Читать книгу Un Gelato Per Henry - Emanuele Cerquiglini - Страница 12

Prologo

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Non sempre le apparenze ingannano e non è vero che i mostri non esistono. I bambini dovrebbero saperlo e non gli andrebbe negato il mondo per quello che è, con la nobile intenzione di proteggerli. Sarebbe una scusa e un rinvio pericoloso nell’immersione con la realtà. Nel mondo c’è dualismo: comprendere il bene senza conoscere il male sarebbe come negare l’esistenza del libero arbitrio.

Ai bambini andrebbe spiegato, che pur essendo tutti gli esseri umani uguali, tra loro esistono un’infinità di differenze, che rendono ogni persona un individuo unico e irripetibile. Differenze imposte da diverse influenze: quelle interne alla famiglia, quelle dovute all’ambiente scolastico e quelle imposte dalla società e dal territorio. Tutte insieme determinano lo sviluppo cognitivo, fisico e spirituale dell’individuo. Attraverso queste influenze, l’individuo si forma e da adulto sceglie come agire. Distinguere il bene dal male e scegliere di agire nel bene, accettando l’esistenza del male e rifiutandolo, è un atto che dimostra la comprensione della dualità e la possibilità di muoversi con maggiore sicurezza e consapevolezza nel viaggio dell’esistenza terrena.

Del male, gli esseri umani ne discutono da sempre e attraverso le epoche affrontando la tematica partendo da presupposti differenti. Potremmo dire che ogni epoca ha il suo male, che va affrontato ed è impossibile girargli le spalle facendo finta che esso non esista.

Ma il male, esistendo, è veramente un’alternativa al bene? È veramente una scelta?

C’è la possibilità che esso si determini per una serie di privazioni, attraverso il (con)cedere a qualcosa che fa leva su una qualche carenza dell’essere umano, ma per affrontare questa discussione bisognerebbe andare oltre le risposte legate alla materia, preferendo scegliere un sentiero sensibile, di differente comprensione.

L’essere umano nella sua completezza e quindi anche e soprattutto nella sua dimensione spirituale, è l’unico criterio possibile e manifesto, che può discernere il bene dal male. Quando questa completezza non è raggiunta del tutto, discernere diventa difficile, talvolta impossibile.

Dalton Clark camminava all’alba tenendo la moglie per mano. Amava l’aria fresca dei Medford Lakes ed era felice di vivere da pensionato in quei luoghi.

«Abbiamo atteso tanto amore mio, ma finalmente è giunto il giorno che tanto aspettavamo e sarà meglio farci trovare pronti. Vedrai che un po' di movimento ci farà bene, sia al corpo che alla mente…» Disse Dalton, quando lui e la moglie arrivarono sulla banchina. Poi lasciò la mano della donna per liberare la canoa a due posti dalla staccionata di legno, dove era legata con una corda e assicurata tramite un nodo barcaiolo.

Samantha Monroe lo guardò senza rispondere. Era solita assecondare sempre quell’uomo, che anni prima l’aveva salvata e riportata in vita. Dalton l’aveva ascoltata e compresa come nessun altro aveva saputo fare, anche più dei suoi figli e del suo primo marito; per questo lei gli era tanto devota e si fidava ciecamente di lui. Dalton era un uomo gigantesco, grosso e grasso e si muoveva senza alcuna agilità, ma era forte fisicamente e duro di carattere; spesso lo era anche con i figli di Samantha, ma nonostante questo, lei sapeva che dietro quella spigolosità d’animo, batteva il cuore di un uomo buono, che sapeva come affrontare cose e situazioni che invece avrebbero atterrito e vinto la maggior parte delle persone.

Dalton mise la canoa per oltre metà in acqua, Samantha gli passo la pagaia e lui, ansimando, si sistemò per primo sulla canoa, sedendosi dietro.

«Sali amore, non avere paura, la tengo ferma io».

Samantha si arrotolò i pantaloni di lino sotto le ginocchia e salì a bordo della canoa non senza difficoltà, le sue articolazioni non erano più quelle di una ragazza e la sua schiena era spesso dolorante, ma voleva ardentemente trovarsi a galleggiare in mezzo al lago in compagnia del suo Dalton, attendendo che in quel fatidico giorno, tutto si predisponesse come avevano immaginato e stabilito da anni o meglio, come Dalton aveva stabilito e come lei e i suoi figli, fiduciosi, avevano accettato. Forse, quel giorno, tutte le sofferenze della sua esistenza sarebbero finalmente scomparse e lei si sarebbe vendicata di quanto la sua intera famiglia, negli anni, aveva dovuto subire senza mai potersi difendere.

Dalton aveva certezze che Samantha non possedeva, sapeva cose che altri non avrebbero mai neanche potuto immaginare e soprattutto aveva soluzioni, che anche se potevano sembrare apparentemente sconcertanti, erano le uniche possibili e andavano messe in pratica.

-Esistono forze che agiscono al di là della nostra comprensione di cosa siano il bene e il male, e a queste forze bisogna rispondere nell’unico modo che esse comprendono… Devi accettarlo se vuoi liberarti Samantha, altrimenti Esse torneranno più forti di prima e finiranno il loro lavoro, quello che hanno iniziato da tempo contro te e la tua famiglia…- Le diceva sempre così Dalton quando lei mostrava timidamente dei dubbi, ma senza mai giudicare l’uomo per le sue teorie e le sue convinzioni. Dalton l’aveva già salvata una volta e l’avrebbe fatto ancora. Samantha era solo una povera ignorante e sapeva di non poter comprendere tutto, ma sapeva di doversi fidare per dare una nuova chance a lei e soprattutto ai suoi figli.

Quando Samantha si sistemò sedendosi saldamente sul posto anteriore della canoa, Dalton tenendo la pagaia in equilibrio sulle gambe, fece leva con entrambe la braccia, affondando le sue mani gigantesche sul fondo melmoso della riva e spinse con tutta la forza che possedeva, fino a liberare la canoa nell’acqua.

In pochi minuti, mentre il sole sorgeva e con i suoi raggi iniziava a scaldare la natura intorno, Dalton e Samantha si ritrovarono a galleggiare in silenzio al centro del lago, ascoltando il canto mattutino degli uccelli nascosti tra le fronde degli alberi, mentre i riflessi brillanti della luce solare danzavano delicati sulle innocue onde che il moto della canoa aveva procurato, spezzando la piattezza pneumatica di quel lago ancora addormentato.

Un Gelato Per Henry

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