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Zarathustra aveva detto questo al suo cuore, quando il sole era a mezzogiorno: allora egli guardò in alto interrogando – poichè udiva sopra di sè l'acuto grido di un uccello. Ed ecco! Un'aquila volava a larghi cerchi per l'aria, e da essa pendeva un serpente, non come una preda ma come un amico: giacchè essa lo teneva avvolto intorno al collo.

«Ecco i miei animali!» disse Zarathustra, e si rallegrò di cuore.

«Il più superbo animale sotto il sole, e l'animale più astuto – sono andati ad esplorare.

Essi vogliono accertarsi se Zarathustra viva ancora. In verità vivo io ancora?

Trovai maggiori pericoli fra gli uomini che fra gli animali; per vie pericolose va Zarathustra. Possano guidarmi i miei animali!».

Allorchè Zarathustra ebbe detto ciò, ricordò le parole del santo nel bosco, e sospirando disse al suo cuore:

«Potessi essere più accorto! Potessi essere accorto, nel profondo, come il mio serpente!

Ma io chiedo l'impossibile; pregherò il mio orgoglio di accompagnarsi sempre alla mia saggezza!

E se mi abbandonasse un giorno la mia saggezza – ah, purtroppo essa ama volarsene via! – possa allora il mio orgoglio volarsene insieme con la mia follia!».

Così cominciò la discesa di Zarathustra.

Così parlò Zarathustra

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