Читать книгу Le avventure di Cipollino / Приключения Чиполлино. Книга для чтения на итальянском языке - Джанни Родари, Джанни Родари - Страница 8
Capitolo V
Signori ladri, prima di entrare il campanello vogliate suonare
ОглавлениеAl villaggio Cipollino trovò molta gente radunata attorno alla casa del sor Zucchina a discutere. A dire la verità[52], erano tutti piuttosto spaventati.
– Che farà ora il Cavaliere? – si domandava il professor Pero Pera con aria preoccupata.
– Io dico che questa storia finirà male. In fin dei conti, loro sono i padroni e loro comandano, – osservò la sora Zucca. La moglie di Pirro Porro le diede subito ragione[53], afferrò il marito per i bafi come se fossero due redini e fece:
– Arri là! Torniamo a casa, prima che succedano altri guai.
– Anche Mastro Uvetta crollava il capo.
– Pomodoro è rimasto beffato due volte[54]: ora si vorrà vendicare[55], – disse.
L'unico a non preoccuparsi era il sor Zucchina: aveva cavato di tasca i più bei confetti che si fossero mai visti e ne offriva a tutti per festeggiare l'avvenimento. Cipollino prese un confetto, lo succhiò ben bene, poi disse:
– Sono anch'io del parere che Pomodoro non si arrenderà tanto presto.
– Ma allora… – cominciò Zucchina, sospirando. Tutta la sua felicità era scomparsa come il sole quando passa una nuvola.
– Allora, la mia idea è questa. Non c'è che una cosa da fare: nascondere la casa.[56]
– Nascondere la casa?
– Appunto. Se fosse un gran palazzo non lo direi nemmeno, ma una casa tanto piccola non si farà fatica a nasconderla. Scommetto che ci sta tutta sul carretto del cenciaiolo.
Fagiolino, che era il figlio del cenciaiolo, scappò subito a casa e tornò di lì a poco col carretto.
– Qua sopra? – domandò Zucchina, preoccupato che la sua casetta potesse andare in pezzi.
– Ci starà benissimo, – sentenziò Cipollino.
– E dove la portiamo?
– Si potrebbe, – propose Mastro Uvetta, – si potrebbe nasconderla nella mia cantina, per intanto. Poi si starà a vedere.[57]
– E se Pomodoro lo viene a sapere?[58]
Tutti guardarono dalla parte del sor Pisello, che passava di lì fingendo di essere in un altro posto. L'avvocato arrossì e si affrettò a giurare e spergiurare:
– Da me Pomodoro non saprà mai nulla. Io non sono una spia, sono un avvocato.
– In cantina sarà umido: la casa potrebbe sciuparsi, – obiettò timidamente il sor Zucchina. Perché non la nascondiamo nel bosco?
– E chi la custodirà? – domandò Cipollino.
– Io conosco un tale, – disse Pero Pera, – che abita nel bosco, il sor Mirtillo. Si potrebbe provare ad afidargli la casa per qualche tempo. Poi si vedrà.
Decisero di provare. In tre minuti la casina fu caricata sul carretto del cenciaiolo: il sor Zucchina la salutò con un ultimo sospiro e andò a riposarsi di tante emozioni[59] a casa della sora Zucca, che era sua nipote.
Cipollino, Fagiolino e il professore si diressero verso il bosco, spingendo il carretto senza nemmeno fare troppa fatica: la casetta non pesava più di una gabbia per i passeri.
Il sor Mirtillo abitava in un riccio di castagna dell'anno prima: un bel riccio grosso e spinoso, dove il sor Mirtillo ci stava comodissimo, lui e le sue ricchezze, che consistevano in una mezza forbice, una lametta per la barba, un ago con una gugliata di cotone e una crosta di formaggio.
Appena ebbe sentito la proposta si spaventò moltissimo: l'idea di abitare in una casa così grande gli dava i brividi[60].
– Non accetterò mai, non è possibile. Che cosa me ne faccio di un palazzo come quello? Io sto bene nel mio riccio. Sapete come dice il proverbio? Sto nel mio riccio e non me ne impiccio.
Però quando ebbe sentito che si trattava di fare un piacere[61] al sor Zucchina, accettò di buon cuore:
– Ho sempre avuto simpatia per quell'ometto. Una volta l'ho avvisato che un bruco gli camminava sulla schiena: capirete, gli ho quasi salvato la vita.
La casina fu sistemata accanto al tronco di una quercia: Cipollino, Fagiolino e Pero Pera aiutarono il sor Mirtillo a trasportarvi tutte le sue ricchezze, poi se ne andarono, promettendogli di tornare presto con buone notizie.
Appena rimasto solo, il sor Mirtillo cominciò ad aver paura dei ladri. – Adesso che ho una grande casa, – si diceva, – verranno certamente a derubarmi. Chissà, forse mi ammazzeranno nel sonno, sospettando che io nasconda chissà quali tesori.
Pensa e pensa, decise di mettere un campanello sulla porta e sotto il campanello un cartellino sul quale scrisse, in stampatello[62], queste parole:
I SIGNORI LADRI SONO PREGATI DI SUONARE QUESTO CAMPANELLO. SARANNO FATTI ACCOMODARE E VEDRANNO CON I LORO OCCHI
CHE QUI NON C'È NIENTE DA RUBARE.
Una volta scritto il cartello, si sentì più tranquillo e, essendo già tramontato il sole[63], andò a dormire.
Verso la mezzanotte fu svegliato da una scampanellata.
– Chi va là? – domandò, affacciandosi al finestrino.
– Siamo i ladri, – rispose un vocione.
– Vengo subito, abbiano pazienza che mi infilo la vestaglia, – fece il sor Mirtillo, premuroso.
Si infilò la vestaglia, andò ad aprire la porta e li invitò a guardare in tutta la casa. I ladri erano due giganti grandi e grossi, con certe barbacce scure che facevano paura[64]. Cacciarono la testa in casa – uno per volta, per non darsi le zuccate – e si convinsero presto che non c'era niente da portar via.
– Avete visto, signori? Avete visto? – gongolava il sor Mirtillo, fregandosi le mani.
– Già… già… – grugnirono i due ladri, piuttosto scontenti.
– Dispiace anche a me, mi credano, – continuò Mirtillo. – Intanto, se posso favorirli in qualche cosa…[65] Vogliono farsi la barba? Ho una lametta, qui. Un po' vecchia, si capisce: è un'eredità del mio bisnonno. Ma credo che tagli ancora.
I due ladri accettarono. Si tagliarono alla meglio[66] la barba con la lametta arrugginita e se ne andarono, con molti ringraziamenti. In fondo erano due brave persone: chissà perché facevano il ladro di mestiere!
Il sor Mirtillo tornò a letto e si riaddormentò.
Verso le due di notte fu svegliato una seconda volta da una scampanellata. C'erano altri due ladri, e lui li fece entrare: a turno, si capisce, per non sfondare la casa. Questi non avevano la barba, però uno di loro aveva perso tutti i bottoni della giacca: il sor Mirtillo gli regalò l'ago e il filo e gli raccomandò di guardare sempre per terra quando andava in giro.
– Sapete, a guardare in terra si trovano tanti bottoni, – spiegò.
E anche quei ladri se ne andarono per i fatti loro.
Così ogni notte il sor Mirtillo era svegliato dai ladri, che suonavano il campanello, gli facevano una visita e se ne andavano senza bottino, ma contenti di aver conosciuto[67] una persona tanto gentile.
Rispondete alle domande:
1. Rientrato al villaggio Cipollino trovò molta gente radunata attorno alla casa del sor Zucchina a discutere – intorno a quale evento?
2. Da chi fu prestato il carretto per trasportare la casetta di Zucchina?
3. Perché chiamarono il cenciaiolo Fagiolino con il suo carretto?
4. Perché si rinunciò a nascondere la casetta Zucchina in cantina?
5. Chi propose di nasconderla nel bosco?
6. Quanto era leggera la casetta del sor Zucchina?
7. Dove abitava il sor Mirtillo?
8. Che ricchezze possedeva?
9. Come il sor Mirtillo salvò la vita al sor Zucchina?
10. Avendo paura dei ladri, che cosa inventò il sor Mirtillo per sentirsi fuori pericolo?
11. Quali parole recava il cartellino scritto in stampatello dal sor Mirtillo?
12. Cosa rispose il sor Mirtillo ai primi due ladri?
13. Di che cosa se ne resero conto i ladri?
14. Che cosa regalò il sor Mirtillo ad altri due ladri?
15. Perchè lui raccomandò loro di guardare sempre per terra quando andavano in giro?
52
По правде сказать
53
сразу же с ней согласилась
54
над ним дважды посмеялись
55
захочет отомстить
56
Не остается ничего другого, как только спрятать дом.
57
Потом видно будет.
58
А если Помидор узнает?
59
отправился отдохнуть после стольких волнений
60
он содрогался при этой мысли
61
оказать любезность, доставить удовольствие
62
написал печатными буквами
63
поскольку солнце уже зашло
64
пугали
65
могу ли чем-нибудь услужить вам
66
кое-как
67
довольные, что познакомились