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Una delle questioni cruciali

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17/04/2021

Quanto più irregolare, la suscitante evocazione di un'immagine, di un video animato, può incidere in ognuno con più forza, con più penetrazione. E mantenendo la sua originaria forma irregolare.

Per farne qualche esempio, questo tipo di trapasso lo possiamo notare nell' attrazione che una donna può provare nei confronti di un uomo portato al crimine o alla trasgressione, e tutto ciò può ricollegarsi alle società attuali, e anche a questioni di genere o più strettamente riconducibili a un immaginario di tipo sessuale e comportamentale.

A patto che per irregolare ci si richiami dunque a questioni d'origine.

Cioè quando uomo e donna erano un tutt'uno all'interno di un involucro divino, in un universo ancora totalmente contemplato, prima che avvenisse una scissione, una esteriorizzazione, una duplicazione, per così dire.

Nel caso della scissione dal divino non si è mai compreso chiaramente come sia potuta avvenire (e forse fino al passaggio completo nell'aldilà non ne sapremo poi tanto) se quindi dovuta a un'ingerenza che poi ne ha provocato la divisione, la esteriorizzazione e simile duplicazione, di quello che da Androgino divenne uomo “a sua immagine e somiglianza”.

Siamo già in una fase decadente, dovuta a un inganno, sebbene aldilà della trasgressione di ordini superiori impartiti (altra probabilità che ne farebbe supporre una caduta o fine di un ciclo) possa dunque ritenersi anche come fortuita ingerenza; e se non altro giungiamo - in quelle che poi sarebbero sfociate e destinate a essere già, come società replicanti di tipo nostalgico a un'origine realmente amorevole - al concetto, per alcuni aspetti salvifico, di due: in due può avvenire più effettivamente un tipo di trasmissione originaria, e nei suoi limpidi e riscontrabili residui, in due avviene la generazione, nel segno del due avvengono il giudizio e la riconoscenza.

Il resto, possano essere anche immagini irregolari o animatamente forti e attraenti ( sesso, violenza, oscurità, trasgressione ecc.) che al pari di una droga (proprio e quando perché irregolari) dalle conseguenze, in fondo, fuorvianti, poiché provenienti, come fondamentale concezione e intenzionalità, dagli scarti dell' inganno di quel mondo perduto (di qui un misto fra nostalgia e sfrontatezza) mondo perduto tenuto in maniera irrisoluta, ovvero in un modo da ritenersi adulterato e adulterabile.

Da questi scarti appena citati, più che un aspetto salvifico legato al due, ne avremo aspetti tutt'al più distorsivi, psico/mentali (quindi come mentalità tuttora acquisita) tendenti a “codificazioni” auto/isolanti (e quando si è in preda, spesso inconsapevole, di inganni livellanti e sistematici) in fondo nel tentativo, come detto, di recuperare un amore perduto (da intendersi al più, in via metaforica, come edenica origine pre-diluviana) nella maggior parte dei casi, può dirsi, quando a danno ormai fatto.

E lo vediamo quindi nelle adulterazioni/duplicazioni contraffatte di quei mondi, attraverso quelle che potremmo definire come milizie restanti, nella loro cospicua, razionale, premeditata, strumentalizzazione.

Prendasi l'Androgino: la sua esistenza o condizione è percepita come oltre il sesso o i generi sessuali.

Prendasi la sua materiale trasposizione e duplicazione in età moderna, il Transgender.

Volendone comunque rispettare le libere scelte d'ognuno dovute a un tipo di disagio identitario, proveniente anch'esso da uno scarto, da un errore provocato da un senso originario di inganno, non ci si dovrebbe necessariamente bendare gli occhi di fronte a simili fenomeni, ovvero una più chiara consapevolezza, fuori quindi da ogni generica strumentalizzazione, aiuterebbe semmai a collocare meglio questi aspetti, nel ruolo, nel rispetto – a mondo ormai avvenuto - che al limite spetterebbe loro.

Trattasi di un' identità femminile, incatenata all'interno di un corpo maschile.

E quel concetto del due, imporrebbe giudizio e riconoscenza.

In un caso simile sono questi due valori appena citati che sostanzialmente (e con evidenza) verrebbero a mancare.

E l'irregolarità offensiva proveniente da un suo originario retaggio ( caduta, fine di un ciclo, inganno, trasgressione ecc.) è portata a formarne un trapasso, tanto più forte là dove, al più, non dovrebbe.

Quindi, indipendentemente dal fatto che per un già accennato aspetto citato, il Transgender vada a ricercare soprattutto l'eterosessuale - e per una questione più ampia e irrazionale di nostalgia o amore perduto - nell'eterosessuale, oltre a una pubblicistica fatta di immagini - siano esse già di per sé fisicamente figurative o anche separatamente animate (del cui potenziale e più spiccato trapasso ci si è appena pronunciati) - lo scambio identitario, nello stesso eterosessuale, avverrà con effetti percepiti nel giudizio e nella riconoscenza del tipo “ dovrei essere allo stesso modo un'identità femminile, incatenata all'interno di un corpo maschile” provocandone a quel punto un altro ulteriore disagio, portato dal fatto di non sentirsi, al contrario, in quel modo (e spesso con la sistematica e categorica scusante che sia, a prescindere, un fenomeno latente).

E' quel che si è soliti chiamare, in termini strutturali, omofobia o transfobia, spesso senza spiegarne le implicazioni di fondo, come reale origine della natura e dei mondi, dandone spesso l'impressione di una certa scontatezza, poiché giocata su presupposti strumentali di tipo conflittuale/unilaterale, quando invece una maggior consapevolezza renderebbe causa sia agli uni che agli altri, cioè già di per sé andrebbe a superare e meglio distinguere, e nel rispetto delle parti, le varie terminologie e categorizzazioni inerenti al fenomeno stesso.

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