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Capitolo Secondo
ОглавлениеPrimavera 1915
La pioggia cadeva ormai da ore. La terra , ormai zuppa, si era trasformata in fango sotto i piedi di Victoria Grant che, ad ogni passo, affondava a mezza gamba in quel putridume che le sporcava tutti gli stivali. Si sentiva come un soldato in trincea: era stufa di avere i piedi sempre fradici! Provò a fare passi più lunghi, per arrivare prima e liberarsi da quel fango. Ben presto raggiunse la tenda da campo, dove era stato allestito l’ospedale, spostò i lambi ed entrò.
“Oh, infermiera Grant! Avevo giusto bisogno di voi! – esclamò un medico - Sono arrivati nuovi feriti, e la maggior parte sono gravi!”
Avrebbe voluto dirgli che lo sapeva già. Aveva sentito la camionetta arrivare, e per questo si era diretta in gran fretta verso l’ospedale. Ogni giorno era peggio. Presto avrebbero avuti tanti di qui feriti da non sapere più dove metterli!
Si legò frettolosamente il suo grembiule da infermiera. Ben presto, sarebbe diventata lorda di sangue e di sporcizia, e voleva provare a difendere uno dei suoi pochi vestiti. Non disponeva di un nutrito guardaroba, e chiaramente nei pressi non era possibile trovare un emporio o anche una sarta che rammendasse i suoi abiti.
In quel momento, il medico si era avvicinato ad un tavolo operatorio, dove giaceva un uomo in stato semi comatoso, a causa della quantità di sangue perduto. Ma sembrava uno dei feriti meno gravi. Raggiunse il medico per aiutarlo. L’uomo ferito aveva i capelli castano dorati completamente imbrattati di sangue. La maggior parte del suo corpo nudo era coperta da un lenzuolo, ma qualcosa in lui attirò l’attenzione di Victoria. Gli guardò il viso e…rimase senza fiato quando lo riconobbe. Era William!
Temeva che non lo avrebbe mai più rivisto e ora, il ritrovarlo in quelle condizioni, confermò le sue paure. Ciò che notò era che l’uniforme che indossava, e che giaceva a un lato della barella, era Francese! Si sentiva tremendamente angosciata e confusa, ma lavorò alacremente insieme al medico per fermare l’emorragia. Il loro sforzo fu premiato e, dopo un’ora, l’uomo fu ritenuto fuori pericolo e la ferita venne ricucita.
Per fortuna c’era ancora qualche lettino libero, e William fu trasferito in uno di quelli. Victoria andò a lavarsi un attimo e poi prese posto al suo capezzale. Doveva cercare di tranquillizzare William, altrimenti non avrebbe riposato. Doveva vivere, doveva! Non era così che aveva immaginato il loro prossimo incontro. E lui, aveva ricevuto la sua lettera? Era stata tormentata dall’ansia, per tutto quel periodo, temendo che la lettera non gli sarebbe stata recapitata! E ora, eccolo lì, ferito! Si rifiutava di pensare che lui sarebbe morto e che la loro storia sarebbe finita! William , in quei pochi mesi, era diventato troppo importante per lei. Sentiva il cuore come un masso pesante nel petto, che le impediva di piangere. Ma piangere non avrebbe aiutato nessuno dei due, quindi si costrinse a farsi forza.
“Vi riprenderete! – gli sussurrò, ma parlava più a se stessa che a lui. Cercava disperatamente di aggrapparsi ad una piccola speranza, non le restava altro da fare! Qualsiasi altro pensiero era inconcepibile per lei! Chiuse gli occhi e si appoggiò alla testata del letto. Voleva solo rinfrancarsi un attimo, ma la stanchezza prese il sopravvento e si addormentò profondamente.
“Ecco la bella addormentata – esclamò la voce di un uomo. Era roca ma sembrava lievemente divertita. - “Vi bacerei per svegliarvi, come un bravo principe azzurro, ma temo di non avere abbastanza forza per muovermi.”
Victoria si tirò su di colpo e si stiracchiò. I muscoli le dolevano. “Non volevo addormentarmi! – disse. “Beh, neanche io avrei voluto sparare, ma purtroppo ci sono delle cose che proprio non si possono evitare.” – rispose lui.
Lei si accigliò. “Non c’è nulla da ridere in questo.”
“Sì, è vero! – cercò di ridacchiare William, ma subito ansimò per lo sforzo – Perdonate, ho cercato di regalarvi un po’ di buonumore.” La guardò e divenne subito serio. “ Mi siete mancata.” mormorò.
Lei provò a non guardarlo: cavolo, ma perché si era innamorata di lui? Cercò di cambiare argomento. “Perché indossate un’uniforme Francese? – chiese, indicando i calzoni, che erano l’unica cosa che gli era rimasta addosso.
Lui sospirò: “E’ una faccenda complicata.”
Victoria temeva la sua spiegazione, ma probabilmente aveva capito: William era una spia! La cosa un po’ la emozionò e le sembrava anche surreale, ma era l’unica spiegazione plausibile. Altrimenti, perché un Americano si sarebbe arruolato in una guerra che non lo riguardava?
“Capisco – disse lei. O era estremamente coraggioso, oppure era un pazzo. Forse era entrambe le cose. In ogni caso, Victoria provò un grande rispetto per lui. Quella guerra era una cosa da pazzi…beh, più o meno come tutte le guerre. Ma lei, in un modo o nell’altro, cercava di rimanerne fuori. Era come se stesse vivendo in un brutto sogno, e forse la parte che recitava William poteva rivelarsi utile a farlo terminare prima. Sapeva bene l’importanza delle spie, in tempi come quelli. E benché odiasse il loro ruolo, tuttavia non riusciva a condannare William per il fatto che fosse una di loro. Lui stava solo interpretando qualcun altro, come in una recita, e alla fine della guerra sarebbe tornato se stesso! Lei non l avrebbe certo giudicato, per questo.
“Ne dubito – rispose amaramente lui.
“Vi assicuro che è così. Comprendo più di quanto crediate. – disse lei. E lo fissò dritto negli occhi. “Purtroppo siamo in guerra e, dall’ultima volta che ci siamo visti, ne ho vissute di tutti i colori.!” Erano trascorsi solo sei mesi da quel momento, eppure le sembrava che fosse trascorsa una vita! Tutto quel sangue, e il lavoro all’ospedale, l’avevano come indurita. Victoria sapeva che, anche quando tutto fosse finito, mai avrebbe dimenticato gli orrori che aveva veduto e che, probabilmente, l’avrebbero perseguitata per il resto della sua vita.
Lui annuì col capo. “Allora, meglio non parlarne – disse con tristezza. William sembrava capire. Victoria si sentì confortata da questo.
“Sì, è meglio che tenga la tristezza solo per me. Ora voi mettetevi giù e riposatevi. Dovete pensare solo a guarire!” esclamò alzandosi e rimboccandogli le coperte.
Stava cercando di allontanarsi emotivamente da lui. Ancora un po’ e si sarebbe ritrovata perdutamente innamorata di quell’uomo, una spia! Non poteva permettersi di soffrire tanto! Sapeva che la maggior parte delle spie non aveva fatto più ritorno a casa e che quelle poche che ci erano riuscite…erano rimaste segnate per sempre.
Dicembre 1915
William s’infilò la giacca e se l’abbottonò. Doveva essere presto in un certo posto, e avrebbe dovuto camminare a piedi per mezza giornata, prima di arrivarci. Sapeva che i suoi compagni avrebbero fatto lo stesso. Fino a quando Lord Julian Kendall non si era recato a New York, William non aveva ancora capito di essere entrato a far parte della rete di spionaggio Britannica. Comunque, quella conoscenza poteva tornargli utile. Avrebbero discusso di molte cose, di lì a poco, e forse sarebbe riuscito a convincerlo di mettere in salvo anche sua sorella Brianne, e di allontanarla il più possibile. Odiava l’idea che lei s’innamorasse di un uomo costantemente in pericolo di vita!
“Dove state andando? – gli chiese Julian.
“Parigi – rispose laconicamente William.
“Oh, davvero? – esclamò Asher, marchese di Seabrook – Andate a fare conquiste?”
William ridacchiò: “Beh…più o meno. Devo recarmi presso un ospedale da campo, dove ho conosciuto un’infermiera per cui…provo dei sentimenti, anche se mi riesce difficile farvene partecipi.”
“Ciò può interessare solo Ash – intervenne Julian – Personalmente, non mi attirano molto le infermiere da campo. Allora, buon viaggio, amico mio. Vi accompagnerei volentieri, ma purtroppo devo assicurarmi che questo pazzo rimanga vivo, fintanto che sarete via. Sapete che si mette sempre nei guai!”
William annuì. “Se avrete bisogno di me…” “Sapremo come trovarvi – lo interruppe Julian – Correte dalla vostra infermiera! Presto sarà Natale, e mi auguro che questa pazza guerra finisca prima. Avrei cose più gradevoli da fare, che farmi ammazzare!”
William si trattenne dal chiedergli cosa provasse realmente l’amico per sua sorella. L’amava? Ma convenne con se stesso che non era il momento per queste confidenze. Magari, quando fosse tornato da Parigi…Julian era un brav’uomo e, in circostanze più favorevoli, avrebbe gradito il suo corteggiamento a Brianne. Ma, fintanto che fosse durata la guerra, era sua intenzione tenerlo il più possibile lontano da lei. In cuor suo si sentiva tremendamente egoista, per il fatto che lui andava a trovare Victoria e nel contempo negasse la stessa possibilità all’amico. Negli ultimi tempi, gli era sembrato più malinconico. Aveva perso la goliardia di una volta! A William sarebbe piaciuto che Julian si confidasse con lui, ma non voleva forzarlo. Avrebbe atteso che fosse l’amico a farlo.
Si mise a camminare di buona lena, senza soffermarsi un attimo a riflettere sui pericoli che stava correndo. Aveva un unico pensiero in mente: rivedere Victoria!
“Alt! – urlò una voce maschile in Tedesco alle sue spalle. William imprecò mentalmente. Era una maledetta sfortuna, per via dell’uniforme Francese che indossava. E ormai si trovava a una sola ora e mezza dall’ospedale da campo.
Alzò le braccia in segno di resa e si voltò lentamente, fino a incrociare lo sguardo della sentinella Tedesca, che gli stava puntando un’arma all’altezza del cuore. “Mi auguro non vogliate spararmi proprio oggi.” disse piano all’uomo, cercando di fare leva sul suo humor Britannico.
Ma quello continuò con frasi dichiaratamente minacciose. William non capiva quasi niente di ciò che l’uomo stava dicendo. Julian era molto più bravo di lui come interprete. Per questo William aveva preferito non lasciare la Francia: masticava molto meglio il Francese e l’Italiano che il Tedesco. Se fosse vissuto, avrebbe dovuto rispolverare la lingua teutonica.
“Non capisco una parola! – provò a spiegare al soldato, e fece un passo verso di lui. L’altro gridò per tenerlo indietro e William provò a prenderlo in contropiede, avventandosi sulla pistola che il Tedesco teneva ancora puntata contro di lui, cercando di sfilargliela dalla mano. Colluttarono per un attimo, e poi uno sparo fuoriuscì dall’arma. William pensò che così avrebbe attirato altri soldati e tentò il tutto per tutto. Diede una gomitata nello stomaco del soldato e si chinò ad afferrare la pistola, che era caduta per terra.
La sentinella tirò fuori un coltello e si lanciò su William, ma non fu abbastanza veloce e lo colpì solo di striscio ad un fianco. William gemette per il dolore e gli sferrò un violento pugno sulla faccia. L’uomo cadde a terra, e William continuò a massacrarlo di pugni e di calci, finché quello roteò gli occhi e perse conoscenza. Con un sospiro di sollievo, William iniziò a correre per nascondersi nella boscaglia, cercando di mettere quanta più distanza tra lui e il Tedesco.
Non appena capì di essere fuori pericolo, rallentò la sua corsa e si rimise in cammino in direzione dell’ospedale. Era ferito, ma non se ne curò. Quando avesse riabbracciato Victoria, ci avrebbe pensato lei a curarlo!
Una volta arrivato, William si avviò zoppicando verso la tenda dove l’ultima volta aveva lasciato Victoria. Erano già passati sette mesi, da allora, e non desiderava altro che stringerla tra le braccia. Quando era stata la sua infermiera, lo aveva curato con amore, arrivando addirittura a rimproverarlo perché si era fatto sparare. Era meravigliosa, e lui era pazzo di lei! Ma sicuramente Victoria non sarebbe stata contenta di vederlo tornare di nuovo ferito.
A volte si pentiva di essersi arruolato, soprattutto perché il suo Paese non era ancora entrato in guerra. Ma era fermamente convinto che ormai era solo questione di tempo e anche l’America si sarebbe fatta coinvolgere: e allora lui voleva essere già al suo posto. Sentiva che era suo dovere contribuire per la pace nel mondo, e voleva fare la sua parte.
Victoria uscì dalla tenda, avvolta in una rozza coperta di lana; rabbrividì per il freddo e si strofinò le mani. I suoi lunghi capelli biondi erano raccolti in una treccia, che le ricadeva giù per la schiena. Non lo aveva ancora visto. William si avvicinò a lei da dietro, e lei si stropicciò gli occhi, come non credendo a ciò che vedeva. “William? – esclamò. Subito si avventò su di lui e lo strinse forte a sé. “Perché non mi avete avvertito del vostro arrivo?”
“Fino a ieri non ero sicuro che ce l’avrei fatta, e volevo farvi una sorpresa – rispose lui, gemendo di dolore al suo abbraccio. La ferita sul fianco gli doleva da matti!
“Che c’è? – esclamò Victoria sorpresa e facendo un passo indietro. Poi, notando il dolore negli occhi dell’uomo provò ad aprirgli il cappotto. “Fatemi vedere!” Subito notò che ormai il sangue aveva completamente inzuppato a camicia di William, che era tutta rossa. Lei sospirò. “Ma perché arrivate da me sempre ferito?”
“Non era mia intenzione, ve lo assicuro – provò a sorridere lui – Ma una sentinella Tedesca mi ha sorpreso nel bosco, cercando di trattenermi. Ho provato a fargli capire che dovevo assolutamente vedervi, ma purtroppo quello insisteva nel tenermi lì…Perdonate il mio aspetto; non era certo così che volevo presentarmi a voi…- cercò di scherzare William.
“Venite con me – disse Victoria, prendendolo per mano – Vi medicherò per l’ennesima volta e mi racconterete cosa avete fatto negli ultimi mesi.”
Entrarono in tenda e lei lo condusse in un angolo appartato sul retro. Gli disse di stendersi su uno dei lettini e andò a prendere il necessario per medicare. “Toglietevi cappotto e camicia: devo dare un’occhiata alla ferita.”
“Non sarà un pretesto per vedermi nudo? – cercò ancora di scherzare lui. Victoria lo fulminò con lo sguardo. “Come potete scherzare, in una situazione come questa? – esclamò. Lui si sentì toccato.
“Perdonate – mormorò – cercavo solo di sdrammatizzare un po’. Ma si vedeva che era sofferente. Non appena Victoria lo toccò per disinfettare la ferita, urlò per il dolore.
“Mi dispiace, ma devo farlo – disse lei – Comunque siete fortunato: la ferita non è profonda e non c’è bisogno di suturarla. Ora vi fascerò per bene e sarete in condizioni di rimettervi in cammino.”
Continuò a medicarlo, ma questa volta un lungo silenzio scese tra loro. Quando ebbe finito, Victoria si lavò le mani in una bacinella d’acqua già pronta. “Rimarrete qui a lungo? – gli chiese.
Lui sussultò: perché quella domanda? “Volete che me ne vada?”
Lei distolse lo sguardo. “Non intendevo questo…- mormorò.
Lui si alzò di scatto e la prese tra le braccia. Lei appoggiò la testa sul suo petto. La sua intenzione era quella di darle conforto, e capì che quell’abbraccio era esattamente quello che lei aspettava. Anche per lui era così: sopra ogni cosa voleva farle capire che temeva per lei e non desiderava altro che stesse bene e al sicuro. “=h, mia cara – le sussurrò tra i capelli – Cosa posso fare per voi?”
“Lo state già facendo – rispose lei, senza staccarsi dal suo abbraccio – Ma ora, finite di vestirsi.” Si staccò da lui e lo guardò. “Avete qualcosa per cambiarvi?”
“Purtroppo no. Ma una camicia insanguinata non sarà la fine del mondo. Quando tornerò dai miei compagni mi cambierò.” Non era convinto di riuscirci, ma nascose questi tristi pensieri a Victoria. “Ora venite, camminiamo un po’.”
“Sì. – mormorò lei. Infilò la sua mano nella sua e insieme uscirono dalla tenda, dirigendosi verso il bosco. Faceva freddo, ma lei quasi non lo sentiva: era con William, il suo amore, ed era tutto ciò che voleva.
Trascorsero insieme varie ore, e William quasi parve dimenticare che erano in guerra, che era stato ferito e che presto sarebbe dovuto ripartire. Lei era la molla che lo spingeva a continuare a combattere e non bramava altro che la guerra finisse, e di poter vivere con lei per sempre.