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CAPITOLO DUE

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Sam si svegliò al canto stridulo degli uccelli. Aprì gli occhi, e vide in alto, diversi avvoltoi volare in cerchio, Dovevano essere una dozzina e si abbassavano di più, sempre di più, apparentemente diretti verso di lui, come se lo guardassero. Come se attendessero.

All'improvviso, comprese che gli uccelli lo credevano morto e stavano aspettando la loro occasione per piombargli addosso e nutrirsene.

Sam balzò in piedi, e, in quello stesso istante, gli avvoltoi volarono improvvisamente via, come se si fossero sorpresi dalla sua resurrezione.

Sam si guardò intorno, provando a orientarsi. Si trovava in un campo, nel bel mezzo di colline ondulate. Fin dove riusciva a spingere lo sguardo, c'erano altre colline, ricoperte di erba e strani cespugli. La temperatura era perfetta, e in cielo non si vedeva una nuvola. Era molto pittoresco, e non c'era alcun edificio in vista. Sembrava proprio che fosse finito nel mezzo del nulla.

Sam tentò di comprendere dove si trovasse, in che epoca fosse, e come ci fosse arrivato. Provò disperatamente a ricostruire gli ultimi eventi. Che cosa era accaduto prima che lui tornasse indietro nel tempo?

Lentamente, ricordò. Era stato a Notre Dame, a Parigi, nel 1789. Aveva combattuto contro Kyle, Kendra, Sergei e la loro gente, tenendoli alla larga, per consentire a Caitlin e Caleb di scappare. Era il minimo che potesse fare, e le doveva così tanto, specialmente dopo averla messa in pericolo per la sua spericolata relazione con Kendra.

Trovandosi in grande inferiorità numerica, era ricorso al suo potere di muta-forma, ed era riuscito a confonderli abbastanza da creare danni considerevoli, uccidendo svariati uomini di Kyle, indebolendo gli altri ed infine scappando con Polly.

Polly.

Era stata al suo fianco per tutto il tempo, aveva combattuto valorosamente, e i due, lui ricordò, insieme avevano costituito una forte squadra. Erano fuggiti attraverso il soffitto di Notre Dame, ed erano andati a cercare Caitlin e Caleb nella notte. Sì. Tutto stava cominciando a tornargli in mente….

Sam aveva scoperto che sua sorella aveva viaggiato nel tempo, e immediatamente aveva capito di dover andare anche lui indietro nel tempo, per rimediare ai propri errori, per ritrovare Caitlin, scusarsi e proteggerla. Sapeva che lei non ne aveva bisogno: era una guerriera migliore di quanto lui fosse ora, ed aveva Caleb. Ma era sua sua sorella dopotutto, e l'impulso di proteggerla era difficile da spegnere.

Polly aveva insistito a seguirlo. Anche lei desiderava vedere di nuovo Caitlin e spiegarsi con lei. Sam non si era opposto, e, dunque, erano tornati indietro nel tempo insieme.

Sam si guardò di nuovo intorno, spostando lo sguardo verso i campi, pensieroso.

“Polly?” gridò, con esitazione.

Si diresse verso la cima di una collina, sperando di trovare un buon punto di osservazione.

“Polly!?” gridò di nuovo, più forte questa volta.

“Finalmente!” giunse una voce.

Appena Sam alzò lo sguardo, vide Polly avvicinarsi, ancora lontana contro l'orizzone mentre aggirava una collina. Trasportava una bracciata di fragole e ne stava mangiando una, con la bocca piena mentre parlava. “E' tutta la mattina che ti aspetto! Accidenti! Adori davvero dormire, vero!?”

Sam fu contento di vederla. Immediatamente, si rese conto di quanto si fosse sentito solo da quando si era svegliato, e ora era felice di avere compagnia. Capì anche, nonostante tutto, quanto fosse diventata importante per lui. In particolare a causa del modo in cui si era conclusa la storia con Kendra, apprezzava avere accanto una ragazza normale: apprezzava Polly più di quanto lei sapesse. Appena la ragazza si avvicinò e il sole illuminò i capelli color castano chiaro, gli occhi blu e la sua pelle traslucida, Sam fu sorpreso, ancora una volta, dalla sua bellezza naturale.

Sam stava per rispondere, ma, come al solito, lei non gli lasciò profferire neanche una parola. Non ci fu alcuna risposta.


“Mi sono svegliata neanche a tre metri da te,” Polly continuò, mentre si avvicinava, mangiando un'altra fragola, “e ti ho scosso, ti ho scosso, ma non ti sei svegliato! Perciò sono andata via e ho raccolto queste. Sono ansiosa di lasciare questo posto, ma ho pensato che non ti avrei dovuto lasciare agli uccelli prima di andare. Dobbiamo trovare Caitlin. Chi sa dove si trova? Potrebbe aver bisogno del nostro aiuto in questo momento. E tutto quello che fai è dormire! Dopotutto, per che cosa siamo tornati indietro se non per alzarci e andare e—”

“Per favore!” Sam gridò, esplodendo in una risata. “Non riesco a dire una sola parola!”

Polly si fermò e lo guardò, con un'espressione sorpresa, come se non avesse idea del fatto che stesse parlando così tanto.

“Bene allora,” replicò, “parla!”

Sam la guardò, distratto da come apparissero i suoi occhi blu alla prima luce del mattino; benchè finalmente avesse la possibilità di esprimersi, si bloccò, dimenticando che cosa stava per dire.

“Uh…” lui esordì.

Polly alzò le mani.

“Ragazzi!” lei esclamò. “Non vogliono mai che parli—ma neanche loro hanno mai niente da dire! Bene, non posso più aspettare qua intorno!” lei disse, e corse via, avanzando attraverso i campi, mangiando un'altra fragola.

“Aspetta!” Sam urlò, precipitandosi a raggiungerla. “Dove stai andando?”

“Perché me lo chiedi? A cercare Caitlin, naturalmente!”

“Sai dove si trova?” Sam le chiese.

“No,” fu la risposta. “Ma so dove non è – e non è in questo campo! Dobbiamo andare via da qui. Trovare la città più vicina, o edifici, o qualunque cosa sia, e capire in che epoca ci troviamo. Dobbiamo inziare da qualche parte! E questo non è il posto!”

“Ecco, non pensi che anch'io voglia trovare mia sorella!?” Sam le gridò, esasperato.

Infine, lei si fermò e si voltò, guardandolo negli occhi.

“Intendo, non vuoi compagnia?” Sam chiese, rendendosi conto – proprio mentre pronunciava tali parole -di quanto forte fosse il suo desiderio di cercare Caitlin con lei. “Non vuoi che cerchiamo insieme?”

Polly lo guardò con i suoi grandi occhi blu, quasi a voler scandagliare la sua mente. Si sentì scrutato, e vide quanto lei sembrasse incerta. Non riuscì a comprenderne il motivo.

“Non lo so,” lei disse finalmente. “Voglio dire, te la sei cavata abbastanza bene lì, a Parigi—devo ammetterlo. Ma…”

Lei si fermò.

“Che cosa c'è?” lui le chiese infine.

Polly si schiarì la gola.

“Ecco, devi sapere che, l'ultimo – um – ragazzo – con cui ho trascorso del tempo – Sergei – si è rivelato un bugiardo ed un truffatore, che mi ha ingannata ed usata. Ero troppo stupida per vederlo. Ma non permetterò che questo mi riaccada di nuovo. E non sono pronta a fidarmi di nessuno di sesso maschile – nemmeno di te. Proprio non intendo trascorrere del tempo con nessun ragazzo in questo momento. Non che tu ed io – non che stia dicendo che siamo – non che la pensi in quel modo – come qualcosa più di un amico— di una conoscenza —”

Polly cominciò a balbettare, e lui si rese conto di quanto fosse diventata nervosa, e non riuscì a fare a meno di ridere dentro di sé.

“– ma è solo che, in ogni caso, sono stufa dei ragazzi. Senza offesa.”

Sam sorridette ampiamente. Amava il candore e la spontaneità di Polly.

“Nessuna offesa, “ le rispose. “A dire il vero,” aggiunse, “sono stufo delle ragazze.”

Polly spalancò gli occhi per la sorpresa; quella non era chiaramente la risposta che si sarebbe aspettata.

“Ma credo che, se cerchiamo insieme, abbiamo una migliore possibilità di trovare mia sorella. Voglio dire – solo —” Sam si schiarì la gola, “– solo professionalmente parlando.”

Ora fu il turno di Polly di sorridere.

“Professionalmente parlando,” lei ripeté.

Sam allungò la mano verso di lei, formalmente.

“Prometto che saremo soltanto amici – nient'altro,” lui disse. “Ho chiuso per sempre con le ragazze. A qualunque costo.”

“E io ho chiuso per sempre con gli uomini. A qualunque costo,” Polly disse, ancora insicura esaminando la mano di Sam, tesa di fronte a lei.

Sam mantenne pazientemente ferma la mano, in attesa.

“Soltanto amici?” lei chiese. “Nient'altro?”

“Soltanto amici,” Sam disse.

Infine, lei prese la mano e la strinse.

E, appena lo fece, Sam non poté fare a meno di notare che lei gli aveva tenuto la mano leggermente più a lungo del normale.

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