi non siete uno di loro?" Sollevò un sopracciglio. “Non c'è bisogno di spiegare, mio signore. Mi rendo conto di non essere una grande bellezza. Se avete finito di rimproverarmi per il fatto che non sia accompagnata, credo di dover sostituire il mio pasto ".
Si girò come per allontanarsi ma lui non glielo permise. Come poteva non capire che non avrebbe dovuto essere da sola? Perché non l’aveva preso sul serio? "Aspettate", urlò. "Non dovreste ..."
Si girò sui suoi tacchi e lo affrontò. "Non ho bisogno che voi vegliate su di me Lord Northesk. Andate via."
"Sembra che la signora non vi gradisca." L'accento della zingara echeggiò nelle sue orecchie. "Fate quello che vi dice."
Non era la sua giornata. Non sarebbe mai dovuto tornare in fiera. Si guardò alle spalle e incrociò lo sguardo dagli occhi viola della zingara che prima era sul palco. Aveva la sua spada in vita e sicuramente sapeva come usarla.
"Lady Di non ha bisogno di un maschio che le dia ordini." Lo fissò da cima a fondo come se lo avesse preso alla sprovvista. "Soprattutto, uno che preferirebbe darle ordini invece di farne tesoro."
"Chi siete voi per giudicarmi?" "Una zingara che non ha un posto che può chiamare casa".
"Almeno io ho l'onore", disse. "Vi manca qualcosa di più fondamentale di quello che manca a me."
Lady Diana si mise in mezzo. “Per favore andate via, Lord Northesk. Ho questioni con Lulia che non vi riguardano. "
Luther se ne andò, ma non perché entrambe le donne glielo avessero intimato. Lady Diana era al sicuro nelle mani di Lulia. Sarebbe stata in grado di respingere tutti i ruffiani con un colpo della sua spada. Poteva non piacergli la zingara, ma lei aveva talento. Non poteva fare a meno di preoccuparsi per Lady Diana Thomas. Qualcosa in lei gli faceva venire voglia di proteggerla e assicurarsi che nulla le facesse del male in alcun modo.
Non voleva pensare troppo alle sue motivazioni.
Aveva già rimuginato molto nella sua mente sulle responsabilità che aveva ereditato alla morte di suo padre. Trovare l'amore o coltivare relazioni? Sembravano impossibili ... Le donne del calibro di Diana erano fuori dalla sua portata e sarebbero state per un futuro imprevedibile. Sarebbe stato meglio tenere le distanze e darle la possibilità di trovare la sua strada. A parte questo, non aveva nulla da offrirle.