Читать книгу Racconti politici - Ghislanzoni Antonio - Страница 10
IV.
ОглавлениеIl vecchio Gregorio discese nella cantina, e tornò poco dopo col litro ricolmo. Egli riprese la sua storia a voce bassa:
«Tutta la valle era piena di tedeschi... ma di quelli... voi sapete... si diceva che mangiassero le candele e i ragazzi appena nati! — Io cominciava ad aver paura... Mi era venuto in mente di mandar via la Martina, come avevo fatto alcuni mesi prima, quando passavano i crociati dello Stelvio. Veronica era malata — come si fa?... E poi, c'era pericolo — le strade erano piene di soldati — e quegli altri... i nostri battevano le montagne per ritornare in Svizzera — Ero là: sotto quel fico, a pensare, colla testa nelle mani. Vedo comparire il Console sulla porta del cortile — (allora chiamavano Console quello che oggi... presso a poco... si chiama sindaco) — Buon dì, Gregorio! — Signor Console, il mio rispetto! — Hai tu una camera per dar alloggio ad un uffiziale? — Camere! alloggio!... ma quando mai ho avuto delle camere io? — Eppure bisogna avere una camera! — Bisogna...! è presto detto... ma come si fa?... — Si fa... si fa...! insomma... bisogna che tu metta in ordine la camera... Fra mezz'ora io verrò qui coll'uffiziale... Hai capito? — Ho capito... ma quanto poi all'intendere...»
Il Console aveva messo un'aria, quella mattina!... Mi rideva in muso!... Basta!... Nel cinquantanove ho liquidato i miei conti con quella mummia... gli ho fatto sputare i due denti dinanzi... e d'allora in poi nessuno lo ha più veduto ridere. — Figuratevi il mio imbarazzo... e la mia paura! Pensa... rifletti: — che serve? se io non preparo l'alloggio, quelle bestie mi infilzano sulla baionetta e dànno il fuoco alla casa per arrostirmi! Non c'era verso... La povera Martina consentì a cedere la sua stanza che era imbiancata di fresco — fra noi due, in meno di un quarto d'ora, vi collocammo i mobili migliori pian pianino... come se si portasse attorno del vetro — ma pure l'ammalata si accorse di quell'insolito vai e vieni. «Mio Dio! che novità son queste! esclamava Veronica dal suo letto... con voce affannata...» Io corsi a lei per calmarla... In quel momento si intese nel cortile un rumore come quando il pescivendolo mette a terra la sua stadera — Il Console gridava: Gregorio! dove è andata quella bestia?... Presto! non si faccia aspettare il signor tenente!!! E l'altro colla sua stadera a battere le muraglie... che pareva satanasso colle sue mille catene. Io non poteva staccarmi da Veronica... La povera donna era presa dal convulso...e spasimava fra i singhiozzi. — In quel momento, Dio aveva la testa rivolta d'altra parte...od era occupato a far cadere le foglie!...Quando io scesi nel cortile, la Martina aveva già parlato all'uffiziale — questi le rispondeva a bassa voce coll'aria più mansueta. — Era biondo come una pecora...quel boia — ed io, che mi aspettava di veder un orso colla bava alla bocca e cogli occhi pieni di sangue... io... bestione... Ma quella faccia di latte e ciliegia avrebbe ingannato il diavolo!....
«La Martina era smorta come la cera — l'altro tutto leccato le diceva: non affer paura!... tettesco star bona!... E quel muso da forca del Console... anch'egli si era messo a far il bocchino... e non cessava di ridere... Ve l'ho già detto, don Remondo — quella vecchia birba ora non ride più!...» «Se il signor tenente vuol vedere la sua camera... gli dissi io, entrando di mezzo — Oh! pasta! pasta! rispose il tedesco — mi piacer tutto in tua casa, pono uomo! — Egli sedette presso la tavola, mandò via il console con un segno della mano — e ordinò da colazione. Mi è mai passato un sospetto — un mezzo sospetto per la testa? Quindici giorni lo abbiamo tenuto in casa — timido... rispettoso...! Parlava poco, e sempre a voce bassa, per paura — diceva — ti tisturpare la mamma. — Egli andava, veniva, tornava ad uscire... mangiava molto e beveva pochissimo...non si lagnava di nulla!... Io mi fidava interamente di lui... Quanto alla Martina poi... Ve l'ho già detto... una ragazza che non distingueva la capra dal montone, e credeva che i figli nascessero fasciati. Non è bene che le figliuole sieno proprio all'oscuro di tutto... A una certa età, bisogna metterle in guardia... bisogna ammaestrarle, perchè senza avvedersene non abbiano a giuocare colla vipera... Voi mi capite, don Remondo. Io non vi dico altro... Cosa hanno fatto... cosa non hanno fatto...? Il tenente è partito... chi si è visto si è visto... e lei è restata... come Dio ha voluto!...»