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L'AVARIA

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Il giovane comandante Colombo non aveva avuto, fino a quel momento, un compito difficile. Il pilota automatico, inserito già pochi minuti dopo la partenza, si era preso in carico le attività di routine, lasciando alla responsabilità umana solo l'onere della supervisione e del controllo. E neanche questo era gran che difficile: la strumentazione di bordo, estremamente sofisticata, era tra le più complete e costose, soprattutto in rapporto all'esiguo numero di passeggeri. Aveva richiesto un lungo periodo di addestramento, questo è vero, ma il risultato era che adesso gli sembrava di essere alla console di un videogioco, e neanche dei più difficili.

Sopra di lui il cielo si stendeva azzurro e limpido a perdita d'occhio, cordiale e senza insidie. Non una nuvola all'orizzonte. Ogni dettaglio, anche in lontananza, si presentava con una nitidezza quasi irreale, senza la minima possibilità di nascondere la sua vera natura.

Sotto di lui una striscia di asfalto attraversava come un serpente la verde pianura, incrociando di tanto in tanto altre strade partite chissà da dove e chissà dove dirette.

Difficile non rimanere affascinato da un simile spettacolo. Difficile, da quella comoda poltrona, pensare che quel giorno qualcosa avrebbe potuto non andare per il verso giusto. Eppure…

Vedendo quella lucetta gialla palpitare, agitandosi nel quadro comandi e cercando di attirare l'attenzione con il suo flebile beep elettronico, il comandante Colombo capì immediatamente che quello non sarebbe stato un giorno come un altro. Era la spia della pressione, e segnalava un allarme di primo livello. Una piccola perdita. Niente di così grave, in fondo. Meglio però non perdere tempo e attivarsi subito. Chiamò con l'apposito pulsante il resto dell'equipaggio, mentre cercava di decifrare qualcosa di più su quanto stava avvenendo. La perdita di pressione sembrava riguardare la parte posteriore destra, ma la strumentazione segnalava un assetto generale ancora perfettamente stabile.

Schiacciò di nuovo, più volte e nervosamente, il pulsante equipaggio.

“Maledizione”, pensò, “ma quanto tempo gli ci vuole per venire!”

“Buongiorno, capo.” Entrò in cabina Santino: fiero di essere stato il primo steward italiano su un volo turistico lunare, vantava venti anni di variegata esperienza che includevano persino gli elicotteri e lo Shuttle. Il capitano faceva molto affidamento sulla lunghissima esperienza del suo collega; ma quanto al carattere ed ai modi di fare di Santino - la sua divisa sempre impeccabile, la sua abituale allegria artefatta, il suo solito sorriso finto - prima o poi una di quelle caratteristiche avrebbe involontariamente potuto liberare di scatto nel capitano Colombo l'istinto di mollargli una sberla o di scaricargli contro una raffica di insulti.

“Ti dice niente quella spia gialla accesa?”

“Io sono solo uno steward, non un pilota: non vorrei intromettermi in affari che non mi competono. Ma ad occhio e croce, per quanto me ne pare, direi che si tratta di una perdita di pressione.”

“Fin lì c'ero arrivato anch'io, ma dal grande Santino mi sarei aspettato qualcosa di più”, pensò il capitano Colombo.

“Qualche suggerimento?”, gli chiese.

“Secondo me niente di preoccupante. Niente che possa costringerci a cambiare i programmi di viaggio. Sicuramente è una situazione prevista nei manuali operativi, ma nel dubbio si può chiamare la base e sentire cosa ne dicono.”

“Grazie Santino. Dai sempre buoni consigli.”

“Con il suo permesso, proseguo col giro del thè. Anche perché la prima regola, con qualunque problema, è quella di non mettere mai in allarme i passeggeri.”

Al capitano Colombo dispiaceva ammetterlo, ma Santino era davvero in gamba. Aveva doppiamente ragione: niente allarmismi, e consultare il manuale operativo, prima di avvisare la base.

Il manuale lo tranquillizzò: gli allarmi di primo livello, pur necessitando di una immediata verifica alla successiva revisione meccanica, non pregiudicavano il buon esito della missione. Ad ogni buon conto si ripassò tutti i comportamenti raccomandati nella malaugurata ipotesi in cui il grado di allarme fosse salito nella scala dei cinque livelli previsti.

Mentre si documentava sul livello quattro, gli venne giusto da pensare che quel flebile beep di sottofondo era proprio fastidioso. In una vera emergenza, con diversi allarmi attivati, ci sarebbe stato da diventare pazzi. Altro che niente panico. Ne avrebbe parlato con qualcuno della compagnia. Magari era possibile disinserire l'audio dopo qualche minuto (“Se no mi infilo le cuffie, metto un po' di buona musica, e via”, pensò). Così mise un segnalibro nella pagina che stava leggendo, e cominciò a cercare nel manuale il nuovo argomento.

Proprio allora il livello di allarme passò rapidamente da uno a due, e poi a tre, quattro e cinque. Il lampeggiare della spia, che nel mentre cambiò colore passando dal giallo all'arancio fino ad un rosso deciso, divenne sempre più frequente. Il beep aumentò di volume, fino a sembrare quasi una specie di sirena. La cabina di guida doveva essere ben isolata acusticamente, sennò altro che panico tra i passeggeri!

Colombo, mentre con la radio cercava di mettersi in contatto con la sala base, si attaccò letteralmente al pulsante di chiamata dell'equipaggio.

“Pronto sala base, rispondete.”

Dall'altra parte rispondeva un fruscio spernacchiante. Doveva esserci qualcosa in disordine anche nell'apparato trasmissivo.

“Sala base, sala base, rispondete.”

Per fortuna stavolta Santino fu molto più celere ad accorrere. Appena aprì la porta, la sirena magicamente ammutolì, dando così al capitano una risposta ormai inutile. Ma la luce continuava a lampeggiare al suo ritmo da panico.

“Santino, nel posteriore destro la pressione è a zero. Serve assolutamente un intervento di emergenza: avremo sì e no cinque minuti di autonomia. Conto su di te: rassicura i passeggeri, dato che, come tu mi insegni, la prima regola è NIENTE PANICO.”

“Certamente, capitano”.

Dalla strumentazione rilevò la loro posizione attuale. Poi rapidamente consultò la mappa di bordo. Con la stessa tranquillità che si apprestava ad infondere ai passeggeri si accomodò nella sua poltrona, aprì il microfono e cominciò con la sua consueta voce, falsa ma molto professionale:

“Avvertiamo i signori passeggeri che tra breve effettueremo una sosta non prevista di qualche minuto nell'area di servizio “I tre Pini”, per consentire la sostituzione di uno pneumatico in avaria. Vi ricordiamo che nel luogo di sosta vi è un negozio di souvenir molto fornito, e per chi volesse rimanere sul pullman verrà proiettato un cartone animato di Topolino. Buon divertimento.”

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