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DUE AMORI
RACCONTO DI SALVATORE FARINA
VOLUME I
XV
ОглавлениеOtto giorni dopo, il mio amico era in grandi faccende. Mi chiamò a sè e mi recai nella sua abitazione. Lo trovai in mezzo ad una faraggine di mobili e di tappeti. Appena mi vide, mi venne incontro-il suo volto spirava la gioia. Raccomandò a Charruà sorvegliasse alle opere degli artefici, e mi trasse nella sua camera.
Non ebbi tempo d'interrogarlo, che egli mi pose a parte con una parola della sua felicità: sposava Clelia.
Pensate se n'era lieto. Aveva fatto addobbare di nuovi arazzi le camere; aveva cercato d'indovinare quanto poteva riuscire gradito ad una donna, e lo aveva accumulato con ogni cura nelle sue sale. Egli aveva ancora la testa piena di progetti; qua era una statuetta da collocare, colà un amorino, una tenda, uno specchio.
Guardai fisso Raimondo-l'anima gli brillava nel volto; mi pareva un altro uomo.
La gioia e il dolore ci trasformano e si contendono bizzarramente il dominio dello spirito.
Alla sera volle lo accompagnassi dalla contessa. Da qualche giorno io l'aveva trascurata; però acconsentii volentieri.
Clelia e il generale vennero anch'essi. Ogni mio studio fu di penetrare nell'animo di Raimondo e di vedere se la sua guarigione era sicura, e se non fosse a temersi una ricaduta nelle prime melanconie. Ma ogni mio dubbio cessò ben tosto.
Assolutamente la felicità ci trasforma-assolutamente la felicità è nell'Amore.
Com'ebbi così conchiuso, salutai la contessa, il generale e la signorina Clelia; strinsi la mano a Raimondo, e lusingato del buon esito della mia cura, andai a cacciarmi fra le coltri.
Io non amavo, però dormii sonni profondi; e siccome la contentezza di Raimondo si rifletteva nel mio cuore, sognai che avevo una bella, e che la mia bella mi faceva una carezza.