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Questo volume, che fa seguito all'altro pubblicato or fa un anno sotto il titolo di Politica Estera, non esaurisce la documentazione dell'opera compiuta da Crispi nell'ufficio di Ministro degli Affari esteri.

Su di una parte dell'attività prodigiosa di Lui ho creduto opportuno sorvolare, su quella che spiegò a vantaggio degli italiani dimoranti all'estero, sia proteggendoli dalle sopraffazioni, sia moltiplicandone le scuole, sia sottraendo le missioni cattoliche nazionali al protettorato di altra potenza. Non ho potuto raccogliere una messe adeguata di documenti, ed anzichè esporre incompiutamente questioni così importanti, ho preferito, per ora, tacerne.

Sono belle pagine di energia fattiva, di alto sentimento di dignità, di amore alla stirpe che mancano a questo libro.

Dall'elevato concetto che Crispi aveva della solidarietà patria rampollava gagliarda la coscienza del dovere di tutela per ogni italiano che si trovasse al di là dei confini d'Italia. E gl'italiani lontani sentirono durante il governo di Lui di non essere abbandonati al destino, e più vivo l'attaccamento alla loro terra.

Le scuole nei paesi esteri, strumenti di cultura e di nazionalità, ebbero da Crispi le maggiori cure. Le poche esistenti quand'egli salì al potere erano affidate a Corporazioni religiose, le quali non impartivano un insegnamento che potesse soddisfarci e non permettevano ai nostri Consoli alcuna efficace vigilanza; in qualche luogo, come in Tunisia, specialmente durante la primazia [pg!vi] del cardinale Lavigerie, erano esclusi da scuole, che si dicevano italiane, anche i maestri italiani. Crispi le tolse alle Corporazioni religiose che insegnavano a beneficio di una influenza che non era la nostra, trasformandole in scuole laiche, con metodi didattici moderni e con mezzi sufficienti affinchè in Levante riconquistassero alla nostra lingua il primato che vi ebbe una volta. E molte altre ne istituì ex novo, vincendo ostilità d'ogni genere.

Nè trascurò nell'Oriente vicino ed estremo un altro organo di propaganda italiana, i missionari di nostra nazione, i quali, protetti dalla Francia quando l'Italia era divisa, dovevano poter contare sulla loro patria unita e grande potenza. Crispi considerando tutti i connazionali alla stessa stregua, accordò protezione in Turchia a tutte le missioni italiane che la richiesero, ed in Cina ottenne che non fossero ammessi i missionari del nostro paese sprovvisti di passaporto italiano.

Ma sebbene in questo volume manchino così belle pagine, altre ve ne sono straordinariamente interessanti nelle quali troverà solido fondamento il giudizio definitivo sulla concezione che Crispi ebbe della politica estera necessaria al nostro paese e sugli accorgimenti coi quali applicò le sue idee.

Allontanato dal potere nel 1891 e nel 1896, due volte alla vigilia della scadenza della Triplice Alleanza, Francesco Crispi ebbe il dolore di vedere isterilire il terreno che aveva lavorato con saldo aratro e con lena infaticata.

Ma se i frutti dell'opera di Lui non furono raccolti, se l'influenza acquistata all'Italia fu perduta, rimarrà ad onor suo e ad insegnamento altrui il solco profondo, nè andrà dispersa pei silenzi della storia la voce di questo Italiano per eccellenza che agli italiani a venire, fusi nel bronzo dell'unità e capaci d'intendere, griderà parole di fede, di ardire, di gloria.

Roma, gennaio 1913.

T. Palamenghi-Crispi. [pg!1]

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