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RAGIONE DELLʼOPERA
ОглавлениеIo, Roboamo Puffista, barone senza stemma, cavaliere di tutte le industrie, gran croce dellʼordine dei Nullatenenti, dottore di scienza occulta, nato a Londra, battezzato a Parigi, educato a Costantinopoli, assente da tutte le città del globo e inquilino perpetuo della ignota dimora;
Trovandomi oggimai ridotto allʼestremo passo della vita, e sapendo per certi dati di dover tirare lʼultimo fiato innanzi alla scadenza delle mie ottocento ventiquattro cambiali girovaghe, firmate per la massima parte con nomi di fantasia; Non possedendo, pel momento, altri fondi per soddisfare a miei impegni cambiarii che quattro marche da giuoco e dodici bottoni del mio quondam cappotto da guarnazionale;
E volendo, dʼaltra, parte, chiudere gli occhi senza rimorsi, e lasciare, in mancanza di altri capitali, un nome onorato e benedetto, sicchè la maggioranza della umanità mi protegga, dopo morte, dalla malevolenza e dalla calunnia dei miei vili creditori, i quali, come risulta dalle recenti statistiche della popolazione del globo, non cessano di rappresentare una minoranza impercettibile:
Ho risoluto, come risolvo, di tramandare ai posteri un breve opuscolo che si intitola lʼArte di far Debiti, già ideato a Parigi nei miei primi ozii di Clichy, abbozzato a Milano durante la mia involontaria permanenza in un piccolo appartamento della via di SantʼAntonio, e ridotto a purgata lezione in questi ultimi giorni di domicilio coatto impostomi dalla malattia.
Questo opuscolo è la sintesi di tutta la mia vita, il riepilogo di tutte la mie grandi esperienze; è un immenso patrimonio che io trasmetto alla umanità tutta intera – Quandʼanche i miei creditori (gente di dura cervice!) non volessero, o fingessero di non riconoscere lʼimportanza del mio libro, – io mi tengo certo che la parte meno pregiudicata dal mio sistema economico gli farà buon viso.
Io muoio in unʼepoca di grande progresso – io scomparisco, dal mondo mentre è già prossima la maturità dei tempi, in cui lʼuniverso non rappresenterà che una immensa gabbia di… debitori.
La sentenza è paradossale – ma io tengo per fermo che fra una diecina dʼanni, la specie dei creditori avrà cessato di esistere, e al mondo non vi saranno che debitori.
Una chiaroveggenza divina irradia lo spirito dei morenti – io leggo nellʼavvenire… io prevedo la grande epoca del deluto universale.
Sulle piazze si erigono delle cataste… Da quelle cataste… sporgono dei volti umani… dei ceffi raggrinzati e defformi… dei nasi cogli occhiali… delle bocche immani da usurai che digrignano i denti…
Sapete cosa sono quelle cataste? – sono a milioni di migliaia le cambiali in protesto del genere umano – sono cartelle del debito pubblico, cartelle di prestiti municipali, azioni di strade di ferro e di canali – libri mastri di caffettieri e di sarti – note di brugnoni e di modiste…
Qualcuno ha messo il fuoco a quelle cataste… Vedete le orribili fiamme! udite le strida feroci!..
Copritevi gli ocelli! turatevi gli orecchi! – è il credito che brucia – sono gli ultimi creditori che spariscono dalla faccia del mondo…
Frattanto – in attesa che i tempi maturino – vediamo, o puffisti fratelli, di scongiurare, per quanto è da noi, le calamità presenti.
Questo libricciuolo, che ben a ragione potrebbe intitolarsi il libro dʼoro, in quanto esso insegni a cavar il prezioso minerale da quella silice dura che è il credito moderno, incontrerà senza dubbio lʼuniversale favore e raccomanderà il mio nome alla perpetua riconoscenza dei posteri.
Dopo ciò lettori puffisti, non mi resta che ad invocare il genio del puff e pregarlo acciò vi tenga sempre nella sua santa custodia.
Roboamo Puffista.