Читать книгу La perla sanguinosa - Эмилио Сальгари - Страница 5
PARTE PRIMA. I FORZATI DI PORT-CORNWALLIS
5. Una caccia ai granchi di mare
ОглавлениеIl sole stava per tuffarsi nelle glauche acque dell’Oceano Indiano, in mezzo a una nuvola fiammeggiante, quando Jody scese la spiaggia per recarsi, come soleva fare tutte le sere, alla pesca dei granchi di mare pei quali il governatore nutriva una vera passione.
Il Guercio vi era di già, e, vedendo comparire il macchinista, abbozzò un sorriso piuttosto maligno e si levò, dicendo con studiata noncuranza. «Credevo che non venissi a pescare questa sera, Jody, e stavo per andarmene.»
«E perché, se ti avevo dato la mia parola di condurti con me alla pesca?» chiese il mulatto, che lo osservava attentamente.
«Non so, era una mia idea, – rispose il cingalese. – Sei certo di prendere qualche granchio?»
«Non torno mai a mani vuote.»
«Allora ho fatto bene a non cenare, mi rifarò colla polpa bianca di quei deliziasi crostacei.»
«Sali e prendi i remi. La scialuppa è pesante e in due faremo più presto.»
Il cingalese ubbidì, collocandosi sul banco di prora, mentre il mulatto si sedeva dietro la macchina sul banco di poppa.
L’imbarcazione, sotto la spinta dei quattro remi, si staccò dalla spiaggia e si diresse lentamente verso la scogliera dei granchi. Era, più che una scogliera, un isolotto lungo un mezzo miglio e non più largo di cinquanta metri e chiudeva quasi interamente la baia di Port-Cornwallis, proteggendola efficacemente dai venti di levante e dalle onde.
La cima ed i pendii, che erano piuttosto ripidi, erano coperti di cocchi, i cui rami si piegavano sotto il peso delle grosse noci giunte ormai quasi a maturazione perfetta. Erano appunto quelle piante ad attirare sulla scogliera i grossi granchi di mare, i birgus-latro, crostacei ghiottissimi delle noci di cocco, non meno che delle frutta dei pandani.
Il suolo dell’isolotto era già coperto di un gran numero di gusci di cocco, completamente vuotati dagli avidi crostacei, i quali pareva si fossero riservati dei diritti d’esclusività su quelle piante, diritti che d’altronde nessuno pensava a contrastare loro, essendovi cocchi in abbondanza sulle spiagge delle Andamane.
Un quarto d’ora dopo, la scialuppa si amarrava in una minuscola caletta, difesa da una serie di punte rocciose che formavano una solida barriera contro la risacca.
«Che ve ne siano di già?» chiese il cingalese, mentre gli ultimi raggi di sole si spegnevano rapidamente e le tenebre invadevano il cielo.
«Ho collocato le esche stamane, – rispose il macchinista. – Appena l’oscurità avvolgerà la scogliera li vedrai giungere.»
«Che specie di esca?»
«Delle noci di cocco che ho fatto cucinare al forno. Non vi è di meglio per attirare quei crostacei.»
«Le preferiscono cotte, dunque, invece che crude?»
«Sembra, – rispose Jody. – Il fatto è che lasciano quelle crude per le altre.»
«Verranno dal mare?»
«No, scenderanno dalle piante. Di giorno amano tenersi sospesi agli alberi, all›ombra, aggrappati colle loro branche dalle punte acute. Vieni e non parlare.»
Legarono la scialuppa, si armarono di due mazze di legno del ferro, dure e pesanti quanto il metallo omonimo, e si arrampicarono sulla scogliera, dirigendosi verso un luogo ove le piante di cocco formavano un piccolo boschetto. Giunti presso il margine, si arrestarono guardando sotto la macchia, le cui foglie proiettavano una fosca ombra.
«È lì dentro che hai messo le noci?» chiese il cingalese.
«Sì, – mormorò il macchinista. – Ah! Guarda! Lo vedi scendere da quell›albero?»
Il cingalese aguzzò gli sguardi e vide un granchio di dimensioni mostruose, con due branche lunghissime, pesante non meno di una mezza dozzina di chilogrammi, che scendeva lentamente lungo il tronco d’un cocco, fermandosi di quando in quando come se temesse qualche brutta sorpresa. Appena giunto a terra si diresse verso un mucchio di noci cotte, che il macchinista aveva colà disposto al mattino.
Il crostaceo, senza perdere tempo, trasse dal mucchio la più grossa, la spogliò delle fibre che la coprivano, introdusse la punta d’una delle sue morse nel così detto occhio della scorza, poi girando intorno la trapanò con forza irresistibile, spezzandola.
Stava per gettarsi avidamente sulla polpa interna, quando il macchinista, sbucando improvvisamente dal suo nascondiglio, gli fu addosso, appioppandogli due tremendi colpi di mazza che gli fracassarono il guscio. Il povero crostaceo allungò, quindi ritirò le morse, cercando nel supremo spasimo dell’agonia di attanagliare il nemico, quindi si rovesciò su un fianco.
«Ecco il primo, – disse Jody, con voce lieta. – Rare volte ne ho preso uno grosso come questo.»
«È per me?» chiese il cingalese.
«Se ti fa piacere, prendilo pure. Ne troveremo qualche altro pel governatore. Ho collocato un altro mucchio di noci all›estremità della scogliera. Lascialo lì, lo raccoglieremo più tardi.»
Stava per volgere le spalle alla macchia e avviarsi verso la punta meridionale, quando il cingalese lo arrestò.
«Andiamo dall›altra parte, invece, – disse. – Io ho notato che tutte le volte che tu tornavi ben fornito di granchi, andavi a cacciarli verso la punta settentrionale. Perché vuoi cambiare questa sera?»
Quelle parole erano state pronunciate quasi con noncuranza, tuttavia Jody diventò pallidissimo e la sua destra cercò subito il coltello che teneva nascosto sotto la fascia.
«Là non ve ne sono più, – disse, cercando di dare alla sua voce un accento calmo. – Vuoi saperne più di me, Guercio?»
«Allora ci andrò solo, – disse il cingalese. – So ormai come si prendono e cacceremo uno da una parte e uno dall’altra. Vedrai che io ne prenderò più di te, Jody.»
«Ma se ti dico che non frequentano più quel posto,» ribatté il mulatto, che aveva ormai compreso quello che voleva lo spione. Malgrado facesse degli sforzi supremi per mantenersi calmo, onde non accrescere i sospetti del cingalese, cominciava a perdere il suo sangue freddo. Laggiù, all’estremità settentrionale delle scogliere, egli aveva nascosto i viveri che dovevano servire per la traversata dell’Oceano Indiano; perché dunque il cingalese insisteva per andare a cacciare i granchi di mare da quella parte? Aveva indovinato il progetto dei fuggiaschi? C’era da crederlo.
Per un momento ebbe l’idea di gettarsi improvvisamente sulla spia e di piantargli il coltello nel cuore, poi la paura che gli venisse chiesto conto del cingalese, che forse era stato appositamente mandato con lui sulla scogliera perché lo sorvegliasse o cercasse di scoprire qualche cosa, lo trattenne. Si trattava di perdere se stesso ed i compagni, mentre tutto era ormai pronto per la fuga.
Con uno sforzo supremo si calmò, poi disse con voce pacata al cingalese:
«Giacché lo vuoi, andiamo pure a fare una visita alla punta settentrionale. Se non ne troveremo, come già credo, andremo ad aspettarli dall›altra parte. A mani vuote non desidero ritornare.»
«Andiamo dunque,» disse il cingalese con un perfido sorriso.
Il mulatto, con un calcio poderoso, fece rotolare il granchio giù dalla china, gettandolo sulla spiaggia presso cui si trovava legata la scialuppa, prese la mazza e si mise in cammino dietro al cingalese, onde sorvegliare meglio le sue mosse.
Il Guercio però, che temeva forse qualche sorpresa, si affrettò dopo alcuni passi a metterglisi al fianco, narrandogli delle pesche prodigiose che faceva sulle coste di Ceylon, quando non era ancora stato condannato alla deportazione in quel penitenziario. Pareva che cercasse di stornare l’attenzione del macchinista; questi invece non lo perdeva di vista un solo momento e lo sorvegliava strettamente, cercando nel medesimo tempo di trarlo lontano dal luogo ove si trovava il piccolo deposito di viveri, senza darlo a vedere.
Il Guercio, a cui premeva di non tradirsi, si arrendeva senza resistenza, ma i suoi occhi scandagliavano le rocce che formavano la scogliera con una insistenza che faceva venire i brividi al mulatto. Con una scusa qualsiasi si arrestava quando scorgeva qualche crepaccio, perlustrandolo attentamente coi suoi sguardi furbeschi, balzava sulle rocce per meglio osservare se sulla spiaggia vi fossero dei granchi e di quando in quando fingeva d’incespicare e si lasciava cadere, quando poteva vedere qualche fenditura.
Jody osservava tutte quelle manovre sospette, tuttavia si studiava di non farci caso. La sua destra stringeva sempre il coltello, pronto a qualsiasi sbaraglio, a qualsiasi rischio.
Giunti all’estremità della scogliera senza aver scorto alcun granchio, Jody si fermò, dicendogli:
«Avevo ragione io di dirti che qui i granchi non vengono più. Sono stati troppo spaventati.»
Il cingalese non rispose subito. Ritto sulla cima d’una roccia, guardava insistentemente una spaccatura, semicoperta da sterpi, che s’apriva a qualche metro dal livello dell’acqua e che poteva essere l’entrata di qualche caverna. Jody aveva seguito quello sguardo.
«Che cosa guardi?» chiese con voce minacciosa.
«Mi pareva di aver scorto, in mezzo a quelle punte rocciose, uno swordfish, – rispose il cingalese, pacatamente. – Sono eccellenti, sai Jody quei pesci. Li conosci tu?»
«Tu parli dei pesci velieri, mi pare.»
«Sì.»
«Io non vedo nulla.»
«Eppure giurerei su Godama di aver scorto la sua natatoia dorsale e anche la sua lunga spada.»
«Va› a prenderlo dunque,» disse Jody con impazienza.
«Se avessi una fiocina, non me lo lascerei scappare.»
«Giacché non l›abbiamo, è inutile che ci soffermiamo qui. Torniamo verso i cocchi; non sono già venuto qui a fare una partita di chiacchiere con te, Guercio.»
«Sì, andiamo a prendere qualche granchio pel governatore,» rispose il cingalese.
S’incamminarono l’uno presso l’altro, seguendo la cresta della scogliera. La luna, al suo ultimo quarto, s’alzava allora sull’orizzonte specchiandosi in mare ed una fresca brezza soffiava da levante facendo stormire dolcemente le foglie piumate dei cocchi. Alla base della scogliera la risacca rumoreggiava, accartocciando le onde con ritmo monotono e rigettando sulla sabbia le conchiglie.
Avevano percorso una cinquantina di passi, costeggiando sempre i boschetti, quando il cingalese, che pareva ruminasse da un po’ qualche cosa nel suo cervello, chiese improvvisamente al macchinista:
«Hai più veduto Palicur?»
«Il malabaro? – domandò Jody. – No, non l›ho più veduto; mi hanno detto che è ancora all›infermeria e per causa tua.»
«Cioè sua,» rispose il cingalese.
«Sia come vuoi, ma vorrei sapere perché mi hai fatto quella domanda,» disse il mulatto, guardandolo sospettosamente.
«Sai che ho saputo una bella storia sul suo conto?»
«E quale?»
«Che egli si trova al bagno per aver ucciso due o tre tiruvamska dell’antico monastero di Annarodgburro.»
«Che i granchi mi strappino un braccio se io so che cosa tu voglia dire,» rispose il macchinista, alzando le spalle.
«E ha una fanciulla in quel monastero.»
«Non so nulla io.»
«E si dice che egli sia un discendente degli antichi rajah di Calicut.»
«Tu mi narri delle frottole,» disse Jody.
«No, è Palicur che ha detto ciò all›europeo, e quando narrò la sua storia io l›ho udito più volte singhiozzare. Mi trovavo nella cella prossima a quella da loro occupata ed ho potuto udire tutto.»
«E che cosa importa a me quella storia?»
«È vero, sono uno stupido, – disse il cingalese ridendo. – Non può interessarti, avendo noi tutti una storia. È meglio che ci occupiamo dei granchi. Ne troveremo altri? Il mio non lo cederò al governatore; me lo hai regalato e me lo mangerò.»
«Nessuno te lo disputa; d›altronde non torneremo con quello solo. Vieni nella macchia dove ho collocato le noci di cocco cotte nel forno. A quest›ora ve ne saranno altri che stanno mangiandole.»
Si diressero verso il gruppo di piante impugnando la mazza e, giunti sul margine, udirono subito gli scricchiolii prodotti dalle poderose tenaglie dei crostacei sui gusci delle frutta. Cinque o sei granchi erano calati dagli alberi od erano sorti dal mare e si erano gettati avidamente sulle esche. «Addosso, Guercio!» gridò Jody.
Si precipitarono in mezzo alle piante percuotendo furiosamente i dorsi dei poveri animali, i quali invano cercavano di far fronte a quella grandine, allungando ed agitando minacciosamente le loro branche.
In meno d’un minuto furono tutti a terra semi-fracassati, colle zampe spezzate, spargendo intorno quell’odore particolare ai granchi ed ai gamberi, che emanava dalle loro ferite.
«Ne abbiamo abbastanza per questa sera, – disse Jody. – Uno a me, uno tu l’hai già e gli altri al governatore. Imbarchiamoli e torniamo al penitenziario.»
«Dormirei volentieri su questa scogliera, – disse il cingalese. – Si sta bene qui.»
«Non compromettermi, Guercio, – rispose il macchinista. – Se io non ti riconducessi si potrebbe credere che io avessi cercato di farti fuggire e la doppia catena non amo portarla per nessuno.»
«Forse nessuno s›inquieterebbe al penitenziario se io tornassi domani. Hanno fiducia in me.»
«Ma non ne ho io, – rispose asciutto Jody. – Se tu fuggissi ne andrei di mezzo io. Basta, Guercio, non dire sciocchezze od io vado ad avvertire i guardiani.»
«Non ce n›è bisogno; torno con te.»
Trasportarono i granchi nella scialuppa, sciolsero la fune e presero i remi, avviandosi lentamente verso la baia. Un quarto d’ora dopo giungevano dinanzi all’imbarcadero che in quel momento non era vigilato, non essendo ancora stato suonato il copri-fuoco.
«Prendi il tuo granchio e vattene,» disse Jody.
«E tu? – chiese il cingalese, guardandolo maliziosamente. – Volevo invitarti a cenare con me; sai che domani dovrò tornare al cantiere e che non ci rivedremo più per qualche settimana.»
«Ho da portare i granchi al governatore e ricevere gli ordini per domani.»
«Allora buona notte, Jody, – disse il Guercio, mettendosi sulle spalle il granchio regalatogli e allontanandosi. – Guardati dai cattivi incontri».
«Quali?»
Il cingalese rispose con una risata e scomparve sotto gli alberi del viale.
Il macchinista rimase sulla spiaggia con una mano affondata nella fascia dove celava il coltello, in preda ad una terribile perplessità.
«Avrei fatto meglio ad ucciderlo, – disse con voce irata. – Quel furfante sa troppe cose ed ho paura che venga a guastare i nostri progetti. Mi ha spiato, ne sono certo, e sa che io da tempo vado accumulando dei viveri entro quel crepaccio. Come ha fatto a saperlo? Che sia uno stregone od un demonio costui?
«Fortunatamente domani, se tutto va bene, noi saremo lontani di qui e sulla scogliera non rimarrà un solo biscotto, né una briciola di pesce secco. Non perdiamo tempo. Sono già le dieci.»
Gettò i granchi entro una carriola, lasciandone però uno nella scialuppa, e li portò nella casa del governatore, poi collo stesso rotabile s’avviò verso il piccolo deposito di carbone, mormorando:
«Cerchiamo d›imbarcarne più che si può! Nella rapidità sta la nostra salvezza. Avanti e coraggio.»