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A QUESTA NUOVA EDIZIONE.

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Il libro che vede ora la luce nella sua edizione definitiva, dopo che l'autore vi ha arrecato notevoli e pazienti ritocchi, fu pubblicato la prima volta a Milano nel 1894, presso una Casa editrice, che oggi non esiste più. Se il primo romanzo di Luciano Zùccoli era subito parso opera indipendente e originale, questo, che veniva a un anno dì distanza da I Lussuriosi, diede a divedere che lo scrittore non intendeva la letteratura come un dilettantismo giovanile, ma come un'alta faticosa nobilissima arte, alla quale voleva dedicare tutto il suo ingegno. E in realtà, ingrandendo la fama dell'autore e confermando la speranza che il primo libro aveva fatto fiorire, Il designato decise dell'avvenire di Luciano Zùccoli.

Parve il libro d'un uomo che avesse lunga esperienza d'anni e di casi, ed era il libro d'un giovanissimo; parve la critica implacabile d'un malcontento marito, e l'autore era scapolo. Ma era uno scapolo e un giovane che viveva a occhi aperti, in una grande città, precocemente; era l'opera d'uno scrittore nato, che a una sensibilità eccezionale accoppiava per istinto uno spirito d'osservazione fresco e sincero.

E in verità, chi volesse analizzare le qualità principali di questo libro,—di questo, e osiamo dire di quasi tutta l'opera di Luciano Zùccoli,—troverebbe ch'esse provengono dalla sincerità dell'osservazione, dalla facoltà di sentire acutamente, dalla precisione originale nell'interpretare i moti interni dell'animo e gli avvenimenti cospicui della vita vissuta. L'autore afferra movimenti psicologici non veduti da altri e li vivifica con uno spirito tra il sentimentale e lo scettico, il quale è caratteristica di lui; rende con brevi tòcchi le scene, di cui mette in rilievo i particolari che sfuggono ai più e che vi lascian più duratura l'impressione; e riflette nel giudizio delle cose e degli uomini una sua filosofia malinconica e indulgente, lepida e disperata nel tempo stesso, che se non ha stupito più nell'autore di Farfui e del L'amore di Loredana, fece la maraviglia dei critici che nell'autore di Il designato dovevan giudicare, un giovane di ventiquattr'anni.

Si è, ripetiamo, che Luciano Zùccoli, prima ancor che uno scrittore, è un uomo che ha vissuto e vive, e della vita, nonostante quella sua filosofia, è amico e ammiratore.

Indipendente come tutti coloro,—e tutti qui vuol dir pochi—i quali hanno una personalità rilevante, egli ha sempre un'opinione sua e una sua volontà; non per il piacere di contrasto, benchè un certo qual gusto per la contraddizione gli si potrebbe a quando a quando rimproverare, ma perchè non dice se non ciò che sa, che ha visto, che ha constatato; non ha gli occhi, insomma, che alla vita e alla realtà.

Parrebbe che uno spirito così formato dovesse essere arido e freddo; e sarebbe, se Luciano Zùccoli pretendesse troppo dalla realtà e dalla vita e si disgustasse facilmente d'ogni cosa dolce per quel fondo d'amaro che vi si trova quasi sempre alla fine. Ma in questo medesimo libro il lettore può aver la prova della sensibilità che l'autore ha saputo conservare fra le delusioni, la lotta, le tempeste della sua non mai pacifica esistenza. Si leggano, ad esempio, il capitolo in cui è descritta la prima notte di matrimonio, e l'altro in cui è ritratta la protagonista tutta affaccendata nelle sue frivole compere, e quello in cui si racconta della morte e dei funerali di Laura Uglio, e si veda con qual delicatezza di tocco ha saputo lumeggiare, argomenti gravi o teneri, leggeri o tristi, scabrosi o sentimentali. E si confrontino con l'arguzia onde son delineati certi altri personaggi, conn l'ironia di certe scene di famiglia, col senso di ribellione con cui sono affermate o rapidamente esposte certe verità della vita comune; e non ci si darà torto se diremo che lo studio del vero, quasi istintivo nello Zùccoli, presta alla sua opera, una varietà mirabile.

Non è certamente un autore monocorde colui che vicino a questo può allineare altri dieci volumi, in cui ciascun personaggio ha una figura sua propria; dieci volumi nei quali sfilano i tipi di tutte le classi sociali, dall'aristocrazia al popolo minuto, dal superbo patrizio del L'amore di Loredana ai ladri e ai teppisti della Compagnia della Leggera, dalla candida fanciulla di certe sue novelle alla donna ardente, volitiva, disdegnosa, che è la protagonista di Farfui, dal bambino ingenuo al libertino inquieto e curioso, dal soldato fanfarone e generoso al trionfatore freddo, taciturno e senza pietà. Mille sono i tipi che lo Zùccoli ha animato della una arte, e quelli che popolano Il designato hanno un carattere di realtà e un rilievo indimenticabili.

In lui la fantasia lotta di continuo con l'istinto d'osservazione e con l'amore del vero; la sua fantasìa ricca, bizzarra, agilissima, lo inviterebbe all'opera dì pura imaginazione; e non è detto che un giorno non ci dia il libro «libero» senza freni, tutto fantastico. Già nella Roberta molte pagine segnano la vittoria di questa facoltà poderosa d'imaginare e di staccarsi dal vero quotidiano per darci sensazioni nuove. In questo, lo Zùccoli è un osservatore coscienzioso e un artista calmo, che sa già la scaltrezza dell'arte sua, e che è tuttavia sincero e ardito come sempre.

Il successo incontrato da questo volume fin dal suo primo apparire, ha consigliato gli editori a farne la presente ristampa, che l'autore ha riveduto attentamente e ritoccato in più parti; e noi siamo certi che il favore del pubblico e della critica gli sarà nuovamente e più largamente accordato, oggi in cui lo Zùccoli col trionfo dei suoi ultimi volumi è entrato a far parte di quel ristretto numero di scrittori che si ammirano più presto che non si discutano.

Il Designato

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