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CAPITOLO II

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Delle disposizioni naturali del Puffista

Non è poeta chi vuole, e così non può riuscire puffista chi non abbia sortito delle disposizioni naturali convenienti allʼalta missione.

Con questa sentenza non intendo disanimare i meno favoriti della natura. Quando si dice poeta o puffista, si vogliono designare i tipi elevati delle due specie – noi sappiamo che collo studio e colla pratica molti individui dolati di mediocre talento riescono a fare dei buoni versi ed anche dei debiti di qualche rilievo.

Ma per divenire puffista di prima classe, puffista di alta società, puffista mondiale, si richiedono delle doti non comuni, e noi brevemente le accenneremo.

Il puffista di prima classe esce ordinariamente da una famiglia agiata. Se questa famiglia, oltre ad essere agiata, è anche onesta, tanto meglio per lui. La buona riputazione dei parenti potrà agevolargli il successo delle prime intraprese puffistiche.

Una certa avvenenza personale può riuscire vantaggiosa. Giova la statura elevata quando si colleghi ad una certa rotondità di forme. Gli uomini lunghi e macilenti ispirano ordinariamente meno fiducia che non i tarchiati e pienotti. Il vero puffista deve aver sortito dalla natura quella impronta di distinzione che non ha tipo fisso, ma che può, aiutata dallʼartifizio, soccorrere di fallaci apparenze i caratteri più viziati e più ignobili.

Requisito indispensabile è la poca trasparenza della epidermide. Vi hanno dei momenti nella vita, per il puffista come per lʼuomo di Stato, dei momenti nei quali un rossore importuno delle guancie, un menomo turbamento della fronte può compromettere tutto un piano finanziario abilmente immaginato e tradire i più ingegnosi divisamenti. I muscoli della faccia vogliono esser tenaci, tali da poter reagire contro le interne commozioni dellʼanimo, sieno pur queste il sussulto della gioia o il brivido qualche volta inevitabile della paura. Per finirla collʼaccenno delle doti fisiche, diremo che lingua sciolta, corpo elastico e gambe snelle rappresentano altrettante condizioni favorevoli per lʼindividuo che intende avventurarsi alla grande carriera.

Quanto alle doti dello spirito non è mestieri avvertire che senza un ricco corredo di intelligenza non è lecito aspirare a meta sublime – sebbene, come vedremo più innanzi, in un puffista di seconda e terza classe, alla deficienza dello spirito possa supplire un acutissimo istinto di furberia.

Il grande puffista, il puffista di primo ordine, devʼessere ad un tempo grande matematico e grande poeta. – Il genio poetico deve ispirargli i sublimi concetti, il genio matematico deve fornirgli i mezzi strategici per tradurli in atto e condurli a buon fine.

È un istinto di divinazione quello che ispira e conduce i predestinati nel campo tante volte esplorato e non mai abbastanza mietuto del credito senza base– è un istinto di divinazione quello che ci addita le fonti vitali dove a noi sarà permesso di abbeverarci e di inebbriarci dellʼaltrui, senza pericolo e senza rimorso. La poesia fiuta da lontano il bosco degli agrumi; noi accorriamo con gioia, noi stendiamo la mano a cogliere il frutto. Una volta che il limone sia in nostra mano, la matematica ci suggerirà i meccanismi per ispremerne il maggior sugo possibile.

(Che i miei creditori superstiti non si offendano se io li ho paragonati a dei limoni. Dopo lʼananasso ed il cedro, non vegeta sulla superficie della terra un più nobile frutto!)

Il genio poetico non può bastare da solo a creare il perfetto puffista– ove a questo non soccorra il talento matematico, si avranno delle concezioni sublimi, degli intendimenti elevatissimi, non mai dei risultati sicuri. La biografia di molti poeti è là per attestare ciò che io asserisco. Omero non sarebbe morto di fame se alla grandiosità delle sue concezioni puffistiche avesse accoppiato il talento più positivo e la pazienza di realizzarle! Dante, il divino Dante, con tutta la sua buona volontà di puffare il mondo, non riuscì che un mediocrissimo puffista, perchè altero, disdegnoso, impaziente, non seppe mai realizzare sul terreno finanziario le proprie ispirazioni. Dante, per difetto di senso pratico, non seppe cavare un quattrino nemmeno dagli uomini del suo partito – e fa compassione il pensare come quella mente immaginosa non abbia trovato altro modo per vendicarsi dei Guelfi che quello di relegarli ancora viventi nelle bolgie dellʼinferno. – Oh quanto più solenni, e più tremende, e più meritevoli di fama sarebbero riuscite le vendette del divino poeta, se oltre ad aver anatemizzati i proprii avversari politici cogli irosi suoi carmi, li avesse anche… puffati!..

Ma questo talento del puffare per unʼidea elevata, del puffare per ispirto di parte, del puffare ad onore ed incremento delle lettere, a benefizio della politica e delle arti, a maggior gloria della patria, nellʼinteresse della libertà, della democrazia, per la redenzione di tutto il genere umano – rendiamo giustizia al secolo – questo talento è proprio dellʼepoca nostra. I poeti, i pensatori dellʼantichità, sotto questo aspetto, impallidiscono al nostro confronto! – Rari, nei secoli trascorsi appariscono gli uomini, nei quali si riunissero in uguale misura queste due doti, lo spirito creatore e il talento del calcolo. – Oggigiorno la fantasia e la speculazione si sono dati la mano; oggidì nessuno può esser grande nella letteratura e nelle arti, che non congiunga ad una vivace e forte immaginazione anche il genio più positivo delle matematiche. Epperò sono rari i poeti e i letterati, che non sieno al tempo istesso abilissimi puffisti. E dove per poeti si intendano anche quegli spiriti ardenti che esalano il loro patriottissimo in declamazioni o in flebili elegie, mentre calcolano sulla dabbennaggine dei credenti per ridurli alla condizione di creditori, si vedrà la ragione per cui lʼarte del puffare abbia raggiunto ai tempi nostri così prodigioso sviluppo.

Per finirla colle doti morali del puffista, eccovi in abbozzo il suo ritratto psicologico. – Mente immaginosa e guardinga; fecondità di concezioni e prudenza di fatti; arditezza somma e somma cautela – tenacità di propositi e disinvoltura di mezzi. La frenologia non ha mancato di esaminare diversi cranii di individui vissuti nelle più alte regioni del puff– in tutti questi cranii si notarono prodigiosamente sviluppati gli organi della acquisività, della immaginazione, del calcolo, e perfino – ciò che recherà meraviglia – gli organi della prodigalità e della filantropia.

Che il puffista sia prodigo… della roba altrui, è cosa naturalissima – noi dimostreremo più tardi con esempii desunti dalla cronaca contemporanea, come, senza elidersi o contraddirsi, possano svilupparsi nel medesimo individuo e agire di pieno consenso i due organi della acquisività e della filantropia. – Il puffista, in rapporto alla società, è una pompa che aspira le acque stagnanti per projettarle sui campi insterili a produrvi la vegetazione.

Non accennerò alle disposizioni naturali che ordinariamente si riscontrano nei puffisti di seconda e di terza classe. – Tenete per fermo questa massima che: tutti gli individui forniti di ragione possono qual più qual meno puffare il loro prossimo. Tutto sta a non prendere errore nella designazione della vittima, e a persistere con tutte le pratiche suggerite dallʼarte perchè questa dia tosto o tardi il suo prodotto.

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