Читать книгу Sette Pianeti - Massimo Longo E Maria Grazia Gullo - Страница 6

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Terzo Capitolo

Le pieghe che ne risultavano erano occhi e bocca dell’essere

Adesso era Zàira ad essere in pericolo e la distanza che li separava dalla cima della collina a Xam sembrava eterna. Lì si stagliava una cupola bianca, sembrava un alveare, aveva degli specchi esagonali che contornavano tutto l’edificio, riflettendo la luce del sole quasi accecante.

Più si avvicinavano al monastero, più un senso di serenità si infondeva nei loro cuori.

Xam, sfinito per il peso della compagna, continuò a camminare finché, arrivati al tempio, si trovarono d’innanzi un arco aperto che portava al suo interno.

Appena furono dentro, il corpo di Zàira si sollevò fluttuando dalle braccia di Xam, che non si oppose, sentiva che non c’era minaccia in quello che stava accadendo.

Fu trasportata verso un lungo corridoio e svanì lentamente dalla loro vista.

Centinaia di sottili colonne laterali sorreggevano un’immensa volta trasparente che si affacciava sull’Universo, come se il monastero si trovasse nello spazio, Ulica e Xam videro uno strano essere dalle forme alquanto insolite sul fondo della navata e si avvicinarono.

Il corpo, grigio-viola e approssimativamente cilindrico, era costituito dalla testa e da quattro sezioni che portavano due zampe ciascuna, quello che sembrava un naso a forma di trombetta era preponderante sul viso ma sembrava che qualcosa o qualcuno l’avesse spinto con forza verso l’interno, le pieghe che ne risultavano erano occhi e bocca dell’essere. Il suo corpo non era più grande di un sacco pieno di farina.

- Sento in voi un’energia positiva, scusate se vi ho trascinati qui, ma il gesto della vostra compagna mi ha colpito.

- Il gesto della nostra compagna non ci ha meravigliati conosciamo la sua generosità. Non dovevamo trascinare quelle creature inermi in uno scontro, abbiamo perso troppo tempo vagando per la giungla, consentendo a Mastigo di intuire dove fossimo diretti e portando le sue guardie in quel posto mite e sereno, errore imperdonabile - spiegò Ulica.

- Sarebbe stato impossibile per i Tetramir arrivare fin qui senza trascinare quelle povere creature in uno scontro.

- Come sai chi siamo?

Provò a chiedere Ulica, ma Xam la interruppe bruscamente mentre istintivamente le afferrava l’avanbraccio:

- Dove hai portato Zàira? - chiese al monaco, anche se sentiva che nulla di male potesse succedere alla sua amica in quel posto.

- Non preoccuparti, è al sicuro. Si sta riprendendo, fra breve sarà qui con noi.

La risposta gli sembrò vaga, ma continuava ad avvertire quella sensazione di benessere e serenità.

- Come sai chi siamo? - ripeté Ulica che voleva capire chi gli stesse davanti.

- Sono Rimei - proferì l’essere senza badare alla domanda - sono qui in meditazione. Le vostre anime e le vostre azioni, anche la bellezza dell’Eumenide di cui mi sfugge il nome - sembrava ridacchiasse soddisfatto della marachella - hanno, dopo trecento anni, attirato la mia attenzione.

- Ulica - il suo viso dai tratti dolci non si scompose per il complimento.

Esile e minuta, sapeva di essere molto bella e non lo nascondeva, la popolazione di cui faceva parte non era propensa ai corteggiamenti, né a nascondere le proprie opinioni ed emozioni. Si riproducevano, come le farfalle, da un bozzolo dal colore che avrebbe rispecchiato quello della creatura che stava per nascere. Le Eumenidi erano di tanti colori, tutti in tonalità pastello.

Ulica faceva parte delle nuove generazioni, create geneticamente. Sul pianeta, uno strano accadimento avvenuto durante l’ultima grande guerra, ancora allo studio dei geologi più esperti, ne aveva fatto spostare leggermente l’asse, creando degli squilibri ambientali e magnetici che avevano eliminato la popolazione maschile.

Per evitare l’estinzione della loro specie, le Eumenidi erano ricorse alla moltiplicazione dei geni maschili in vitro da utilizzare per la fecondazione artificiale.

Venivano geneticamente creati solo embrioni di sesso femminile, per evitare che nascessero altri maschi che sarebbero andati incontro a morte sicura. Mai disposte a piegarsi ad una sconfitta, ricercavano nel loro DNA quel gene che aveva loro permesso di sopravvivere per impiantarlo nel DNA maschile, in modo da renderlo invulnerabile alle nuove caratteristiche ambientali di Eumenide.

- Non mi hai ancora detto come fai a sapere chi siamo - insistette Ulica con il monaco.

- Perché io vedo molte cose. Aspettavo da tanto tempo che veniste a pormi le vostre domande.

- Quali domande? - chiese confuso Xam accarezzando la folta barba nera e riccia.

- Quelle sulla Kirvir - lo anticipò Ulica - Di cosa parlavi prima? - domandò poi rivolta al monaco - Cosa puoi vedere?

- Posso vedere tutto quello che succede sui pianeti, ma le informazioni a volte rimangono in me per breve tempo.

- Quanto breve?

- Dipende dalle informazioni, a volte per sempre, altre non più di un giorno o qualche ora.

- Cosa ci puoi dire della Kirvir? - chiese Xam.

- Kirvir è tutto: ci circonda, ci unisce e ci divide, se stimolata si trasforma, sembra che si possa governare ma in realtà è sfuggevole, può essere saggia o terribilmente pericolosa.

- Non ci stai dicendo nulla di nuovo - commentò Ulica.

- Non c’è nulla di nuovo, tutto è già intorno a noi - rispose il monaco - basta farsi trasportare da lei nella giusta direzione.

- Se tutto vedi, sai già qual è il nostro scopo, aiutaci a controllarla, questo ristabilirebbe l’equilibrio - dichiarò Xam.

- Logico che ci vuole aiutare - puntualizzò Ulica - o non ci avrebbe portati qui, il problema è come.

- Non avere fretta mia cara, ho aspettato tanto tempo questo momento, sono trecento anni che non chiacchiero con qualcuno, non togliermi il privilegio di conversare. Il tempo è una dimensione dei viventi non della Kirvir, in fondo la scelta di portarvi qui è stata meditata a lungo.

- Ma noi viviamo il nostro tempo e abbiamo la responsabilità di altri come noi, la guerra è imminente - asserì Xam.

- Resterete quassù finché sarà necessario, se vorrete risposte alle vostre domande. Non dipende da me, deciderà la Kirvir il tempo necessario per mostrarvi la via da percorrere.

Ai Tetramir era sembrato che fossero passati pochi minuti, eppure videro spuntare Zàira da un lungo corridoio di luce.

Xam camminò velocemente verso di lei, cercando di nascondere le sue emozioni.

- Come stai? - le domandò.

- Cos’è successo? - chiese Zàira.

- Ti hanno ferita, non ti ricordi? - disse Xam dandole il braccio per sorreggerla.

- Sto bene non preoccuparti - lo rassicurò l’Oriana accettando l’aiuto - lo ricordo, ma dove siamo?

- Siamo nel monastero, sull’isola fluttuante.

- Come siamo arrivati fin qui?

- Il tuo gesto ha colpito il monaco che con un turbine ci ha trasportati sull’isola.

- Poi Xam ti ha portata in braccio fino al monastero - aggiunse Ulica.

- Grazie - rispose Zàira guardando negli occhi Xam che imbarazzato li abbassò - mi sembra che siano passati mesi dalla ferita alla schiena.

- Esatto - si intromise baldanzoso Rimei - sei stata sistemata e curata nella camera del tempo, in modo che si potesse accelerare la tua guarigione, ti sentirai solo qualche mese più vecchia.

- Grazie - disse Zàira che era sempre di poche parole.

Ulica prese la parola:

- Parlaci più approfonditamente della Kirvir, cioè dell’energia che si scatena durante gli allineamenti, vorremmo usarla per volgerli a nostro vantaggio, evitando le guerre di conquista che in quei periodi si scatenano.

- Gestire la Kirvir è difficile ma prima di parlarvi di questo, vi devo raccontare di alcuni saggi - iniziò il monaco - saggi che come voi cercavano la pace. Essi si riunirono per capire il suo funzionamento. Ognuno di loro era a conoscenza di un particolare del segreto e grazie all’unione delle loro forze riuscirono a ricostruire il comportamento dei fenomeni con cui si manifesta, trascrivendoli su una pergamena.

Allora Xam, stupito, gli domandò:

- Quindi la pergamena non possiede poteri?

- Proprio così - continuò Rimei - ma è fondamentale conoscerla per guidare la Kirvir. Indispensabile è, invece, l’essere che riesce a convogliarla. Esso c’è dall’inizio dei tempi, mite e inconsapevole è la sua essenza, niente può distruggerlo, può dissolversi e rinascere, tende ad affidarsi ad un custode. È conosciuto come il Tersal. Ci sono inoltre sei oggetti che con l’essere interagiscono, il motivo per cui la Kirvir è così potente durante gli allineamenti è dato dalla vicinanza di tutti questi elementi con il Tersal.

I saggi si misero alla ricerca degli oggetti, questi si trovavano sui sei pianeti del sistema solare. Una volta rintracciati, i saggi tentarono di tradurre in realtà quello che avevano riportato sulla pergamena, ma gli fu impedito da una delle guerre di allineamento più terribili scatenatasi in quel periodo. Pertanto, stabilito che la loro ricongiunzione fosse impossibile, ognuno di loro nascose nel proprio pianeta l’oggetto di cui era in possesso, perché non cadesse in mani nemiche. Come sapete, ciclicamente, alcuni o tutti i pianeti del nostro sistema solare, percorrendo le loro orbite, si possono trovare in linea, generando allineamenti parziali o totali. Maggiori sono i pianeti coinvolti, maggiore sarà l’influenza della Kirvir che provocherà degli strani fenomeni fisici e influirà sulla stabilità emotiva dei loro abitanti. Naturalmente, si avrà il picco con l’allineamento totale. La vicinanza dei pianeti, associata a questi fenomeni, più di una volta ha eccitato gli animi scatenando guerre tra razze. Con il passare del tempo, la coscienza di molti popoli si è evoluta e ha maturato i concetti di pace, stabilità, diritto di ogni razza a crescere secondo i propri usi e costumi. Questo ha favorito la nascita della Coalizione che voi rappresentate. Solo Carimea e Medusa ormai ne rimangono fuori: uno perché popolato da predatori, l’altro perché in mano ad una razza avida che sul sangue e lo sfruttamento ha fondato la sua prosperità.

- Dove si trova la pergamena? - chiese Ulica.

- Non so dove si trova, ma posso dirti chi l’ha posseduta per ultimo, il suo nome è Wof.

- Wof l’eroe del Sesto Pianeta? - domandò Xam.

- Si.

- Lo conosci personalmente? - chiese Ulica rivolta a Xam.

- Fu mio comandante quando iniziai a combattere. Fu catturato durante una delle più epiche battaglie, riuscì con pochi uomini a trattenere strategicamente le forze degli Anic, permettendo alle nostre armate di riposizionarsi e vincere una guerra che sembrava perduta.

- Dalle ultime informazioni sappiamo che si trova sulla Luna di Enas - disse Ulica - speriamo sia ancora lì, Ruegra lo fa trasferire ciclicamente per evitare che venga liberato, era uno dei suoi peggior avversari.

- Non sarà facile liberarlo - commentò Zàira.

- Cosa puoi dirci dell’Essere? - chiese Ulica.

- Non so dove sia il Tersal, esso si rivelerà a voi durante la vostra permanenza sull’isola se il vostro cuore è puro, ma posso darvi delle indicazioni sugli oggetti. Sono di uso comune, dentro ognuno di loro è incastonata una pietra, queste pietre derivano da un’unica grande gemma che costituiva la Kirvir in tutta la sua potenza, essa fu divisa all’inizio del tempo per evitare che una così grande concentrazione di potere potesse finire nelle mani di un unico soggetto. Ognuno di questi oggetti venne venerato a lungo. Non approfondendo la conoscenza dei loro veri poteri, che variavano o si dissolvevano con la vicinanza o la distanza tra i pianeti, nel tempo furono dimenticati. Vennero comunque custoditi da chi in loro riponeva una devozione.

- Non hai da darci indicazioni più specifiche? - chiese Ulica.

- Adesso è sera, è meglio riposare, seguite i punti di luce, vi mostreranno le vostre stanze.

Dagli arti superiori sollevati del saggio si levarono tre fiocchi di luce che si posizionarono davanti ad ognuno di loro.

I tre furono condotti in camere separate, delle celle da monaci, con le pareti completamente bianche e arredate solamente da un letto e da un piccolo scrittoio. In alto, sul soffitto ad arco, una finestra esagonale portava dentro la luce.

Ulica si mise alla scrivania, sfilò dal polso il suo computer che accese e dispose sullo scrittoio, questo proiettò la tastiera sul piano e perpendicolarmente lo schermo e iniziò le sue ricerche.

Xam si tuffò sul letto e si addormentò all’istante sfinito, mentre Zàira si rilassò pregando prima di addormentarsi.

Sette Pianeti

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