Istoria civile del Regno di Napoli, v. 9

Istoria civile del Regno di Napoli, v. 9
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Giannone Pietro. Istoria civile del Regno di Napoli, v. 9

LIBRO TRENTESIMOQUINTO

CAPITOLO I. Di D. Ferdinando Ruiz di Castro Conte di Lemos, e della congiura ordita in Calabria per opera di Fr. Tommaso Campanella Domenicano, e di altri Monaci Calabresi del medesimo Ordine

CAPITOLO II. Del Governo di D. Giovanni Alfonso Pimentel d'Errera Conte di Benavente; e delle contese, ch'ebbe con gli Ecclesiastici per la Bolla di Papa Gregorio XIV, intorno all'immunità delle Chiese

CAPITOLO III. Del Governo di D. Pietro Fernandez di Castro Conte di Lemos; e suoi ordinamenti intorno all'Università de' nostri Studi, perchè presso noi le discipline e le lettere fiorissero

CAPITOLO IV. Del Governo di D. Pietro Giron Duca d'Ossuna; e delle sue spedizioni fatte nell'Adriatico contra Vineziani, ch'ebbero per lui infelicissimo fine

CAPITOLO V. Infelice Governo del Cardinal D. Antonio Zapatta. Morte del Re Filippo III, e leggi che ci lasciò

LIBRO TRENTESIMOSESTO

CAPITOLO I. Di D. Antonio Alvarez di Toledo Duca d'Alba, e del suo infelice e travaglioso governo

CAPITOLO II. Del Governo di D. Ferrante Afan di Riviera Duca d'Alcalà

CAPITOLO III. Di D. Emmanuele di Gusman Conte di Monterey; e degl'innumerabili soccorsi, che si cavarono dal Regno di gente e di denaro in tempo del suo Governo

CAPITOLO IV. Del Governo di D. Ramiro Gusman Duca di Medina las Torres; e de' sospetti che s'ebbero di nuove invasioni tentate da' Franzesi

CAPITOLO V. Il Principato di Catalogna si sottrae dall'ubbidienza del Re, e si dà alla Protezione e Dominio franzese. Il Regno di Portogallo parimente scuote il giogo ed acclama per Re Giovanni IV, Duca di Braganza. Guerre crudeli, che perciò s'accendono per la ricuperazione della Catalogna; per sostegno delle quali, siccome per quella di Castro, bisognò pure dal Regno mandar gente e danaro

§. I. Il Regno di Portogallo scuote il giogo, e si sottrae dalla Corona di Spagna

CAPITOLO VI. Caduta del Conte Duca, che portò in conseguenza quella del Duca di Medina, il quale cede il Governo all'Ammiraglio di Castiglia suo successore

CAPITOLO VII. Del breve Governo di D. Giovanni Alfonso Enriquez Almirante di Castiglia

LIBRO TRENTESIMOSETTIMO

CAPITOLO I. Del Governo di D. Rodrigo Ponz di Leon Duca d'Arcos; e delle spedizioni che gli convenne di fare per preservare i Presidj di Toscana dalle invasioni dell'armi di Francia

CAPITOLO II. Sollevazioni accadute nel Regno di Napoli, precedute da quelle di Sicilia, ch'ebbero opposti successi: quelle di Sicilia si placano: quelle di Napoli degenerano in aperte ribellioni

CAPITOLO III. Venuta di D. Giovanni d'Austria figliuolo naturale del Re; che inasprisce maggiormente i sollevati, i quali da tumulti passano a manifesta ribellione. Fa che il Duca d'Arcos gli ceda il Governo del Regno, credendo con ciò sedar le rivolte. Parte il Duca, ma quelle vie più s'accrescono

§. I. D. Giovanni d'Austria prende il Governo del Regno

CAPITOLO IV. Di D. Innico Velez di Guevara, e Tassis, Conte d'Onnatte, nel cui governo si placarono le sedizioni, e si ridusse il Regno sotto il pristino dominio del Re Filippo

CAPITOLO V. Il Conte d'Onnatte restituisce i Presidj di Toscana all'ubbidienza del Re, e rintuzza le frequenti scorrerie de' banditi. Sua partita: monumenti, e leggi, che ci lasciò

CAPITOLO VI. Governo di D. Garzia d'Avellana, ed Haro Conte di Castrillo, nel quale il Duca di Guisa con nuova armata ritenta l'impresa di Napoli, ed entra nel Golfo, ma con infelice successo

CAPITOLO VII. Crudel pestilenza miseramente affligge la città ed il Regno: si estingue, ed al Conte vien dato successore

LIBRO TRENTESIMOTTAVO

CAPITOLO I. Il Conte De Pennaranda manda dal Regno soccorsi per l'impresa di Portogallo: reprime l'insolenze dei banditi; e festeggia la natività del Principe Carlo e le nozze dell'Imperador Leopoldo con Margherita d'Austria figliuola del Re: parte indi dal Regno, essendogli dato successore

CAPITOLO II. Governo di D. Pascale Cardinal d'Aragona

CAPITOLO III. Morte del Re Filippo IV, suo testamento e leggi che ci lasciò

CAPITOLO IV. Stato della nostra Giurisprudenza nel Regno di Filippo III e IV e de' Giureconsulti ed altri Letterati che vi fiorirono

§. I. L'Avvocazione in Napoli si vide a questi tempi in maggior splendore e dignità

CAPITOLO V. Politia delle nostre Chiese di questi tempi, insino al Regno di Carlo II

§. I. Monaci e beni temporali

LIBRO TRENTESIMONONO

CAPITOLO I. D. Pietr'Antonio d'Aragona ributta la pretension del Pontefice promossa per lo Baliato del Regno. Si muove nuova guerra dal Re di Francia col pretesto della successione del Ducato del Brabante con altri Stati della Fiandra, la qual si termina colla pace d'Aquisgrana

CAPITOLO II. D. Pietr'Antonio d'Aragona soccorre a' bisogni della Sardegna per la morte data a quel Vicerè: perseguita i Banditi nel Regno; riduce a perfezione la numerazione de' fuochi: va in Roma a prestar in nome del Re ubbidienza al nuovo Pontefice: nel suo ritorno gli vien dato il successore; monumenti e leggi che ci lasciò

§. I. D. Federico di Toledo Marchese di Villafranca rimane Luogotenente nel Regno, nel tempo che l'Aragona va in Roma a dar l'ubbidienza al nuovo Pontefice

CAPITOLO III. Governo di D. Antonio Alvarez, Marchese d'Astorga molto travaglioso ed infelice per li disordini, ne' quali trovò il Regno e molto più per le rivoluzioni accadute in Messina

§. I. Per le rivolte di Messina si riscuoton dal Regno grossi sussidj

CAPITOLO IV. Il Marchese de los Velez nuovo Vicerè prosiegue a mandar soccorsi per la riduzione di Messina, la quale finalmente abbandonata da' Franzesi, ritorna sotto l'ubbidienza del Re

CAPITOLO V. Il Marchese de los Velez, finita la guerra di Messina riordina il meglio, che può, il Regno: suoi provvedimenti: sua partita e leggi, che ci lasciò

LIBRO QUARANTESIMO

CAPITOLO I. Del Governo di D. Gaspare de Haro Marchese del Carpio: sue virtù: sua morte, e leggi che ci lasciò

CAPITOLO II. Governo di D. Francesco Benavides Conte di S. Stefano: suoi provvedimenti e leggi che ci lasciò

CAPITOLO III. Governo di D. Luigi della Zerda Duca di Medina Codi: sua condotta ed infelicissimo fine

CAPITOLO IV. Morte del Re Carlo II, leggi che ci lasciò; e ciò che a noi avvenne dopo sì grave ed inestimabil perdita

CAPITOLO V. Stato della nostra Giurisprudenza e dell'altre discipline, che fiorirono fra noi nella fine del secolo XVII insino a questi ultimi tempi

CAPITOLO VI. Politia Ecclesiastica di questi ultimi tempi

§. I. Monaci e Beni temporali

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Il Regno di Filippo III, che quasi cominciò col nuovo secolo XVII, paragonato con quello del padre e dell'avolo fu molto breve; e per ciò, che riguarda il nostro Reame, voto di grandi e segnalati avvenimenti. Succedè egli al padre in età poco più di venti anni, e secondo il costume de' suoi predecessori prese l'investitura del Regno da Papa Clemente VIII a' 9 di settembre dell'anno 15991. Non vi regnò, che ventidue anni e mezzo, insino al 1621, anno della sua morte. Filippo suo padre gli lasciò la Monarchia ancorchè di sterminata grandezza per lo nuovo acquisto del Regno di Portogallo, infiacchita però di denari e di forze. Fu egli un Principe, quanto di singolare pietà, altrettanto disapplicato al Governo, e che contento della Regal Dignità, lasciò tutto il potere a' Consigli, a' Favoriti, ed a' Ministri. Nel suo regnare comandarono in Napoli quattro Vicerè, de' quali il primo fu D. Ferrante Ruiz di Castro Conte di Lemos, del quale, e delle cose più ragguardevoli accadute in tempo del suo governo, saremo ora brevemente a narrare.

Costui avendo sofferta lunga prigionia in Roma, dove i suoi difformi costumi e l'aver dato sospetto di miscredenza, l'Inquisizione gli avea fatto soffrire i suoi rigori, ritrattandosi degli errori, e mostrandone pentimento, ottenne d'esser liberato; ma gli fu assegnato per sua dimora un picciol Convento in Stilo sua patria, donde non potesse più vagare. Ma essendo di genio torbido ed inquieto, per vendetta de' rigori sofferti in Roma, cominciò in quell'angolo a tentar nuove cose. Persuase a' Frati di quel Convento, che nell'anno 1600, secondo gli aspetti degli Astri, di cui egli ben s'intendeva, doveano accadere grandi revoluzioni e mutazioni di Stato, e spezialmente nel Regno ed in Calabria: che per ciò bisognava prepararsi e far comitiva di gente armata, perchè a lui gli dava il cuore in quella rivoluzione di mutar le Calabrie, ed il Regno in una ottima Repubblica, con toglierlo dalla tirannide de' Re di Spagna e de' loro Ministri, gridando libertà; e perch'era un grande imbrogliatore, sovente nelle sue prediche diceva, ch'egli era destinato da Dio a tal impresa, e che di questo suo fatto nelle profezie di S. Brigida, in quelle dell'Abate Gioachimo e di Savonarola, e nell'Apocalissi stessa si faceva memoria, ancorchè ad altri oscura, a lui molto chiara. Che per ciò egli avea eletti due mezzi, cioè la lingua e le armi. Colla lingua bisognava predicar libertà contra la tirannide de' Principi e de' Prelati, per animar i Popoli a scuoter il giogo; e che per ciò egli avrebbe il seguito di molti Religiosi, che avrebbero con lui cooperato a questo fine. Per le armi, egli per terra si credeva facilmente avere quelle de' Banditi e degli altri fuorusciti, e dopo aver mossi costoro, d'aver il concorso della plebe minuta, e con romper le carceri abbruciare i processi e dar libertà a tutti, accrescere le forze: oltre di molti Signori e Prelati, li quali avrebbe tratti a quest'impresa. Per mare e' si fidava aver l'armata del Turco, il quale sarebbe accorso a dargli ajuto.

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Ma giunto l'Ossuna in Madrid, dopo un così lento viaggio, avendo in tanto placato l'animo del Re per mezzo del Duca d'Uzeda e degli altri Favoriti suoi amici e congiunti, seppe sì ben discolparsi di ciò, che gli era stato imputato, ed aggravare all'incontro la condotta del Cardinal Borgia, che si fece ardito di domandare, che si levasse il Cardinale, e tornasse egli in Napoli a continuar l'esercizio della sua carica. Il Consiglio di Stato, che secondo lo stato deplorabile di quella Corte era governato a capriccio de' Favoriti pose l'affare in dispute, e se l'Ambasciadore della città di Napoli non si fosse gagliardamente opposto alla pretensione del Duca di voler tornare, sarebbe seguita peggiore determinazione: pure, ancorchè non si risolvesse il ritorno dell'Ossuna, fu disapprovata la maniera usata dal Cardinale, e risoluto che il Cardinal si rimovesse, non ostante le doglianze della Duchessa di Candia di lui madre, la quale altamente lamentavasi col Re del pessimo trattamento, che si faceva al suo figliuolo, dopo averlo così ben servito; e perchè ostinatamente contendeva il Duca per ritornare, si prese espediente di sospendere l'elezion del Vicerè, ed in luogo del Borgia, mandar per Luogotenente in Napoli il Cardinal Antonio Zappata, che si trovava in Roma, come fu eseguito nel mese di novembre di quest'istesso anno 1620.

Ma succeduta indi a poco la morte del Re Filippo III, mancò il modo a' Favoriti di poterlo più proteggere; poichè pervenuto alla Corona il Re Filippo IV, e caduta l'autorità della privanza al Conte d'Olivares poco amorevole dell'Ossuna, fu ordinata dal Re una nuova Giunta di Ministri per esaminare con termini giudiciali l'imputazioni, che si davano al Duca, contenute ne' processi, stati fabbricati dal Consigliere Scipione Rovito, e mandati alla Corte per ordine del Cardinal Borgia. Ne fu fatto rigoroso esame e trovatosi il Duca colpevole fu fatto arrestare e con buone guardie fu condotto nel castello d'Almeda, dove dopo una lunga prigionia, afflitto da passioni d'animo, finì la vita a' 25 settembre dell'anno 1624. L'incontinenza nei piaceri del senso, e più la smoderata ambizione di dominare, corruppe l'altre belle doti del suo animo, corruppe il pregio del suo valor militare, la sua singolare abilità per comandare e la sua prudenza civile. Ci lasciò egli per ciò molti saggi e lodevoli regolamenti che pur si leggono ne' volumi delle nostre Prammatiche additati, secondo l'ordine de' tempi, nella Cronologia prefissa al primo tomo delle medesime.

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